Alla Camera il legittimo impedimento, ovvero “il ponte tibetano”2 Febbraio 2010 La prima giornata di dibattito svoltasi oggi alla Camera ha visto come protagonista l’Idv, che ha superato in interventi, sia pure rigidamente contingentati, quelli del Pd. Tra i parlamentari dell’Idv si è particolarmente distinto Federico Palomba che non so quanti interventi abbia fatti, suppergiù dello stesso tenore, e se li poteva risparmiare. Anche Silvana Mura, sempre dell’Idv, non ha sfigurato. Ma si sa, queste sono le armi dell’ostruzionismo, consentite ad ogni opposizione. Naturalmente il ritornello che ha aleggiato nell’aula è stato sempre lo stesso: legge ad personam per salvare Berlusconi. Tra i Pd, dignitoso è stato l’intervento di Piero Fassino, caustico quello di Massimo D’Alema (che ha dovuto incassare però il rimbrotto di Michele Giuseppe Vietti, dell’Udc, che gli ha ricordato che non molto tempo fa lo stesso D’Alema era d’accordo su una leggina per risolvere i problemi di Berlusconi e limitare il danno); invece risibile e supponente quello di Rosi Bindi, che si è messa a disquisire sul concetto di serenità, citando una sequela di personaggi che si sono espressi su di essa, fino ad arrivare nientemeno che a Epicuro e a Seneca. C’è mancato poco che mi mettessi a ridere, al pensiero che stava parlando il presidente del Pd. Irato e pieno di furia l’intervento di Furio (nomen hominem) Colombo. “Ciascuno si assume la propria responsabilità riguardo a questo provvedimento”, ha invece espresso Pierferdinando Casini, il quale se l’assume e ha rivendicato all’Udc il buon senso di scegliere “il male minore” per eliminare un macigno che impedisce di affrontare i temi delle riforme necessarie al Paese. Però il legittimo impedimento deve valere solo per il premier, ha precisato, e non per i ministri. Anch’io avrei preferito che il disegno di legge valesse solo per il premier, essendo una proposta di carattere non tecnico ma politico. Necessaria per mettere pausa ad una guerra che ci dilania un po’ tutti. Tuttavia, in attesa della riforma della giustizia e più in generale della Costituzione, non vedo aberrante proteggere anche i ministri, ossia l’intero potere esecutivo a cui è affidata la governabilità del Paese, dalle azioni politiche invasive di certa magistratura, che ormai quasi tutti stanno ammettendo. Ha detto bene Matteo Brigandi, della Lega Nord: L’unico scopo della magistratura è quello di colpire Berlusconi. Io aggiungo: di metterlo in galera, magari oggi stesso. Un piacere sadico, uno sfizio bilioso, nei confronti di uno dei presidenti più concreti della storia repubblicana. Pensate che cosa sarebbe successo se a governare questa crisi ci fosse stato un governo di sinistra, guidato, vuoi mettere?, da Romano Prodi. Se c’è un aspetto che è emerso dal monotono ritornello della opposizione è stato proprio quello non tanto di vedere Berlusconi presentarsi davanti al giudice, quanto di vederlo finire in galera. E’ questo il vero sogno vagheggiato dall’opposizione. Se l’opposizione accusa Berlusconi di pensare unicamente (sembra che vivano in un altro Paese) a mettersi al riparo dalla magistratura, è anche vero il contrario, ossia che l’opposizione lo vuole dietro le sbarre, per liberarsi di un leader rivelatosi resistente ad ogni altro attacco. E’ stato fatto cenno dall’opposizione (ad esempio da Donata Lenzi del Pd) anche alle modifiche che sono allo studio circa il valore da attribuire alle deposizioni dei pentiti. Già si grida allo scandalo (qui), ma è incontestabile che non si può andare avanti con prove basate solo su chiacchiere e non riscontrabili nei fatti. Se, ad esempio, qualcuno volesse denunciare un omicidio, egli non sarebbe creduto se non in presenza del corpo del reato, ossia del morto. E allora, mi chiedo, perché così non deve essere nei confronti delle deposizioni dei pentiti? La nostra, non dobbiamo dimenticarlo, è l’Italia dei misteri. Non sono stati ancora sciolti, infatti, alcuni misteri che girano intorno alla operazione di Mani Pulite. E’ di oggi l’articolo esplosivo del Corriere della Sera che, con la pubblicazione di una foto (ma ce ne sono almeno altre otto), ha dimostrato come Antonio Di Pietro conoscesse, eccome, Bruno Contrada, e come lo stesso Di Pietro abbia ricevuto un premio da “un altro James Bond vicino alla Cia, arrivato da Washington per una targa ricordo della famosa «Kroll Secret Service » all’ospite d’onore, appunto Di Pietro.” Come non mi piace Luca Palamara, così non mi piace Antonio Di Pietro. Sono impressioni a pelle, ma spesso non cadono nel vuoto. Perfino sui suoi studi e sulla sua carriera, entrambi condotti in tempi rapidi da primo della classe, sono stati avanzati