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Il “doppiopesismo” c’è e si vede

15 Settembre 2009

Un esempio della nostra democrazia zoppicante ci viene fresco fresco proprio oggi, quando abbiamo appreso della querela promossa da Fini contro il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri.
Ne parlano tutti i quotidiani, ovviamente anche la Repubblica e l’Unità.
Poiché la querela di Berlusconi all’Unità e alla Repubblica è di appena un mese fa, e ha scatenato una gran cagnara, al punto che si stanno ancora raccogliendo le firme in difesa della libertà di stampa, minacciata dal fatto che un presidente del consiglio si è permesso (con tutto il peso politico che la carica comporta) una querela ad un giornale, tutti i lettori possono fare un raffronto tra due episodi divisi non da un secolo (per cui si potrebbe dire che sono cambiati i tempi), ma, appunto, da poche manciate di giorni. Le condizioni ambientali e politiche sono pertanto le medesime.
E allora?
Ho dato i link all’Unità e alla Repubblica giacché questi sono i due giornali querelati dalla quarta carica dello Stato, il presidente del consiglio Berlusconi.
Ora  invece che cosa sta accadendo? Che non la quarta, bensì la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Gianfranco Fini, querela il direttore del Giornale.
Il fatto dovrebbe risultare, soprattutto ai due quotidiani oggetto di querela da parte di Berlusconi – e molto sensibili a questo genere di cose – ancora più grave. Feltri è direttore di giornale quanto Ezio Mauro e Concita De Gregorio lo sono della Repubblica e dell’Unità. Quindi, attaccando Feltri si attacca ancora una volta la libertà di stampa. Non fa una grinza. E in questo caso, ripeto, si è mossa addirittura la terza carica dello Stato!

Eppure – valle a capire certe teste – non  si è  gridato alla minaccia della libertà di stampa. Certa stampa, ossia, si può querelare tranquillamente e impunemente. Per questa stampa non si scende in piazza e non si fanno appelli.

La nuova querela  poteva  essere addirittura il classico cacio sui maccheroni, poiché Fini è pur sempre un esponente del centrodestra, come lo è Berlusconi, e ci si poteva sbizzarrire con titoli a quattro colonne, del tipo: Ancora il Pdl questa volta con Fini minaccia la libertà di stampa.
Invece silenzio.
Vi domandate perché? Questa è la mia risposta: Perchè la politica è sporca; è la politica con la p minuscola, quella da combattere.
C’è da far fuori un direttore di giornale scomodo, e allora anche Fini serve all’impresa. Nessuno tocchi Fini!, mi pare di sentirlo il perentorio ordine che viene dalla parte politica avversa a Berlusconi.
Qualcuno potrebbe aver risposto: “Ma non è anche questo un attacco alla libertà di stampa? Si tratta di un attacco mosso addirittura dalla terza carica dello Stato!”
E subito la dura replica: “Taci. Questi sono gli ordini. Non pretendere di capire.”

Sulle cose che ha scritto Feltri sia per il caso Boffo, sia per il caso Mauro, e sia per il caso Fini, mi pare che siano stati esibiti, tra quelli da prendere con le molle, anche documenti ufficiali, ossia certi. Per Boffo il certificato del casellario giudiziale, per Mauro il patteggiamento dell’evasione fiscale è risultato vero, ammesso dallo stesso interessato, e per Fini Feltri scrive oggi: “Il fascicolo a luci rosse di cui ho scritto sul mio giornale riguarda una vicenda nota, un procedimento giudiziario chiuso nel 2000 con sentenza dal tribunale di Roma. Non si può parlare di un avvertimento mafioso, trattandosi di fatti noti”.

Dunque, ad un lettore che guarda le cose da lontano, come sono io, parrebbe (se non ci sono falsificazioni di questi documenti, ma nessuno li ha contestati: sono documenti che portano le firme di organi dello Stato) che Feltri, per quanto riguarda i fatti, si sia limitato a  riferirsi ad atti ufficiali; poi se nel commentarli ha usato la sua abile penna pro domo sua, è un altro paio di maniche. Fanno così tutti i commentatori politici, in primis Eugenio Scalfari. Io sostengo che, a qualunque parte politica appartengano, i giornalisti – o almeno quelli più importanti – sono tutti prezzolati.

