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FUMETTI: Mandrake

19 Maggio 2008

[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]

GLI AUTORI

LEE FALK – Nato a St.-Louis (Missouri) nel 1905 (secondo altre fonti nel 1912). Uscito dall’Uni ­versità dell’Illinois con il proposito di fare lo scrittore (pubblicò tra l’altro alcuni racconti e scrisse qualche testo teatrale), ideò nel 1934 – sulla scorta di certi ricordi giovanili, raccolti con vivida impressione da taluni spettacoli d’illusio ­nismo di « prestidigiatori » come Thornston e Cardini – il personaggio di Mandrake, affidan ­done la realizzazione grafica al disegnatore Phil Davis, che aveva conosciuto casualmente in uno studio pubblicitario. Il successo del personaggio fu immediato, grazie soprattutto al disegno di Davis. Bisogna aggiungere che in quegli anni in cui il fumetto avventuroso – ancora neonato – stava guadagnando frange sempre più cospi ­cue di spettatori adulti negli USA, si trovava a camminare su binari vergini. La sequela di imi ­tazioni che si sarebbe verificata soprattutto nel dopoguerra era allora inammissibile. Per dare una fisionomia a Mandrake, Davis decise di prendere come modello il volto dello stesso Lee Falk.
Nel primo” periodo il mago in marsina e cilindro (non col turbante, poiché si volle lasciare da parte ogni addentellato orientale) aveva esatta ­mente le caratteristiche del viso dell’autore delle storie, compreso, con i baffetti « alla Menjou », il mento un po’ allungato. il nome dato al personaggio scaturì da una pre ­meditazione: Mandrake in inglese significa « mandragora », la radice alla quale sono attribuiti magici poteri e che ha fattezze che ricordano la figura umana. Per quelli del servo-collaboratore negro Lothar e della principessa mitteleuropea Narda (che diventerà, dopo un burrascoso inizio, nell’avventura Il mistero della casa da gioco, l’avvenente eterna fidanzata di Mandrake), ci si affidò al caso. Lothar è il nome tedesco di un conoscente di Lee Falk. Narda uscì dalla sigla, con l’aggiunta di una « a » finale, dell’associazione americana dei dro ­ghieri (National Association of Retail Drugist). Il suono onomatopeico di entrambi fu azzeccato e si adattò perfettamente alla pelle dei perso ­naggi.
Dalle pagine del quotidiano New York American Journal le strisce dilagarono presto in tutto il mondo. Sappiamo come Falk, preso d’entusia ­smo e probabilmente sollecitato dagli stessi edi ­tori, un paio d’anni dopo dette vita all’altro suo popolarissimo character: l’Uomo Mascherato, af ­fidato, per l’attuazione grafica, al disegnatore Ray Moore.
A differenza di questo, che ebbe subito delle imitazioni e ispirò, con la sua tuta aderente al corpo e la maschera che gli nasconde gli occhi, una folla di « uomini mascherati » nelle lingue più diverse, Mandrake è rimasto pressoché inal ­terato da contaminazioni di plagio. Subì dall’in ­terno alcune modificazioni, sia somatiche e sia delle sue qualità magiche: da autentico mago con poteri medianici si è trasformato in un fan ­tasioso illusionista che non adopera più, contro i malfattori, la « magia bianca », ma i propri po ­teri ipnotici.
Scrittore dotato di una fervida immaginazione, da più di trent’anni Lee Falk porta avanti le emozionanti avventure dei suoi due personaggi di successo che ancor oggi continuano a pro ­vocare reazioni emozionali nei lettori di tutto il mondo.

PHIL DAVIS – Nato a St.-Louis (Missouri) nel 1906; morto nel 1965. Il disegnatore americano, in collaborazione con Lee Falk, creò nel 1934 il personaggio di Mandrake, apparso per la prima volta in Italia sulle pagine dell’Avventu ­roso il 20 gennaio 1935. Al disegno del mago in marsina e dei numerosi personaggi che vi ­vono le sue avventure, Davis attese per circa trent’anni, con alti e bassi di rendimento, par ­ticolarmente riscontrabili dopo il 1950. Artista diligente, anche se non proprio geniale, seppe esprimere il meglio di sé tra il 1934 e il 1938. Per il volto di Mandrake, è noto che Davis prese come modello quello dell’amico Lee Falk. Al ­l’esecuzione delle storie, inoltre, il disegnatore lavorò a pennello per le strisce giornaliere, mentre per quelle settimanali fece ricorso al ­l’inchiostrazione a penna: tecnicamente, il di ­segno delle strisce settimanali risulta meno valido, presentando un tratto più duro, che to ­glie spesso spontaneità e vivezza alle immagini. Altra distinzione importante: nelle strisce giorna ­liere, il mago risolve casi polizieschi o al limite della magia nera; nelle strisce settimanali, in ­vece, viaggia in paesi sconosciuti, sbroglia si ­tuazioni apparentemente allucinanti, raggiunge gli abissi dell’Atlantide o scopre un gigantesco impero nella galassia. Il tema fantascientifico, che Davis ha tratteggiato alle soglie degli anni sessanta, quando il personaggio di Mandrake era palesemente in crisi, ha ottenuto un buon successo, tanto da essere poi periodicamente sfruttato anche nelle strisce giornaliere. Nel 1964, Phil Davis fu colpito da paralisi car ­diaca. Per un certo tempo i fumetti di Mandrake furono disegnati da sua moglie Martha, che il 5 giugno 1965 lasciava l’incarico a un nuovo disegnatore, Fred Fredericks. Il passaggio di consegne avvenne alla metà dell’avventura Roger, individuo bizzarro, per la quale però Fre ­dericks aveva dato – fin dall’inizio – utili sug ­gerimenti grafici.
Con Fredericks le storie di Mandrake hanno ri ­trovato una caratterizzazione più aderente ai tempi nuovi. Alcune avventure rivelano dimen ­sioni decisamente nuove e affascinanti, degne per contenuto e per tecnica del disegno dei migliori classici del mago in marsina, oggi fan ­tasioso illusionista e agiato proprietario di una reggia della tecnologia, Xanadu.

