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CINEMA: I film visti da Franco Pecori

16 Gennaio 2010

[Franco Pecori dal 1969 ha esercitato la critica cinematografica – per Filmcritica, Bianco & Nero, La Rivista del Cinematografo e per il Paese Sera.  È autore, tra l’altro, di due monografie, Federico Fellini e Vittorio De Sica (La Nuova Italia, 1974 e 1980). Nel 1975, ha presentato alla Mostra di Venezia la Personale di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet; e alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, con Maurizio Grande, una ricerca su Neorealismo: istituzioni e procedimenti (cfr. Lino Miccichè, Il Neorealismo cinematografico italiano, Marsilio). Dal 2002, ha tenuto per 4 anni, sul Televideo Rai, la rubrica settimanale Film visti da Franco Pecori. Noto anche come poeta, Pecori può vantare la stima di Franco Fortini]

A single man

A single man
Tom Ford, 2009
Fotografia Eduard Grau
Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult,  Matthew Goode, Jon Cortajena, Paulette Lamori, Ryan Simpkins, Ginnifer Goodwin, Teddy Sears, Paul Butler, Aaron Sanders.

Sensibile, un po’ estetizzante. La bravura di Colin Firth e Julianne Moore riscatta l’esercizio tematico del regista debuttante (ma di gran nome nel mondo della moda, Gucci, Saint Laurent e via dicendo) e trasforma la convenzionale questione della solitudine e dell’omosessualità   in un credibile e a tratti emozionante  incontro di anime. Sono gli anni  ’60 –  Sessantotto ancora lontano.  George/Firth, professore universitario, tiene lezioni sulla paura. Ha subìto la perdita del compagno e sente che non gli sarà facile, da gay e da persona cosciente del contesto, sopravvivere  senza una vera vicinanza affettiva. Con abili e spiritosi tocchi ambiantali, Ford definisce gustosamente il vicinato e la mentalità di riferimento. Uno studente (Hoult)  si avvicina al professore, scoprendo in sé una qualche speciale tendanza. George quasi gli cede, si concede con lui  un bagno “pazzo”  nel mare argentato dalla luna. Ma la “salvezza” è lontana. Lo capiamo quando, una sera, George e Charley/Moore passano un’ora in casa, aggrappati all’impossibile. Mangiano, chiacchierano, bevono, ballano  uno strepitoso  twist. Lei in un solo minuto racconta una storia di sé fatta di ardori inconfessati e di amare delusioni, aggancia l’amico in un corpo-a corpo disperato e sarcastico. È un momento di poesia travolgente, reso possibile dall’indimenticata protagonista di Lontano dal Paradiso (Haynes, 2002). Per il resto, Ford lascia intendere buone possibilità autoriali, al di là dell’eleganza dello stile.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart