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La Rosy Bindi e l’inciucio

3 Gennaio 2010

Chi ha visto il Tg2 delle 20,30 di ieri ha potuto ascoltare   due posizioni nettamente contrastanti sul modo di avviare la stagione delle riforme auspicate anche dal presidente Napolitano.

La prima è stata espressa da Maurizio Gasparri, il quale auspica che sia preso come punto di partenza del confronto la piattaforma Violante e che sia migliorata in particolare con il rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio e con la sua elezione diretta da parte dei cittadini.

La seconda è stata espressa da Rosy Bindi, presidente del Pd, la quale senza mezzi termini ha dichiarato che la piattaforma Violante deve essere il punto di partenza ma anche quello di arrivo e che lei è contraria al presidenzialismo.

Tra le due posizioni pesa il silenzio di Pierluigi Bersani, il segretario del Pd, voluto da Massimo D’Alema.

Mi domando come si possa arrivare ad un esito positivo del confronto se queste sono le posizioni di partenza dichiarate.

Naturalmente, come ho già scritto più volte, mi ritrovo interamente d’accordo con la posizione espressa da Maurizio Gasparri, e in modo speciale sulla necessità di prevedere la elezione diretta del presidente del Consiglio, che rappresenterebbe il vero discrimine tra la prima e la seconda Repubblica.

Solo con l’elezione diretta del presidente del Consiglio, infatti, il corpo elettorale assumerebbe il ruolo primario che gli attribuisce la Costituzione con il suo art.1 (che deve restare così come fu scritto, ovviamente, al contrario di quanto vorrebbe il ministro Renato Brunetta). Il parlamento deve mantenere, ossia, la stessa maggioranza e lo stesso premier scelti dagli elettori.

La posizione della Bindi è in realtà l’espressione di un desiderio immobilista e specioso, il quale nasconde la volontà di voler continuare le anomalie della prima Repubblica.

Infatti, il corpo elettorale, contrariamente a quanto prevede l’art. 1 della Costituzione, tornerebbe ad essere espropriato della scelta di decidere lui la maggioranza ed il premier che devono governare il Paese, facendo così un enorme passo indietro rispetto ai poteri che gli ha restituito la legge 270 del 2005.

La Rosy Bindi, in buona sostanza, vorrebbe tornare a quel periodo nefasto in cui le maggioranze si formavano e si sfacevano ogni sei, sette mesi, ed erano i partiti a cambiare di volta in volta il presidente del Consiglio.

D’Alema è stato accusato da Marco Travaglio di aver proposto l’altro giorno un inciucio. E allora che cosa propone la Rosy Bindi (e il suo partito, ammesso e non concesso che sia d’accordo con lei)? Propone un inciucio permanente e istituzionalizzato.

Infatti, tutti i numerosi governi della prima Repubblica, se vogliamo analizzarli con la Costituzione alla mano (soprattutto con una lettura corretta dell’art. 1) non sono stati altro che dei giganteschi inciuci.

Vogliamo tornare a quel periodo?

Molti che mi leggono sono giovani e non sanno, se non forse dai libri, che cosa è stata la prima Repubblica: il debito pubblico, del quale non ci libereremo mai, ne è l’emblema nella sua traduzione economica, e i numerosi governi balneari ne sono l’emblema nella sua traduzione politica.

Dunque: prima Repubblica uguale a inciuci, spesa incontrollata e ingovernabilità.

L’altro giorno Marco Travaglio ha preso ad attaccare Massimo D’Alema (segno che l’asse Repubblica-Bindi-Di Pietro-Il Fatto Quotidiano non vuole alcun confronto con la maggioranza); il 31 dicembre sul Fatto Quotidiano è apparso un articolo di Massimo Fini che domanda al capo dello Stato la grazia per il bandito Renato Vallanzasca. E’ di ieri la notizia che è stato allentato il regime di carcere duro per il boss Giuseppe Graviano (quello che non volle deporre quel famoso 5 dicembre, quando invece depose il fratello Filippo, smentendo il pentito Gaspare Spatuzza).

