Fumetti: Beatrice13 Ottobre 2008 [da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970] GLI AUTORI PIER CARPI – Nato a Scandiano (Reggio Emilia), il 16 gennaio 1940, Pier Carpi si considera parmigiano-reggiano, proprio come il formaggio. Dopo il liceo artistico, si è occupato di giornalismo e pubblicità a Parma, prima di essere chiamato a Milano come redattore del « Bertoldo ». Nel frattempo aveva imparato a impaginare, correggere bozze, comporre in linotype, fare la fame. Nel 1964 esce il suo primo libro, La morte facile, che si aggiudica il premio internazionale dell’umorismo nero Contemporaneamente, come disegnatore, Pier Carpi vinceva premi alla Biennale di Tolentino, alla Mostra di Foligno e l’Oscar internazionale dell’umorismo. Suoi racconti e disegni appaiono sul Giallo Mondadori, Settimana TV, Segretissimo e su fogli umoristici stranieri, come La Cordoniz, Jêz Niebelspaten. Comincia nel 1963 la sua attività nel mondo dei fumetti, esordendo su Topolino, per cui scriverà , fino al 1967, circa trecento storie. Per passare poi a sceneggiare le avventure italiane di Batman e Superman. Con Michele Gazzarri, pubblica per la prima volta nel mondo, su un quotidiano, una rubrica di critica periodica dei fumetti, che appare per due “anni sul Giorno. Per Il Giorno dei Ragazzi realizza, coi disegni di Sergio Zani Âboni, le storie dei Naufraghi e Lancillotto, che vengono poi pubblicati con successo anche al Âl’estero, tanto che il personaggio di Lancillotto, col nome di Bob Lance, sta per tornare in Ita Âlia utilizzando il materiale realizzato per il mercato francese. È la sorte di molti altri per Âsonaggi di Pier Carpi, sceneggiati esclusiva Âmente per l’estero, come Dick Demon, Manus, Agente senza nome. Dopo aver collaborato a Diabolik, Pier Carpi crea altri personaggi, come il giovane anticonformista Teddy Bob e ia col Âlana dei « Classici a fumetti », che vengono pubblicati anche all’estero. Con Giovanni Manca ripropone sul Giorno il celebre Pier Lambicchi e sceneggia in un libro a fumetti Pinocchio, mentre pubblica altri suoi libri umoristici o di saggi: Il mistero di Sherlock Holmes, II Satiricon, Natale Nero, Il Cattivissimo, Le Società Segrete, Chi l’ha visto?, Il diario di Pupa, Riu Âscirà il generale Garibaldi a vincere anche Canzonissima?. Al Salone dei Comics di Lucca viene premiato per  due anni consecutivi al concorso per il nuovo personaggio e, nel 1969, vince il premio come miglior sceneggiatore italiano, nonché il Premio Linus. Cura diverse testate e collane ma da anni, grazie alla sua passione per le scienze occulte e la misteriosofia, sta studiando cose nuove in questi ge Âneri. Pubblica il suo poderoso libro La Magia (1970) e, con la collaborazione di Alfredo Ca Âstelli, la rivista mensile a fumetti Horror, at Âtorno alla quale vengono chiamati a raccolta i migliori disegnatori, sceneggiatori e scrittori italiani. Per conto di un editore milanese Pier Carpi dirige una collana di classici della narra Âtiva fantastica e una collana di libri umoristici, i suoi due grandi amori, mentre per un altro edi Âtore cura la collana L’Olimpo dei Fumetti. In quasi tutta la produzione di Pier Carpi, dai gialli ai fumetti, dai saggi ai libri di narrativa, è presente lo studio continuo che egli dedica alla misteriosofia, alle religioni, all’irrazionale nelle sue radici storiche. Da anni si dedica alla causa della riabilitazione di un personaggio singolare, il Conte Alessandro di Cagliostro, che Pier Carpi ammira quanto Faust, Hermes Trimegistus, Agrippa, Apollonio. È questa la sua battaglia se Âgreta, che conduce tra il giornalismo attivo, l’at Âtività editoriale, la non mai tralasciata polemica satirica e i recentissimi impegni con la radio e la