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FUMETTI: Little Nemo

27 Novembre 2010

[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]

L’AUTORE

WINSOR McCAY – Nato a Spring Lake (Michi-gan) il 26 settembre 1871; morto a New York nel 1934. Ideatore nel 1905 del fantasiosamente prodigioso personaggio di Little Nemo, fu in ­sieme a J. Stuart Blackton uno dei pionieri del film di animazione americano. Non l’inven ­tore di questa narrativa per immagini su pel ­licola, giacché il suo film Gertie il dinosauro, primo della produzione statunitense dedicata al genere, realizzato nel 1909, fu preceduto di due anni dal Fantoche dell’alsaziano Emile Cohl, l’autentico iniziatore del cinema a disegni animati con la tecnica del « passo uno ». La sua attività cinematografica, piuttosto limitata in fin dei conti, venne molto dopo la sua affermazione nel campo del cartoon stampato, della vignetta umoristica e della striscia sezio ­nata in quadretti. Gli inizi di McCay giovanis ­simo furono molto più prosaici. Era decoratore e pittore di insegne anche di un circo. « Donne barbute, mangiatori di spade, sirene, attrazioni del genere, un mondo che sapeva di residui dì un sogno male avanzati al risveglio », scrive Oreste Del Buono in proposito. Di lui co ­munque si ricorderà, una volta affermatosi au ­tore sul New York Herald, il suo film di animazione Gertie il dinosauro, dimostran ­do che il futuro del cartoon su pellicola lo interessava soltanto     come   vistoso     e     abba ­stanza     plateale     pretesto     di     spettacolo.     Ripor ­tiamo quanto lasciò scritto sull’avvenimento pro ­prio   Emile   Cohi,   grazie   alla   citazione   che   ne fa   Georges   Sadoul     nella   sua     Storia     generale del cinema.   Cohl   era allora negli   Stati   Uniti   e sbalordiva     con     i     suoi     « fantocci »     animati     di vita     propria   sullo   schermo.     « I     film     di     McCay erano     disegnati     ammirevolmente     —     scrisse     lo storico   francese – ma   la   principale   causa   del loro     successo     stava     nella     loro     presentazione.
Ricordo d’avere assistito a uno di questi spet ­tacoli     al     teatro     Hammerstein     di     New   York.     Il principale,     anzi,     l’unico     personaggio     era     una specie   di     animale     antidiluviano,     un     dinosauro mostruosamente   grande.   Sul     palcoscenico,   da ­vanti     allo     schermo,     stava     McCay,     molto     elegante,    armato     di     frustino.     Cominciava     un     di ­scorsetto,     poi,     rivolto     allo     schermo,     come     un domatore, chiamava il bestione, che usciva dalle rocce.       Cominciava     a     questo       punto,       sempre sotto gli ordini del domatore, un’esibizione d’alta scuola: il dinosauro volteggiava, danzava, strappava   alberi     e     infine     si     inchinava   al     pubblico plaudente ».

Winsor McCay aveva composto i movimenti dell’animale disegnato preordinandoli secondo il rituale dei suoi « comandi » dal vivo sul pro ­scenio.   Il     successo   fu     ovviamente   travolgente, in momenti per giunta che vedevano il cinema considerato   ancora   mero   fenomeno   da   barac ­cone. Gertie e il paesaggio in cui agiva erano graficamente       più       elaborati       del       Fantoche       di Cohl   buttato con   il   suo surrealismo   in   un   uni ­verso     bianco,     pieno     solo     della     sua     candida vuotezza.     Ma     non     raggiungeva     la     dimensione poetica che ai   propri   cartoons   riusciva a dare Emile     Cohl.     Un     paio     di     anni     più     tardi     portò sul     nastro   di     pellicola     anche     Little     Nemo:     la sua onirica creatura che aveva conquistato il mondo dalle pagine del New York Herald. Non vi era giunto di getto. Nemo, cioè, il piccolo vagabondo nel cosmo surreale agganciato alle mode Liberty che gli veniva alimentato, dor ­miente nel suo lettino, da cibi indigesti man ­giati regolarmente la sera prima, fu l’ultima sorprendente tappa di un travaglio professio ­nale sempre nell’ambito del cartoon stampato. Ancora giovanetto, nella sua Spring Lake, aveva preso lezioni di prospettiva da un professore di disegno, John Goodeson. Accettando in se ­guito anche lavori umili, dall’ultimo gradino del ­la professione: il decoratore di insegne. Due giornali di Cincinnati, il Cincinnati Times Star e l’Esquire, si contesero la sua collabo ­razione. Per il primo di essi illustrava fatti spic ­cioli di cronaca. Il secondo gli fece una pro ­posta più allettante in un periodo in cui il comic a pagina piena colorata con le sue sca ­denze settimanali aveva dato nuovo sapore alle domeniche dei lettori americani. Nacquero così le prime sue tavole a fumetti, con il titolo Tales of the Jungle Imps. Il piccolo Nemo era co ­munque ancora lontano. Prima di lui McCay avrebbe portato in vita con segno sempre più fantasioso le tavole di Hungry Henriette, di Little Sammy Sneeze, di Poor Jake, di Dull Care, di Dream of a Rarebit Fiend. Con que ­st’ultimo aveva varcato la soglia del reale, era già entrato nel regno di Morfeo. Il passo che lo avrebbe condotto successivamente a Little Nemo sarebbe stato breve, di poca fatica; si risolse comunque in un exploit mai più supe ­rato e nemmeno eguagliato. Il film disegnato che ne seguì, come abbiamo visto, restò egual ­mente inferiore al comic su carta. Come infe ­riori al disegno animato di Cohl e di altri cartoonists che si venivano affermando nella sua stessa America furono le pellicole Mo ­squito, la zanzara e l’ambizioso L’affondamento del Lusitania, seguenti al dinosauro Gertie.

