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Il Mattinale: “Tutte le balle di Letta in conferenza stampa”

24 Dicembre 2013

di Redazione
(da “Libero”, 24 dicembre 2013)

Una conferenza stampa fiume, quella di  Enrico Letta  in occasione di Natale. Ore di chiacchiere. Gran parte delle quali smentite da  Il Mattinale,  la newsletter del Gruppo di Forza Italia alla Camera, la cui mente è il tagliente e iperattivo  Renato Brunetta.  Un numero “speciale”, dal titolo altrettanto speciale: “Tutti i falsi di Letta nella conferenza stampa di fine anno. Per  Il Mattinale,  il premier è “bugiardissimo” e la sua conferenza stampa è stata “una fiera del palloncino gonfiato”. Letta viene poi bollato come spudoratissimo, e viene citata “la frase più incredibile  di tutte”, ovvero quando ha detto: “Nel 2014 il fisco sarà più amico dei cittadini”. Tutte balle per, gli azzurri. Ma Enrico è anche “pomposetto“, “pretesco” (“Quasi fosse Savonarola redivivo…”). E ancora, il premier viene tacciato di “giovanilismo”, “gerundio”, “otelmismo”, “panettonismo”, eccetera eccetera (e per ognuno di questi aggettivi c’è una esaustiva spiegazione).

Le nove menzogne –  Dopo gli aggettivi, si entra nel dettaglio dei contenuti e vengono passate in rassegna  le balle  di Letta. Sono nove, per la precisione. Si parte dalla presunta svolta generazionale (“Omaggio a  Matteo Renzi“), per passare alla  spending review  e al dividendo stabilità da 5 miliardi. Viene poi smontato il falso mito della stabilità politica (quello sbandierato da  Letta e Napolitano,  per intendersi) e viene smentito il fatto che gli italiani, nel 2013, non abbiano pagato l’Imu sulla prima casa. Successivamente si passa alla già citata balla sull’Imu, quindi vengono smontate le menzogne sul  rientro di capitali,  autoriciclaggio e quelle sulla quantità di detenuti in attesa di giudizio. Infine,  Il Mattinale  mette i puntini sulle “i” anche alla questione amnistia e indulto. Anche in questo caso, per ogni punto (anzi, per ogni balla) c’è una esaustiva spiegazione. Enrico Letta, colpito e affondato da  Il Mattinale  (e da Brunetta…)


La superiorità degli inferiori
di Gian Marco Chiocci
(da “Il Tempo”, 24 dicembre 2013)

Balle, balle, balle. E che balle. La storia che vi andiamo a raccontare riguarda l’ennesima balla che una sinistra pubblicistica ha spacciato per verità assoluta tramandandola ai posteri dall’alto della sua stucchevole superiorità morale. Una superiorità che se non aveva alcuna ragion d’essere prima figuriamoci oggi che gli scandali e le inchieste colpiscono anche gli eredi salottieri di un’ideologia sconfitta dalla storia. La balla del giorno si rifà alla vulgata sulla disastrosa situazione economica della Regione Lazio addebitabile a una gestione allegra della cosa pubblica da parte di quel fascistone di Francesco Storace. Per anni non c’è stata trasmissione tv, confronto politico, articolo di giornale, che non riportasse questa diceria della mala amministrazione di centrodestra che aveva messo in ginocchio la sanità e a seguire tutto il resto. A 18 mesi dal suo insediamento lo stesso Marrazzo, succeduto a Storace, minacciò di andare dai magistrati (poi effettivamente c’è andato, ma per cose che riguardavano sue questioni personali) in quanto il debito della sanità ereditato dalla giunta di centrodestra – a suo dire – era di 10 miliardi di euro. Un’esposizione con una consistenza di poco inferiore a un terzo della manovra finanziaria nazionale.

Il povero Storace sono anni che prova a contestare i dati ma nessuno lo sta a sentire. S’incavola, alzava la voce, sfidava a duello chiunque: niente da fare. La balla più granitica di una sentenza di Cassazione è diventata un’ossessione per «Ciccio » Storace. Che però non s’è rassegnato, e ha fatto bene perché, fuori tempo massimo, la bugia è stata smascherata. Oggi nella manovra in corso di approvazione in consiglio regionale, la relazione in aula dell’assessore al Bilancio, Sartore e la relazione del Comitato regionale di controllo contabile (presieduto dalla grillina Corrado) hanno evidenziato come il disavanzo complessivo della Regione Lazio ha subìto un incremento notevole fino a 3 miliardi di euro a partire dalle annualità 2005 e 2006 con Marrazzo, e il trend negativo è proseguito negli anni successivi. Nel 2003, con Storace governatore, il debito della Regione Lazio era di appena 708 milioni. Signori democratici, basta lezioni di moralità. Risparmiateci i pistolotti e non rompeteci più (con) le balle.


