Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

CINEMA: I film visti da Franco Pecori

18 Giugno 2011

[Franco Pecori dal 1969 ha esercitato la critica cinematografica – per Filmcritica, Bianco & Nero, La Rivista del Cinematografo e per il Paese Sera. È autore, tra l’altro, di due monografie, Federico Fellini e Vittorio De Sica (La Nuova Italia, 1974 e 1980). Nel 1975, ha presentato alla Mostra di Venezia la Personale di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet; e alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, con Maurizio Grande, una ricerca su Neorealismo: istituzioni e procedimenti (cfr. Lino Miccichè, Il Neorealismo cinematografico italiano, Marsilio). Dal 2002, ha tenuto per 4 anni, sul Televideo Rai, la rubrica settimanale Film visti da Franco Pecori. Noto anche come poeta, Pecori può vantare la stima di Franco Fortini]

Isola 10

Dawson, Isla 10
Miguel Littin, 2009
Fotografia Miguel Ioan Littin
Benjamí­n Vicuí±a, Cristián de la Fuente, Pablo Krögh, José Bertrand, Sergio Hernández, Luis Dubí³, Matias Vega, Horacio Videla, Alejandro Goic, Caco Monteiro, Andres Skoknic, Elvis Fuentes, Pedro Villagra, Jose Martí­n.
Roma 2009, concorso.

A 36 anni dal golpe di Pinochet, il cileno Littin (La tierra prometida, 1972,  Actas de Marusia: Storia di un massacro, 1976,  Alsino y el Cí³ndor, 1983, La ultima luna, 2005)) rielabora nella memoria il drammatico periodo del campo di concentramento  sull’isola di Dawson (Stretto di Magellano)  dove furono  costretti  ministri, deputati e dirigenti dell’Unitad Popular. Il dolore per la sconfitta di Allende e del disegno di una  società socialista è ancora oggi vivo. Il film trasmette un sentimento di profonda  amarezza mista a rabbia per le ingiustizie (e torture) subìte. Littin si rifà al libro dell’ex ministro Sergio Bitar (Vicuí±a),  Isla 10, scritto ad Harward  dopo la liberazione. I prigionieri si aiutano l’un l’altro  per sopportare la prigionia e la violenza esercitata su si loro dai “cani da guardia” della dittatura. La regia sembra non aver bisogno di “aggiornamenti” stilistici, quasi che Littin volesse riaffermare la validità di un cinema anni Settanta non ancora morto. La figura di Allende appare in pezzi di documentario che si fondono senza contraddizione stilistica con il “diario di un prigioniero di guerra” e il tempo trascorso fino a noi si azzera in una provocazione politica: «Passato, presente e futuro – dice l’autore –  costituiscono una sola verità ». E «La memoria non si restaura, si risveglia ».


Letto 2366 volte.


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart