Fini e la casa di Montecarlo14 Marzo 2011 Come è successo a Storace così è accaduto a me. Essendo un legittimo cittadino di questo Paese, mi sento indignato per l’archiviazione dell’affaire Montecarlo. Non so a chi dare la colpa: se ad una legge troppo confusionaria e tollerante, oppure ad una cattiva interpretazione di essa da parte dei pm e del gip che hanno sancito, con lo stesso ordine di idee, l’archiviazione della nota vendita. Un sempliciotto, quale io sono, si domanda come può essere che il presidente della Camera, che si deve ritenere una persona di una certa cultura ed esperto un po’ dei meccanismi della società civile, responsabile di una associazione, An, di cui amministra il patrimonio, possa aver ritenuto congruo, nel 2008, un prezzo inferiore a 300 mila euro per un appartamento situato in una zona importante della città di Montecarlo, dove per la stessa cifra, a detta degli agenti immobiliare locali, si riesce a comprare a malapena un piccolo box auto. Personalmente, ho delle difficoltà a pensare che Fini abbia potuto ritenerlo congruo. Le testimonianze che ho potuto leggere nei mesi in cui lo scandalo è scoppiato, mi portano ad immaginare che qualche dubbio possa essere venuto al presidente della Camera. Ma ammettiamo, invece, che nessun dubbio sia insorto e che la vendita sia stata considerata addirittura un affarone. E allora ecco un’altra domanda. Abbiamo saputo che la società off-shore è collocata in un paese caraibico che è nella lista dei paesi con cui non è consigliabile trattare. Fini sapeva questo? Se sì, ha commesso una leggerezza imperdonabile per la terza carica dello Stato. Se invece non ha neppure pensato di attenzionare il problema, il sospetto che potesse conoscere sin dall’inizio il vero proprietario della società off-shore, resta molto forte. Ritengo molto ma molto difficile (è un mio personalissimo convincimento), proprio perché si tratta del presidente della Camera, che sia potuta avvenire una vendita senza che il proprietario conoscesse la vera identità dell’acquirente. Quando poi si è visto che, secondo la documentazione ufficiale di Santa Lucia, il proprietario dell’appartamento venduto da An è nientemeno che il cognato del presidente della Camera, il cittadino sempliciotto come me conclude che due più due fa quattro, ossia che si potrebbe benissimo trattare di una vendita ben organizzata per favorire il cognato. Il pm e il giudice hanno concluso di no. Che queste sono solo congetture arbitrarie. E non possiamo che rispettare questa decisione. Insinuando, inoltre, il sospetto che quanto sopra sia potuto accadere proprio per la mancanza di una divisione di carriera tra pm e giudice; la qual cosa lascia sempre qualche margine di dubbio circa la terzietà del giudicante. Il caso Fini-Montecarlo, a mio avviso, dimostra che la riforma avviata dal governo non solo è più che necessaria, ma anche urgente. Articoli correlati”La casa venduta sotto costo” Eppure Fini riesce a farla franca”. Qui. E qui.“Il soldato Fini salvato dai giudici” di Alessandro sallusti. Qui. “Montecarlo: 70 metri quadri nella città più lussuosa del mondo”. Qui. “Ruby, foto delle ragazze? Tanto rumore per nulla Berlusconi non appare” di Clarissa Gigante. Qui. “Pm, l’assalto giudiziario Hanno usato il satellite pur di spiare Berlusconi” di Luca Fazzo. Qui. Da cui estraggo: “Alla fine, i pm milanesi hanno trovato il modo per dare uno sguardo da vicino alla villa di Silvio Berlusconi, senza bisogno di mandati di perquisizione né autorizzazioni parlamentari: hanno usato le foto dal satellite. Per il pool di magistrati che indaga sul «Rubygate », la residenza milanese del capo del governo è il luogo dove si sono consumati una parte rilevante dei reati al centro dell’inchiesta: gli incontri del premier con «Ruby Rubacuori » quando era ancora minorenne, nonchè quelli con le altre ragazze che secondo la Procura facevano parte della «scuderia » di Nicole Minetti. Insomma, villa San Martino per Ilda Boccassini & Co. è il luogo del delitto. Ma gli investigatori della Procura non hanno mai potuto perquisirla e neanche metterci piede, perché – essendo la residenza di un parlamentare – è protetta dall’immunità . Sarebbe servita, per perquisirla, un’autorizzazione della Camera: che la Procura non ha nemmeno provato a chiedere, immaginando probabilmente come sarebbe andata a finire. “Manlio Cancogni:«Fui antifascista con Carlo Levi, che mi insegnò l’allegria »” di Paolo Di Stefano. Qui. “Ferrara attacca Ingroia: «Il pm non può fare comizi. Lo dice la Costituzione »”. Qui. Da cui estraggo: “« Io penso che non si possano fare comizi se si indossa una toga, sia di pm sia di giudice, che sia urgente una riforma ma che sia anche importante che il Presidente della Repubblica, per esempio Giorgio Napolitano, che è un galantuomo, che presiede il Csm, dica qualcosa, faccia qualcosa, si muova ».” “Quando la sinistra odiava tricolore e Inno d’Italia E “schifava” la Patria…” di Andrea Indini. Qui. “Il Giornale intervista Gheddafi: “Ora l’Occidente la pagherà ” di Fausto Biloslavo. Qui. Da cui estraggo: “Significa che volete rescindere i contratti energetici con l’Italia? “Ingroia attacca Silvio e dimentica Borsellino.” di Filippo Facci. Qui. “La riforma del Pd la scrivono i pm” di Nicola Imberti. Qui. “Il Cav chiede silenzio. E Giustizia” di Fabrizio dell’Orefice. Qui. “Ecco le carte dei pm su Arcore: Ruby era l’unica minorenne” di Luca Fazzo. Qui. “”Italo amante di Mara” Lady Bocchino sbugiarda il marito moralista” di rancesco Cramer. Qui. L’intervista integrale qui. “QUALCHE CONSIGLIO PER RILANCIARE LA MAGGIORANZA” di Alessandro Sallusti. Qui. “Scalfari, il grande ricco tartassa il ceto medio” di Mario Giordano. Qui. Letto 1235 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||