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A Berlusconi è mancato il coraggio

13 Novembre 2011

Questa è la sua vera colpa, almeno per chi, come me, pensava che di coraggio ne avesse da vendere. E invece Berlusconi ha mostrato di avere dei limiti, di temere l’ultima sfida, l’ultimo duello.

I motivi possono essere tanti, e di sicuro uno di questi è il timore che un eventuale affondo del potente avversario potesse indirizzare gli strali non più contro la sua persona, ma contro le sue aziende, ossia contro la sua famiglia.

Umanamente ciò è comprensibile, ma un politico che si batte per migliorare il proprio Paese, quando scende in campo con quelle grandi intenzioni, quei forti ideali proclamati, deve sapere che non può più tornare indietro. Deve arrivare fino in fondo, costi quel che costi, giacché su quegli ideali, su quelle intenzioni, egli ha attratto una moltitudini di elettori, che vi hanno creduto.
Invece è accaduto che il politico ha mostrato alla fine la debolezza intima dell’uomo. È la paura che ha vinto Berlusconi. La mancanza di coraggio.

Tre sono i passaggi chiave della sua vicenda politica davanti ai quali non è stato all’altezza. Sempre per paura, alimentata in lui dai cattivi consiglieri, tra cui Gianni Letta.
Il primo fu il rifiuto, l’anno passato, di andare alle elezioni, dopo l’uscita di Fini. Il Pdl era forte. Gli elettori attendevano che il Pdl reagisse al disfattismo del presidente della Camera.

Il secondo, qualche settimana fa, quando ha ceduto alla richiesta di Napolitano e non ha emesso il decreto legge che avrebbe posto immediatamente in vigore la realizzazione degli impegni europei.
Napolitano sarebbe stato costretto a seguirlo e ad appoggiarlo, visto che di quegli impegni si era fatto il garante ufficiale.
La mossa avrebbe rappresentato lo scacco matto nella partita che si stava giocando contro l’opposizione.

Il terzo, è stato in questi giorni, rifiutando di andare alle elezioni anticipate.
Non è assolutamente vero che l’annuncio delle elezioni avrebbe allarmato i mercati. È una balla sesquipedale. Infatti, essi sanno benissimo che Berlusconi non   avrebbe potuto ricandidarsi: lui stesso lo aveva annunciato più volte, rendendosi conto che il suo tempo stava tramontando. Inoltre, tutti i sondaggi davano e danno ancora oggi come vincente alle prossime elezioni l’opposizione guidata da Bersani.
Quindi, i mercati, ma è meglio dire i poteri forti, tanto con il governo Monti, quanto con le nuove elezioni avrebbero raggiunto ugualmente lo scopo.

È vero che con i sé non si fa la storia, ma sono convinto che lo spread non si sarebbe allontanato dai valori attuali, pur altissimi, e non sarebbe, come dicono alcuni, salito alle stelle fino a condurre al default.
C’è una ragione ferrea a sostegno di questa tesi. Ed è quella che il default dell’Italia sarebbe il fallimento dell’Europa e travolgerebbe in primis tanto la Francia che la Germania.

Per evitarlo si sarebbe mosso mezzo mondo. E perfino il parlamento tedesco avrebbe concesso a mani larghe per evitare il trascinamento. Figuriamoci la Francia.
La speculazione finanziaria e politica non è, in realtà, in grado di fare tutto ciò che vuole. Ha dei limiti, e il fallimento dell’Italia, potenza economica rilevante, è uno di questi.
Chi sta dietro l’operazione antiberlusconiana queste cose le conosce bene, e la sua mano avrebbe dato lo stop a tempo per non superare i limiti.
Ma ormai queste che sto facendo sono considerazioni inutili.

Stamani mi ha fatto piacere leggere qui che Marco Travaglio, pur intinte nel suo fiele antiberlusconiano, dice parole condivisibili. Le voglio citare:

“Del resto non sono stati gl’italiani a cacciare il Cainano (tantomeno Bersani, sebbene lui, ma solo lui, sia convinto del contrario), mala Bce, l’Ue, l’asse Merkel-Sarkozy, i mercati e la stampa estera che ha visto quel che accadeva in Italia con dieci anni d’anticipo sui bradipi del Corriere e del Sole 24 Ore. Fosse stato per la classe dirigente italiota, ce lo saremmo tenuto altri vent’anni.
La prima Liberazione, nel ’45, avvenne grazie alle truppe anglo-americane con qualche migliaio di partigiani. La seconda avviene grazie alle truppe franco-tedesche con qualche Carlucci e Pomicino di complemento. Dunque è soprattutto ai liberatori stranieri che il governo Monti piace e deve piacere.
(…)
Ma il materiale politico e umano con cui dovrà fare i conti è lo stesso che ha dato prova di sé negli ultimi tre anni. Siamo sicuri che questa ciurma approverà le misure “lacrime e sangue” solo perché a proporle non è più B., ma Super Mario Bros, per giunta in piena campagna elettorale?
(…)
E poi quando mai s’è visto un governo con tutti dentro e nessuno all’opposizione? La democrazia è fatta di maggioranze che governano e minoranze che controllano. Se nessuno controlla, non si chiama democrazia. Si chiama in un altro modo.”

Detto ciò, comunque, resto della convinzione che il governo Monti non può durare. Potrebbe durare ad una sola condizione: che il Pd si rimangiasse interamente l’opposizione fatta in parlamento e fuori del parlamento contro il rispetto degli impegni assunti con l’Europa. Monti, infatti, questo farà, e resta un mistero tutto da sciogliere (se non lo si spieghi con l’ipocrisia che la sinistra esercita a piene mani senza vergogna)   che il Pd possa votare quelle misure finora giudicate irricevibili.
Staremo a vedere.

www.i-miei-libri.it

Altri articoli

“Il passo indietro di Berlusconi? Costretto da un ricatto” di Franco Bechis. Qui. Da cui estraggo:

“Van Rompuy, che è piccolino e tignoso, ha allungato il braccino per dare la mano e commiatarsi subito da Alfano sibilando gelido: «Non esiste alcuna possibilità di elezioni ». Alfano è rimasto di sasso. Chi ha accompagnato Van Rompuy all’uscita si è sentito dire: «Il vostro tempo è fino a lunedì. All’apertura dei mercati se non avete risolto con Monti, ci sono grandi banche internazionali pronte ad offrire quantità impressionanti di titoli di Stato italiani. Sembra che lo faccia la China investment banking, la Goldman Sachs e altri… Gli spread schizzerebbero e l’Italia si avvierebbe alla situazione greca ». ”


Letto 1173 volte.


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