Gheddafi giustiziato a sangue freddo
21 Ottobre 2011
Non mi meravigliano queste esecuzioni sommarie. La storia ne è piena. Noi italiani l’abbiamo conosciuta con la fine tragica di Benito Mussolini, legato ad una corda e appeso a testa in giù a ludibrio di ciò che aveva rappresentato ma anche della sua persona.
Contrario a qualsiasi forma di dittatura, mi sono sempre domandato perché la Resistenza si fosse comportata a quel modo. Dopo essere riuscita (con l’aiuto degli Alleati) a liberarsi della dittatura, valeva davvero avviare il processo di riguadagnata libertà in quel modo orrendo? A volte mi frulla per la testa che la nostra Repubblica sia nata sotto cattivi auspici, proprio a causa di quel torbido inizio.
Anche sulla morte di Bin Laden, se non erro, si sospetta una esecuzione del tipo di quella che è toccata a Gheddafi.
Lì, la mano che pose  fine alla vita del leader di Al Qaeda, fu quella di un soldato americano. Qui, in Libia, è avvenuta per mano di un ribelle compatriota. Come per Mussolini.
Si cerca in queste ore di coprire in qualche modo ciò che è accaduto negli ultimi istanti di vita di Gheddafi, ma i video parlano chiaro. Il rais è stato preso quand’era ancora in vita. Poco prima aveva gridato qualcosa, quindi è da presumere che non fosse affatto in fin di vita. Poi qualcuno, sembra un giovane di venti anni, gli ha sparato un colpo in testa. Non vi è dubbio, perciò: una vera esecuzione.
Quanto il gesto sia stato spontaneo o suggerito ai combattenti, resterà forse un interrogativo senza risposta.
Leggo che il Cnt ha istituito una commissione d’inchiesta, ma il suo esito non potrà , a mio avviso, convincerci sulla verità .
La verità sta nelle immagini, in quella pistola puntata alla tempia del rais, in quella fredda e cinica determinazione.
Non mi nascondo il dubbio che dietro il gesto sciagurato vi sia la trama dei Fratelli musulmani, i quali hanno già avvertito la Siria e lo Yemen che quella di Gheddafi è la fine che toccherà anche agli altri dittatori.
Dunque, o si lascia il potere fuggendo altrove, oppure, se si cercherà di resistere e di reprimere, il risultato sarà già scritto. L’immagine di Gheddafi linciato e giustiziato è diventata sin dai primi minuti la vera bandiera della Primavera araba.
Una bandiera che fa paura.
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Altri articoli
“Gli ultimi istanti: con la pistola alla tempia”. Video. Qui.
“Gheddafi è stato giustiziato” di Clarissa Gigante. Qui. Da cui estraggo:
“E’ stato arrestato da vivo, ma è stato ucciso più tardi. C’era un proiettile e questa è stata la prima causa di morte, ha penetrato i suoi intestini. Poi c’è stato un altro proiettile nella testa, che è entrato e uscito”. Gheddafi sarebbe stato colpito quindi a distanza ravvicinata. Uno dei figli di Gheddafi, Mutassim, inoltre, è stato catturato vivo e poi ucciso con un proiettile al collo, mentre tentava di scappare. Secondo Tika è stato ucciso dopo il padre.”
“Ora il Paese rischia di finire nelle mani dei fanatici di Allah” di Magdi Cristiano Allam. Qui.
“Muammar Gheddafi giustiziato a Sirte” di Nadia Pietrafitta. Qui.
“L’atto finale di una tragedia già scritta” di Mario Sechi. Qui.
“Le incognite della Libia che verrà ” di Jacopo Arbarello. Qui.
“Gheddafi ammazzato con un colpo alla testa. Il Cnt: “Da noi nessun ordine di ucciderloâ€. Qui e qui.
“Orgoglio Beduino” di Bernardo Valli. Qui.
“L’uomo che ha giustiziato il raìs: per favore non dite che è un eroe” di Vittorio Macioce. Qui. Da cui estraggo:
“È in quel momento, mentre il dittatore è un corpo freddo, che Mohammed al-Bibi appare per quello che dice di essere.L’eroe ha lo sguardo dell’assassino. E l’altro, il cadavere, è una vittima. Il Colonnello non è stato ucciso per sbaglio, per caso, in uno scontro a fuoco, quando le pallottole non hanno indirizzo e neppure padrone. Quello che è morto non è neppure più un re, un potente, una divisa. È un vecchio, implorante, sconvolto, trascinato via come un sacco sporco. E l’ultimo sparo è un omicidio. Nessuno però condannerà il ragazzo con la pistola d’oro. Non solo perché non si sa neppure bene se sia lui l’assassino. Mohammed sconterà la fama riflessa e l’insignificanza del suo delitto. La salvezza mentale dei boia di Stato è il cappuccio nero, l’anonimato.
I boia improvvisati subiscono la vendetta del successo. Passeranno la vita a fare i conti con l’uomo che hanno ucciso. La Libia si è liberata di Gheddafi, Mohammed forse non ci riuscirà mai.”
“Professione boia. Le altre vittime della Storia” di Massimo M. Veronese. Qui.
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