Caso Napolitano. Chi sa deve parlare!6 Dicembre 2012 Intanto liberiamoci da un equivoco in cui forse alcuni cittadini possono essere incorsi. Quando i pm di Palermo hanno dichiarato che nelle telefonate intercettate tra Napolitano e Mancino non hanno rilevato alcun reato, si riferivano – e non potevano fare altrimenti – al contenuto delle telefonate dell’intercettato (legittimamente ) Nicola Mancino, sospettato di aver mentito alle autorità giudiziarie. Sul contenuto delle telefonate di Napolitano non possono esprimersi, infatti, se non nei casi previsti dall’art. 90 della costituzione (alto tradimento e attentato alla costituzione) Dunque nulla di nulla sappiamo di ciò che il nostro capo di Stato ha detto all’amico Mancino. Solo possiamo fare delle ipotesi 1 – ricavate dal contenuto delle intercettazioni tra il consigliere giuridico di Napolitano, Loris D’ambrosio, e l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, contenuto che più volte chiama in causa Napolitano, 2 – e da ciò che è trapelato attraverso i quotidiani, in particolare Panorama e La Stampa, ovverosia: che nelle telefonate Napolitano si sia espresso in modo fortemente offensivo nei confronti di alcuni membri della famiglia Borsellino, e in particolare nei confronti di Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, che ha chiesto più volte l’impeachment di Napolitano per la sua intrusione nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia in corso a Palermo. Così che ciò che emerge da quanto finora si conosce è più che sufficiente per alimentare forti dubbi sulla correttezza istituzionale di Giorgio Napolitano. Stamani su “il Fatto Quotidiano†si legge una breve intervista a Nicola Mancino, il solo, oltre a Napolitano, che conosca per intero la verità (si è saputo infatti che una quinta telefonata non è stata intercettata), il quale dichiara perentoriamente che da lui non sapremo mai niente, e tuttavia gli sfugge una dichiarazione che, in realtà , conferma i sospetti. Ecco la parte dell’intervista che interessa: “Non posso parlare con un giornalista di conversazio Âni che sono state segretate e che, per la Corte costituzio Ânale vanno distrutte. Così resterà sempre un alone di mistero su quello che vi sie Âte detti. Dai resoconti di stam Âpa si sa che una telefonata era di auguri, ma nelle altre avete parlato dell’indagine di Paler Âmo? A parte il fatto che quelle di auguri erano due. Lei non vuole capire che io non posso parlare di queste cose. Io ho solo posto per  iscritto al capo dello Stato la questione del coordinamento delle indagini tra le diverse Procure. Non c’è nulla di segreto in questo per Âché la lettera è poi stata tra Âsmessa alla Procura generale dal presidente. Quindi lei dice: ‘È vero che ho chiesto il coordinamento tra le Procure di Palermo e Caltanissetta al presidente Napolitano con una lettera, ma non ne ho mai parlato al telefono’. Giu Âsto? No. Non le ho detto questo. Le dico che non posso parlare perché rispetto le istituzioni. E secondo le decisioni della Corte e dei magistrati quelle conversazioni devono restare segrete. Oltretutto sono state dichiarate irrilevanti dai pm e a distanza di tanti mesi io alla sua domanda sul contenuto replico: ‘Non lo so e comun Âque non le rispondo’.†Attenzione a quel “No. Non ho detto questo. Le dico che non posso parlare perché rispetto le istituzioniâ€. Un altro che fosse stato sicuro di una conversazione avvenuta in perfetta correttezza istituzionale, avrebbe aggiunto, a difesa del suo interlocutore, che non vi era mai stato niente di censurabile. Invece Mancino ha solo lasciato intendere che c’è un’altra verità , la quale è tutta nelle sue mani e in quelle del capo dello Stato. Ecco perché Napolitano dovrebbe parlare e liberarsi di ogni possibilità di ricatto. E il fatto che non parli e abbia chiesto protezione alla consulta, non fa altro che peggiorare la sua situazione. Infatti, il richiamo all’art. 271 del c.p.p. è talmente forzato che appare un vero e proprio affronto alla nostra Carta, eclatante se questo affronto viene avanzato da una magistratura nata per difenderne sia la lettera che lo spirito. E su entrambi non vi è dubbio che vi sia stato una specie di tradimento, visto che i padri costituenti hanno dibattuto sull’immunità del presidente della repubblica optando per una immunità limitata all’espletamento delle sue funzioni istituzionali. Che cosa ha fatto la consulta, invece, contro l’intendimento dei padri costituenti? Ha ritenuto autonomamente di estendere l’immunità del presidente della repubblica assegnando alle sue telefonate le tutele che l’art 271 c.p.p. concede ad altri, e in particolare a talune categorie professionali, alcune delle quali fra l’altro ben definite e in modo tale che non vi è alcuna possibilità di includervi anche la tutela alle telefonate del presidente della repubblica. La consulta poteva farlo? Non poteva, proprio perché facendo così ha alterato la lettera e lo spirito della costituzione, che avrebbe dovuto difendere. Come ebbi a scrivere quando la questione nacque, il rovesciamento a 360 ° gradi delle posizioni sostenute nel passato dalla consulta avrebbe rappresentato una pagina nera per la democrazia, da appaiarsi a quella del novembre 2011 con la sostituzione di un governo eletto democraticamente con un governo nominato da Napolitano. I due fatti, combinati insieme, non disegnano più uno Stato repubblicano, ma una monarchia assoluta, in cui il parlamento è ridotto a rango di cicisbeo, come avveniva nelle corti dei monarchi del passato. Ma sull’art. 271 c.p.p. c’è da dire qualcosa di più. Ossia: esso è stato suggerito nientemeno che dall’avvocatura di Stato, ossia dai difensori di Napolitano, e fatto proprio senza incertezze dagli alti magistrati giudicanti. “ (avvocatura di Stato)“È eviden Âte che si debba  ritenere  la inutilizzabilità  e  procedere alla distruzione immediata del  testo intercettato, ai sensi dell’art. 271  Cppâ€. (difesa dei pm di Palermo) Ora, a parte il fatto che il 271 riguarda le telefonate illegali (e quel Âle di Palermo sono legittime) o quelle captate fra l’indagato e il suo legale, escluso comunque il caso che costi Âtuiscano “corpo del reatoâ€, la proce Âdura di distruzione è comunque af Âfidata al “giudice†e mai al “pmâ€. Qui invece l’Avvocatura si fa scudo di quella norma, prevista per casi tut Ât’affatto diversi, per chiedere alla Consulta di intimare “alla Procura†l’â€immediata distruzione delle inter Âcettazioni telefoniche casuali del Pre Âsidenteâ€. Una sorta di istigazione, alla Corte e ai pm, a violare la legge.†Dunque, se i pm o il gip seguissero il dettame della sentenza e procedessero alla distruzione senza contradditorio tra le parti violerebbero la legge. Una aberrante situazione, che si rivela come creata al solo scopo di aiutare Napolitano a mantenere il segreto sulle sue oscure telefonate. Bisogna porre fine al più presto a questa situazione di aberrazione giuridica, destinata a degenerare. E, visto che Mancino si rifiuta di parlare, lo faccia, per senso del dovere e di servizio allo Stato, chi altri conosca la verità . Tra questi vi è indubbiamente Antonio Ingroia. A lui chiedo il coraggio degli eroi: rischiare tutto (i suoi nemici sono numerosi e vendicativi) e raccontare che cosa quei nastri nascondono. Faccio seguire alcuni link significativi: Letto 1469 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||