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FAVOLE: Giù la coda

26 Febbraio 2008

 Gatti bianchi, gatti neri, un topo Baciccia e un cane grigio

di Lucetta Frisa    
[Gli ultimi libri di poesie pubblicati da Lucetta Frisa sono: “L’altra”, Manni, 2001 e “Se fossimo immortali”, Joker, 2006]

I gatti di   via Canneto il lungo sono bianchi e anche se qualcuno ha sul pelo delle macchioline, il colore di fondo è il bianco.
    I gatti di via Canneto il corto sono neri forse con qualche striatura più chiara qua e là, ma il loro colore di fondo è comunque il nero.
    Ci fu un tempo che tra gatti bianchi e neri non correva buon sangue, per dirla meglio, non si sopportavano proprio, forse perché i genovesi- sia uomini che gatti- hanno sempre avuto un carattere selvatico, cioè sarvego.
    Ma di chi era la colpa?   La colpa era della Luna. Sempre capricciosa, rende nervosissimo tutto quanto sulla terra respira, specialmente quando è Piena.
    Quando è Piena, i gatti bianchi sembrano ancora più bianchi, quasi luminosi,   mentre i neri diventano ancora più neri, quasi invisibili.
    Una volta al mese, fiutando nell’aria i raggi della luna, le vibrisse dei gatti vibrano più del solito. E una volta al mese, ai gatti bianchi prendeva la strana manìa di sentirsi superiori ai neri, più forti e belli di loro. I Neri, naturalmente, non erano d’accordo, i loro occhi sfavillavano nel buio, enormi e aggressivi, e si mettevano in guardia, pronti a difendersi. Perché sapevano di dovere subire dai Bianchi, l’umiliazione   GIU’ LA CODA.
    In che cosa consisteva?
    Ogni volta che un gatto bianco incontrava un gatto nero, il nero doveva abbassare la coda in segno di sottomissione e lasciargli libero il passo. E se non lo faceva…guai a lui!
    Ma c’è sempre una volta nella vita degli uomini e dei gatti che qualcosa non va più al solito modo.
    Infatti, i gatti neri cominciarono a ribellarsi. E come? Riunendosi tutti nello stesso angolo di via Canneto il corto, e poi facendo finta di dormire. In modo che i loro occhi non tradissero la loro presenza, non appena un Bianco fosse passato di lì. E subito dopo le ombre nere dei Neri saltavano addosso ai Bianchi come diavoli.
    Andò a finire che, con la Luna Piena o la Luna Nera, con la luna calante o crescente- i gatti bianchi e i gatti neri, si pestassero di giorno e di notte. I due carrugi Canneto il lungo e Canneto il corto divennero il teatro di quelle battaglie tremende da dove i litiganti ne uscivano con orecchie morsicate, occhi guerci, zampe   penzolanti, pelo spelacchiato e, colmo dei colmi, perfino senza più coda: un’offesa questa, intollerabile per i gatti.
    -Noi siamo i Gatti Bianchi – di razza superiore, –   e perciò è nel nostro diritto pretendere l’operazione GIU’ LA CODA!
    Così ragionavano i Bianchi.
    -Perché dobbiamo abbassare la coda? Loro sono bianchi e noi siamo neri. E con questo? I due colori si equivalgono.
    Così ragionavano i Neri.
    – Bisogna rivolgersi a un giudice, un giudice imparziale -disse un giorno il gatto Martino, il più intelligente e saggio dei Neri- Perché la giustizia è uguale per tutti.
    – E’ giusto – miagolarono i Neri – Ma a chi?
    – A chi non è né nero né bianco. A chi non è neppure un gatto, ma un animale diverso.
    – E’ giusto. Però bisogna comunicare questa idea ai Bianchi. Dal giudice dobbiamo andarci tutti insieme.
    – E’ giusto. -E chi di noi va dai Bianchi a dirglielo?
    – Ci vado io- miagolò Martino, spavaldo.
    L’accoglienza dei Bianchi non fu delle migliori: il buon gatto Martino ritornò senza coda.
    Era troppo. Una lezione ci voleva, di quelle da ricordare per sempre, di quelle che restano nei racconti delle nonne, che si fanno nelle notti di luna piena e nuova, calante o crescente, per generazioni e generazioni di gatti.
    E così fu: ottantatré gatti neri inferociti marciarono implacabilmente incontro ai nemici bianchi. Non erano mici amici, ma nemici terribilissimi.
    I superstiziosi che credono che i gatti neri, quando traversano la strada, portino sfortuna( anche a Genova, non solo a Napoli, c’è gente così) si nascosero dentro ai portoni dalla paura, si arrampicarono sui tetti, fecero le corna con le dita delle mani e dei piedi, si misero a invocare i santi protettori. I gatti, accorgendosi di seminare il terrore, si gonfiarono d’orgoglio dentro il loro pelo. Appostati all’angolo di via Canneto il lungo – il territorio dei Bianchi – immobili e silenziosi come tante statuine, si prepararono al grande balzo, nel buio profondo della notte.
    La Luna era Nera, il cielo nerissimo : tutto giocava in loro favore.
    Appena videro apparire Biancomagno – il capo – e la sua banda – presero di mira la sua parte anatomica più nobile: la Coda!   E giù…tutti addosso a quella coda, molto rispettabile, essendo bianca…

