FUMETTI: L’uomo mascherato
19 Aprile 2008
 [da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]
GLI AUTORI
RAY MOORE – Sul cartoonist, autore per i fervidi anni iniziali (grosso modo dal 18 febbraio 1936 fino al dopoguerra) dei disegni dell’Uomo Ma Âscherato – pubblicati per la prima volta nel settimanale L’Avventuroso a partire dal settem Âbre dello stesso anno – è gravata per lungo tempo una penosa ipotesi in più versioni, che nemmeno l’intervento recente di Lee Falk, inventore del personaggio e autore dei testi e delle sceneggiature, è riuscito a collocare nella giu Âsta credibilità . Si è detto variamente che l’abbandono del personaggio da parte di Ray Moore, conosciuto per il suo agile stile tratteggiato, per la sapienza con cui riusciva a creare l’impalpa Âbile atmosfera della giungla in cui il personag Âgio agiva, e soprattutto per la femminilità sua Âdente di Diana e delle altre comprimarie in gon Ânella, fosse dovuto all’alcool di cui abusava, op Âpure a una galoppante forma d’artrosi alle mani. Lee Falk così rispose nel corso d’una intervista concessa al regista francese Alain Resnais, no Âtoriamente appassionato e cultore della bande dessinée, che credeva come altri Ray Moore morto: « Ma Ray Moore non è morto, è vivo. Durante la guerra era rimasto gravemente ferito e non può più disegnare. Volevano operarlo. Un’operazione molto difficile sul sistema ner Âvoso. Ma c’era il pericolo che l’operazione non riuscisse e restasse paralizzato. Non ha voluto farsi operare. Adesso è sposato con un’inse Âgnante. Ray Moore non ha mai disegnato volen Âtieri l’Uomo Mascherato. È un tipo tutto particolare che non può sopportare le scadenze, il lavoro metodico. È un impegno pesante quello del disegnatore. Un lavoro faticoso e lungo che richiede metodo e pazienza… ». Versione drammatica ma un poco strana, che porta a qualche interrogativo. Come mai Ray Moore portò avanti per circa un decennio, giorno dopo giorno, le strisce e le tavole domenicali dell’Uomo Mascherato, costruendole con così accattivante risultato, se non amava né il per Âsonaggio né il proprio lavoro? E perché, prima comunque d’abbandonarlo del tutto, lo spartì per anni col suo aiutante Wilson McCoy? Quest’ul Âtimo morì nel 1961, portando urgentemente alla ribalta la candidatura di un nuovo continuatore delle strisce giornaliere e delle tavole domeni Âcali. Il King Features Syndicate organizzò una specie di concorso al quale – sembra – abbia partecipato pure Ray Moore, desideroso di ri Âprendere in mano la propria creatura di carta e inchiostro di china. La prova avrebbe dato esito disastroso e la scelta fu ambivalente: cadde su Sy Barry, che aveva lavorato col fra Âtello Dan Barry, uno dei disegnatori di Flash Gordon dopo Alex Raymond, e sull’oriundo ita Âliano Bill Lignante. Il primo prosegue nella crea Âzione delle strisce quotidiane e delle tavole do Âmenicali, il secondo dà vita alle pagine dei comic books.
LEE FALK – Da 34 anni è lo sceneggiatore delle avventure dell’Uomo Mascherato. L’eccezionale «accoppiata » con i personaggi di Mandrake e dell’« Ombra che cammina » lo ha reso molto popolare in tutto il mondo. Di Lee Falk sono particolarmente apprezzati i soggetti e le sce Âneggiature delle storie dell’Uomo Mascherato che vanno dal 1936 ai primi del 1940. Il piccolo Tommy resta, con le avventure Nel regno dei Singh, La banda aerea e La freccia d’oro, uno dei suoi capolavori.
Con La città degli schiavi, apparsa dal 21 agosto 1961 al 2 febbraio 1962, Falk iniziò la collabora Âzione con il disegnatore Sy Barry, scelto dopo la morte di Wilson McCoy. Il nuovo « tandem » ha saputo aggiornare il personaggio dell’Uomo Mascherato, peraltro restituendo alle varie av Âventure un ritmo che si era perduto negli anni cinquanta. Inoltre Falk si avvalse, sempre nel 1961, della collaborazione di Bill Lignante: il di Âsegnatore italo-americano esordì portando a ter Âmine la storia intitolata La tigre zoppa. Succes Âsivamente illustrò le tavole domenicali che for Âmano la storia Il favoloso regno di Samaris. In seguito ha continuato a disegnare le avventure dell’Uomo Mascherato per i comic books.
IL PERSONAGGIO
L’UOMO MASCHERATO (The Phantom) – È il secondo, fortunatissimo, indovinato personaggio di Lee Falk dopo il mago in marsina Mandrake. E il primo eroe in tuta aderente e mascherina dell’Universo del fumetto avventuroso. Anche se la sua derivazione ha degli agganci nel feuilleton letterario, fin dalla sua prima apparizione, avve Ânuta nel febbraio 1936, si presenta con una ac Âcattivante originalità .