televisione. MARCO ROSTAGNO – Marco Rostagno è nato a Torino il 6 luglio del 1935. In gioventù ha dovuto far di tutto, partendo però dall’ambiente editoriale, bazzicando tra tipografie e studi gra Âfici. Si è in seguito avvicinato al mondo della pubblicità , per ragioni puramente di sopravvi Âvenza e si è adattato a quel tipo di lavoro, che cordialmente detesta. Nonostante questo, anche nella pubblicità ha offerto cose pregevoli, che tradiscono la vena particolare di questo dise Âgnatore che solo recentemente ha potuto libe Ârarsi dai troppi vincoli commerciali che lo le Âgavano e tentare quella strada nuova che da sempre l’aveva affascinato. Dopo aver illustrato numerosi libri per ragazzi, copertine e calendari, Rostagno si è avvicinato al fumetto con Selene. Un tentativo torinese piuttosto ar Âdito, sia nell’impostazione grafica sia nell’ini Âziativa editoriale. Era il primo fumetto di Ro Âstagno e, nonostante fosse servito da sceneg Âgiature dilettantesche, riuscì a dare la sua un Âghiata. Rostagno oggi guarda con commisera Âzione quel lavoro, che invece ha notevoli me Âriti, e quasi tutti suoi. È stata la volta, poi, di Pupa Gey. Le donnine sembravano la specia Âlità di Rostagno ma l’autore era alla continua ricerca di una sua espressione e i limiti edito Âriali in cui doveva muoversi non gli consenti Âvano di scatenarsi come desiderava. Ci fu poi il suo abbinamento con il concittadino Sergio Zaniboni, nella realizzazione di un fumetto co Âraggioso, Flipper, scritto da Pier Carpi, ma che non ebbe molta fortuna. Mise mano allora a un poderoso libro a fumetti, tutto a colori, Poppea, ma ancora una volta i limiti edito Âriali lo costrinsero a lavorare su un testo in Âgrato e a doversi, suo malgrado, ispirare a certi prototipi francesi. Rostagno ha un disegno par Âticolarmente dotato per la satira, notevolmente feroce, ma a questo sa abbinare anche tavole di una rigorosità quasi mistica, che gli deriva dalla sua profonda cultura esoterica e dai suoi studi nel campo della misteriosofia. È un con Âvinto sostenitore della filosofia di René Guenon e, su questo piano, il suo incontro con Pier Carpi è stato felice. I due portano avanti un discorso che ha le identiche radici filosofiche e culturali. Un discorso che hanno ini Âziato nella loro versione « cristiana » del Satiricon, quindi con la nascita di Horror, la rivista sulla quale lavorano abbinati. In una serie di storie a lui congeniali, come O Roma o morte, L’occhio di Lucifero, Maggio italiano, Edipo MI-E-373737, Marco Rostagno ha potuto dimo Âstrare tutto il suo talento: realizzare tavole drammatiche e plastiche in cui fissare i simboli e le chiavi della tradizione esoterica e contemporaneamente buttarsi a capofitto in una polemica feroce contro l’anticultura, con altre tavole, satiricamente spietate. In Beatrice, rom Âpendo con la tradizione della strip, il discorso si è fatto più complesso e vasto, soprattutto più italiano. Perché Marco Rostagno è convinto che, in fatto di umorismo e di fumetti, in Italia bisogna assolutamente partire da zero. Detesta gli snobismi, rispetta l’artigianato, continua a ribellarsi e a cercare, nel modo unico che conosce: disegnando. Crede fermamente che nel fumetto sia possibile iniziare dei discorsi filosofici alla Guenon, senza per questo chiu Âdersi in una torre d’avorio, ma porgendo nella giusta confezione qualcosa di veramente nuovo a un pubblico soltanto frastornato. Ritiene che nel fumetto siano possibili i voli d’immagine di Dreyer, Bunuel, Fellini, senza per questo arri Âvare alla banalità di portare il linguaggio cinematografico nei comics, operazione completamente assurda e viziata in partenza. Un discorso autonomo con un mezzo autonomo. E con molto coraggio. Il libro a