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Casa di Montecarlo. Il silenzio di Napolitano è pericoloso

4 Agosto 2010

Per le Istituzioni.

Non so se lo abbia ancora fatto, prima di partire per le vacanze (le vacanze in un momento come questo mi sembrano molto bizzarre), ma Napolitano non può esimersi dal pretendere un chiarimento da parte di Fini sull’affaire Montecarlo, che ha punti oscuri i quali, chiarendosi a poco a poco, marcano anche sospetti di violazione delle leggi. Al momento i resoconti dei giornalisti che seguono l’inchiesta lasciano intendere che Fini non poteva non sapere. E Fini quando i fatti sono accaduti era anche presidente della Camera, una carica che non può essere mantenuta se sul suo capo si addensano ombre di illegalità.
Più passa il tempo e Fini non parla, più noi siamo indotti a pensare che egli in qualche modo ne sia coinvolto.

Spero che non manchi a qualcuno il coraggio di proporre una interrogazione parlamentare. Se l’opposizione fosse ancora nel percorso dei suoi doveri (ormai abbandonato da tempo) dovrebbe essere la prima ad avanzare un’interrogazione parlamentare. Per non parlare di Di Pietro, il padre del giustizialismo.

Che ci sta a fare il Parlamento se uno dei due presidenti di Aula appare coinvolto in una operazione losca, che merita chiarimenti, che lui pensa bene di non dare?
Al Parlamento sta bene che alla presidenza di una delle Aule sieda un uomo su cui si addensano gravi sospetti?

Ormai quasi tutta la stampa ne parla. Improbabile che il Parlamento non ne sappia nulla. Addirittura il Giornale, come a suo tempo fece la Repubblica per Berlusconi, pone 10 domande a Fini. Vedremo se qualche giornalista di Repubblica accuserà Fini di non rispondere alle domande, così come fece con Berlusconi. Il Fatto Quotidiano, in un articolo di Marco Lillo (che trovate sempre al link precedente), lascia intendere che Laboccetta, amico di Fini e rimasto però con Berlusconi, possa sapere qualcosa. Sullo stesso quotidiano appare anche un’intervista al finiano Lamorte (che trovate sempre al link precedente), a cura di Sara Nicoli, in cui il parlamentare dichiara che: “Chi decideva la vendita degli immobili era il senatore Franco Pontone, di concerto con il presidente di An, ovvero all’epoca Gianfranco Fini.”  Dunque, Fini, di cose da dire ne ha parecchie.
Ma se ha scelto di non parlare, ci pensi il Parlamento a fargli sciogliere la lingua.

E Napolitano?
Il garante delle Istituzioni fa il finto tonto? Tutto va davvero bene in Aula? Non c’è proprio niente da chiarire?
Napolitano rischia di trovarsi complice di questo mancato chiarimento. Una grave responsabilità che peserebbe come un macigno sul suo settennato.

Ha paura di Fini? E perché? Anche a lui Fini fa comodo come fa comodo alle opposizioni? Si ricordi Napolitano che egli non può parteggiare (come sta facendo Fini, e un po’ anche lui) per nessuna parte politica, e men che meno può contribuire (il suo silenzio vi contribuisce) a mettere in difficoltà il governo.

Anche in vista delle votazioni di stasera sul caso Caliendo, Fini si è mostrato capopartito. Il partito dei quaquaraquà, lo chiama Di Pietro. Da lui sono partiti gli ordini su come i suoi devono votare: alcuni si asterranno e i membri del governo voteranno contro la mozione di sfiducia. Può fare questo la terza carica dello Stato?

Napolitano ci dica se questo presidente svolge con correttezza il suo ruolo istituzionale. Non può risponderci altro che no: non lo svolge correttamente. Anzi, Fini mostra sfrontatezza. Sebbene richiamato da più parti ai suoi doveri (lo fece anche Schifani, la seconda carica dello Stato, qualche tempo fa), egli se ne strafotte e va avanti per la sua strada, sapendosi protetto dall’opposizione. E va avanti per la sua strada anche nel mantenere l’incarico di presidente della Camera, nonostante che la maggioranza che lo ha eletto non abbia più fiducia in lui, e nonostante che ci sia, nella storia delle presidenze parlamentari, un caso analogo al suo, quello del galantuomo Cesare Merzagora, che scelse di dimettersi. E nonostante che sul suo capo si stiano addensando nuvole oscure e pesanti sui misteri dell’affaire Montecarlo, che egli, in ciò sostenuto dall’opposizione, almeno fino a ora, non intende chiarire, preferendo affidarsi ai tempi lunghi della magistratura.

Poiché, dunque, Fini non pensa a convocare quantomeno una conferenza stampa aperta alle domande dei giornalisti, restano due strade.

