Fini – Berlusconi – Casini15 Gennaio 2010 Sull’incontro di ieri gli interessati non si sbottonano, ma gli osservatori sono legittimati a mantenere le precedenti riserve circa il rapporto tra i due leader, che ancora non appare del tutto chiarito. Per esempio, io non credo molto ad una specie di ammorbidimento di Fini rispetto all’azione del Pdl e di Silvio Berlusconi. Fini chiede di essere interpellato più spesso (dimenticando che è assai insolito che un presidente della Camera richieda di intervenire nella vita di un partito. Che fine fa la sua imparzialità ? Fini sta creando un precedente molto preoccupante), e concediamo che ciò succeda. E supponiamo che ad un certo punto il presidente della Camera, nella sua doppia, insolita e incostituzionale figura di terza carica dello Stato e co-segretario (poiché così sarebbe di fatto) del Pdl, non condivida una certa azione di governo e si metta di traverso. Che cosa dovrebbe fare il governo? Fermare la sua azione perché non gradita al presidente della Camera? Si dirà : ma in questo caso Fini parlerebbe come capo della componente ex An. Ammesso che ciò sia consentito dalla Costituzione (e non lo è), che cosa dovrebbe succedere se Fini bloccasse l’azione di governo, pur non avendo i numeri per farlo, ma semplicemente minacciando di far uscire i suoi uomini dalla maggioranza? Succederebbe che se i suoi fedelissimi fossero in numero ragguardevole da incidere sulla maggioranza, si dovrebbe andare ad elezioni anticipate. In caso contrario, Berlusconi e la sua maggioranza potrebbero assorbire questa piccola emorragia ed andare avanti. Credo che Berlusconi debba apprestarsi a fare una valutazione del genere. Ho l’impressione, infatti, che Fini (ormai non mi fido più di lui che, a mio avviso, ha un altro disegno ben più ambizioso da coltivare) porrà a lui e al suo governo molti bastoni tra le ruote, frenandone l’azione. Inizierebbe così un periodo di logoramento e di inattività , o quantomento di confusione, che i cittadini non capirebbero. E’ un rischio che Berlusconi non si può permettere di correre. Il chiarimento, dunque,  dovrà essere meno fumoso e sgombrare il campo da ogni incertezza. Se divergenze insanabili ci sono, ed esse fossero ritenute importanti, sarebbe meglio consentire a Fini di fare la conta dei suoi fedelissimi e prendersi lui l’iniziativa di provocare la crisi di governo. Si dovrebbe fare tutto ciò prima o dopo le imminenti elezioni regionali? E’ chiaro che fare la conta dopo le regionali, a bocce ferme – come si dice – sarebbe la cosa migliore, ma il Pdl ha davanti a sé, ora, prima delle elezioni, e non domani, il problema Casini, ossia il problema Udc, il quale ha deciso di fare le alleanze quando con il Pdl, quando con il Pd, a seconda della prropria convenienza (leggi: spartizione del potere locale). Sappiamo che di questo problema si è parlato tra i due nel faccia a faccia di ieri e che, se entrambi sono in disaccordo con la linea dei due forni scelta dall’Udc, altrettanto lo sono sulle scelte da fare. Berlusconi vorrebbe dall’Udc un chiarimento immediato. Ossia: l’accordo con Casini e il suo partito deve essere di portata nazionale: o sta da una parte o sta dall’altra: niente spartizione del potere a macchia di leopardo. Fini invece è il temporeggiatore. C’è il Lazio di mezzo, a cui tiene e dove ha la sua candidata Renata Polverini, che le previsioni dà nno vincente con l’Udc e perdente senza. Ma la scelta di Fini è sbagliata, a mio avviso. Non è il caso dunque di abbassare la guardia. Prima si farà chiarezza con l’Udc, mettendola con le spalle al muro, meglio sarà . La decisione netta e chiara che vorrebbe