fumetti, l’opera completa e indipendente da ogni altra forma di espres Âsione, resta la convinzione di Marco Rostagno, che a questa impresa, sempre in coppia con Pier Carpi, lavora ormai con accanimento. È uno di quei rari disegnatori, Marco Rostagno, che ai testi aggiunge molto di suo, rispettandoli ma arricchendoli graficamente. IL PERSONAGGIO BEATRICE – Beatrice è giovane. È nata da po Âchi mesi nelle pagine della rivista Horror, ma la sua apparizione è bastata a suscitare vasti consensi tra i lettori. Da parte di Pier Carpi e Marco Rostagno, Beatrice era stata programmata come personaggio di rottura. Rottura so Âprattutto con gli schemi stereotipati delle strips straniere, troppo comodamente imposte in Italia. Alla sintesi esasperata si è voluto quindi opporre un disegno ricercato, in forma quasi maniacale, con radici in Dürer, nelle saghe italiane del Me Âdioevo e del primo Rinascimento. E questo in appoggio alle tesi del testo, ancor più di rot Âtura. Beatrice è una giovane strega al rogo. Legata, con a fianco un inquisitore muto e ano Ânimo, subisce la più grave delle torture: il suo rogo non brucia mai. E la strega è il centro di una « commedia umana » che ha per pro Âtagonisti diversi personaggi storici, anche di diverse epoche, ma molto simili nelle strutture mentali. La « commedia umana » ha dei suoi graffianti allacciamenti all’attualità contempo Âranea e pone in scena megalomani, intellet Âtuali, geni, poeti, artisti, inventori. Leonardo, Dante, il Crociato, l’Imperatore, l’Antipapa, San Ât’Antonio tentato dai diavoli, Guglielmo Tell, sbrigano le loro beghe mentre Beatrice con Âtinua a soffrire e ad ardere sul suo eterno rogo, che simbolizza tutti i roghi di ieri e di oggi, materiali o meno. Nessuno libererà mai Beatrice, che è la vittima di questo gioco, per trasformarsi, a volte, nella spietata protagoni Âsta, riuscendo, con una sola frase, a trasfor Âmare gli altri in vittime. Qualcuno ha notato come in Beatrice siano soprattutto gli artisti e gli intellettuali a essere presi di mira dalle frec Âciate satiriche. Ma nessuno può negare che proprio davanti agli artisti e agli intellettuali intenti a scrivere « commedie » poi definite « terribili strumenti di guerra contro il Catto Âlicesimo » o a costruire folli macchine sulla tela o sulle mura di una città in guerra, mi Âgliaia di Beatrice sono state arse vive con la massima noncuranza. Chiaro che in Beatrice non troveranno frecciate geni autentici come Pico della Mirandola. Ma un antipapa e un Leonardo da Vinci non stanno poi troppo male insieme. Monna Lisa e Beatrice sono i due volti del Tutto, secondo la tradizione di Hermes Trimegistus. Vediamo allora Beatrice che non crede al diavolo, ma l’abate Antonio sì, perché ne è tentato, bastonato, affezionato. Sono ami Âci, proprio per rendersi credibili a vicenda e sopravvivere. L’Antipapa è sempre sul piede di partenza per cacciare il pontefice da Roma, proclama i suoi diritti, ma non si decide a la Âsciare, anche per fasti maggiori, il suo ruolo troppo pittoresco. Dante scrive ed elude. Ha una Beatrice sul rogo e una in Paradiso. Scende spesso a compromessi con tutte e due, ma più spesso ancora a compromessi con se stes Âso. Il Crociato, invece, ha il solo problema di non partire, in attesa che la crociata finisca. Ne combatte però dei surrogati, per giusti Âficarsi a sua volta. Guglielmo Tell sa fare una cosa solo e la fa bene. Mentre l’Inquisitore guarda e tace. È il suo mestiere. Questo è tea Âtro. E infatti, con la prossima stagione, la com Âpagnia Rossella Como-Massimo Serato-Marcello Tiller porterà sulle scene un testo teatrale intitolato Beatrice e basato su queste strips. Letto 4557 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||