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Il Pd sfugge alle proprie responsabilità

27 Gennaio 2013

Non è la prima volta. La sua tecnica è arcinota. Quando si tratta di avversari riesce ad ingigantire oltre ogni misura le responsabilità (si pensi agli scandali berlusconiani, che in confronto risultano delle balordaggini), ma quando si tratta di responsabilità proprie non solo le vuole scacciare come se non fossero mai esistite (così come fanno gli psicopatici), ma sparge a destra e a manca minacce di sbranamenti che fanno pensare che ci troviamo anziché in un Paese civile, davanti allo spettacolo, non so, di quei galli che si combattono su scommessa fino a che uno di essi non muore ferito e soffocato dall’altro.

Bersani, probabilmente in preda ad un attacco d’isteria, deve aver pensato ad uno di questi galli, ed in specie al vincitore, mentre probabilmente, se decidesse di entrare nell’arena, farebbe la fine dello sconfitto.

Ho già scritto che tanto Bersani che la Bindi, rispettivamente segretario e presidente del Pd, farebbero meglio a dimettersi, in ossequio a quella questione morale che per tanti anni ci hanno predicato.

Si sono usati denari non propri, ma dei risparmiatori per avventurarsi in imprese folli, e ciò non perché siano state decise semplicemente da un consiglio di amministrazione, ma perché queste decisioni sono state concepite e imposte in sedi esterne a quelle tanto della banca che della fondazione.

Il Pd va cianciando che non ha avuto nessuna parte in queste vere e proprie dilapidazioni di denaro altrui, ma la sua difesa fa acqua da tutte le parti, e perfino i sassi sanno che il Mps era cosa del Pd, come sono cosa del Pd le cooperative rosse e l’Unipol.

Stanno emergendo testimonianze eccellenti. La prima fu rilasciata da D’Alema quando confermò che il Pd locale aveva provveduto a licenziare tanto Mussari che Vigni (presidente e amministratore delegato del Mps), e ciò non può essere conclamato se non si ha questo potere.

Ieri è affiorata la testimonianza raccolta da “il Fatto quotidiano†(qui) dell’ex sindaco del Pd senese, Pierluigi Piccini (fatto fuori dal partito perché si era opposto alla scalata per acquisire la Banca Nazionale del Lavoro), il quale fa espressamente i nomi dei big del Pd impegnati a dirigere le operazioni del Mps:

“Il Pd ha sempre governato il Monte dei Paschi. L’ingerenza è stata ed è notevole. L’indipendenza della banca dalla politica è una barzelletta che purtroppo non fa più ridere”. L’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, fa nomi e cognomi. “Giuliano Amato, Luigi Berlinguer, Massimo D’Alema che voleva far sposare il Monte con la Bnl”.

La vignetta di qualche giorno fa apparsa sul “Corriere della Sera” a firma di Emilio Giannelli è un’altra inequivocabile testimonianza, poiché il grande vignettista non solo è di origine senese, ma è stato dirigente del Mps, e quindi conosce bene di che cosa si sta parlando.

Non so se Bersani si trovi già sul posto a beccare D’Alema, Piccini e Giannelli, ma credo che alla fine sarà lui a perderci le penne, perché il vigore di quella sua specie di psicopatia è destinato ad esaurirsi in breve tempo, visto che a beccarlo e a farlo sanguinare sono ormai tanti galli.
Per cui, caro Bersani, vediamo di finirla e rassegna le dimissioni e falle rassegnare anche  alla carissima Bindi.

Ormai appurata l’evidenza, ossia che il Pd è dentro le vicende del Mps fino al collo, bisogna aggiungere che le azzardate e negative operazioni che vi sono state compiute gettano più di un’ombra cupa sulla follia e sulla spregiudicatezza di chi le ha imposte.
Sono operazioni che hanno visto uscire fior di miliardi di euro appartenenti ai risparmiatori e sostituiti con vera e propria carta straccia.

Dunque, chi ha orchestrato tali operazioni ha sottratto denaro dei cittadini per fare gli sporchi affari suoi, visto che si stanno trovando tracce di tangenti sparse un po’ dovunque e che qualcuno avrà magari già riscosso e nascosto nei paradisi fiscali.
I cittadini fatti becchi e bastonati non hanno perciò il sacrosanto diritto di pretendere che chi li ha imbrogliati non solo li risarcisca ma si levi di torno?

E se, come sembra, il Pd ha forti responsabilità in tutto ciò, avendo 13 rappresentanti su 16 nel consiglio di amministrazione, come si fa a scaricare la responsabilità solo sul Pd locale quando, anche dalla testimonianza dell’ex sindaco Piccini, si evince che tutto ciò che il Pd locale faceva doveva essere in linea con le direttive centrali, o altrimenti si perdeva la poltrona?

Ma le responsabilità e i misteri non finiscono qui. Perché l’attuale governatore della Banca d’Italia Visco l’altro giorno ha dichiarato che l’input a cambiare la dirigenza del Mps è venuto proprio dall’organo di vigilanza a seguito del verbale ispettivo del 9 novembre 2010 (che si può leggere dal link che trovate qui). Se è così, ci si domanda (se lo domanda, ad esempio, Dagospia) come mai la questione è scoppiata soltanto ora e che misure urgenti ha preso la Banca d’Italia – a quel tempo retta da Mario Draghi – per evitare l’aggravamento della situazione?

Insomma, cari elettori, questa è la fotografia dell’Italia:

– abbiamo un presidente della Repubblica che si compiace di intrattenere (per due volte è addirittura lui a chiamare) con l’indagato Nicola Mancino, che gli chiede aiuto per i pasticci giudiziari in cui è coinvolto, e il nostro caro Presidente chiede che quei nastri siano immediatamente distrutti, costringendo in qualche modo la consulta (lo previde Zagrebelsky) a emettere una sentenza “incostituzionaleâ€, come la definì brillantemente Mario Travaglio, sentenza che trova ancora oggi uno strenuo critico nel professor Franco Corsero, il quale invita il gip che ha in mano i nastri per distruggerli a ricorrere contro la sentenza per non commettere atti di dubbia legittimità (qui);

– abbiamo un presidente della camera implicato nello scandalo della casa di Montecarlo e in raccomandazioni alla Rai in favore di propri congiunti, e ancora è sfacciatamente al suo posto;

– abbiamo un presidente del consiglio, uscito dal cilindro di un prestigiatore e mai presentatosi al corpo elettorale;

– abbiamo una corte costituzionale che, per non entrare in conflitto con il capo di Stato, ha emesso una sentenza che puzza di incostituzionalità;

– abbiamo un partito importante avviato a vincere le prossime elezioni che, per ragioni di bottega e di voti, rifiuta sfrontatamente di assumersi le proprie responsabilità nel disastro che ha colpito la banca, il Mps, dove esso ha sempre comandato.

Ditemi voi, cari lettori, che ce ne facciamo di un Paese così?


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Bart