Giuseppe Quattrocchi dà la caccia a Berlusconi e la procura di Lucca che fa?13 Febbraio 2010 Partito da Lucca e diretto a Firenze, Giuseppe Quattrocchi, numero uno della procura che coordina l’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi, che ha tra gli indagati Guido Bertolaso, non ha perso tempo. Per carità, Firenze è una bella vetrina. Essere procuratore a Firenze non è come esserlo a Lucca, città di provincia, poco chiassosa, con una vita sufficientemente sobria da far sbadigliare gli addetti alle sedi giudiziarie. Firenze è conosciuta in tutto il mondo. Per notorietà sta alla pari con Roma, con Venezia, con Napoli. Le sue ricchezze artistiche hanno rari paragoni. Qui hanno respirato la miglior aria artisti che hanno fatto la storia dell’arte. L’arte e la bellezza vi sono di casa. Perfino gli abitanti sono belli, se non fosse per quell’accento che dovrebbe essere risciacquato nelle acque del Serchio, nella dolce Lucchesia. Chi sa che Giuseppe Quattrocchi, messinese di nascita, 70 anni passati, 15 anni trascorsi come capo della procura della mia città, da dove è partito «lasciandoci un pezzo del mio cuore », non riesca ad addolcire un po’ quell’idioma che quasi schiaffeggia e intimorisce. Intanto una cosa è già riuscita a farla. Dal settembre 2008, mese in cui ha preso in custodia la procura fiorentina, l’ha fatta balzare agli onori della cronaca giudiziaria, affiancandola a quelle di Milano, Caltanissetta, Napoli e Palermo che si stanno ancora contendendo la primazia. Da ora in poi queste procure dovranno volgere il capo a Firenze, prendere le misure del nuovo procuratore capo che intende surclassare nella memoria dei fiorentini il procuratore Pier Luigi Vigna, figlio di quella terra, e scalare più in fretta che può la classifica per superare addirittura Palermo e Milano. Oggi per balzare all’attenzione non ci vuole molto, per la verità. Non occorre spremersi le meningi. Basta aprire le narici e sentire se in giro c’è puzza di Berlusconi. Un fascicolo c’è che lo riguarda. È in sonno, già coperto di polvere. Basta dargli una spolveratina e scuoterlo un po’. Chi sa che da lì non si possa stringere il cerchio per incastrare Berlusconi. Palermo non ci riesce. Chi sa che non ci riesca Firenze. Il fascicolo viene riaperto. Pensate: non sono passate nemmeno due settimane dall’arrivo di Giuseppe Quattrocchi, giunto nella nuova procura il 29 settembre 2008. Sembra quasi che il primo pensiero del nuovo procuratore capo sia stato quello di precipitarsi a Firenze per riaprire proprio quel fascicolo. Ad uno sprovveduto, verrebbe da esclamare: Ma allora ce l’hanno mandato apposta! Naturalmente Quattrocchi pensa bene di smentire che Berlusconi risulti indagato per mafia presso la procura di Firenze, nonostante taluni giornali vi insistano (qui e qui). Ma un’inchiesta è troppo poco. Berlusconi merita di più. Così, l’occasione di raddoppiare viene offerta dallo scandalo degli appalti per le grandi opere pubbliche. Si potrebbe dire: un fatto di ordinaria amministrazione in Italia. E invece no. Perché la responsabilità di queste grandi opere fa capo a Guido Bertolaso, che pochi giorni prima Berlusconi aveva reso papabile per un ministero. Siccome uno più uno fanno due, è apparso subito evidente che questo Bertolaso altri non è che la lunga mano del nemico pubblico n. 1; Berlusconi s’è lasciato sfuggire qualcosa di troppo. Non avrebbe mai dovuto. La sfortuna di Bertolaso, dunque, è quella di essere stato lodato in pubblico da Berlusconi. Se Berlusconi si fosse morsa la lingua, nello scandalo degli appalti quasi sicuramente Bertolaso non ci sarebbe entrato. Insomma, Giuseppe Quattrocchi ha preso la strada giusta per la notorietà. Da nessuno che era, ha fiutato la preda grossa. Diventerà qualcuno. E la notorietà porta presto a ricoprire scranne più prestigiose, perfino se si è sbagliato. Si può arrivare anche al Csm. Ma ciò che emerge sono anche la solerzia, la laboriosità e l’attivismo di questo magistrato. Arriva a Firenze e non lo spaventano le maxi inchieste. Se le va a cercare e le prende di petto; si rimbocca le maniche e via, faldoni su faldoni tra le sue mani. Vi domanderete perché scrivo questo. Perché mi domando se un capo così efficiente, lo sia stato anche a