Democrazia sospesa, eccome21 Dicembre 2011 di Giuliano Ferrara Gentile presidente Napolitano, noi cer chiamo di valutare sine ira ac studio la nuova situazione determinata dalle sue deci sioni, accolte dalla grande maggioranza del Parlamento eletto nel 2008, all’indomani del le dimissioni di Silvio Berlusconi dalla cari ca di capo del governo. Non abbiamo fatto demagogia attribuendo alla sua azione poli tica in favore di un governo tecnico di fine le gislatura secondi fini, in conflitto con la ir responsabilità politica fissata per la presi denza della Repubblica, come privilegio e come limite, dalla Carta costituzionale. Ab biamo fatto bene attenzione a evitare non ché asprezze anche solo giudizi affrettati. Era una variante possibile della sua condot ta, la decisione d’emergenza di nominare una persona di chiara e illustre fama sena tore a vita, e subito dopo di fame il nuovo capo dell’esecutivo, con ministri non parla mentari da lui proposti e da lei nominati, senza passare per lo scioglimento delle Ca mere e nuove elezioni. Malgrado questa clausola di cautela e di rispetto per margini istituzionali e formali che era in suo potere utilizzare, sollecitan do una risposta positiva dei partiti di mag gioranza e di opposizione, che disgraziata mente è arrivata, abbiamo detto a voce alta che in Italia la democrazia è sospesa nel suo significato più profondo: l’autogoverno ovve ro la decisione da parte del corpo elettora le intorno a chi debba guidare l’esecutivo, e con quale programma. Le chiediamo analo go rispetto per il nostro giudizio, che è espressione autentica di quel pluralismo dei punti di vista nel quale si realizza la libertà politica del popolo e dell’opinione pubblica, oltre che la funzione non subalterna della stampa di idee. Nel merito della questione lei sa che ab biamo fondamentalmente ragione. Se avessi mo detto che questa resa a una visione tec nocratica della cosa pubblica equivale a una soluzione autoritaria e antiparlamentare, avremmo detto una colossale sciocchezza (e forse qualche espressione troppo colorita ci è scappata). Il carattere parlamentare e costi tuzionalmente accettabile della decisione presa è testimoniato dall’assenso chiesto e ottenuto dal governo in sede, di veto $i fiducia alla Camera e al Senato. È le procedure o prassi di consultazione tipiche del vecchio sistema repubblicano, precedente il vàro di leggi elettorali maggioritarie, sono state ri spettate. Non è un ribaltone contro la maggio ranza eletta, sebbenela Legae altre compo nenti minoritarie della maggioranza uscente abbiano ragioni, che devono anch’esse esse re rispettate, nel chiamarsi fuori da queste procedure; è un ribaltone con il consenso dei ribaltati e con il non molto fervoroso assen so di un’opposizione che si trova oggi parte di una maggioranza tripartita estranea alla fi siologia di una minoranza che si dovrebbe fa re governo alternativo attraverso la conqui sta del consenso su una nuova leadership e un nuovo programma. Ci mancherebbe altro. Il governo Dini-Scalfaro del 1995, con il rinvio forzoso delle elezioni e le polemiche durissi me a tutti note, è cosa diversa dal governo Monti-Napolitano del 2011. Questo giornale cerca anche di capire che cosa si possa trovare di buono in una soluzio ne in linea di principio politicamente inac cettabile. Cerchiamo di non essere faziosi e non rinneghiamo battaglie riformatrici nem meno se elementi di riforma necessari al paese siano realizzati in un contesto politi co totalmente anomalo. Pensiamo che i par titi dovrebbero riflettere su un sistema che non ha garantito né la governabilità piena né un pieno esercizio del diritto di opposizione, e salutiamo con simpatia l’iniziativa Calderisi, il rilancio del tema presidenzialista, nel l’Italia del governo del presidente come al tra pelle della democrazia maggioritaria. Ma lei, signor presidente, deve accettare la verità delle cose, che non si può limitare a richiami formali tanto severi quanto inap propriati. Nel 2008 abbiamo scelto a mezzo voto popolare un governo, una coalizione di maggioranza, un programma e un capo del l’esecutivo il cui nome campeggiava sulla scheda elettorale; caduto quel governo, oc correva eleggerne un altro, almeno secondo le regole di una democrazia sana, organizza ta nel suo momento più alto di espressione, il voto, da una legge elettorale maggioritaria. Il nesso tra il voto degli italiani e il governo in carica non può essere trattato come un’ub bia per intellettuali rancorosi incapaci di ca pire il dovere nazionale e l’emergenza euro pea. E’ un modo francamente intollerante di ragionare, ed è un messaggio al paese che in debolisce la consapevolezza di un cammino di quasi vent’anni, in cui è appunto preval sa almeno un’idea riformatrice di valore co stituzionale, di prassi costituzionale. A que st’idea lei ha reso omaggio sostenendo la le gittimità del governo Berlusconi fino all’ulti mo secondo, appellandosi alla coesione per evitare la crisi, e, a crisi aperta, subordinan do la scelta del governo tecnico del presi dente a un chiaro sì dei vincitori delle ele zioni politiche. Tutti sanno che se Berlusco ni le avesse detto: “Ora si va a votare”, lei non avrebbe forzato la nascita di un gover no di ribaltone con una maggioranza contra ria a quella eletta. E’ dunque assurdo e una punta surreale, anche a spiegazione del suo comportamento istituzionale corretto, che ieri al Quirinale lei abbia detto che tutto è regolare, che non ci sono problemi, che il go verno non è tecnico, che la democrazia non è mai stata così florida. Mi perdoni, presi dente, ma queste sono elusioni manipolato- rie e ideologiche le quali non dovrebbero appartenere al suo linguaggio politico e isti tuzionale. In una condizione diversa, con due partiti che hanno retto la prova della democrazia politica (il Psoe e il Pp), gli spagnoli hanno fatto riforme bipartisan, poi hanno concorda to nuove elezioni nella bufera finanziaria, le hanno tenute e hanno cambiato governo e maggioranza discutendo con i cittadini un nuovo programma. Il risultato, buon per lo ro, è una forte attenuazione delle tensioni di crisi, anche sotto il profilo della credibilità di mercato della loro soluzione politica, e un rinsaldamelo della procedura democratica maggioritaria. Noi siamo nel mezzo di un pas saggio molto più controverso e ambivalente. Capisco la sua voglia di difendere una scel ta istituzionale complessa e sofferta, capisco la necessità di spazzare via ogni dubbio sul la legittimazione della manovra, che costerà molto agli italiani e speriamo non si riveli un boomerang recessivo nella spirale della cri si finanziaria, ma gli uomini di stato pruden ti misurano le loro parole, e non rompono mai i ponti, propagandisticamente, con i da ti di fatto. Che sono la base del discorso e del la pratica di una democrazia. Con osservanza. Letto 1364 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||