forti perplessità se non addirittura forti dubbi. Recentemente la Cassazione ha confermato la sospensione di tre mesi che l’Ordine degli avvocati ha inflitto a Di Pietro per essere, questi, passato, con una scorrettezza non consentita dall’Ordine, dal difendere il suo assistito a difendere il suo contraddittore. Mi domando se i parlamentari dell’Idv e i loro elettori non abbiano trovato questo biasimevole comportamento in contrasto con i valori declamati (è il caso di dirlo), ma non praticati, dal loro leader. Se l’Ordine degli avvocati lo ha sospeso dall’esercizio dell’avvocatura per tre mesi, almeno altrettanto avrebbe dovuto fare l’Idv, se non addirittura espellerlo in malo modo. Come forti dubbi, almeno per me, ancora sussistono su quella denuncia avanzata a mezzo stampa (c’era proprio bisogno dei media?) da Veronica Lario contro Silvio Berlusconi. Veronica Lario, lo ricordo, lo ha fatto nella sua veste di First Lady. Mi sembra talmente assurdo un tale comportamento, ma così legato a tutto ciò che è successivamente esploso, che mi piacerebbe che qualcuno cercasse di mettere un po’ più a fuoco la vicenda. E’ anche vero che qualche volta nella storia le coincidenze sono fortuite. Ma solo qualche volta, e a me piacerebbe essere rassicurato che quella denuncia di Veronica Lario rientri nel novero delle coincidenze casuali. Sempre secondo me, due donne soprattutto hanno messo in difficoltà Berlusconi e creato un bailamme di proporzioni mondiali. Tra queste non c’è Noemi Letizia, ma ci sono certamente Veronica Lario e Patrizia D’Addario. Su quest’ultima attendiamo con interesse la seconda puntata sul complotto ipotizzato dal settimanale Panorama, in cui pare coinvolta. Ci sono misteri, dunque, che hanno avuto un forte impatto sulla politica italiana, e sono ancora lontani dall’essere chiariti. Il legittimo impedimento può aprire finalmente la strada alla stagione delle riforme e dei chiarimenti, stagione che mi auguro si concluda al più presto e comunque entro questa legislatura. E’ soprattutto questo l’obiettivo che gli italiani devono riuscire a cogliere e se per fare ciò ci si dovesse anche turare il naso, ne varrebbe proprio la pena. All’uscita dal tunnel, forse avremmo quell’Italia migliore che tutti auspichiamo. Scontato il voto previsto per domani, data l’ampia maggioranza di cui dispone alla Camera il governo. Articoli correlati“Nuova legge sui pentiti del Pdl. Alfano: «Sono contrario »”. Qui. Da cui estraggo: “IL PROMOTORE DELLA LEGGE: «STUPIDAGGINI » – «Dicono stupidaggini ». Così il senatore del Pdl, Giuseppe Valentino, replica a chi ritiene che il ddl da lui presentato al Senato, che modifica gli articoli 192 e 195 del codice di procedura penale, sia una legge anti-pentiti che blocca la lotta alla mafia. Valentino sottolinea che «se è vero che le condanne devono essere inflitte oltre ogni ragionevole dubbio, è indispensabile che i criteri di valutazione della prova rispondano a principi di tassatività. L’interpretazione che da qualche tempo viene data all’articolo 192 del codice di procedura penale che addirittura consente l’assemblaggio di segmenti di dichiarazione a volte finalizzate ad obiettivi completamente diversi e considera tale assemblaggio elemento utile per una decisione » ebbene tutto questo «impone, a mio avviso, una riconsiderazione dell’articolo in questione, il cui originario spirito appare radicalmente snaturato dall’uso che se ne fa ». Insomma, precisa Valentino «considero la mia iniziativa legislativa utile a un processo più giusto ».” “Di Pietro: ho sempre difeso lo Stato. Per me Contrada era un poliziotto” Qui. “Lodo Alfano e legge sui pentiti i paletti del Colle per la firma” di Liana Milella. Qui. Da cui estraggo: “Alfano, a suo nome, al Quirinale prova anche a lasciare aperta la porta del processo breve, su cui invece i dubbi del Colle erano e permangono molto pesanti. Le preoccupazioni di Napolitano sarebbero assai minori se quella legge si avviasse a rimanere su un binario morto. Ma Berlusconi, che non si fida dei giudici, vuole comunque conservare un’arma di riserva. Su questo, però, Alfano ha preferito restare nel vago per non rovinare l’esito dell’incontro.” “Cassazione, prescrizione per Mills”. Qui. Letto 2050 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 2 Febbraio 2010 @ 23:03
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Commento by Ambra Biagioni — 2 Febbraio 2010 @ 23:21
Vicenda Lario-Berlusconi
Commento by Ambra Biagioni — 2 Febbraio 2010 @ 23:45
Dalla locandina di Libero:
Compagno di merende
Pingback by Legittimo impedimento, oggi alla Camera | speciale in Liquida — 3 Febbraio 2010 @ 11:42
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