– l’interrogazione parlamentare (chi ha il coraggio-dovere di porla?);
– l’intervento di Napolitano su Fini per chiedergli i chiarimenti necessari ed assicurare i cittadini che non pendono sul suo capo sospetti di malaffare.

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12 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 4 Agosto 2010 @ 17:23

    Pazienti, Bart, per difendere l’orgoglio, Fini ha scelto di fare la cicala. Si sa che fine fanno le cicale.

  2. Commento by gianniguelfi — 4 Agosto 2010 @ 22:59

    Mi faccia capire: secondo lei Napolitano dovrebbe chiedere a Fini spiegazioni su come ha gestito i soldi di AN? Va bene che a lei il PdR non sta simpatico, ma si rende conto di quanto sia ridicola questa sua richiesta? Al momento non mi pare vi siano notizie di reato, se e quando emergeranno toccherà alla magistratura intervenire. Intanto è già emersa la prima cantonata presa dal Giornale: l’ appartamento fu venduto a 322 mila euro, non 67 mila come scritto per giorni dal foglio di casa Berlusconi.

    E infine se la maggioranza non ha più fiducia in Fini, ciccia. I presidenti delle Camere vengono chiamati di garanzia perché devono garantire pari diritti all’ opposizione. Non alla maggioranza che in quanto tale si garantisce da sé. Siamo un po’ debolucci in materia di democrazia, eh Di Monaco?

  3. Commento by Carlo Capone — 4 Agosto 2010 @ 23:34

    Dunque è ufficiale, il Governo non ha la maggioranza, anche contando i 7 assenti raggiunge quota 306,lontano dal quorum di 316. Si aprono scenari di natura diversa, tra cui il ricorso alle urne, sempre che  il Presidente della Repubblica lo giudichi inevitabile. Vedremo in autunno, e con noi staranno con ad occhi bene aperti mercati e speculazione. Il rischio Grecia è ad un passo, toccherà a questi signori  impedirne l’attuazione. .

     

    Oggi ho seguito il dibattito sulle dichiarazioni di voto e devo dire che i mi è parso di buon livello, improntato a una certa responsabilità. Ma essendone l’esito preannunciato ho anche seguito i i gesti, i volti, gli atteggiamenti, per capire, annusare l’aria che tira.

    Partiamo dal Presidente della Camera. Appare pallido, forse un po’ stanco, epperò conduce i lavori con ferma imparzialità. Tra i discorsi colpiscono per vis emotiva quelli di Franceschini e della Moroni. Non sembrano allì’altezza dei giorni migliori gli interventi di Lega Nord Padania e Pdl.

     

    Ma gli occhi dell’osservatore attento non si fermano in superficie essi scrutano, dapprima con vaghezza, quindi con intensità crescente, la serie degli scranni di Governo. Si riempiono man mano e con una certa fretta dopo le relazioni di voto  di PRI e Mpa, e tuttavia mostrano dei vuoti. Non ci vuole molto a realizzare che mancano Bossi, Maroni, Tremonti  Berlusconi.
    La telecamera passa e ripassa, i suoi sguardi sembrano accentuare l’attesa. Finalmente inquadra Bossi, seduto all’ala estrema e subito irretito dalle lusinghe della Prestigiacomo, fluentissima. Un momento, ma dov’è Maroni? perbacco il Ministro dell’Interno è assente? starà arrestando altri sette mafiosi? Niente, lunghi piani per Alfano, per Ronchi, viste di sguincio per Gelmini e Carfagna, deliziose, certo, ma non cogenti come il Bobo varesotto. Questione di secondi e l’obbiettivo lo becca, siede sorridente in mezzo ai suoi, intendo dire i deputati nordisti, come se stessero in pizzeria. Va bene, anzi non va – ed  è colpa mia: sono un formalista – ma i conti stentano a tornare, mancano i due capi, posto che Bossi si sia autoconfinato per sua scelta ( avveduta?)

    Quando Franceschini ha terminato il suo discorso finalmente ne arriva uno, tel chi  il Tremonti. Avanza sfingeo, con fare circospetto, e per un attimo,  uno soltanto, tradisce un’emozione.  Poi siede ad un posto e finge di inrteressarsi a qualche cosa. Manca solo il finale, il gran finale, l’entreè du President. Puntuale con il termine dell’intervento di Cicchitto, e mentre i pidiellini si spellano le mani  al suo indirizzo – di Cicchitto, intendo dire – ecco che appare Berlusconi. Sono sicuro, al principio ha capito male, pensava che quegli applausi fossero rivolti a lui, tant’è che alza la mano in segno di risposta. Ma la voce presto si spande – è arrivato Silvio! –  e  così, tanto per farsi perdonare, innalzano un ‘Silvio, Silvio!’ torrentizio. Il Nostro incassa, il coro si leva così maschio e forte che sente l’obbligo di alzarsi levando il braccio teso. Adesso sì che è  finita, ma stai fresco: si spande  un nuovo coro che contrasta e affonda il primo: “Bossi, Bossi!!”, urlano a squarciagola i leghisti, rimasti evidentemente  un po’ offesi.

