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La magistratura è il Sud delle Istituzioni. Ecco perché è necessario il processo breve

28 Novembre 2009

E’ passata ieri sotto silenzio una notizia scomoda per coloro che sostengono che il cosiddetto “processo breve” scardinerà il sistema magistratura mandando in prescrizione un sacco di processi.

E’ passata sotto silenzio perché solo a leggerla viene il mal di pancia, e costringe i magistrati ad un esame di coscienza, di quegli esami autentici, da cui emergano colpe, negligenze, irresponsabilità, al fine di porvi rimedio.

La notizia non l’ha data uno qualunque, a cui si può fare maramao e fregarsene. L’ha data il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. In Italia, già ora, con la legislazione vigente, i solerti magistrati fanno cadere in prescrizione   “170 mila processi ogni anno. Si tratta di 466 processi al giorno, festivi compresi.”

Se provate a moltiplicare questi numeri per gli anni a ritroso che voleve voi, a piacimento, avrete un’idea della montagna di processi che sono andati a schifio, negando giustizia.

Ma non basta: ”Sulla durata dei processi – aggiunge – abbiamo pagato per effetto della legge Pinto, finora, 267 milioni di euro. Sono 500 miliardi di vecchie lire con cui si e’ fatta girare a vuoto la macchina della giustizia dovendo risarcire i cittadini”.

Se poi si aggiunge che le sedi giudiziarie sono più capillari rispetto a quelle dei maggiori Paesi europei, che i costi dell’amministrazione della giustizia sono i più alti in Europa, che anche il personale a disposizione della giustiza è più numeroso che negli altri Paesi del nostro continente, abbiamo il quadro preciso della situazione. Ossia: la produttività dei nostri magistrati (che sono, fra l’altro, ben pagati) è tra le più scarse forse dell’intero pianeta.  

Ciò significa che se si ripartisse tra le aziende italiane il personale complessivo assegnato alla amministrazione della giustizia, queste aziende andrebbero al collasso. Nessuno vorrebbe tra i suoi impiegati, quelli provenienti dalla giustizia.

La giustizia, dunque, i mezzi li ha e in sovrappiù a tanti altri Paesi, soltanto che li disperde e vanifica in una organizzazione pletorica e inefficiente.

Qualcuno potrebbe osservare: A questo punto, invece di introdurre il processo breve, non sarebbe meglio rendere più efficiente l’organizzazione della macchina della giustizia?

Saviano è uno di quelli che ci crede. Io no. E’ tanti anni che le cose vanno a questo modo. E’ tanti anni che gli amministratori della giustizia ascoltano le critiche nazionali e internazionali (ci sono stati anche moniti dell’Europa) provenienti da ogni parte. E cosa hanno fatto? Se ne sono infischiati. Nessuno al suo interno (guai a metter bocca nella loro organizzazione. Non si può. La Costituzione protegge la loro autonomia), che so, procuratori capo, cancellieri capo, giudici di più elevato grado, si sono posti il problema di vedere come migliorare le cose  per non subire più l’onta del ludibrio. Se ci hanno provato, i risultati nessuno li vede, segno che hanno cambiato la zuppa con il pan bagnato.

L’unica cosa che hanno fatto di concreto è rivolgersi allo Stato Pantalone e scaricare su di esso ogni responsabilità. Mancano i soldi per rinnovarsi, questa è la litania. Sarà anche vero, ma i soldi non sono assolutamente la causa del male. Qualsiasi investimento di denaro a favore della modernizzazione della magistratura è destinato a fallire, allo stesso modo che falliscono i denari diretti al Sud. La magistratura è il Sud delle Istituzioni.

Ciò che manca al magistrato è la volontà di impegnarsi in una organizzazione migliore. Le cose vanno bene così, lo stipendio corre da sé, qualsiasi sia la mole di lavoro svolto. Chi glielo fa fare, al magistrato, di rinunciare a questa pacchia?

Loro lo sanno bene che passati vent’anni c’è l’usucapione,  e un uso, una consuetudine,  dopo vent’anni  si trasformano in un diritto. Se arrivano i soldi, questi serviranno a rinforzare la pacchia, e non a lavorare di più e meglio.

Per fortuna c’è chi al governo la pensa come me, e non crede alla volontà riformatrice autonoma dei magistrati. Siccome, come ha ricordato ieri Napolitano, le leggi le fa ancora il parlamento, così come ha fatto i quattro codici che regolano la nostra vita e ai quali la magistratura deve obbedienza (lo stabilisce la Costituzione), così è arrivato anche il momento di introdurre qualche obbligo che dia una svegliatina (una mossa) al sistema pigro e irricettivo della magistratura.

Questa mossa, la più fattibile e urgente,  è né più né meno che il processo breve. Poi, a seguire a ruota, la riforma della giustizia, un po’ più complessa e bisognevole di una procedura costituzionale.

Dunque, quando l’opposizione e la magistratura si oppongono al processo breve, significa che vogliono lasciare le cose come stanno. Invocare soldi e risorse (magari venisse anche il raddoppio del personale!) non è curare la malattia, ma lasciare crescere il male.

I processi cadono in prescrizione già oggi, a causa della malattia. Torniamo a riflettere: sono 466 processi al giorno che vanno nel cestino: una vergogna.

