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E’ inutile: “la Repubblica” se la canta e se la suona

2 Gennaio 2010

A poche ore dal discorso del capo dello Stato, c’è chi, come il quotidiano la Repubblica, attraverso l’editoriale di Massimo Giannini, vi prende spunto per rinfocolare quel clima di odio e di pessimismo da cui Giorgio Napolitano, insieme con Massimo D’Alema, cercano di trarci fuori.

E’ una guerra che pare non avere fine.
Quando Massimo Giannini conclude il suo editoriale con le parole:

“”Io non desisterò”, promette il presidente della Repubblica agli italiani, all’alba di questo insondabile 2010. Noi lo ringraziamo per questo. E siamo con lui.”, in realtà è contro di lui, giacché non ha capito un’acca del suo discorso, la cui centralità sta proprio nell’auspicio che il clima di odio e di incomprensione venga superato. Queste le parole di Napolitano:

Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò.
Anche perché nulla è per me come Presidente di tutti gli italiani più confortante che contribuire alla serenità di tutti voi.

Chi sa che cosa stava facendo Massimo Giannini quando il capo dello Stato le ha pronunciate.  E quando ha pronunciato parole come queste: “non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudizialiâ€. E anche: “Si dovrebbero ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche; si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico.

Come fa Massimo Giannini  a non leggervi l’auspicio di collaborazione tra le forze politiche per migliorare su più versanti lo Stato?
Massimo Giannini era probabilmente intento a cucinare il cenone di fine anno e queste parole non le ha ascoltate e nessuno gliele ha riferite.

Lui del discorso di Napolitano è riuscito a capire che ancora ci sono gravi scompensi sociali e che la crisi colpisce soprattutto le fasce più deboli, aumentandone l’emarginazione.

Forse  stava cucinando lo zampone quando Napolitano ha riconosciuto che sforzi importanti sono stati fatti e che ad un anno di distanza le cose sono migliorate:

Oggi, a un anno di distanza, possiamo dire che un grande sforzo è stato compiuto e che risultati importanti sono stati raggiunti al livello mondiale: non era mai accaduto nel passato, in situazioni simili, che i rappresentanti degli Stati più importanti, di tutti i continenti, si incontrassero così di frequente, discutessero e lavorassero insieme per cercare delle vie d’uscita nel comune interesse, e per concordare le decisioni necessarie. Proprio questo è invece accaduto nel corso dell’ultimo anno. L’Italia – sempre restando ancorata all’Europa – ha dato il suo apprezzato contributo, con il grande incontro del luglio scorso a L’Aquila, e ha per suo conto compiuto un serio sforzo.

Massimo Giannini è convinto, mentre sta insaporendo le lenticchie che già friggono in padella, che da una crisi di questa portata si possa uscire con il semplice schiocco delle dita.

Ora, se posso capire il fatto che lui abbia preferito mettersi grembiule e copricapo e rintanarsi in cucina preferendo al discorso di Napolitano lo zampone con le lenticchie, e ogni tanto porgere l’orecchio al piccolo televisore acceso vicino ai fornelli, non posso ammettere che finga di ignorare i riconoscimenti internazionali che questo governo ha ricevuto per il suo efficace modo di contrastare la crisi e ridurne gli effetti devastanti. Se sono stati definiti devastanti, qualche segno nel nostro Paese, come negli altri, lo avrà pur lasciato.

Il governo non è il Padreterno, e nel valutare la sua azione si deve compararla anche con quella degli altri Paesi, e questa comparazione, se  analizzata senza i pregiudizi condannati da Napolitano, è stata riconosciuta tutta a nostro vantaggio.

Sono convinto che se avesse potuto farlo, Massimo Giannini avrebbe attaccato duramente il capo dello Stato per quel suo auspicio  nei confronti di un clima più responsabile e collaborativo.

E’ un tale  clima che non piace all’asse Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Travaglio e Di Pietro; e nei prossimi giorni avremo modo di constatare, ahimè, che certi guerrafondai sono interessati, sempre, comunque e soltanto, a rifornire di materiale bellico i magazzini dell’odio.

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Il messaggio di Napolitano. Qui.


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3 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 2 Gennaio 2010 @ 11:04

    Anno nuovo argomenti vecchi.

  2. Commento by Ambra Biagioni — 2 Gennaio 2010 @ 12:51

    Una volta lessi che non è mai così buioi come prima dell’alba, ma questo sarà buio sufficiente ?

    E, se fosse vero che questo sia il buio più buio, dovremmo ricordare che il veleno sta nella coda.

  3. Commento by Ambra Biagioni — 2 Gennaio 2010 @ 13:22

    Commenti sul Legno

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