    Scende il sipario. E’ andata in scena l’Italia 2010.

    A dire il vero temevo peggio.

     

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Agosto 2010 @ 00:28

    Pontone, Guelfi, sembra strano, ma non ricordava la vendita, a cui invece era presente. La cifra di 67.000 euro, esiste ed è la plus valenza. Quello che lei non capisce è che 67.000 o 300 mila euro per quella casa nel centro di Montecarlo sono valori ridicoli. Anche fosse stata una casa bombardata dalla guerra, la sola posizione merita una valutazione assai più alta.

    Lei, inoltre, non segue i resoconti del Gionale di Linero e del Fatto Quotidiano. Il fumus del reato sta già apparendo: il contratto con paesi praticamenete proibiti dall’Ocse. E Fini, sembra che sia sempre stato portato a conoscenza delle operazioni di compravendita. Ed era presidente della Camera. Inoltre per uno che predica la legalità, la trasparenza  e la moralità, sembra assai strana, per non dire sospetta, la vendita di una proprietà quasi in contemporanea con la  nascita di due società off-shore, grazie alle quali avvengono due passaggi sotto una legislazione di paesi appartenenti ai cosiddetti paradisi fiscali che consente di non sapere chi sia il vero intestatario dell’appartamento. Il fatto che quell’appartamento sia partito da An e sia arrivato al cognato di Fini getta più di un sospetto, come lo getta uno dei tesorieri quando dice che solo ora ha saputo che quel Tulliani è cognato di Fini.

    Insomma Fini deve dare delle spiegazioni in forza della carica istituzionale che ricopre.

    Che lei non capisca che Napolitano ha l’obbligo di ascoltare il titolare di una carica istituzionale su cui gravano sospetti, onde assicurare i cittadini che quella carica è pulita, la dice lunga sul concetto approssimativo che lei ha delle Istituzioni.

    Se ha sentito il dibattito di ieri sera alla Camera avrà udito anche Franceschini (uno della sua parte, le cui idee non condivido, ma dovrebbe condividerle lei) dire che ci sono casi in cui non si deve attendere la magistratura. Qui non si dice affatto che Fini sia colpevole, ma si chiede che dia chiarimenti su una faccenda in cui i sospetti di un suo coinvolgimento sono pesanti.
    O lo capisce da sé, o è inutile dilungarmi a spiegare.

    Come pure di democrazia e di Istituzioni lei non capisce un acca, se non si rende conto che un presidente della Camera non può dire ad alcuni parlamentari: Voi vi astenete e voialtri invece votate contro. Si esce smaccatamente dal proprio ruolo, e Napolitano dovrebbe richiamarlo.

    Siamo molto indietro, Guelfi. Si  riappropri dei concetti sani della democrazia.

  5. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Agosto 2010 @ 00:44

    Carlo, simpatico, ma anche malinconico, il tuo resoconto. Anch’io ho seguito la diretta sul canale della Camera.

    Come ho già scritto più volte, do molta responsabilità a Fini delle difficoltà in cui si trova il governo.
    Sono dell’avviso, come sostiene Maroni, che alle prime difficoltà, si deve andare alle urne. Queste arriveranno subito a settembre. Il governo di transizione sarebbe un pateracchio e va anche contro le mie idee (frutto delle esperienze negative dei ribaltoni e della prima Repubblica)  secondo le quali  devono essere gli elettori a decidere chi deve governare, e non il Palazzo.

    Se Fini, come sono sicuro, metterà i bastoni tra le ruote (sulla riforma della giustizia è più che sicuro) si deve tornare al voto e saranno gli italiani a decidere.

    Per quanto riguarda i mercati, meglio le urne e il voto subito, in autunno, piuttosto che offrire ad essi  un governicchio barcollante e rissoso, come sarebbe quello che mettesse insieme Di Pietro, Bersani, Casini, Fini e Rutelli. Prova ad immaginartelo. Sarebbe più rissoso di quelli di Prodi. I mercati lo punirebbe sedutastante.

    Ora il Parlamento va in vacanza. Avremo modo di seguire meglio gli sviluppi dell’affaire Montecarlo, in cui vedo cose molto brutte combinate da An e conosciute sicuramente dal suo presidente Fini che, al momento in cui si svolsero, era anche presidente della Camera.

