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Il caso Lusi-Rutelli

19 Marzo 2012

Voglio dire la mia.
Intanto riguardo alla intervista con Lucia Annunziata, sto dalla parte della giornalista. Rutelli doveva rimanere calmo e spiegare le sue ragioni ogni volta che l’interlocutrice glielo richiedeva, anche se fossero state semplicemente delle ripetizioni. Ha mostrato invece di avere la coda di paglia. Non mi è sembrato di trovare alcuna malizia nell’Annunziata, al contrario di quanto avviene quando a parlare o a scrivere è Marco Travaglio, tanto incensato (almeno al tempo del governo Berlusconi) dalle opposizioni. La parzialità di Travaglio è smaccatamente e sfrontatamente evidente, eppure è accettata e nessuno delle opposizioni si è mai azzardato a far intendere che Travaglio sia un cretino.

Ma veniamo al punto della questione. Io non metto in dubbio, fino a prova contraria, che Rutelli sia innocente. La presunzione di innocenza è un diritto riconosciuto ad ogni cittadino dalla Costituzione. Non è stato invece mai riconosciuto, come è noto, a Berlusconi, e nessuno ha gridato allo scandalo.
Dunque, Rutelli va considerato innocente riguardo ad eventuali reati che siano stati commessi nella vicenda incriminata, fino a prova contraria.

Ma un uomo politico, navigato e di lungo corso come lui, con esperienze ed incarichi di ogni tipo e sempre di primo piano, non può cavarsela con una semplice querela nei confronti del suo accusatore Lusi e giustificare con quella, agli occhi dell’opinione pubblica, l’accaduto.

Al tempo di Berlusconi vigeva il teorema assai discutibile, (allo stesso modo che è discutibile il concorso esterno in associazione mafiosa) perché, tanto l’uno che l’altro, applicati anche in mancanza di prove, che chi ha responsabilità di primo piano in una azienda o in una associazione, quale è un partito, non possa non sapere ciò che fanno i suoi più importanti collaboratori. E Lusi era nientemeno che il tesoriere della ex Margherita, di cui Rutelli era il presidente.

Ma io, che sono sempre stato contrario a questo bizzarro teorema, resto dello stesso avviso anche nei confronti di Rutelli, e perciò, a meno che non appaiano prove contrarie, assumo ciò che Rutelli va dichiarando, ossia che egli poneva la massima fiducia nel suo tesoriere e che da questi è stato tradito a sua completa insaputa.

Però come la mettiamo sotto il profilo politico?
La vicenda dimostra che all’ex partito di Rutelli sono  state sottratte ingenti risorse, che, a mia memoria, non hanno un precedente di tali proporzioni. Se è vero che egli non si è accorto di nulla, protetto dalla assoluta fiducia riposta nel suo tesoriere, è anche vero che un presidente che si lascia sottrarre un’enorme quantità di denaro senza accorgersene, ha dimostrato di non essere in grado di ricoprire posti di responsabilità, soprattutto quelli in cui si amministri denaro proveniente dal finanziamento pubblico, e quindi dai cittadini.

Nei confronti di questi cittadini, Rutelli ritiene di non aver nulla da incolparsi?
Va dichiarando che i soldi che verranno recuperati saranno, in vari modi, restituiti ai cittadini. Ottimo proposito, ma ciò non risponde alla domanda che un cittadino si pone, e cioè: Tu, Rutelli, non credi che per quanto accaduto, dovresti dimetterti dalla importante carica che ricopri nella nuova formazione politica Api? Come presidente dell’ex Margherita hai dimostrato di non riuscire a controllare il denaro che ti è stato consegnato dai cittadini, e dunque non ritieni che sia doveroso dimetterti da presidente dell’Api (la stessa carica ricoperta nell’ex Margherita), dove affluiscono anche lì soldi dei cittadini tramite il finanziamento pubblico?

Insomma, per concludere, politicamente Rutelli è tenuto a pagare qualcosa per i suoi errori (come era tenuto a pagare qualcosa Fini per la casa di Montecarlo finita nella disponibilità del cognato), e invece non sta pagando un bel niente. Pensate se fosse accaduto a Berlusconi!
Non mi pare, in tempi corrotti e difficili come questi, un buon esempio.

www.i-miei-libri.it

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“Rutelli non vuole rotture di ‘palle’ ma a sinistra Lusi (e non solo) ha già rotto il tabù della morale” di Lucia Bigozzi. Qui


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