Un giustiziere misterioso, che combatte – lo sapremo grazie a una scioccante rivelazione – da quattrocento anni di padre in figlio contro la pirateria. Lo si crede immortale perché ogni Uomo Mascherato suo predecessore ha tenuto ben custodito dentro di sé questo segreto. Sì che nei covi dei vari megalomani della pirateria che egli affronta serpeggia un’atmosfera di di Âsagio, dovuta appunto alla presunta immortalità del prestante paladino di cui nessuno ha mai conosciuto il volto. Nessuno tranne Diana, la sua fidanzata: una ragazza ricca, indipendente, presente nel fumetto fin dal primo quadretto della storia iniziale. Per amor suo un giorno egli si toglierà la mascherina. Un solo attimo! Ed è a lei che l’Uomo Mascherato rivela il proprio es Âsere di comune mortale, nel corso di una ri Âchiesta di matrimonio. Ma le nozze non si faranno mai, e Diana Palmer (ribattezzata Palmesi dall’editore Nerbini nel suo settimanale leggendario e glorioso L’Avventuroso) s’accon Âtenterà del proprio stato, anche se, spinta da una madre petulante che a un certo momento sarà fatta entrare in scena da Lee Falk e dal suo disegnatore Ray Moore, più volte sarà sul punto, già in abito nuziale, di recarsi all’altare con altri.
Il regno dell’Uomo Mascherato è una improba Âbile giungla indio-africana, anche se l’inizio ne palesa abbastanza bene i contorni: il Golfo del Bengala. La sua dimora, la « Caverna del Teschio ». Vive amato e idolatrato dai pigmei Bandar che sono la sola tribù a conoscere il segreto della sua immortalità . La verità è nota anche agli stregoni delle varie tribù che non la rivelano per Âché la ritengono utile per il mantenimento della pace nella giungla e per il loro prestigio. La popolarità dell’Uomo Mascherato è dovuta so Âprattutto alla componente umana che contrad Âdistingue tutte le sue avventure. Quest’uomo dall’apparenza dura e scontrosa, che recita un ruolo pesante non per vocazione, ma unica Âmente per non venir meno al giuramento di un suo lontano antenato, in fondo ha un grande bisogno di amore e di affetto. È un essere vul Ânerabile e reso patetico dalla sua stessa mis Âsione, che lo obbliga a stringere i denti quando viene ferito. La striscia è stata a volte accusata di « razzismo ». Ma l’autore dei soggetti si è sempre difeso affermando che il suo fumetto gode la simpatia dei negri d’America e di altri paesi. Del resto, molto accortamente egli ha provveduto, col trascorrere degli anni, a un ag Âgiornamento concreto e continuo del personag Âgio, anche se gli ha nociuto il passaggio di mano da un disegnatore notevolmente abile nel tratteggio nervoso, preciso e lucido com’era appunto Ray Moore, all’estro un poco grottesco e caricaturale di Wilson McCoy, suo aiutante per un certo periodo. La gestione Moore (protrattasi comunque, in collaborazione, fino al 1946) durò sei-sette anni. Certamente i migliori, legati cioè alle avventure più stimolanti e accesamente ela Âborate del personaggio, sempre seguito dal fe Âdele lupo Diavolo. Fu sull’onda di quel successo che nacquero tutti gli altri characters del fu Âmetto, anche non americano, indossanti una tuta aderente e spesso col volto coperto dalla ma Âscherina: dal popolare Batman al nostro Asso di Picche e tanti altri super-eroi di una pattuglia oggi irrimediabilmente anonima. Con Ray Moore fu introdotta nel fumetto una componente erotica, dalle donnine (Diana compresa) che il cartoonist sapeva disegnare molto abilmente. Nell’episodio La banda aerea, che era formato di sole donne, in un intreccio ripreso consapevolmente o meno nel dopoguerra per lo 007 di Operazione Goldfinger, questo exploit erotico (bisogna ricordare che eravamo negli anni trenta) acquista le sue forme più attraenti.
Con McCoy, l’Uomo Mascherato viene fornito di un cavallo bianco e la sua giungla assume le di Âmensioni di un palcoscenico da operetta. Sem Âbra che i racconti diventino la curiosa e gar Âbata caricatura di quanto il personaggio faceva prima. Una svolta notevole, che riassumerà nuove più serie dimensioni con la morte del di Âsegnatore, avvenuta nel 1961, e il conseguente nuovo passaggio dell’Uomo Mascherato ad altre mani. Subentrano cioè, per le strisce giornaliere e le pagine domenicali, Seymour « Sy » Barry (fratello di Dan Barry disegnatore di Flash Gor Âdon), per alcune tavole domenicali e i comic books di Bill Lignante. Il primo più accettabile, col suo disegno fluido, del secondo che mostra un segno marcato, dal quale risaltano espressioni a volte truci del personaggio. L’Uomo Mascherato è qui ora un amico degli indigeni e delle genti di colore di cui conosce tutti i problemi per la risoluzione dei quali collabora anche con l’ONU. Un fumetto ormai che cerca di far proprie le istanze del Terzo Mondo, non trascurando le no Âvità in campo spaziale e mantenendosi iterati Âvamente agganciato all’intreccio avventuroso di respiro tradizionale.
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