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Berlusconi e Draghi

17 Gennaio 2013

Su questo punto sta nascendo, forse, ad opera soprattutto di Repubblica, una campagna denigratoria contro Berlusconi, il quale, secondo il quotidiano, avrebbe fatto marcia indietro dopo aver proposto Mario Draghi alla carica di presidente della repubblica.

I fatti non stanno così. Io ho assistito alla trasmissione tv e posso affermarlo. Del resto il video improvvidamente pubblicato dal quotidiano di Eugenio Scalfari è neutrale testimone della verità.

A Berlusconi è stato chiesto se avesse gradito Mario Draghi alla presidenza della repubblica. E Berlusconi ha risposto di sì. Poi ad ulteriore domanda ha risposto che se una maggioranza lo proponesse lo voterebbe. Ditemi voi come fa Repubblica a scrivere che Berlusconi ha proposto Mario Draghi alla presidenza della repubblica. La notizia doveva essere invece un’altra, ossia che Berlusconi non si sarebbe opposto al nome di Draghi avanzato da altri per la carica di capo di Stato. C’è una bella differenza!

In aggiunta, qualche giorno prima Berlusconi, a precisa richiesta, aveva risposto che aveva un candidato da proporre ma non lo avrebbe rivelato per non bruciarlo. È la stessa posizione che ha sostienuto ieri:

“Una mia candidatura di Draghi non c’è mai stata. Io ho una candidatura in pectore ma resta lì perché altrimenti si brucia”

Quindi, Berlusconi non ha proposto Draghi.  Ha detto invece che se altri lo proponessero, egli non avrebbe niente in contrario ad unirsi ad una maggioranza che si raccogliesse intorno a lui. Però, egli ha un suo candidato, ed è pronto a rivelarlo al momento opportuno.

Che un giornalista non sappia leggere la verità, ed anzi, per partito preso, spesso la manipoli, è un fosco segno, ahimè, dei tempi.
Ha fatto bene ieri Berlusconi a puntualizzarne la falsità.

Non sono riuscito a trovare il link, ma su twitter, a cura di Tgcom24 (@MediasetTgcom24), è apparsa ieri la notizia che nella trasmissione Faccia a Faccia Fabio Granata avrebbe posto fine ad un’altra colossale menzogna, questa volta di Gianfranco Fini, ammettendo: “Fini se n’è andato dal Pdl, non è stato cacciato”.

È infatti questa la verità. Chi seguì la vicenda ricorderà che il Pdl approvò un ordine del giorno che invitava Fini a non opporsi alle linee del partito e a smetterla di fare campagna contro di esso, altrimenti il partito avrebbe dovuto prendere a suo carico gravi provvedimenti.

A quel punto Fini se ne andò (evidentemente, come poi si è visto, voleva continuare la sua campagna denigratoria) e, insieme in particolare con Italo Bocchino, andò diffondendo la leggenda metropolitana della sua cacciata dal Pdl. Molti avversari di Berlusconi e del Pdl hanno fatto largo uso di questa menzogna, fingendo di non conoscere la verità.
Quella verità che si è infine imposta grazie al ripensamento di uno dei più vicini, a quel tempo, collaboratori del presidente della camera.


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Bart