I problemi di Carlo De Benedetti
Cheo Condina per “il Sole 24 ore”
(da “Dagospia”, 24 dicembre 2013)

Verbund mette un punto fermo nella delicata partita di Sorgenia, che mercoledì scorso ha dato ufficialmente il via alla rinegoziazione del debito bancario, pari a 1,75 miliardi. Il colosso energetico tedesco ha azzerato il valore della partecipazione nel gruppo controllato da Cir, pari al 45,65%, mettendo in liquidazione Verbund Italia, la controllata italiana cui faceva capo la quota e che, proprio in virtù delle rettifiche, ha visto interamente prosciugato il patrimonio.

Non solo, in una lettera inviata nei giorni scorsi alla stessa Verbund Italia, Vienna ha messo nero su bianco «la propria volontà di non partecipare a un’eventuale ricapitalizzazione di Sorgenia e Sorgenia Holding », un’operazione a cui la controllata italiana «non è tenuta, stante la natura giuridica di società di capitali delle partecipate ».

Una presa di posizione piuttosto chiara, dalla quale sembra emergere la determinazione del gruppo austriaco a tirarsi fuori dalla partita senza ulteriori esborsi, anche se c’è chi la interpreta come una mossa negoziale nei confronti degli istituti di credito, i quali hanno già chiesto ai soci di Sorgenia un intervento per abbattere i debiti di circa 600 milioni.

Del resto, Verbund è controllata al 51% dallo Stato austriaco e l’avventura nell’energia con la Cir della famiglia De Benedetti dura da 14 anni, un lungo periodo nel quale Vienna, da azionista industriale, non ha fatto mistero delle proprie ambizioni, al verificarsi delle giuste condizioni, di salire ulteriormente nel capitale di Sorgenia. Non si tratta insomma di un dossier dai risvolti esclusivamente finanziari.

Ciò non toglie che la totale svalutazione della partecipazione in Sorgenia parte da un presupposto esclusivamente industriale: l’impairment test svolto dalla casa madre austriaca sulla quota evidenzia, come riportato da Radiocor, «una perdita durevole del valore dell’investimento del gruppo nel settore energetico italiano ». Il valore della quota, già nel bilancio 2012, era stato ridotto da 654 milioni a 152 milioni (con una perdita per Verbund Italia di 502 milioni), ma l’ulteriore analisi svolta in autunno ha condotto al provvedimento ancora più drastico, che ha portato anche alla liquidazione della società.

Il motivo? L’outlook negativo sul mercato italiano, caratterizzato da «elevata sovraccapacità », significativo calo della redditività degli impianti a gas e «previsioni macroeconomiche negative che porteranno a una minore domanda di energia in futuro ». Tutti elementi che hanno spinto pure E.On a mettere sul mercato le attività energetiche nel nostro Paese in una procedura di vendita che entrerà nel vivo nei prossimi mesi.

Anche Verbund, come il gruppo tedesco, sta mettendo in atto un importante piano di riallocazione del proprio capitale: di recente ha chiuso uno swap dei propri asset in Turchia proprio con E.On e ha messo in vendita degli impianti a ciclo combinato in Francia. La maxi svalutazione su Sorgenia era tuttavia prevista solo in parte, visto che nel bilancio dei nove mesi la capogruppo austriaca aveva rettificato la quota nel gruppo italiano per 396 milioni.

Che cosa cambia la mossa di Verbund per Cir? La società controllata dalla famiglia De Benedetti ha il 53% di Sorgenia, una quota iscritta a bilancio, dopo alcune svalutazioni, a circa 200 milioni di euro. Il negoziato con le banche è iniziato mercoledì scorso, contestualmente alla presentazione del nuovo piano industriale del gruppo energetico, che sta pagando a caro prezzo la crisi degli impianti a ciclo combinato in Italia.

Tuttavia era già filtrata la generica disponibilità del gruppo di De Benedetti a fare la propria parte in un eventuale aumento di capitale a patto che ci fosse un contributo fattivo di Verbund e un atteggiamento costruttivo da parte delle banche. Siamo dunque alle battute inziali di una partita, dalla quale peraltro non si deve escludere Tirreno Power (la ex genco controllata da Gaz de France e partecipata da Sorgenia al 39% sui cui grava un debito in scadenza da 750 milioni), destinata a proseguire nei prossimi mesi.


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2 Comments

  1. Commento by Franco Cattaneo — 24 Dicembre 2013 @ 18:52

    Fervidi auguri di buon Natale a Lei ed ai Suoi cari, cui si aggiungono voti per la Sua salute.

    Franco Cattaneo

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 24 Dicembre 2013 @ 20:54

    Auguri anche a lei e ai suoi cari. Grazie.

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