    Nel bel mezzo del combattimento, si trovò a passare il topo Baciccia, vecchio topo piagnucoloso, tutta la vita trascorsa a tremare di paura quando incrociava un gatto: bianco o nero, a lui non importava. Gatti erano, quindi, per lui, feroci cannibali e nient’altro.
  Figuratevi il poverino come si sentì, quando si vide lì in mezzo. Avrebbe voluto avere le ali come i suoi cugini pipistrelli e volarsene via a 8000 metri d’altezza!
    Appena lo vide, il gatto Martino, miagolò:
    – Ecco il giudice che fa per noi. E lo acchiappò, ma con grande delicatezza.
    Tutti i litiganti, per la prima volta nella storia, si trovarono d’accordo.
    Uno per uno annusarono dalla testa ai piedi il topo Baciccia e trovandolo adatto al compito, lo deposero sul cassonetto dei rifiuti.
    Il topo Baciccia se la faceva addosso dallo spavento.Non capiva niente. Batteva i denti, in preda alle convulsioni. Il cervello -già piccolino per natura – si restrinse tanto da paralizzarsi del tutto.
    – Rispondi! – tuonava il gatto Biancomagno – secondo te, chi di noi ha ragione? I Bianchi o i Neri?
    – Rispondi –   strillava il gatto Martino – secondo te, chi di noi ha ragione? I Neri o i Bianchi?
    – Io non…io non…balbettava il topo Baciccia, tutto sudato. Delirava.
    Che ne sapeva lui, dell‘OPERAZIONE GIU’ LA CODA? Cosa c’entrava lui, povero topo, in quel losco affare tra gattacci? Cosa volevano da lui, dolce topolino, quegli orribili mostri che gli avevano divorato la nonna, la zia e il cognato?
Il topo Baciccia piombò svenuto dentro il bidone dei rifiuti.
    – Che vigliacco! – commentarono i Bianchi e i Neri. E’ svenuto per sfuggire alle proprie responsabilità!
    E per la seconda volta si trovarono d’accordo.
    – Cerchiamo un altro giudice -miagolò Martino – Più serio di lui!
    – E chi potrebbe essere?
    – Il Cane Grigio! – tuonò Biancomagno illuminandosi come una lampadina – Il cane non è un gatto… e… neppure un topo!
A questa grande verità, tutti, Bianchi e Neri, annuirono.
Canegrigio, essendo cane, non ha grande simpatia per noi gatti -continuò Biancomagno –   né Neri né Bianchi e perciò… è il giudice imparziale che fa al caso nostro!
    La proposta venne accolta all’unanimità.
    Andarono a cercare Canegrigio, conoscevano il territorio dove bazzicava, le sue abitudini. Nelle notti di Luna Nera, lui dormiva accucciato dietro un vecchio portone di un carruggio.
    Un concerto di miagolii svegliò il cane, un bastardino dal muso simpatico. Prima si spaventò un poco, fece un fievole ringhio (non aveva mai visto tanti gatti insieme in vita sua) poi, lentamente, cominciò a muovere la coda. Avrebbe fatto amicizia anche con loro, già pensava.
    -Noi siamo i Gatti Bianchi – si presentò Biancomagno, gonfiandosi tutto – e perciò pretendiamo dai Neri…l’Operazione GiU’ LA CODA, bla bla bla…
    Il bastardino, tranquillizzato, scodinzolava.
    – Noi siamo i Gatti Neri miagolava Martino – e non vogliamo subire l’Operazione GIU’ LA CODA, da parte dei Bianchi, bla bla bla…
    Il bastardino continuava, tranquillo, a scodinzolare. Sembrava divertirsi un mondo.
    I gatti pensarono che quel cane doveva essere un po’ strano, li guardava con molta curiosità, sembrava non afferrare bene il senso di quanto gli dicevano e quella sua coda, tanto allegra, era davvero diversa dalla loro che invece, era oggetto di discordia.
    – Come avete detto? – li interruppe, a un certo punto, Canegrigio meravigliato – Bianchi? Neri? Che cosa significa? Spiegatevi meglio.
    Chi di loro poteva immaginare che Canegrigio fosse daltonico ? Aveva cioè un piccolo difetto della vista che gli impediva di distinguere i colori. Questa particolarità ce l’hanno solo i giudici imparziali e Canegrigio era uno di quelli.
    E così, per merito suo, i gatti bianchi e i gatti neri si resero conto, finalmente, che tra loro non c’era nessuna differenza e da quella memorabile notte di Luna Nera, quando accadeva che si incontrassero in via Canneto il lungo e in via Canneto il corto, si salutavano gioiosamente seguendo le regole dell’OPERAZIONE SU LA CODA che consiste nell’alzare dritta la coda – la nera come la bianca – nello stesso momento.

Nota.
Via Canneto il lungo e via Canneto il corto sono due vecchi carrugi del centro storico di Genova.


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Bart