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Fini ancora ambiguo

15 Novembre 2009

Come la interpretate voi questa frase che si legge qui?:

“Dunque, per Fini le elezioni anticipate “sarebbero il fallimento della legislatura sia per gli elettori sia per il Pdl. Non penso che le elezioni anticipate possano essere evocate, a meno che non ci si convinca della bizzarra teoria del complotto. In ogni caso, nella Costituzione vigente nessuno, neanche il presidente del Consiglio, può sciogliere le Camere se non il Capo dello Stato” (il grassetto è mio).

Non è passato molto tempo da quando Fini tuonava dal suo scranno di presidente della Camera che, se cade Berlusconi, c’è una sola strada da prendere: andare alle elezioni. Ecco qui quanto dichiarava all’indomani della sentenza sul Lodo Mondadori:

Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime Politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier” (il grassetto è mio. Ndr). Parola di Gianfranco Fini. E’ la svolta (tanto attesa da Silvio Berlusconi). Il numero uno della Camera mette così fine a tutte le ipotesi di un governo bipartisan o del Presidente (come ha chiesto Rutelli) nel caso dovesse cadere il Cavaliere. Un esecutivo che avrebbe dovuto fare perno proprio sull’ex leader di Alleanza Nazionale: o come presidente del Consiglio ‘traghettatore’ o quantomeno per la sua pattuglia di fedelissimi in Parlamento.

Ora quella sua prima frase che ho voluto sottolineare potrebbe porsi in contrasto con la seconda (da me condivisa e del pari sottolineata), e far ritornare la nostra Repubblica ai tempi dell’orribile (politicamente) Oscar Luigi Scalfaro, il quale, nonostante gli elettori avessero scelto un presidente del consiglio ed una maggioranza di centrodestra, non volle andare alle elezioni e formò il disastroso governo Dini con una maggioranza di centrosinistra.

Non v’è dubbio che la Costituzione attuale attribuisce al capo dello Stato il potere formale di sciogliere le Camere, ma sembrava acquisito anche da Fini (non dalla Bindi ad esempio) che la nuova riforma elettorale del 2005 (legge 270) ha di fatto modificato la Costituzione e, poiché il premier è eletto dal popolo, quelle del parlamento e del capo dello Stato sono diventate mere formalità burocratiche in ossequio a vecchie norme della Costituzione non ancora modificate.

Quindi se Berlusconi si dovesse dimettere, non ci potrà essere altra strada, caro Fini, che il ritorno alle urne, e tanto il parlamento quanto il capo dello Stato dovranno limitarsi ad acconsentire, espletando in senso inverso gli stessi adempimenti formali coi quali, subito dopo le elezioni del 2008, lo hanno designato a capo dell’esecutivo.

Fini, che sta ormai cambiando molte sue idee, ci ha preso gusto e temo che sarà difficile che dalla sua bocca escano parole di verità. La sua ambizione, nonostante le sue dichiarazioni contrarie, lo sta rendendo ridicolo agli occhi (e alle orecchie) di molti italiani.

Articoli correlati

“Fini: no al voto anticipato”. Qui.

“Io non cerco leadership personale”. Qui.

“Il Cavaliere tentato dalle urne” di Amedeo La Mattina. Qui.

Fini adottato da Il Fatto Quotidiano. Avrà pure un significato questa adozione.
Siccome il link al quotidiano di Travaglio e Padellaro può nel tempo non essere più leggibile, lo riporto integralmente (l’articolo è firmato il 14 novembre da Antonio Padellaro):

“Presidente Napolitano. Presidente Fini. “Adesso basta” è il titolo che abbiamo stampato ieri sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Adesso basta è scritto sulle migliaia di messaggi che giungono al nostro giornale. Tutti indistintamente chiedono di mettere la parola fine allo scandalo che da quindici anni sta sfibrando l’Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia.

Quello che rivolgiamo a voi che rappresentate la prima e la terza istituzione della Repubblica (sulla seconda, il presidente del Senato Schifani pensiamo di non poter contare) non è un appello ma una richiesta di ascolto che, siamo certi, non andrà delusa. Tutte quelle lettere, e-mail, fax esprimono una protesta e una speranza. Di protesta “contro l’arroganza di un Potere che sembra aver perso ogni senso della misura e anche quello del decoro ”, scrisse Indro Montanelli sulla Voce nel 1994, all’epoca del decreto Biondi. Fu il primo tentativo di colpo di spugna al quale ne sarebbero seguiti altri diciotto negli anni a seguire fino all’ultima vergogna chiamata “processo breve”. Allora la battaglia fu vinta.