Lucca. Certamente, mi devo rispondere. Il sangue non è acqua. Me ne convinco. Sì, anche a Lucca era efficiente. E i suoi collaboratori? Efficienti anche loro. Se c’è un capo efficiente, non possono che esserlo anche i suoi collaboratori. Se no, che traccia lascerà mai di se stesso? E quale esempio ha lasciato il procuratore Quattrocchi a Lucca? Mi dispiace per lui, ma devo pensare che non abbia lasciato niente del suo esempio intorno a sé, se a distanza di quasi un anno la procura di Lucca, nonostante che l’art. 112 renda obbligatoria l’azione penale, ancora tiene in sonno la denuncia di una truffa perpetrata da una grossa società telefonica a danno di un cittadino. E’ vero che si tratta di una cifra modesta, qualche centinaio di euro, ma la società è grande e fa la strafottente. Sa come funziona la magistratura e ne approfitta. Nemmeno risponde alle lettere del truffato che chiede la restituzione della somma. Sa che tra lei, società potente, e il povero cittadino, c’è un abisso. Il cittadino resta solo. La sua denuncia decadrà. È il destino di chi non ha voce. Se invece di questa grande società, i soldi li avesse rubati la Fininvest o Mediaset, allora sì, sarebbe stato ben altro discorso. Il magistrato avrebbe preso carta e penna e ordinato l’accertamento dei fatti; e il cittadino lucchese avrebbe già ricevuto la restituzione della somma e anche magari l’indennizzo. Quattrocchi a Firenze ci ha trovato Berlusconi, una manna. A Lucca invece crepano d’invidia, e se la rifanno sui cittadini. Articoli correlati“Non è Francesca, ma un pasticcio” di Giancarlo Perna. Qui. Da cui estraggo: “Ma in che mondo vivono al Tribunale di Firenze?” “I giudici pazzi per le luci rosse” di Mario Giordano. . Qui. Su Quattrocchi. Qui. Letto 3403 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 13 Febbraio 2010 @ 09:13
Mi spaventi Bart !
Vorrei che questo nome, Quattrocchi, fosse ricordato solo per il nostro Eroe in Iraq e invece…
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 13 Febbraio 2010 @ 09:47
Per carità, Ambra, noto solo che le inchieste del nuovo procuratore di Firenze, hanno preso, come altre magistrature, la strada larga e comoda che porta a Berlusconi.
Poi, se ci sono colpe o meno si vedrà, ma intanto il nome di Berlusconi, o di chi gli sta a fianco, fa audience.
A Lucca, invece, non si è preso da lui. Non vi è la stessa alacrità.
Qui chi ha truffato non è Berlusconi o una società che faccia capo a lui. Nonostante sia grande e a diffusione nazionale, questa società può permettersi di truffare chiunque. Resta impunita nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale.
Conosco bene il caso, perché mi riguarda. La mia denuncia porta la data del 21 aprile 2009, spedita con raccomandata n. 123400552255-5 del 22 aprile 2009 con cartolina di ritorno firmata in data 22 aprile 2009. La medesima lettera è stata inviata per conoscenza alla Società che mi ha truffato con raccomandata del 22 aprile 2009 n. 12340055226-7 con cartolina di ritorno del 5 maggio 2009: inutilmente, visto che non si è presa la briga di rispondere. La truffa è di pochi soldi: euro 392. Ho scritto varie lettere per richiedere indietro la somma, ma la società ha fatto come non esistessi. E’ tutto documentato e i documenti si trovano presso la procura di Lucca. Nessuno mi ha ancora contattato.
L’ho portato come esempio, non perché mi interessa particolarmente riavere indietro la piccola cifra (l’ho già data come persa), ma perché non tollero la truffa. Il mio è un caso concreto che conosco bene, dunque posso espormi: non ci sono fonti da verificare. La fonte sono io.
Che ne ricavo dalla mia esperienza? Ancora un giudizio negativo sulla magistratura.
Due pesi e due misure.
Nel mio caso Berlusconi non c’entra per nulla, e allora non vale niente.
Commento by Ambra Biagioni — 13 Febbraio 2010 @ 11:00
Non fu Quattrocchi che si occupo’ del processo alla Signora Zincone in Dini e che fu fatto a porte chiuse ?
Pingback by Bartolomeo Di Monaco » Giuseppe Quattrocchi dà la caccia a … — 13 Febbraio 2010 @ 11:13
[…] Link fonte: Bartolomeo Di Monaco » Giuseppe Quattrocchi dà la caccia a … […]
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 13 Febbraio 2010 @ 11:37
Ambra, trovo qualcosa qui e qui. Siamo nel 2004.