IL PERSONAGGIO

LITTLE NEMO – Sono due i periodi di vita di questo personaggio del fumetto fantastico: il primo, il più fervido certamente, va dal 1905 (la prima tavola reca la data del 15 ottobre) al 1911. Il secondo si conclude nell’arco di circa quattro anni: dal 1924 al 1927. Le tavole domenicali apparvero sempre, negli Stati Uniti, sul New York Herald. Inutilmente Winsor McCay si lascerà tentare dal magnate della stampa William Randolph Hearst: quando passerà al suo servizio, i tentativi del cartoonist di ripren ­dere e proseguire, sia pure con altro titolo, In the Land of Wonderful Dreams al posto di Little Nemo in Slumberland, le sortite del ra ­gazzetto dalla digestione difficile (si fa per dire: spesso, quando nell’ultimo quadretto vediamo Nemo svegliarsi bruscamente, stordito e tre ­mante talora per terra a fianco del suo lettino, « udiamo » la voce dei genitori che gli rim ­proverano di avere mangiato la sera prima as ­surde, sempre diverse, appetitose leccornie), ne sarà impedito da drastiche direttive che gli impongono un ritorno al disegno « realistico ». E le tavole di Little Nemo sono l’estremistico opposto del realismo. Di plausibile in esso vi è solo lui, Nemo, questo bambino di otto-dieci anni, il suo letto di legno rifatto sulla massiccia moda di inizio del secolo, e, a turno, ma molto saltuariamente, gli assonnati suoi parenti: i ge ­nitori, il nonno, la nonna ecc. Il resto, cioè l’iconografia all’interno dei quadretti di diversa dimensione che compongono la pagina, si ri ­volge all’invenzione surrealistica e onirica più raffinatamente assurda, capace di dare al let ­tore la sensazione di un movimento fluido. Nemo sogna oggetti, cose, animali che cavalcano al ­tre creature vive di grottesca invenzione, se stesso, mentre aumentano o diminuiscono di misura, allungandosi magari all’infinito, verso le stelle, i pianeti, per poi liquefarsi, sbricio ­larsi, frantumarsi, perdere consistenza, lasciando solo con se stesso – terrorizzato nel vuoto cosmico – il piccolo Nemo che ovviamente vede coincidere l’acme del proprio incubo con il suo risveglio. Capita, anche, che egli talvolta si dispiaccia di tornare alla realtà. Raramente. Tuttavia non vi sono problemi. Basterà che egli mangi la sera una manciata in più di lamponi alla panna o si riempia lo stomaco di torta alla mandorla perché Morfeo lo accolga nuova ­mente lungo le correnti fantasiosamente impre ­vedute che conducono al suo regno. Re Morfeo desidera vedere Nemo. Ma tutti coloro ai quali l’opulento vecchione con la sua grande barba bianca si rivolge (una ballerina, un clown, un bestione…) falliscono. A causa della curiosità inesauribile di Nemo, che lo porta a divagare, a non seguire le istruzioni, a rischiare di finire dentro i più impreveduti pericoli: anche da ­vanti a un plotone d’esecuzione armato di can ­noni. I colori sono vividi. Nemo veste costumi e divise militari o da operetta o da circo che sostanziano la psicologia infantile del prota ­gonista ma che insieme al fantasioso sceno ­grafico sempre rinnovabile secondo un estro inesauribile portano con la memoria da una parte all’universo fatto visitare da Lewis Carroll alla sua Alice, dall’altra al presentimento, nella favola, dei grandi trasalimenti dell’arte surrea ­listica. Fumetto Liberty, espressione felice di una America ben lungi ancora dal prevedere la depressione nella quale dovrà affogare i pro ­pri sogni (ma l’ultima serie di tavole si ferma proprio alle soglie della grande crisi), tuttavia già inconsciamente preda di tremori e ansie. Nemo per la sua curiosità, allorché incontra durante le sue sortite notturne nel cosmo dei propri sogni Padre Tempo, risalirà il futuro giungendo a dare una spiata nel 1999: ne uscirà a malapena, terrorizzato e piangente. Ma pur all’interno di un quadro sganciato dalla realtà in modo così sensibile nei confronti del « me ­raviglioso », i simboli del progresso fanno capo ­lino sia pure come complemento delle assurde avventure del personaggio e della sua mute-volissima corte di stravaganti compagni di sogno.

Little Nemo fu fatto conoscere in Italia dal Corriere dei Piccoli, che lo ribattezzò con il nome di Bubi, negli anni che precedettero lo scoppio della prima guerra mondiale (dal 1912 al 1914). Ricomparve con la seconda terna di tavole quadrettate nel 1935 sulle pagine del settimanale Topolino. Ma solo in anni recenti è stato riscoperto per il nostro pubblico, dal ­l’editore Garzanti, e dalla rivista Linus che hanno posto la loro attenzione sui primi fer ­vidissimi anni della straordinaria produzione di Winsor McCay.


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1 commento

  1. Commento by http://www.Investmentadviceebooks.com/clean-up-the-profits/sitemap/42 — 24 Luglio 2013 @ 10:59

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