Oggi la Rosy Bindi parla papale papale della volontà di ritornare alla prima Repubblica, periodo in cui la politica raggiunse livelli di inciucio tanto esecrabili quanto colpevoli, poiché scientemente ricercati e voluti.

Non so se Gasparri abbia parlato ieri sera a titolo personale o in rappresentanza del Pdl quando si è espresso sulla necessità di prevedere l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Voglio sperare di sì e che tutto il partito sia e resti compatto dietro di lui (ho qualche dubbio su Fini, ma nei prossimi giorni ne sapremo di più).

I movimenti che si stanno pianificando da parte degli oppositori del governo Berlusconi, politici e non, mi insospettiscono, e dunque una tale compattezza della maggioranza deve rappresentare una priorità assoluta.

E’ evidente, infatti, che per non passare alla seconda Repubblica occorre eliminare politicamente (si spera solo politicamente) Silvio Berlusconi.

L’appuntamento delle regionali è vicino. C’è in giro aria favorevole al centrodestra. Una debacle dell’opposizione sarebbe quasi mortale.

Come evitarla? Non è difficile immaginare che qualche testa matta si avvalga delle agevolazioni concesse a Giuseppe Graviano per ottenere qualche sua deposizione compromettente per Berlusconi, e che magari (questo lo dico per farmici anche una risata) il bel René (leggasi Renato Vallanzasca), ottenuta la grazia richiesta da Il Fatto Quotidiano, faccia una rivelazione esplosiva dichiarando che la sua banda riceveva ordini direttamente da Silvio Berlusconi.

Non v’è dubbio che, recitata per benino alla vigilia delle regionali di marzo, una tale sceneggiata avrebbe il suo bell’effetto a favore dell’opposizione.

Si aggiunga che Antonio Di Pietro radunerebbe subito in piazza un bel po’ di bandiere viola e inveirebbe con pollice verso contro Napolitano perché esiterebbe a scacciare dal governo Silvio Berlusconi.

A questo proposito: vi siete mai domandato perché Antonio Di Pietro può rivolgere ripetute, pesanti accuse ed offese al capo dello Stato senza che mai un giudice abbia solo provato ad incriminarlo?

Beh, la risposta è semplice. Lui è il difensore dei privilegi dei magistrati. Toccare lui, magari arrivare a farselo nemico, significherebbe anche sgonfiarsi il portafoglio.

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3 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 3 Gennaio 2010 @ 10:31

    Non ho sentito Rai 2,   ma sapevo in partenza quale sarebbe stato il pareredella Bindi, ormai è scontato. Invece ti posso dire che anche Capezzone ha più volte affermato quello che hai sentito da Gasparri ed ha anche aggiunto che, nella riforma della Giustizia, si dovrà ripristinare quello che scaturì dal referendum a proposito della responsabilità civile dei Giudici.   Brunetta non vuol cancellare l’Art.1, ma dice   che è assurdo affermare che la nostra è una Repubblica sia fondata sul lavoro; qui l’intervista su Libero di ieri.

    Comunque sia, la Maggioranza ha i voti sufficienti per far passare le riforme e sicuramente nella minoranza ci saranno Parlamentari che voteranno a favore: questa è la strada che indica il PdL.

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 3 Gennaio 2010 @ 11:04

    Sono d’accordo anch’io sulla responsabilità civile dei giudici.
    Sono ottimista sulla volontà del Pdl di procedere alle riforme senza perdersi in lungaggini.

    Voglio fermamente l’elezione diretta del premier, e mi fa piacere che Capezzone, portavoce ufficiale del Pdl, abbia dato conferma in questa direzione. Ti ringrazio di avermelo comunicato.

  3. Pingback by La Rosy Bindi e l'inciucio | IlTuoWeb.Net News — 13 Marzo 2010 @ 12:12

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