CINEMA: I MAESTRI: La morte sul fiume9 Agosto 2012 di Filippo Sacchi Si era visto il giallo accoppiato allo studio psichiatrico, il giallo accoppiato al problema sociale, il giallo accoppiato al romanzetto sentimentale, persino il giallo accoppiato alla farsa: ma non si era mai visto il giallo accoppiato alla fiaba. Questo è La morte corre sul fiume. C’è sempre nel “giallo” una radice demoniaca, come c’è sempre nella fiaba una radice poetica. È sulla confluenza di questi due elementi, generatori di mistero, che Charles Laughton, il celebre attore qui alla sua prima prova di regista, ha arditamente pun tato, riuscendo a comporre un film singolare e imprevisto, di una incredibile varietà di piani e di motivi, irrealmente in bilico tra il mostruoso e l’angelico, tra l’ossessione e l’idillio, fatto di cupa ten sione e di dolce lirismo. Il difficile con la fantasia non è di immaginare ma di concretare l’immaginazione, di darle corpo, corpo di sillabe, di suoni, di con torni, di forme moventi, per cui la chimera, la favola ci appaia come in prolungamento e in trasparenza del vero. Ora con tutte le migliaia e migliaia di sogni, di leggende, e di miracoli che so no stati girati al cinema, solo due volte quella magica operazione è riuscita: in Capriccio spagnolo e in Giochi proibiti. È se mai a quest’ultimo che il film di Laughton vagamente si apparenta, nonostante la sua rincuorante conclusione («I bambini sono più forti dei grandi »). Anche La morte corre sul fiume è la segreta avventura di due bimbi isolati e sperduti in un mondo di tetre forze e di indecifrabili simboli. I due fanciulli, John e Pearl, hanno veduto un giorno arrestare davanti a casa il loro papà il quale, spinto dalla disoccupazione e dalla miseria, aveva ucciso per rapinare diecimila dollari. Udendo avvicinarsi la sirena della polizia egli era corso prima a nascondere in un buco sotto il basamento della casa il denaro, e aveva fatto giurare ai due bambini che mai avrebbero rivelato, ad alcuno il nascondiglio, nemmeno alla mamma. In carcere, nella breve so sta prima della sedia elettrica, un suo compagno di cella, che benché vi sconti minori reati è un tenebroso criminale, sorprende da parole che gli sfuggono nel sonno il suo segreto, e appena rimesso in libertà, riprese le austere vesti del pastore sotto cui suole na scondere i suoi complessi da Jack lo sventratore, si reca nello squal lido sonnolento villaggio perduto in provincia, a cercare la vedova del giustiziato per carpirle la rivelazione e il gruzzolo. Egli cerca in un primo tempo di spingere la donna a questa confidenza at traverso l’esaltazione mistica (il modo con cui questo sadico Tar tufo organizza la prima notte di nozze è un capolavoro di raffinata perfidia), ma, accorgendosi ben presto che la poveretta non sa nul la, dirige le sue arti di implacabile indagine contro i bimbi. Una sera la moglie lo sorprende mentre sta terrorizzando la picco la Pearl, e vedendo scoperto il suo gioco egli sgozza la donna e la getta nel fiume. Mentre ella, finalmente in pace, dorme nel fondo, cerea, i lun ghi capelli biondi fluttuanti tra l’alghe come in una mobile bara di cristallo, si inizia la terribile partita tra i bimbi che per cercare scampo, soli con la loro povera bambola di stracci imbottita di dol lari, salgono su una barca e si lasciano andare alla corrente, e il nero predatore che a cavallo li segue di lontano lungo le rive. Que sto incantato andare nella misteriosa vita del fiume, e i sonni dei due innocenti sul placido cullare dell’acqua, e le loro furtive soste notturne nelle stalle della riva, e l’approdo finale nella casa della evangelica vecchina che darà loro difesa e rifugio è raccontato con un bizzarro, svagato e insieme patetico estro, solo paragonabile talora alla misteriosa fragranza di certe pagine di Huckleberry Finn. Grande, impagabile Laughton: quando molte cose saranno di menticate, vivrà l’episodio della notte di John e di Pearl nel fie nile, la luce vitrea di quel ciclo, l’ipnotica fissità di quella falce di luna sospesa sulla buia pianura, e quel fantasma di cavallino che passa laggiù sulla linea dell’orizzonte col profilato risalto del le ombre cinesi. Letto 1610 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||