Non si fa il nome del pm. Quattrocchi in quegli anni dal 1993 al 2008 era a Lucca.
Qualcosa sulla vicenda (la Dini sarà poi assolta) si ricostruisce qui. Se cerchi il nome Dini, vedrai tutte le volte che viene citata.
Commento by vittorio baccelli — 13 Febbraio 2010 @ 18:16
questa magistratura a orologeria…
Commento by Marco — 13 Febbraio 2010 @ 19:03
Quattrocchi…………toga rossa……….ah ah ah ah……….siete patetici eppure a Lucca si conosce bene, avrete mica qualche complesso………..addio
Commento by vittorio baccelli — 13 Febbraio 2010 @ 19:31
appunto – a lucca l’abbiamo ben conosciuto!!!!
Commento by Ambra Biagioni — 13 Febbraio 2010 @ 23:03
Qui “L’uovo di Giornata” sulla giustizia ad orologeria
Commento by Ambra Biagioni — 14 Febbraio 2010 @ 18:08
Qui la lettera del concittadino On. Angelini
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 14 Febbraio 2010 @ 21:13
Grazie, Ambra. poiché la lettera, pubblicata da Libero, si legge male, la riproduco qui sotto:
” La lettera dell’ex sottosegretario
Rovinato dalle sue inchieste
Mi chiamo Piero Angelini. Sono stato parlamentare della Dc dal 1983 al 1994. E dal 1989 al 1992 ho ricoperto l’incarico di sottosegretario all’Ambiente. Sono uno degli imputati eccellenti della procura di Lucca ai tempi del procuratore capo Quattrocchi, l’attuale capo della Procura di Firenze. Il procuratore Quattrocchi, a cominciare dal 1993 per finire nel 2007, mi ha inquisito, tramite i suoi sostituti, ben otto volte, con quattro processi celebrati a Lucca, quattro a Roma al Tribunale dei Ministri. Otto processi finiti tutti con la mia assoluzione. Di tutti questi processi ricordo, con angoscia, non solo l’infondatezza, ma anche l’approssimazione. Cito, tra i tanti, l’esempio di un processo celebrato a Roma sulla base di un’accusa avallata a Lucca: come sottosegretario all’Ambiente avrei dato finanziamenti al fiume Serchio, sito nel mio collegio elettorale, chiaro esempio di abuso di ufficio. In realtà avevo firmato, insieme al ministro Ruffolo, il Piano previsto dalla legge 183/1989, che sulla base di criteri rigorosi dava finanziamenti a tutti i fiumi d’Italia, in particolare ai fiumi di rilievo nazionale, compreso il bacino del Serchio: dunque, un atto dovuto. Questi processi – ripeto, tutti manifestamente infondati – sono durati sedici anni. E hanno rovinato la vita a me e alla mia famiglia, sia dal punto di vista morale e politico, sia da quello economico.
Piero Angelini
Commento by Marco — 15 Febbraio 2010 @ 08:36
Penso che è bene che Vi scriviate e leggiate tra di voi…………………….addio
Commento by silvio — 15 Febbraio 2010 @ 11:18
Sig. Marco, non fugga, la verità è un bene comune e sopratutto non deve far male.
Commento by Ambra Biagioni — 16 Febbraio 2010 @ 14:55
Articolo sulla Procura a “sesso unico”.
Commento by vittorio baccelli — 17 Febbraio 2010 @ 11:28
(dal blog “forum immoderato degli immoderati”: c’entra, solo in parte, con questa voce, ma penso sia ugualmente interessante)
LE SCELTE SBAGLIATE DEL PDL
Che da noi il centro destra sia rappresentato in maniera inadeguata è da tempi non sospetti che lo dico e lo scrivo. In questi ultimi giorni però si è passato il limite. Dapprima c’è stata la proposta da parte di Oliviero Toscani di presentarsi anche con il PDL per l’elezione a Governatore in Toscana. A questa proposta è stato risposto con un silenzio quasi assoluto, con Matteoli unica eccezione a dichiarare l’ipotesi interessante. Al che Toscani ha ritirato la sua candidatura definendo “babbioni” i dirigenti del centro destra. Poi abbiamo visto la Toscana apripista di una folle legge a favore dei cacciatori estremisti, le linee della quale sono approdate al Senato. In Italia vi sono 500mila residuali cacciatori invisi all’80% della popolazione italiana. La caccia è una vergogna da cancellare. C’è stata poi la lettera dell’on. Angelini su Quattrocchi che dal blog di Bartolomeo Di Monaco è finita anche su Libero, ebbene dal Coordinamento del PDL silenzio assoluto: ma li leggono i giornali? E invece sono intervenuti infelicemente a favore dell’impianto a biomasse dell’Alce, fin’ora così sostenuto da tutto l’apparato della sinistra toscana: CGIL, Rossi, Pedreschi, Bambini, Pellegrinotti, Remaschi…
E proprio su questo impianto mi voglio soffermare. Per molti i piani aziendali di Silvateam non sono chiari, invece sono chiarissimi e pubblicati su varie pagine web. L’azienda da tempo si è dedicata al business della combustione di biomasse e di rifiuti per produrre energia elettrica che gli viene pagata da quattro a cinque volte il suo valore con gli incentivi statali, prima CIP6 e adesso Certificati Verdi, tutti soldi presi dalle tasche dei cittadini o meglio dal 7% delle bollette della luce. Già molto prima del 2000 la famiglia Battaglia aveva “fiutato” l’affare biomasse, tant’è che a Rende (Cosenza) aveva attivato una centrale a biomasse che poi, nel 2002, cedette alla Actelios SpA del Gruppo Falck, con un’operazione del valore complessivo di circa 32,5 milioni di euro.