IL PERSONAGGIO

MANDRAKE (Mandrake the Magician) – Apparso per la prima volta sul New York American Jour ­nal l’11 giugno 1934, è il primo mago che la storia dei fumetti annoveri: un mago vero, dedito con risvolti sensazionalisti pescati anche dal ­l’autore dei testi, Lee Falk, nel cinema « orrorifico » che gli studios di Hollywood sfornavano in quegli anni, alle più diverse manifestazioni parapsicologiche. Un esordio spettacolare! Man ­drake, vestito di un impeccabile frack con man ­tellina a guisa degli illusionisti che si esibiscono ancora sui palcoscenici d’Europa e d’America, non ha nulla di orientale. Porta il cilindro e non il turbante. Il teatro delle sue gesta tuttavia sarà spesso (nelle affascinanti prime avventure) il paesaggio di ambienti esotici. Usa la sua « magia bianca » contro i malefici poteri extranaturali del Cobra, essere infido dalle caratteristiche somatiche curiosamente vi ­cine a quelle del raymondiano Imperatore « giallo » Ming, nemico giurato di Flash Gordon e padrone assoluto del pianeta Mongo. È il ci ­nema, si è detto, a ispirare Falk e il suo dise ­gnatore Phil Davis. Il tono razzistico che lo schermo californiano propinava allora con troppa disinvoltura dai suoi film, viene purgato, alleg ­gerito, capovolto addirittura nelle strips di Falk e Davis: Mandrake ha un servitore negro di nome Lothar, un gigante dalla pelle color ebano fornito di pugni massacratori. Ma ci accorgiamo subito che Lothar è più di un servitore; è anche il confidente, il collaboratore di Mandrake. At ­tenti alle continue evoluzioni, alle modificazioni di ordine sociale a livello internazionale, i due autori sottopongono Mandrake, Lothar e l’eterna fidanzata del mago, principessa Narda, ricavata con morbida femminilità dall’universo improba ­bile delle operette di ambiente mitteleuropeo, a sensibii e progressive modificazioni. A Mandrake, cui bastava un minuto di concen-trazione per ridestare da un sonno antico un sa ­cerdote egiziano (per scopi benefici), più tardi viene tolto ogni potere parapsicologico e gli si lascia solo quello dell’illusionista con qualche capacità telepatica (che attua per chiamare Lo ­thar lontano, quand’egli si trova in pericolo). È così che da sensazionale vagabondo difen ­sore del Bene diventa un alleato delle cause perse della Polizia, trovandosi negli anni bellici a combattere contro le spie naziste. Con il dopo ­guerra, il risveglio del Terzo Mondo, il crollo delle monarchie, il rafforzarsi (anche se talora effimero) delle democrazie, conduce Falk e Davis a ridimensionare i nobili natali di Narda: scom ­pare il suo sangue blu e la raffinata ed ele ­gante donna finisce per diventare semplice ­mente una ricca signora innamorata. Quanto a Lothar, ci si rende partecipi di suoi illustri natali. La situazione del buon coloured-man si rovescia cioè rispetto a quella di Narda: Lothar nel proprio paese africano potrebbe es ­sere capotribù e oggi potrebbe aspirare a qual ­che importante incarico nei governi di nuova co ­stituzione. Nel contempo, l’avanzarsi strepitoso delle tecnologie rafforza i legami di Mandrake con la fantascienza, del resto già conosciuta in eccellenti episodi nel suo periodo più fervido, secondo noi, cioè quello anteguerra. I suoi con ­tatti con visitatori extraterrestri divengono fre ­quenti e proficui. Le nuove mode lo contagiano. Il bondismo e il fantaspionismo ne catturano anche in questa direzione la sua operosità. Dopo la morte di Phil Davis, il personaggio passa nelle mani del nuovo disegnatore Fred Frede ­ricks (con storie sempre scritte a ritmo serrato da Lee Falk), con l’inevitabile nuovo cambia ­mento somatico (il segno si fa più mosso, più moderno), gli si crea un « nido » fantascientifico arroccato su un ampio costone montano. È Xa ­nadu. Rincontra il suo antico primo rivale, il misterioso Cobra, e le storie tendono a mesco ­lare l’horror dei periodi iniziali con le ultime strutture dell’Universo imbottito di « futuro tecno ­logico ». Una iterazione senza soste, ma anche priva di pericolosi impigrimenti. In essa risiede la vitalità pressoché intatta del personaggio Mandrake.


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Bart