La redazione della Voce fu alluvionata di fax dei lettori disgustati, il decreto fu ritirato e il grande giornalista così rese omaggio allo spirito di lotta dei concittadini: “Fino a quando questo spirito sarà in piedi, indifferente alle seduzioni, alle blandizie e alle minacce, la democrazia in Italia sarà al sicuro ”. Malgrado abbia attraversato tante sconfitte e tante delusioni quello spirito non appare per nulla fiaccato e chiede di trovare una risposta capace di dirci che la politica non è solo interesse personale e disprezzo per gli altri. Che le istituzioni sono davvero un baluardo contro le prepotenze del più forte. Questa è la nostra speranza presidente Napolitano e presidente Fini. Per questo vi trasmetteremo i messaggi dei nostri lettori. Tenetene conto.”

Un altro voltafaccia di Fini. Qui.


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6 Comments

  1. Commento by Carlo Capone — 15 Novembre 2009 @ 20:08

    Bart, premetto che proprio con te non desidero polemizzare, ma è d’obbligo ricordare che la Costituzione non può essere modificata formalmente. Come ben sai per  la revisione di un qualche suo articolo,  al momento mi limito a questo,  occorre una doppia lettura a  maggiornza semplice da parte delle due Camere e solo dopo un eventuale referendum abrogativo, in cui vincano i fautori della modifica,   la nuova Lettera acquista dignità costituzionale.
    Da ciò si evince chiaramente che ad oggi il Capo dello Stato è nella pienezza dei poteri e degli obblighi assegnati dalla Costituzione e  può ancora sciogliere il Parlamento quando e nei modi in cui lo ritenga opportuno nell’interesse del Paese e nel rispetto della Carta.  (Se poi Scalfaro abbia perseguito o meno quell’interesse, onestamente non so dire, dirà la Storia).
    Esistono delle consuetudini, questo sì, che nel corso degli anni di vita repubblicana  hanno portato ad alcune deviazioni dalla norma. Ad esempio il Presidente della Repubblica, pur potendolo fare,  non entra nel merito dei Ministri  scelti  dal Presidente del Consiglio    incaricato – perchè l’incarico a Berlusconi gliel’ha dato lui e solo lui può toglierglielo,  su indicazione del  Parlamento, ovviamente. E non c’è porcellum che tenga  – e di fatto li accetta.
    Ma se  ben ricordo Ciampi esercitò il suo potere costituzionale di rifiuto  riguardo a  un ministro non gradito, sia pur  scelto da Berlusconi.

    Insomma, è bene che tutti ricordiamo che questa è una Costituzione redatta all’indomani di un regime liberticida e di una disastrosa guerra per esso patita. I Padri Costituzionli   – tra cui ci sono Scalfaro e Andreotti, e almeno per questo io li rispetto, a prescindere da eventuali colpe, politiche e non – ebbero quindi come preoccupazione  essenziale ciò che i britannici denominano balance of powers.  La nostra   è una Carta in cui a nesusno è consentito di comandare in assoluto. Mi riferisco al Presidente del Consiglio, che è eletto dal Parlamento, prima che dal popolo, essendo la nostra una Democrazia Parlamentare, e che dunque da ciò trae il suo potere; ma è un potere che è sempre sottoposto al vaglio del Capo dello Stato, che a sua volta non ha poteri decisionali di  nessun  tipo, salvo quello ricordato, e non può in alcun modo osteggiare l’operato, qualora sia costituzionalemnte coerente, del Gabinetto.  Per  fare un esempio, la guerra non la dichiara il Presidente del Consiglio ma il voto parlamentare , e però il capo dell’Esercito è il Presidente della Repubblica, che è anche Capo della Magistratura  ma    non la conduce. Essa     infatti è    affidata a un Vice Presidente   eletto al suo interno al fine di preservarne l’autonomia dal Potere Esecutivo, ma    a sua volta   è obbligata ad applicare  le   leggi emanate dal  Parlamento.
    Ora, tutto questo può piacere o meno ma finchè non ci sarà una nuova Carta –  approvata, se nella sua interezza, dai due terzi delle Camere in doppia lettura e passata al vaglio del consenso del popolo sovrano –     nulla è previsto che sia se non scritto in Essa.   E ad essa si sono attenuti tutti i Presidenti della Repubblica succeduti a De Nicola, salvo Antonio Segni.  Il quale tale  Carta intendeva sospendere, appoggiando le mire golpiste di stampo cileno del comandante dell’Arma dei Carabinieri, Generale De Lorenzo. E  perciò, una volta svelato il progetto, fu     invitato da Moro e credo La Malfa  a dimettersi, pena la denuncia    di  alto tradimento  dinanzi alla  Corte Costituzionale.  Per fortuna a rimettere tutto insieme  ci pensò Madre Natura,   ma sarebbe più corretto parlare di Provvidenza.     Come  è noto, e non si sa se in seguito a quell’invito,   Segni cadde   vittima di malattia invalidante.  

