di Bartolomeo Di Monaco
(Estratto dal mio romanzo-cronaca “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”, del 1995/1996)
Agostino si era girato un’altra volta. Celso, invece, aprì gli occhi, e chiese alla moglie un po’ d’acqua.
«Non puoi bere » gli rispose. Lui richiuse gli occhi, e fu di nuovo preso dal sonno.
La mamma di Agostino si chiamava Benedetta. Sistemato il figlio, che si era scoperto, si rivolse di nuovo a Cencio.
«Perché poco fa lei ha detto: se Dio esiste? Non crede che Dio esista? »
«Lei ci crede? »
«Certo che ci credo. Come si potrebbe vivere senza credere in Dio? »
«Perché, che cosa le fa di tanto speciale Dio, a lei? »
«Allora lei non ci crede… »
«Sì, invece. Penso anch’io che ci sia un Dio, ma che si diverta a farci tribolare. Ci credo certi giorni sì e certi giorni no, secondo come mi alzo al mattino. »
«Così, è come non crederci. »
«Dipende da come mi sento dentro. »
«Quando lei sente dentro qualcosa, quello è Dio. »
«Così piccino, da entrare dentro di me? » Si divertiva Cencio, perché avvertiva una fede salda nella mamma di Agostino. L’altra donna, la moglie di Celso, si chiamava Letizia.
«Non si prenda gioco di Dio, Cencio » disse. «Lei è un giovanotto intelligente, non può mancare di rispetto a Dio. »
«Stavo scherzando, signora, mi creda, e mi perdoni, se mi sono preso gioco della vostra fede. Tutto sommato, sono anch’io un buon cristiano, anche se prima di andare in paradiso, mi toccherà fare un po’ di purgatorio. Ma non è detto che non sappia conquistarmi anche il paradiso. »
«Lei sta ancora scherzando » disse Benedetta.
«Vuole che le dica la verità? Ecco, se mi ci metto a ragionare, ci sono delle cose che non mi convincono. »
«Perché? Lei pensa che sia facile capire Dio? Capire Uno che è eterno, infinito, onnipotente, eccetera eccetera. C’è da far venire le vertigini anche ai cervelli più sofisticati. »
«Non vi mettete a ridere, ma… »
Cencio si interruppe, perché Loretta gli andò con la faccia proprio davanti al viso.
«Non ti mettere a dire altre sciocchezze » gli fece, con un tono risoluto e di rimprovero.
«Questa invece la voglio proprio dire, perché ci ho pensato più di una volta. »
«Invece, stai zitto, ed è meglio che discorri di politica. »
«Lo faccia parlare. » Era Letizia.
«Sono curiosa anch’io » disse Benedetta. La conversazione di Cencio teneva loro compagnia, visto che i rispettivi familiari stavano ancora dormendo.
«Lei ci va mai al cimitero? » Cencio si rivolgeva alla mamma di Agostino.
«C’è sepolto uno dei miei figli, al cimitero » rispose, facendosi seria.
«Oh, mi dispiace » fece Cencio.
«Visto? che dici un mucchio di sciocchezze… » Era di nuovo Loretta.
«Lo faccia dire. Che colpa ne ha suo fratello, se uno dei miei figli è morto. Certo che ci vado al cimitero. »
«Posso continuare, allora? Non le dispiace, signora Benedetta? »
«È divertente starla a sentire. »
«Mi crede un mezzo matto, dica la verità. »
«No, no, che dice mai. »
«Quando si trova davanti alla tomba di suo figlio, lei prega, naturalmente. Lo faccio anch’io, è normale, quando vado a trovare certi miei sfortunati amici. Che cosa prega? »
«Dico al Signore di accogliere mio figlio in paradiso. »
«E poi? »
«Chiedo a mio figlio di intercedere presso Dio per tutti noialtri, per Agostino in particolare, ma anche per me, perché riesca a superare le difficoltà di tutti i giorni. Mi creda, non è facile per una mamma, vedere il proprio ragazzo crescere al giorno d’oggi. Spesso piango quando sono sola. »
«Mi dispiace di aver toccato questo argomento. Sono proprio un maleducato, ha ragione mia sorella. »
«È anche questa, la vita, sa? Non deve chiedere scusa. Lei non prega allo stesso modo? Che cosa chiede lei, invece? »
«Le stesse cose, pari pari. Sono le cose che chiedono tutti. Le chiede anche lei, vero?, signora Letizia? »
«Più o meno. »
«Ecco, vede, tutti chiedono su per giù le stesse cose. Allora mi metto a pensare. Da quando esiste il mondo? Da milioni di anni. Quante persone sono morte d’allora? Miliardi di miliardi, e forse tanti di più, non è così? »
