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Che Astolfo recuperi il senno di Scalfari e Eco

27 Aprile 2010

Si dice: È duro come un sasso. Questa espressione popolare vale anche per certi intellettuali che, magari automaticamente bravi in un campo in cui hanno avuto gratis i doni dalla natura, fanno acqua laddove invece c’è da usare la cervice, e l’hanno dura come una pietra. Insomma, più di lì non riescono ad andare.  

È il caso di Eugenio Scalfari e di Umberto Eco. Ad essi aggiungo, ahimè giacché gli avevo accreditato qualche chance in più rispetto a Franceschini, Pier Luigi Bersani.  

Quest’ultimo si è ridotto a coniare slogan, e anche lui, poveretto, più di lì non riesce ad andare. L’altro giorno coniò l’espressione “convergenze democratiche†e ora s’è messo in testa che vuole fare un “patto democraticoâ€.  

Se continua così bisognerà che si metta in saccoccia qualche sassolino, come fece il Pollicino della fiaba, altrimenti non sarà più in grado di ritrovare la strada di casa. Finirà come minimo in qualche cella di isolamento insieme con la Rosy Bindi, l’autrice dell’altra formula ad effetto: “sintesi pluraleâ€.  

Questi qui davvero fanno ridere e qualcuno dovrebbe consigliare loro di tacere, almeno fino a quando non abbia fatto effetto la cura a cui dovranno essere sottoposti: quella del riconoscimento della realtà.  

La stessa cosa accade a Eugenio Scalfari e Umberto Eco. Una mattina di quindici/sedici anni fa il loro cervello ha smesso di registrare e la memoria è andata a farsi friggere.  

Lo choc gliel’ha procurato la vittoria di Berlusconi nel 1994. Da quel momento in poi hanno perduto il senno e ripetono la stessa filastrocca: Berlusconi è un dittatore. In Italia non c’è democrazia. Il pennino della memoria non registra più dal 1994.  

Quando la cura a cui andrebbero sottoposti con estrema urgenza, avrà sortito il suo effetto e il pennino avrà ricominciato a registrare, si accorgeranno che non vi è Paese che possa dirsi più democratico dell’Italia. Dove chi vota è libero di votare, dove l’opposizione ha largo spazio anche sui media (più di quanto ne abbia chi governa) e nel momento stesso in cui Scalfari e Eco negano la libertà, ne stanno facendo uso.  

È il momento, dunque, di chiedere aiuto all’Astolfo ariostesco. Che vada sulla luna a recuperare le ampolle in cui si conservano i senni di Scalfari e di Eco, e già che c’è anche quella di Bersani,  e le riporti sulla terra. C’è bisogno di un’operazione di reimpianto.  

Potrei lasciarli al loro destino, ma la mia è semplicemente pietas. Non posso continuare a vedere due zombi, e tre con Bersani, che non si rendono conto della realtà in cui vivono.


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2 Comments

  1. Commento by Mario Di Monaco — 27 Aprile 2010 @ 13:03

    Il  sentiero del cambiamento si fa sempre più stretto ed intricato e le imboscate per bloccarne il percorso più frequenti e difficili da fronteggiare perché provengono da entrambi i poli.

    La partita delle riforme si gioca fra due schieramenti trasversali, in ognuno dei quali militano esponenti della maggioranza e dell’opposizione.

    Da una parte, c’è la vecchia nomenclatura, che si propone di lasciare sostanzialmente invariato il vigente assetto costituzionale, che assegna, di fatto, alla mediazione dei partiti, il potere di decidere chi deve governare il paese.

    In passato, è capitato più volte di assistere a manovre e a ribaltoni che hanno dato origine a governi appoggiati da formazioni politiche che avevano perso le elezioni. Ed anche in questi giorni sembra di capire che esiste un analogo tentativo.

    Con l’attuale sistema, infatti, i cittadini esprimono una volontà che i dirigenti politici possono ignorare,  tanto la loro posizione è al sicuro da qualsiasi esito elettorale, come dimostra il fatto che da anni, gira e rigira, gli apparati   di entrambi gli schieramenti sono formati più o meno dalle stesse persone.

    Dall’altra parte, ci sono i volti nuovi della politica, che vorrebbero cambiare la seconda parte della costituzione, per rendere più moderna e dinamica l’organizzazione statale e più incisiva l’azione di governo.

    Berlusconi è consapevole di tale difficoltà, e da qualche giorno ha abbandonato l’idea di procedere anche senza l’accordo con la minoranza, rivolgendo un appello ai parlamentari di entrambi i poli per un’azione congiunta in favore dell’auspicato cambiamento.

    Staremo a vedere se a vincere la partita sarà ancora una volta la vecchia nomenclatura.

  2. Commento by Ambra Biagioni — 27 Aprile 2010 @ 19:58

    Dal Legno

    Che Astolfo non si permetta di recuperare il senno di certi marpioni !

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