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 15 Novembre 2009 @ 22:19

    Carlo, ho già avuto questa discussione   con Giulio Mozzi, proprio a riguardo delle obiezioni che sollevi anche tu, e su questo ho scritto  tre post:
    qui (a partire dal commento 9), qui e  qui

    Solo formalmente hai ragione, come dissi a Mozzi, ma la legge 270 del 2005 ha cambiato di fatto, in quei punti, la costituzione.

    Sono interventi lunghi quelli che leggerai, ma dopo aver letto i tre post e i relativi commenti, avrai  conosciuto, spero chiaramente, il mio pensiero.

    Ci potremmo risentire dopo la tua lettura.

  3. Commento by Carlo Capone — 16 Novembre 2009 @ 18:59

    Da Repubblica on-line di Lunedì 16 Novembre

     “La maggioranza non può fare le regole a proprio piacimento”. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini interviene a Prato sul tema delle riforme ed invita la coalizione di governo a cercare una “condivisione” con l’opposizione nella modifica delle regole del gioco.

    Una riscrittura delle regole, secondo Fini, deve essere ”quanto più possibile condivisa” perché non deve accadere che ”ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile”. ”Riscrivere le regole – ha insistito – deve necessariamente comportare l’impegno per una riscrittura che sia quanto più possibile condivisa perché le regole riguardano tutti, perché le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano”.

    Infatti, secondo Fini, ”sarebbe certamente un momento difficile per il nostro Paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell’alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani”.

    Quanto poi al come realizzare le riforme, la terza carica dello Stato ha ricordato che ”è proprio la nostra Costituzione a indicare con chiarezza le modalità attraverso le qualiè possibile modificare la Costituzione: è certamente possibile farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie, ma in quel caso si è sottoposti all’esame dell’unico soggetto che in una democrazia è sovrano, il corpo elettorale”. E, ha ricordato, ”l’esperienza recente deve insegnare a tutti che se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilità delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che può unire mettendo in disparte o in secondo piano tutto ciò che può dividere”.

    Venendo poi ad affrontare il tema delle riforme strutturali, Fini ha invitato a passare ”dalle parole ai fatti” su temi importanti quali le infrastrutture, l’energia, le scarse opportunità per i giovani, auspicando anche in questo caso a un rapporto collaborativo tra le parti politiche perché ”il Paese non può continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale”.

    (16 novembre 2009)

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Novembre 2009 @ 21:50

    Carlo, intanto vorrei dirti di fare attenzione quando posti il commento, perché appare che lo abbia fatto io, disorientando il lettore. Ho corretto l’altra volta e ho corretto ora, anche se   l’immagine del mittente resta la mia (non so perché).

    Quello che scrivi è già riportato  da stamani in questo  post, nella sezione Articoli correlati,  con il titolo: Un altro voltafaccia di Fini.

    A Fini ha già risposto Schifani, che è la seconda carica dello Stato. Ha detto, come puoi leggere da te nel link, e come avrai ascoltato dal Tg2 delle 20, 30,   che finora si è perso tempo, e sono anni che si aspettano le riforme. Tradotto in parole povere significa che quello che dice Fini è condiviso da tutti, anche da Schifani, ma che se l’opposizione la tira per le lunghe, si rischia che  in questa legislazione le riforme non si faranno e invece si devono fare, come promesso agli elettori ( a me, ad esempio).  E allora non può che essere seguita – nonostante il parere contrario di Fini, – la seconda strada indicata non da me ma dalla Costituzione, e cioè l’approvazione della legge di riforma da parte della  maggioranza parlamentare e poi da parte dei cittadini con il referendum. E’ un rischio, ma lo si deve correre, altrimenti le riforme non si faranno mai.

