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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Berlusconi e la mafia

22 Novembre 2009

Lo spunto mi viene dato da questo articolo apparso su Il Foglio di Giuliano Ferrara.

Vi si legge:

“I dati del ministero dell’Interno dicono che tra il maggio 2008 e questo novembre lo stato ha arrestato in media otto mafiosi ogni giorno. Poliziotti e carabinieri hanno catturato 270 latitanti – un incremento del 91 per cento rispetto al governo precedente – e tra questi 14 facevano parte della lista nera dei 30 ricercati più pericolosi e 36 facevano parte dell’elenco dei 100 più pericolosi.”

E ancora:

“Il governo ha approvato una serie di norme antimafia che il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha commentato così: “Questi provvedimenti un tempo erano gli auspici del giudice Giovanni Falcone, poi portati avanti da altre persone, da ultimo dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso”. Norme antiriciclaggio, norme contro le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, i benefici per le vittime della criminalità organizzata, norme che escludono dagli appalti chi non denuncia il pizzo, sequestri preventivi, norme per lo scioglimento dei comuni infiltrati, nuovi poteri per il procuratore nazionale antimafia e le norme molto più restrittive sul 41 bis, il carcere duro.”

Come è giusto che sia, i meriti sono equamente distribuiti:

“Il merito della nuova pressione su mafia e camorra va alle forze dell’ordine e alla magistratura, e anche al governo. Dalla strage di Castel Volturno in avanti – sei immigrati africani uccisi dalla camorra – il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, presiede un vertice regolare con investigatori e giudici a Caserta per coordinare lo smantellamento del clan dei Casalesi, il clan più feroce e di vertice che controlla il territorio.”

Questi, se Il Foglio non mente, sono dati di fatto, e sono davvero lusinghieri, per non dire eccezionali. Difficile trovare nel passato azioni ben coordinate ed efficaci dello stesso livello.

Poi leggo (qui) che la procura di Palermo sta preparando un pacco regalo per Silvio Berlusconi, attribuendogli la responsabilità come mandante delle stragi di Stato.

L’altro giorno scherzai su questa ipotesi, qui e qui. Ho già ridicolizzato abbastanza il vezzo ormai assunto da taluni magistrati di accogliere per vere le testimonianze indirette dei pentiti (quelle che fanno risalire la notizia all’amico dell’amico dell’amico dell’amico, e così via).

Non è bastato il nostro Alessandro Manzoni a mettere in ridicolo, ne I Promessi sposi quell’ ‘Ho sentito dire che’, che trasforma una notiziola in un cataclisma.

Bisognerebbe, questi usufruitori delle testimonianze dei pentiti, mandarli di nuovo a scuola a rileggere il grande Lisander, in modo che una volta ritornati a svolgere le loro delicate mansioni, sappiano discernere e separare il grano dal loglio.

Per condannare una persona ci vogliono prove ben più consistenti delle chiacchiere di un pentito. Il caso di Enzo Tortora non è proprio servito a niente, se ancora si continua su questa strada.

Indubbiamente si è smarrita la coscienza, ci si è incancreniti con l’odio, e per soddisfarne la voracità si spargono insinuazioni e veleni; si prepara la strada, e poi si sparano i fuochi di artificio, sapendo già che sotto ci saranno ad ammirarli uomini con il naso all’insù, pronti a disperdersi subito dopo ai quattro angoli del nostro Paese, a dire a tutti: Che bello, che bello. Fiat luce! Il tale è mafioso.

Comincio a credere, visti i dati esaltanti riportati dal governo Berlusconi, che ciò che sta succedendo intorno a lui e al suo governo sia il risultato di quei fuochi artificiali e della missione intrapresa, consapevolmente o meno, da quegli ammirati spettatori.

Mi domanderete: Ma i fuochi chi li ha accesi, chi li accende? Non vi stupireste mica se vi rispondessi che quei fuochi li ha accesi e li accendeproprio lei, la mafia.

La mafia ormai si fa gioco di noi. Ci gira e rigira nelle sue mani a piacimento. Ci ha storditi, in certi casi ci ha corrotti, ci ha ridotti ad asinelli da circo che l’abile domatore fa girare a suo comando

La mafia manovra i pentiti. Non siamo noi che riusciamo ad ottenere informazioni. E’ la mafia che decide quali informazioni, attraverso di essi, sono utili alle sue trame. I pentiti sono per lei come il cacio sui maccheroni. Conta sulla debolezza e l’incantamento di tutti coloro che sono stati con il naso all’insù ad ammirare la bellezza dei suoi fuochi. Quelli che con poco si imbambolano e diventano la cassa di risonanza: i magistrati succubi dell’odio e del desiderio di vendetta; i partiti politici accecati anch’essi dal desiderio di salire al potere.

