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Guai se Bossi si mettesse a fare il Gianni Letta

10 Novembre 2010

Dopo gli errori commessi da Fini a Bastia Umbra e quelli commessi ieri dal Fli sugli immigrati, le carte sono tutte tornate in mano a Berlusconi, carte vincenti.

I soli che possono sciupargliele sono il solito Gianni Letta, che invece di fare il politico avrebbe dovuto fare il sarto, e Umberto Bossi, se si mettesse in testa di imitare Gianni Letta.

Qualsiasi cucitura, infatti, sarebbe fasulla e andrebbe nella direzione di prolungare l’azione di logoramento del governo, ma soprattutto di logorare la figura del premier, percepito come incapace di far fronte ad un nemico che non si perita di prendere a calci la Costituzione pur di raggiungere i suoi disegni distruttivi.

Pensate alle violazioni scandalosamente perpetrate a Bastia Umbra e pensate alla situazione, in prossimità ormai delle elezioni in primavera, in cui abbiamo un presidente della Camera che verrà consultato da Napolitano prima in tale veste e poi nella veste di capopartito, anche se magari fisicamente manderà l’altro sfasciacarrozze: Italo Bocchino.

Vediamo le carte vincenti di Berlusconi.

Intanto non deve temere la decisione della Consulta sul legittimo impedimento. Anche fosse a suo sfavore, è impensabile che Berlusconi possa essere condannato (ma lo sarebbe?) prima delle elezioni, anche se la magistratura si mettesse a fare ingloriosamente le corse.

Una volta consultati i cittadini, due possono essere i risultati. O Berlusconi perde, e quindi la sua fine politica è decretata dal popolo. Oppure vince, e se vince, grazie al premio di maggioranza avrà di nuovo i numeri per governare (al Senato rimane sempre un po’ di incertezza, ovviamente, ma i sondaggi lo danno oggi vincente pure lì).

Insediatosi al governo, se non comparirà all’orizzonte nella maggioranza un nuovo Fini, Berlusconi potrà tornare a muoversi per garantire con un provvedimento legislativo la governabilità del Paese, ossia la sua non processabilità nel corso del suo mandato.

Torniamo al presente.

Messa da parte la preoccupazione circa la decisione della Consulta, Berlusconi deve accelerare i tempi per l’approvazione della legge di stabilità, come ha invocato Napolitano. Niente vieta che egli ricorra ad una sua blindatura, ove ci fossero nelle commissioni dei franchi tiratori.

Approvata la legge di stabilità, Fini è costretto a muoversi secondo gli impegni assunti a Bastia Umbra: ritirare la delegazione Fli al governo. Il non farlo lo danneggerebbe agli occhi dei cittadini, che già sono stati scottati dalla sua mancanza di parola nel fattaccio della casa di Montecarlo. La sua immagine di mentitore e di voltagabbana ne risulterebbe ancor più marcata.

Nel momento in cui la delegazione Fli viene ritirata, Berlusconi sale al Colle per presentare il rimpasto a Napolitano (è la scelta migliore e irreprensibile). Napolitano non potrà che chiedere a Berlusconi di verificare in Parlamento se abbia ancora la maggioranza, resa incerta dopo quanto è successo a Bastia Umbra e nelle commissioni parlamentari dove la maggioranza è stata battuta dall’opposizione insieme con il Fli.

A questo punto Berlusconi si presenta in Parlamento. Ma attenzione: si presenta in Parlamento con gli stessi cinque punti che ottennero la fiducia il 29 settembre scorso, ossia gli stessi votati anche dal Fli. La ragione da spiegare nella richiesta di fiducia è semplice: non ci sono motivi validi per modificare tali obiettivi.

Poiché questi cinque punti sono stati trattati e sbeffeggiati come compitino da Fini, sarà difficile che Fini abbia la sfrontatezza di approvarli.

Questa volta si avrebbe così la sfiducia e si avvierebbe l’iter della crisi. Non credo che Napolitano oserà fare il ribaltone. L’alternativa che si presenterebbe in luogo delle elezioni sarebbe scombinata ed inaccettabile. Nessuno può infatti sostituire una maggioranza e un programma votati dagli elettori. Non solo, ma la maggioranza nuova che si presenterebbe a Napolitano sarebbe peggio di un’armata Brancaleone. E perciò sarebbe irresponsabile da parte del capo dello Stato affidarle il governo del Paese.

Dunque, il percorso è chiaro e logico e vede Berlusconi insediato nella cabina di comando. C’è un rischio però. Il rischio che Bossi domani si comporti come Gianni Letta e tenti una ricucitura, che non sta nell’ordine delle cose. La ricucitura andrebbe tutta a vantaggio di Fini, il quale non potrebbe mai rinunciare al suo antiberlusconismo, e il governo sarebbe condannato al non fare e al logoramento.

La Lega Nord e il Pdl sono in grado di vincere la battaglia con Fini, anche se potevano vincerla già questa estate. Ma ormai non vale piangere sul latte versato. Ciò che conta è che oggi non possono rinunciare a vincerla, nell’interesse del Paese.

Fini e il Fli (quest’ultimo attraverso le smargiassate di Italo Bocchino) hanno ormai perso la testa, e stanno accumulando errori su errori. Una frana politica. Già sul tema degli immigrati è stata offerta un’ulteriore occasione a Berlusconi di presentare in aula il disegno originale, e vedere come voterà il Fli. Ci sono molte carte da giocare, dunque, tutte buone. Non vanno sprecate.

L’errore, infatti, che potrebbero compiere Letta e Bossi sarebbe quello di accogliere qualche richiesta di Fini, anche marginale. Ciò darebbe a Fini l’opportunità di uscire dal cul de sac dove è andato a ficcarsi.

Come ho già scritto altre volte, quando c’è una guerra (e questa è una guerra: per ammodernare uno Stato arrugginito ed inefficiente) non si devono fare concessioni ad un avversario le cui intenzioni restano e resteranno sempre le stesse: ossia pugnalarti alle spalle.

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