adottare Berlusconi (e purtroppo non potrà per l’opposizione di Fini) è politicamente la più oculata e preveggente. Imporre una scelta univoca, valida su tutto il territorio nazionale, all’Udc, significherebbe mettere la sua dirigenza in modo palese e senza ambiguità di fronte al suo elettorato, una parte del quale è certamente confuso dalla sua strategia dei due forni. Se Casini non accettasse la richiesta di Berlusconi, infatti, o dovrebbe decidere di correre da solo (e perdere), oppure allearsi con il Pd, per partecipare ad una ambita spartizione del potere. A questo punto molti elettori, che non gradiscono l’alleanza con il Pd e non gradiscono il diniego di un’alleanza con il Pdl, potrebbero prendere le distanze dal loro partito e uscirne. Dove andrebbero? Non credo che correrebbero da Rutelli. Piuttosto potrebbero rientrare nel Pdl (dove già erano accasati tempo fa), oppure scegliere la Lega, la cui crescita ormai (grazie alla accondiscendenza di Scalfaro nel 1994) pare inarrestabile, e attira molti di coloro che attendono di cambiare casacca per salire sul carro del vincitore. Le gravi condizioni economiche e sociali in cui versa il Paese, fanno oggi da humus per una espansione del partito di Bossi. Se Fini avversa la Lega Nord, si deve rendere conto che ormai di questo partito non si può più fare a meno di tenere conto. La Lega è una realtà politica importante che fa molto gola alla sinistra, che già se ne appropriò (lo abbiamo dimenticato?) per costituire il nefasto governo Dini nel 1995/1996. Rompere con la Lega Nord non significherebbe, infatti, fermare l’ascesa di questo partito, giacché esso diventerebbe parte essenziale di una nuova alleanza con il Pd, altrettanto vincente proprio grazie alla sua partecipazione. Così stanno le cose. Fini, ma non solo lui (anche Casini) deve fare ormai e sempre più  i conti con questo errore della politica che fu commesso da Oscar Luigi Scalfaro.  Tale errore politico oggi è penetrato con forza nelle Istituzioni. Dunque, Fini cerchi di essere un po’ più chiaro; lasci perdere l’ambizione personale e si occupi degli interessi generali del Paese. Oggi con Casini occorre mettere – e prima delle elezioni regionali – le carte in tavola, mostrare grinta e nervi saldi. Ciò che il governo dovrebbe fare anche nei confronti dell’Europa sul problema degli immigrati, che non è problema italiano, ma europeo. Ci si domanda perché se una richiesta viene fatta da Germania, Francia e Inghileterra, l’Europa risponde subito di sì, e se viene fatta dall’Italia tergiversa. Dobbiamo abituarci a battere i pugni sul tavolo delle decisioni europee. Noi siamo un Paese strategicamente rilevante per tutto l’occidente. Siamo immersi nel Mediterraneo, siamo il ponte tra l’occidente e il medioriente. Nessuno può fare a meno di noi. Soprattutto gli USA e la Nato, che hanno importanti basi militari in Italia. Il nostro potere di contrattazione è enorme (lo aveva ben compreso Craxi). Facciamolo valere. Articoli correelati“Vacilla la tregua Berlusconi-Fini”. Qui. “E ora il Cavaliere sospetta un asse tra Fini e Casini” di Ugo Magri. Qui. “Napolitano: niente riforme a colpi di maggioranza. E An applaude” Qui. “Il paradosso delle tasse” di Angelo Panebianco. Qui. “Berlusconi e Fini non fanno Casini: “Ok tra noi”” di Adalberto Signore. Qui. Da cui estraggo: “Convergenze anche sul fronte giustizia, con le indiscrezioni degli ultimi giorni che trovano conferma: il processo breve – che così poco piace non solo al Pd ma anche ai centristi e a Fini – finirà a bagnomaria in Parlamento a patto che l’iter del legittimo impedimento – su cui l’Udc ha dato già un segnale