    Se non dà chiarimenti, deve dimettersi. A dare i chiarimenti basta una conferenza stampa aperta alle domande dei giornalisti. E’ una cosa molto semplice da poter mettere in piedi velocemnte. Mi domando perché Fini non lo faccia.
    Forse è per questo che non lo hai visto in forma ieri alla Camera.

  6. Commento by gianniguelfi — 5 Agosto 2010 @ 11:11

    Bene, ecco che la Procura romana ha deciso di aprire un fascicolo sul caso Montecarlo. Atto dovuto, visto che c’ è stata una dencuncia da parte degli amici di Storace. Toccava alla Procura intervenire ed è stato fatto. Quindi si lasci in pace Napoltiano il quale non c’ entra nulla. Quanto al presidente della Camera che dice ai suoi come votare, non mi pare l’ abbia fatto durante la seduta ma giorni prima. Quindi non c’ è nulla di irregolare. E poi non capisco perché m’ immischio nei litigi del Cdx. Fini l’ avete eletto voi, quindi cuccatevelo.

  7. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Agosto 2010 @ 13:35

    Appunto, non s’immischi poiché ha le idee confuse. Non si è accorto che nel corso del dibattito tanto Granata quanto Bocchino sono andati a consultarsi con Fini?
    Lasci perdere. La vicenda è troppo complicata per chi ha il paraocchi.

    La sinistra ha la colpa grave di proteggere uno come Fini.

  8. Commento by Carlo Capone — 5 Agosto 2010 @ 14:05

    Ieri sera ho seguito un dibattito molto interessante a TG3 notte fra Lupi e un finiano di cui non ricordo il nome. Ci sono stati scambi molto vivaci ma l’impressione generale, netta, è che non abbiano alcuna intenzione di andare alle urne. Checché ne dica Berlusconi. Insomma se a settembre si voterà su punti del programma quali gli sgravi  burocratici per le imprese, la riforma del fisco e quella della giustizia,  non c’è nulla che li divida ma, ha fatto notare il finiano, se ricominciamo con Lodi vari, processo breve  e leggi ad personam  allora non ci siamo.

    Berlusconi dovrà tenerne conto.

  9. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Agosto 2010 @ 15:22

    Vedremo, Carlo. Di Fini ormai non mi fido più da tempo. Comincio a condividere l’editoriale di oggi di Belpietro: Votare, votare, votare.

  10. Commento by gianniguelfi — 5 Agosto 2010 @ 17:38

    E’ proprio quello il punto, Capone: se Silvio si atterrà al programma governerà fino al 2013, se invece insisterà con processo breve e intercettazioni, che col programma non c’ entrano niente, i finiani lo faranno cadere. E una posizione chiarissima ma sopratutto corretta. Lo capirà Berlusconi? Secondo me, no.

  11. Commento by gianniguelfi — 5 Agosto 2010 @ 17:40

    E chi   lo dice che se il governo cade si debba andare a votare?

    Non è vero manco per niente. Perché se dopo un’ eventuale caduta di Berlusconi nelle camere si formasse una nuova maggioranza, diversa da quella uscita dalle urne, nulla e nessuno potrebbe sciogliere il parlamento sovrano. Nemmeno i carabinieri e tantomeno Napolitano.
    Vedo che il precedente del 1995, quando Scalfaro non poté impedire che la Lega appoggiasse una nuova maggioranza dopo aver fatto cadere Berlusconi, non ha insegnato niente
    Quindi la smettessero i ministri e in particolare il Premier di agitare quella minaccia, sostenendo che non si può cambiare maggioranza senza far ricorso al popolo.
    La Costituzione tuttora prevede che i parlamentari siano eletti senza vincolo di mandato. Norma che nel 2006 permise al sen. De Gregorio di passare con il Cdx due settimane dopo esser stato eletto con l’ IDV, senza che nessuno dell’ allora opposizione obiettasse alcunché.
    Se quella norma oggi non piace più la si abolisca e ne riparleremo.

    Inoltre Berlusconi ancora l’ altro ieri cercava di convincere Casini ad entrare nel governo, per rimpiazzare con quelli dell’ Udc i voti dei finiani in libera uscita.
    Se il progetto fosse andato in porto, oggettivamente la nuova maggioranza sarebbe stata diversa da quella uscita dalle urne.
    Com’ è che in quel caso il ricorso al popolo non era ritenuto necessario?

  12. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 5 Agosto 2010 @ 20:05

    Ci ha pensato Bossi, mi pare, a fermare questa stravaganza di Berlusconi che non condivido. Bossi è nella maggioranza. Andare comunque a braccetto con Casini non fa bene a nessuno. Casini, Bersani, Franceschini, D’Alema sono tutti uomini della prima Repubblica. Da evitare, come un pisano alla porta.

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