Da qualche parte si dovrà pure cominciare, allora, se si vuole porre fine allo scandalo che ci mette alla berlina nel mondo. E siccome non si può credere, visti i tanti anni trascorsi invano, che la magistratura voglia impegnarsi di più con una organizzazione interna più produttiva ed efficiente, il parlamento ha il dovere di intervenire.

Non ci sono Berlusconi che tengano per giustificare il rifiuto dell’opposizione e dei magistrati all’introduzione del processo breve. Berlusconi è solo un bruscolino nell’occhio del processo breve.  L’intervento è  obiettivamente necessario e urgente, a prescindere da Berlusconi. Il caso Berlusconi  rappresenta solo la scintilla che ha riportato all’attenzione generale una giustizia che non funziona e nega i diritti dei cittadini.  

Il processo breve è  il frangiflutti  tra un nero passato e un futuro migliore. Del resto, se non fosse accecato dall’antiberlusconismo, anche il Pd lo riconoscerebbe, e acconsentirebbe al processo breve, avendolo proposto con ben due disegni di legge, nel 2004 e nel 2006, entrambi analoghi a quello presentato dal Pdl.

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“Stipendi d’oro e orari ridotti, la supercasta delle toghe”. Qui. Da cui estraggo:

“Dai dati, risulta che l’Italia ha il record europeo di processi pendenti: 9 milioni tra civile e penale. Da cui certo dipende un secondo e non meno allarmante record, quello dei processi che finiscono in prescrizione: più di 200mila l’anno. Diverse le cause. I tre gradi di giudizio, la scarsa attitudine al lavoro dei magistrati (4,2 ore al giorno secondo Stefano Livadiotti, autore de ‘Magistrati, l’ultracasta’), l’eccesso di leggi con relative sanzioni penali, la totale irresponsabilità dei pubblici ministeri cui nessuno è autorizzato a chieder conto di indagini lunghe e spesso infruttuose.”


Letto 2182 volte.


3 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 29 Novembre 2009 @ 16:47

    Sono felice e mi auguro solo che sia un inizio

    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26793

  2. Commento by Ambra Biagioni — 1 Dicembre 2009 @ 23:32

    Leggo su Facebook:

    Notizie da Ballarò…..
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    Oggi alle 22.53

    Brutta serata per Floris.

    Il politologo americano ospite martedì 1 dicembre risponde alle domande di Floris su Berlusconi e quello che dice, forse Floris non se lo aspettava: è in Italia che si parla di processo breve. Quello che per voi (italiani) sarebbe breve, per noi in America è normale. Se una procura ti vuole accusare, deve essere brava e preparata perché ha UNA SOLA OCCASIONE e POCO TEMPO per dimostrare la tua colpevolezza, mentre tu, una volta condannato puoi comunque andare in appello, negli USA come in Germania e altri paesi. Se sei riconosciuto innocente la questione si chiude PER SEMPRE!
    A volte è meglio rischiare di non condannare qualcuno che torturarlo per 20 anni a forza di processi.

    Sulla mafia e Berlusconi: la mafia è il BLOCCO DELLO SVILUPPO. Dove c’è la mafia non ci può essere sviluppo perché la mafia non la vuole. Berlusconi vuole lo sviluppo e i fatti che hanno tirato fuori dai pentiti si rifarebbero a Previti e fatti di 20 anni fa! Cose senza senso.

    Il politologo, infine, sostiene che in America vedono che non c’è un’opposizione a Berlusconi, ma almeno c’è un possibile sostituto, qualcuno che almeno, una volta che Berlusconi dovrà passare il testimone, potrà portare avanti un governo solido e affidabile.

    Alla puntata interviene telefonicamente anche Fini che “chiarisce” le sue affermazioni sentite nel video circolato anche in internet in cui si sentiva un fuorionda tra Fini e un giudice.
    Fini adesso afferma che è convinto che Berlusconi non abbia nulla a che fare con la mafia e che ha il diritto e dovere di governare fino a fine legislatura in quanto eletto dal popolo. Tuttavia, secondo Fini, il capo del governo deve avere rispetto per le istituzioni e la magistratura….

    Io domanderei al presidente Fini: ma la magistratura e le altre istituzioni invece non devono rispettare il presidente del consiglio e il volere popolare?

  3. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 2 Dicembre 2009 @ 00:00

    Come ho messo nella nota del post “L’ipocrisia di Fini (ma non sarà sotto ricatto?)”, ho ascoltato anch’io, Ambra,  la puntata e confermo le parole dette da Luttwak.

    Quelle sul processo breve sono state davvero un colpo per i denigratori del disegno di legge. Floris non sapeva che dire. Di Pietro ha farfugliato sulla validità del sistema penale italiano.

    Quando Luttwak ha detto che Fini potrebbe essere un valido sostituto di Berlusconi, perché serio e affidabile, si è capito (e il vicedirettore di Libero lo ha detto chiaramente) che il disegno in atto mira proprio a questo.   Gli Usa, se sarà indifendibile, sono pronti a mollare Berlusconi e a prendersi Fini.

    Fini questo lo sapeva per le molte riunion tenute in giro per l’Italia, ed ora lo ha saputo  direttamente da Luttwak. Nei prossimi giorni vedremo gli sviluppi.

    Ovviamente dietro a Fini si stanno aggregando molte forze e intrecciando molte alleanze.
    Fini ne sarebbe il nuovo garante, visto che Berlusconi non si è prestato.

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