Tornando a Fini: il grido contro di lui il quale, come terza carica dello Stato, si è permesso di querelare un giornale, è rimasto strozzato in gola, non solo, a mio avviso ovviamente, perché il direttore del Giornale è una penna scomoda, ma anche perché Fini sta facendo un gioco utile agli oppositori di questo governo.
Riproponiamoci allora questa domanda: Perché Fini lo fa? Non è certo uno stupido. La politica l’ha frequentata fin da quando aveva i pantaloni corti. Dissi la mia in un’altra occasione e la ripeto: Fini non si accontenta più della terza carica dello Stato, ma vuole arrivare a quella più alta, al Quirinale (per la quale mi pare di poter dire che Berlusconi si è ormai bruciato). Per raggiungere un tale obiettivo c’è una strada obbligata da percorrere: ingraziarsi la sinistra. Lo disse Feltri, ma ne sono convinto anch’io.

Può anche darsi, tuttavia, che il fatto che qualcuno gli abbia scoperto le carte, consigli Fini a ripensarci non una ma dieci volte. Ne sarei contento. E’ stato pur sempre, l’ho già scritto, il pupillo di Giorgio Almirante.

P.S. Articoli correlati:

qui i festini a luci rosse di AN già sull’Espresso nel 2001;
qui il video di un’intervista del Quotidiano.net a Vittorio Feltri sul caso Boffo e sul caso Fini;
qui la storia dei rapporti burrascosi tra D’Alema e i giornali.
qui: Gianni Pennacchi: “Comunista? Pure D’Alema nega”

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3 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 16 Settembre 2009 @ 18:14

    Proverbio pugliese?
    Lavare la testa all’asino si perde tempo e sapone.

  2. Commento by giuliomozzi — 17 Settembre 2009 @ 18:09

    In realtà le due situazioni sono differenti.

    Come ho cercato di spiegare qui:
    http://vibrisse.wordpress.com/2009/09/15/cio-che-il-giornale-fa-con-boffo-e-fini-e-altra-cosa-da-cio-che-la-repubblica-fa-con-berlusconi/

  3. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Settembre 2009 @ 21:27

    Giulio, rileggi in questo mio articolo i paragrafi 4 e 5, ossia da: “Sulle cose che ha scritto Feltri” fino a “prezzolati”. Dovrebbero esserci già le risposte che chiedi.
    Ma torniamoci:

    1 – su Boffo ti soffermi sul foglio anonimo, come fanno tanti interessati ad accusare Feltri, ma non ti soffermi sul fatto che è stato pubblicato da Feltri anche il certificato del casellario giudiziario, in cui la condanna è palese e definitiva.
    Lasciami dire che se Boffo fosse stato innocente, eccome se avrebbe mostrato i documenti. Li avrebbe mostrati, perché il non farlo avrebbe lasciato, come ha lasciato, il sospetto. La stessa Chiesa vi avrebbe insistito nell’interesse di entrambi, anche della Chiesa voglio dire.

    2 – Su Ezio Mauro (che non hai ricordato): il patteggiamento sull’evasione fiscale è stato da lui ammesso. Comunque sono cose che ogni giornalista può verificare. Se nessuno si è scagliato contro Feltri, significa che la faccenda è vera.

    3 – Su Fini, Feltri ha fatto cenno a quanto già aveva scritto L’Espresso a giugno (credo) di un procedimento che ha coinvolto per festini a luci rosse, giro di escort eccetera, il segretario di Fini. E’ stata interpretata come minaccia. Anch’io paventai che cominciando ad indagare sulla vita privata di Berlusconi si sarebbe scatenata un’offensiva dello stesso tipo contro i suoi avversari. Non era difficile immaginarlo.
    Il primo a subire l’offensiva fu D’Alema con un articolo di Mario Giordano intitolato: “Tutte le escort del clan D’Alema”. Era il 25 giugno 2009.

    D’Alema mi pare che abbia capito che si era aperto questo tiro al bersaglio e, pur essendosi difeso, non è passato a querelare nessuno.
    Invece lo ha fatto la terza carica dello Stato, e nessuno ha gridato all’attentato alla libertà di stampa, come era stato fatto con la quarta carica dello Stato. Qualcosa non torna, non ti pare?

    Non c’è ragionamento contrario che possa attecchire: in Italia c’è il doppiopesismo.

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