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Il Pdl allo sbraco?

18 Novembre 2011

Spero di no, ma le premesse non sono buone.
Della giustizia Monti ha parlato il minimo possibile, quasi di corsa per non farsi nemmeno sentire, invece baldanzosamente ha fatto intendere che l’Ici sulla prima casa sarà reintrodotta. Ossia ha praticamente detto al Pdl che cancellerà quello che fu il suo cavallo di battaglia e che contribuì a suo tempo alla vittoria elettorale.

Quando Berlusconi l’abolì il ragionamento era (e lo è oggi, nulla è cambiato) ineccepibile e da condividere. Gli italiani fanno molti sacrifici (contraggono mutui che spesso si portano dietro per oltre 20 anni) pur di poter vivere tra quattro mura di proprietà, senza l’incubo dello sfratto, che sempre giunge puntualmente allorché le vicissitudini della vita (licenziamento, malattie ed altro) non consentono più di pagare l’affitto. La casa c’è e per lo meno il cittadino ha un tetto dove rifugiarsi.

Per questo motivo l’Ici appariva (ed appare) una tassa in più, oltre che esosa. Si fa fatica a pagare il mutuo e lo Stato che dovrebbe aiutarti che fa? Ti assesta la botta finale. La sua logica è: Tu hai una casa, un bene al sole, e dunque paghi.
E ancora: Dovevi restare povero in canna, e allora ti avrei lasciato in pace.

Insomma, con l’Ici lo Stato non incoraggiava certo  (e non incoraggerebbe) il cittadino a costruirsi una casa propria. Berlusconi si accorse della grande ingiustizia che colpiva almeno l’80% degli italiani e l’abolì.

Oggi il governo Monti intende annullare questo atto di giustizia, con il consenso del parlamento. Anche del Pdl? Per il momento sembra di no, ma come si comporterebbe nel caso che il proposito di Monti ottenesse la maggioranza, per esempio alla Camera? Si sottometterebbe alla decisione o farebbe cadere il governo?

Ho paura che il Pdl, per non spaccarsi, si sottometterebbe.
E se così fosse, significherebbe che il Pdl non ha più sangue nelle vene e non ci sarà da sperare più in nulla. Fine di un sogno.
La resistenza all’Ici potrebbe perciò configurarsi come la cartina di tornasole per credere o non credere più alle promesse del Pdl.

Scrissi il 14 dicembre: “come il governo Dini fu in realtà un governo di sinistra, così è di sinistra questo di Monti.â€
Ora che ne conosciamo i componenti, (con quei solidi collegamenti con Carlo De Benedetti) non ci dovrebbero essere più dubbi. E siccome conosciamo ormai che i governi di sinistra sono solo bravi a mettere le tasse, è molto probabile che l’Ici sarà reintrodotta, con buona pace del Pdl. Solo con un governo della sinistra, o comunque sorretto dalla sinistra, possono accadere queste cose.

Siamo tornati ai tempi di Gianni Agnelli, il quale auspicava e perorava la sinistra al governo, giacché solo attraverso di essa (contenta ed illusa di gestirlo) poteva assicurare la guida del Paese agli immarcescibili e ingordi poteri forti, e farne pagare   il costo al popolino.
Aggiungo, inoltre, che mai, nemmeno al tempo di Gianni Agnelli, essi furono così baldanzosi da mostrare spudoratamente il loro volto, come oggi.

Vorrei domandare ai lavoratori che hanno visto i nuovi componenti del governo seduti in pompa magna sugli scranni del Senato (ed oggi della Camera), se potranno mai riconoscersi in loro.
Vale come esempio questo: se Berlusconi rappresentava nel suo governo anche l’uomo più ricco d’Italia, la sinistra non è stata da meno e, per non sfigurare, fa salti di gioia per il governo Monti in cui siede la donna più ricca d’Italia.
Ma non basta: se Berlusconi portava nel governo il suo conflitto di interessi, quanti ne portano le personalità che compongono quello nuovo? Assai di più.

Eppure avete visto come la Finocchiaro ieri, nel suo discorso al Senato, quasi svenisse per lo sforzo di  venerare Monti e il suo governo? Un vero colpo di ascesi. Non le interessa più il conflitto di interessi? Non le interessa più che i poteri forti si siano insediati al potere (anche se Monti si è affrettato a smentire)? E se non le interessano più queste cose, ciò avrà pure una spiegazione. Non ci saranno forse in ballo interessi comuni? Una specie di do ut des, del tipo: Mandami al governo ed io ti do mano libera, e farò finta di non vedere. Ho l’impressione che il governo Monti non porterà fortuna al Pd.

Ad ogni modo, fatte queste doverose osservazioni, anch’io auguro buon lavoro al nuovo governo. Anche se negli interventi e nelle dichiarazioni di voto ho potuto scorgere distinguo e divaricazioni che immagino emergeranno al momento opportuno. Comunque, se il governo Monti riuscirà a fare ciò che non è riuscito a Berlusconi in tema di riforme dello Stato e di risanamento dell’economia, lo ringrazierò.

Solo che, con il suo successo, mi si stamperà nella mente la convinzione che la democrazia avrà fatto un poderoso percorso all’indietro. A che serve infatti – questo è il ragionamento – chiamare gli italiani al voto se la decisione di un solo uomo (il capo dello Stato) può risolvere i nostri problemi?

Il governo Monti non sarà stato altro, a questo punto, che l’espressione di un malinconico ritorno all’indietro, ad una specie di monarchia illuminata, ad un governo degli ottimati, e a quel punto, forse, non ci interesserà nemmeno più avere un parlamento che sia, come abbiamo visto in occasione di questa fiducia, pietosamente retorico e genuflesso.

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