    Non so se hai seguito i due post sulla Finocchiaro e la prescrizione breve alla quale il Pd e la stessa Finocchiaro si oppongono, in cui si dimostra (disegni di legge alla mano), che gli stessi contenuti del disegno di legge del Pdl   erano presenti nei due decreti presentati dal Pd nel 2004 e nel 2006. Allora la prescrizione breve andava bene (addirittura 2 anni per ogni grado giudizio anche per reati di mafia, ad esempio), oggi no. Perché?

    Leggili e se hai qualche obiezione, discutiamola nel post ultimo sulla Finocchiaro.

    In politica bisogna pretendere la chiarezza, Carlo, ribellarsi alla doppiezza e alle meschinità. Quando Berlusconi si comporta male (e da cattolico, la sua vita privata non mi piace), va detto; quando si comporta male la magistratura (il Lodo Mondadori è una sentenza da azzeccagarbugli) va detto, quando il Pd  è doppiopesista e pratica la vecchia doppiezza, va detto.

    La battaglia che ho cominciato qui, Carlo, è affinché il popolo si riappropri della sua sovranità. Io non desidero più che il parlamento faccia e disfaccia i governi. Io voglio che a decidere chi debba governarci dobbiamo essere noi, gli elettori. Solo così potremo sconfiggere o perlomeno tenere sotto controllo il malaffare della politica.   Non siamo proprio noi cittadini a fare le spese delle decisioni del governo? E dunque riappropriamoci della sovranità riconosciutaci dalla Costituzione, e il governo scegliamocelo noi, ogni volta.

  5. Commento by Carlo Capone — 17 Novembre 2009 @ 18:12

    Bart, ora capisco perchè mi hai spedito la mail ieri -:)

    in effetti,  avendo  le chiavi del sito   (   come ricorderai me le consegnasti perchè     installassi    l’antispam e    altro) posso entravi ‘anche’   come amministratore.   Causa fretta, ho usato quelle chiavi per modificare    errori di battitura di miei comenti, e non  le  personali.   Perdona.

    Purtroppo, e  per tale motivo credo  non seguirò più  i dibattiti intervenendo con miei post, mi capita di scrivere   un  commento la mattina,   di  uscire per   lavoro, scordarmene del tutto  e tornare   a conettermi soltanto la sera.   Da qui  il motivo   per cui a volte  perdo il filo dei commenti che seguono.    Stavolta non      mi ero accorto che le dichiarazioni di Fini  le avevi già incluse nella rassegna in calce.
    Saluti

    Carlo

    PS A riprova, ho postato su Buccari intorno alle 13 e poi via ad     Alessandria, 130 km da qui, dove un grosso imprenditore mi ha sottoposto a un fuoco di fila di quesiti   su un   acquisto  impiantistico da me prospettato. Una gragnuola di cifre, grafici, business plan, pay  back time, ammortamenti,   finanche  rischi da  fulmini, e quant’altro  Dio sa. Al termine ci siamo aggiornati alla settimana prossima perchè eravamo in tilt.
    Sempre in tilt, ma via via meno , ho  guidato dentro  un’incipiente    nebbiolina ed ora  che mi    rilasso    al computer, che ti trovo? il cazziatone di Bartolomeo. Giornataccia.
    ovviamente scherzo :-))) .

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Novembre 2009 @ 18:47

    Tengo ai tuoi commenti, Carlo. Anche se a volte non ci troviamo d’accordo, questo non significa niente. A me piace discutere e approfondire. Come vedi, spesso i miei interventi sono lunghi, perché tento sempre di essere esauriente e di esprimere il perché delle mie convinzioni.
    Il confronto è per me davvero il sale della democrazia, se si affronta correttamente e nel rispetto di chi la pensa diversamente, ciò che non avviene sempre, come sai, praticando tu il web come me.

    A me piacerebbe, attraverso questo blog, dimostrare che si può dialogare senza scannarsi.
    A presto, perciò. Ho già fatto le bucce a Bersani, dopo che le ho fatte alla Finocchiaro. Forse non le avrai ancora lette. Poi ho in mente qualcos’altro, ma vedremo…

    Conserva le chiavi di amministratore. Potrò sempre avere bisogno del tuo aiuto. Grazie.

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