importante con l’astensione di mercoledì – vada avanti spedito.” E ancora: “Fini e Silvio mandano la legge in soffitta” di Ugo Magri. Qui. “Avvenire: Udc scelte contraddittorie”. Qui. Da cui estraggo: “«L’esasperazione della polemica con la Lega ha portato l’Udc a scelte contradditorie ». Lo sostiene Avvenire, giornale dei vescovi italiani, secondo cui l’obiettivo di Pier Ferdinando Casini di «esercitare una significativa centralità politica », «a conti fatti pare però sia stato gestito puntando più a un risultato numerico atteso (e naturalmente non garantito) che all’affermazione di un’autonomia politica basata su valori esplicitamente proclamati ». Questa strategia ha portato appunto a scelte contraddittorie «come quella di schierarsi, fianco a fianco con i radicali Pannella e Bonino, a sostegno della continuità delle esperienze, a cominciare da quella delle giunta piemontese guidata da Mercedes Bresso, contro cui negli ultimi anni i centristi avevano condotto battaglie asperrime a causa del loro orientamento laicista e lassista sulle questioni eticamente sensibili ». Tutto ciò, conclude Avvenire, «può essere pericoloso soprattutto in zone, come quelle settentrionali, nelle quali quello per l’Udc è soprattutto un voto di opinione, non appoggiato, come invece accade in alcune aree meridionali, su una rete di presenze amministrative ».” Letto 1901 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 15 Gennaio 2010 @ 19:19
ANSA
Vorrei solo che Berlusconi riuscisse a scrollarsi dalle spalle certe some, farebbe soprattutto il nostro bene.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 15 Gennaio 2010 @ 20:00
Il mio forte sospetto, Ambra, è che Fini voglia logorare il Pdl, frenandone l’azione di governo, in modo da creare scontento nei confronti di Berlusconi.
E’ diventato il cavallo di Troia dentro il Pdl. Mi domando come sia possibile che anche i suoi fedelissimi non se ne accorgano.
Commento by Ambra Biagioni — 15 Gennaio 2010 @ 20:16
Il tuo sospetto è per me quasi una certezza, non solo, ma ravviso nei rapporti frequenti e nella vicinanza conclamata di Fini con Napolitano il seme di quanto avvenne fra Bossi e Scalfaro.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 15 Gennaio 2010 @ 21:20
Raffronto eccellente, Ambra. Complimenti!
Pingback by Bartolomeo Di Monaco » Fini – Berlusconi – Casini — 15 Gennaio 2010 @ 22:37
[…] Fonte Articolo: Bartolomeo Di Monaco » Fini – Berlusconi – Casini […]
Commento by giuliomozzi — 15 Gennaio 2010 @ 22:50
Mi par di capire, Bartolomeo, che secondo te non è un problema se il presidente del consiglio dei ministri chiede di intervenire nella vita del partito al quale appartiene, mentre è un problema se il presidente della camera dei deputati chiede di intervenire nella vita del partito al quale appartiene.
Ho capito giusto?
Commento by Ambra Biagioni — 15 Gennaio 2010 @ 23:01
A me pare che non si tratti di intervenire nella vita del Partito, ma piuttosto nelle decisioni del Governo, infatti si parla di “agenda parlamentare”.
Fini poi, quale Presidente della Camera, quindi per Costituzione, super partes, non dovrebbe intervenire direttamente nella vita di Partito, mentre è naturale che il Capo del Governo tenga rapporti con il gruppo da cui ha scelto i Ministri, essendone poi anche il Presidente.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Gennaio 2010 @ 01:56
Ne abbiamo già parlato, Giulio. Ti fornii anche delle note di giurisprudenza, che si potrebbero rintracciare qui (tu sei più bravo di me a farlo).  Ma ora ti ha risposto Ambra, toccando le differenze tra le due cariche, una di parte (Berlusconi), una super partes (Fini).