Tutti punti facilmente aggredibili dalla mafia. Punti mollicci, deboli.
Immaginate di mettere in giro tante trappole per topi. State certi che è questione di qualche giorno, poi ciascuna avrà catturato il suo topo. La mafia ha una sapienza antica, viene da lontano; ha la scaltra saggezza popolare, quella pratica, che sa trovare nella natura degli uomini le loro debolezze.

Provare per credere. Domandatevi perché ad esempio nella magistratura si accumulano montagne di accuse, si condannano in piazza per anni delle persone, e poi tutto finisce a schifio: un castello di carte. E’ successo nell’inchiesta aperta a suo tempo dall’ex magistrato Luigi De Magistris, oggi politico nelle file di Antonio Di Pietro, che coinvolse anche Romano Prodi, ed oggi archiviata dal gip di Catanzaro, perché si è trattato di «un teorema fondato su accuse generiche ». (qui).

Domandatevi, ancora, perché i politici oggi dicono una cosa e domani dicono il contrario.

Tutta questa gente o è scema o risponde ad un disegno. Se è scema, va mandata a casa. Se risponde ad un disegno occorre verificare chi sta dietro a questo disegno, chi accende i fuochi di artificio.

L’Italia è peggio di quanto pensavo: se chi combatte duramente la mafia può rischiare di essere considerato uno dei suoi capi, se non addirittura il capo.
La logica rifiuta di crederci.

Staremo a vedere, ancora una volta.


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8 Comments

  1. Commento by Carlo Capone — 22 Novembre 2009 @ 11:28

    Bart, scrivi: “La mafia manovra i pentiti. Non siamo noi che riusciamo ad ottenere informazioni. E’ la mafia che decide quali informazioni, attraverso di essi, sono utili alle sue trame. ”
    In linea di principio quanto arguisci può rispondere al vero,  le continue fughe di notizie, più o meno pilotate, potrebbero suffragare la tua tesi. Ma, se fosse vero, una mafia che mette in giro notizie infamanti sul conto di Belusconi perchè lo farebbe? per gettarsi la zappa sui piedi? posto che le rivelazioni fossero vere? non credo.
    E allora l’unica ipotesi plausibile, sempre che i pentiti siano manovrati da Cosa Nostra, è che tali rivelazioni servano da ammonimento, se non proprio da ricatto. In sostatanza verrebbero a  significare: “Guarda che se non fai ciò che  voglio,  io spiffero tutto”.
    Naturalmente è una supposizione , scaturita dalle tue.

    Fai bene a ricordare il caso Tortora, fu tra le pagine più nere della giustizia da pentitismo   e per fortuna e a onore di quella Istituzione in Appello il Presidente Rocco, che ebbi modo di conoscere in quanto papà di care amiche di gioventù, gli restituì onore e dignità mandandolo assolto ( e   in  proposito fa male ricordare che   i PM del processo di primo grado, da licenziare in  blocco,    abbiano fatto tutti carriera).

    Detto questo,   gli attacchi quotidiani alla Magistratura, ad esempio da te oggi descritta come accecata da   odio e   vendetta,    non devono e non possono  far dimenticare l’enorme tributo di sangue  da Essa pagato   nella  lotta al terrorismo, sia nero che rosso, e  alla  mafia. Vuoi che ricordi i nomi? non credo ce ne sia bisogno.  

     

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 22 Novembre 2009 @ 14:10

    Carlo, quando ho scritto “nella magistratura” intendevo dire una parte della magistratura, una parte del resto minoritaria ma potente. Se non si è capito, me ne scuso.

    Riguardo alla prima domanda e alla  tua spiegazione, le riporto qui per semplicarne la lettura:

    “una mafia che mette in giro notizie infamanti sul conto di Belusconi perchè lo farebbe? per gettarsi la zappa sui piedi? posto che le rivelazioni fossero vere? non credo.
    E allora l’unica ipotesi plausibile, sempre che i pentiti siano manovrati da Cosa Nostra, è che tali rivelazioni servano da ammonimento, se non proprio da ricatto. In sostatanza verrebbero a  significare: “Guarda che se non fai ciò che  voglio,  io  spiffero tutto”.

    Ti rispondo:

    Sono partito dai dati pubblicati da Il Foglio, poiché da essi appare che il governo sta facendo una guerra senza respiro alla mafia.