«E chi potrebbe mai contarli. »
«Questi uomini, se Dio esiste, dove sono andati? »
«Nell’aldilà. Chi all’inferno, chi in paradiso, chi, come succederà a lei, in purgatorio. »
«Io andrò dritto dritto in paradiso, vedrà. »
«Glielo auguro, perché i preti dicono che si soffre anche in purgatorio, non come all’inferno, ma qualche pena c’è anche lì. »
«Non tutti saranno andati all’inferno… »
«Gli uomini se lo meriterebbero. Ci troverà poche donne, credo. Noi l’inferno lo viviamo qui sulla Terra. »
«Siamo noi che si vive l’inferno, stando accanto a voi. Le donne sono figlie del demonio, dice mio padre. »
«Non è vero » rispose subito Loretta. «Babbo ci adora. »
«Fa finta. Ma dentro vi considera figlie del diavolo. »
«Non ti mettere a scherzare su babbo. »
«Ammesso che i morti siano divisi, una parte in paradiso, una parte all’inferno e l’altra in purgatorio, sono sempre tanti, e non crede che ce ne siano miliardi e miliardi per ciascuna destinazione? »
«Altroché. »
«Ecco, allora mi spieghi, come fanno i morti ad esaudire le nostre preghiere di intercessione. Se lo immagina, lei, che ressa, che confusione, che coda, per andare a parlare col Padreterno! »
«Ma lassù sono anime, mica hanno i corpi come noialtri. Chissà in che modo comunicano tra di loro. Per me, è possibile parlare con Dio… »
«E poi, pensi ai grandi uomini che sono vissuti sulla Terra, ai grandi scienziati, ai grandi poeti. Pensi a Dante, a Platone, a Einstein, a Skakespeare. In tutti questi millenni, da che esiste l’uomo, lei immagini quanti cervelloni sono passati da questa Terra. Allora io mi domando: Dio sta ad ascoltare qualcuno dei miei sfortunati amici, che sono vissuti senza lasciare nessun segno sulla Terra, e sì e no sapevano ragionare solo sulle cose semplici, e quando si mettevano a fare una moltiplicazione, una volta facevano bene, e tre volte la sbagliavano, o piuttosto non ascolta costoro, che sono stati grandi? Come fanno i miei amici ad avvicinarsi a Dio, che è circondato da uomini tanto illustri, da gratificare il Padreterno? »
«Ma con Dio si parla col cuore, non con la mente, ed anche un povero cristiano ignorante può avere accesso a Dio, più di Einstein. »
«Insomma, converrà con me che non è così facile immaginarsi l’aldilà. Eppoi, è mai possibile che nessuno dei nostri cari, non possa venire a raccontarci niente? Possibile che con la morte, tutto di noi scompaia? »
«Gli studiosi del paranormale sostengono che i morti tornano sulla Terra, e a volte ci si può anche parlare, non lo dimentichi, Cencio. »
«Bisognerà che le studi queste cose. Sei contenta Loretta, se lascio la politica e mi metto a studiare gli spiriti? » Si mise a ridere.
«Allora è meglio la politica. A me gli spiriti fanno paura. »
«Uhm, non me lo dica, che quando alla televisione c’è qualche film horror, e mio figlio lo vuol guardare, io spesso chiudo gli occhi per la paura, e la notte non dormo. Uhm, non mi parli di spiriti, perché mi vengono i brividi già da ora, a pensarci. No, no, cambiamo discorso, la prego, Cencio. »
«Anche a me, per la verità, fanno un po’ senso, ma con mio marito vicino, riesco a superare la paura, quando guardo un film dell’orrore. Penso che sono cose inventate, e che non succedono. »
«Se gli spiriti esistono, possono anche succedere. »
«Questo è vero, ma penso sempre che succedano agli altri. In questo modo, mi metto la coscienza in pace. »
Cencio si gettò il lenzuolo sulla testa.
«Uuuuuh, uuuuuh » si mise a fare.
«Ecco, questo è mio fratello. Come lo vedete ora, io lo vedo tutti i giorni. Ditemi se non ce le ho qui sulla Terra, le pene da scontare. »
«Deve essere contenta ad avere un fratello così. Le tiene compagnia, e le rende allegra la vita. » Non era vero, perché per essere allegri, ci vuole anche un lavoro, e né lei, né Cencio, lo avevano trovato ancora.
Il libro (2 volumi), qui.