1997 – ICL propone a San Michele di Mondovì, in sostituzione della caldaia a biomasse, un termovalorizzatore di rifiuti a servizio di tutta la Provincia di Cuneo (potenza elettrica 19,6 MW): i maggiori introiti derivanti dovrebbero evitare la chiusura del settore pannelli entrato in crisi per fattori di mercato.
1997/1999 – Opposizione al progetto da parte del Circolo Legambiente di Mondovì, del Comitato Difesa Ambiente di San Michele, delle Amministrazioni di San Michele e di molti paesi vicini.
Inizio 2000 – Accordo siglato in sede Provinciale tra ICL, Unione Industriale, Sindacati, Amministrazione di San Michele e altri consistente nella rinuncia all’inceneritore di rifiuti, a favore di una centrale elettrica a biomasse con potenza elettrica di 8,5 MW. La soluzione viene presentata, come la precedente, per evitare la chiusura del settore pannelli ICL.
2000/2003 – Opposizione al nuovo progetto, inizialmente solo da parte del Circolo Legambiente di Mondovì e del Comitato Difesa Ambiente. Successivamente l’opposizione viene rafforzata dall’esito della consultazione popolare, tenutasi nel luglio 2001: gli abitanti di San Michele sono in maggioranza contrari alla costruzione della progettata caldaia a biomasse, nonostante la preoccupazione per i posti di lavoro. Conseguentemente ICL rinuncia alla centrale a biomasse.
Recentemente poi, il 19 luglio 2007, la Silvateam New Tech S.r.l. ha presentato di nuovo domanda per la costruzione e l’esercizio di una centrale a biomasse nel comune di Castagnola delle Lanze, progetto bocciato dalla Provincia di Asti con determinazione del Dirigente del servizio Ambiente del 24 novembre 2009.
Il 21 settembre 2009 Alce S.p.A. ha infine presentato domanda alla provincia di Lucca per la costruzione e l’esercizio di una centrale a biomasse analoga a quella di Castagnole delle Lanze. Quindi un percorso tutto rivolto al bussinnes delle biomasse e della termovalorizzazione dei rifiuti, caratterizzato da un continuo e grave ricatto occupazionale. Alla luce di tutto questo percorso, è difficile credere che il problema sia quello della scarsa redditività della produzione di carta semichimica (Alce di Fornoli) o dei pannelli truciolari (ICL di Mondovì). Ma non sarà mica che il gruppo Silvateam, di pari passo col settore tannino, intende mirare al massimo profitto costruendo e gestendo impianti a biomasse e/o a rifiuti, molto più redditizi di cartiere o produzione di pannelli truciolari, fregandosene se i posti di lavoro sono solo 15 invece di 80? Se così fosse nella realtà, è bene chiarire che ormai nessuno crede alla favoletta triste della povera multinazionale che non regge la competitività con gli altri produttori di carta o pannelli truciolari. Basta con le storielle. La verità, se è vero quanto sopra, sarebbe che l’Alce darà un calcio ai lavoratori per avidità. Non vorrei che avvenisse con il beneplacito delle istituzioni. Comunque a Mondovì hanno continuato a fare pannelli truciolari e scommettiamo che anche a Fornoli troverebbero i soldi per rimodernare la cartiera? Comunque non è veramente edificante mandare avanti i lavoratori come sponsor dell’azienda, tra l’altro il ricatto occupazionale da noi non paga: chi si ricorda la vicenda Bertolli?
A questo punto è indispensabile un referendum che veda coinvolti almeno gli abitanti dei Comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca.
Vittorio Baccelli