    Allora mi è venuto in mente il pentito Spatuzza che sta facendo rivelazioni sulle stragi di Stato che condurrebbero a Berlusconi.

    La domanda è: Perché il pentito Spatuzza  lascia intendere che Berlusconi è un capo mafia se è proprio il suo governo a fare contro la mafia una battaglia vittoriosa?  
    La risposta, a mio avviso, non può essere che questa (altrimenti ci sarebbe la contraddizione che formuli tu: perché dare del mafioso ad un capo mafia?):
    Berlusconi non è affatto un mafioso, anzi combatte la mafia; e allora la mafia per levarselo di torno,   attraverso il pentitio Spatuzza  tenta di fare in modo che sia accusato di mafia, e quindi messo in galera.

    Riguardo all’ipotesi di ricatto che fai tu,  è  molto ma molto improbabile, visto che la lotta alla mafia prosegue con ottimi risultati.

    Dunque, la strada intrapresa dalla mafia, attraverso l’uso dei pentiti, è quella di eliminare Berlusconi facendolo incolpare  come capo mafia (operazione del resto avviata già da molto tempo, da quando lo si collegò al suo stalliere mafioso).

    Se il risultato sarà raggiunto, Berlusconi finirà in galera e il suo accanimento contro la mafia si scioglierà come neve al sole.  

    Se così’ fosse, come io credo, molti tra magistrati e politici non si sarebbero accorti di essere diventati, sia pure involontariamente, strumenti di eversive azioni mafiose.

  3. Pingback by Bartolomeo Di Monaco » Berlusconi e la mafia — 22 Novembre 2009 @ 17:43

    […] Guarda Originale: Bartolomeo Di Monaco » Berlusconi e la mafia […]

  4. Commento by Ekomille — 23 Novembre 2009 @ 10:00

    Il mio commento non c’entra assolutamente nulla con la politica, o quasi.
    Cito una frase tratta da questo articolo: “Immaginate di mettere in giro tante trappole per topi. State certi che è questione di qualche giorno, poi ciascuna avrà catturato il suo topo”
    Ci occupiamo di derattizzazione ecologica e crediamo che le trappole per topi, quelle classiche da cartoni animati con il formaggio o peggio con l’esca rodenticida piena di veleno, siano ampiamente superati.

    E fin qui la politica c’entra poco o nulla, a meno che non si consideri l’ordinanza ministeriale di fine dicembre 2008, a firma del sottosegretario di Stato al Lavoro, Salute e Politiche Sociali Francesca Martini, che vieta espressamente l’utilizzo e la detenzione di esche o di bocconi avvelenati e molte altre specifiche.

    Questo avvallerebbe la nostra battaglia, che utilizza come metodo di cattura multipla di roditori murini una apparecchiatura elettromeccanica innovativa che cattura in continuo senza uso di veleni, esclusivamente con mangimi naturali, che evita l’abbandono di carcasse avvelenate nell’ambiente, che sfrutta l’etologia murina, diventando il sistema di derattizzazione meno cruente al mondo attualmente esistente.

    Se non fosse che, a tutt’oggi l’ordinanza non viene fatta rispettare praticamente da nessuno, con gravi conseguenze per l’ambiente e la perdita di fiducia e di rispetto verso le istituzioni che di governano o dovrebbero farlo.

  5. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 23 Novembre 2009 @ 19:35

    Posso solo farvi i complimenti per il vostro lavoro.
    La metafora che ho usata è quella classica   rimasta nell’immaginario collettivo, efficace, dunque, anche se superata dalla nuova tecnologia.   Mi viene in mente il famoso giallo di Agatha Christie: “Trappola per topi”.

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 30 Novembre 2009 @ 17:47

    Ho cancellato un lungo commento di un certo Nista Michele, pieno di parole offensive .

  7. Commento by NIsta Michele — 1 Dicembre 2009 @ 08:54

    Non vi erano offese, vi eran solo verita’, a lei, mafascista Berlusconicchio, estremamente scomode, ma verita’. Adesso le staro’ addosso fino all’ultimo giorno della mia vita, Bartolomeo Di Monaco,   mafioso Pinochetticchio del web

  8. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 1 Dicembre 2009 @ 09:25

    IL suo precedente commento  per qualche giorno sarà a disposizione di chi me lo richiederà, per verificare se ho detto il vero. Lei qui può  intervenire (lo fanno altri)  esprimendo le sue opinioni, ma non attraverso insulti  bensì correttamente.  

    Per i lettori ho lasciato questo ultimo suo commento, in modo che possano rendersi conto del suo linguaggio.

    Se dovesse continuare in questo modo volgare, le chiuderò l’accesso.  

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