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Il sacrario della governabilità

6 Aprile 2010

Le feste pasquali sono alle spalle. Per la politica è giunto il tempo di rimboccarsi le maniche. Tre anni, da qui al 2013, non sono molti. Si devono mettere in conto le intrinseche difficoltà e soprattutto i trabocchetti.

Non so quanto la batosta subita dal Pd sia servita a rinsavire un partito che nella foga di dare addosso a Berlusconi ha perso di vista il proprio ruolo di forza programmatica antagonista e alternativa. Oggi invece, così come si son messe le cose, l’alternanza è pericolosa. Mandare il Pd al governo insieme con Di Pietro significherebbe infilare l’Italia in un tunnel senza via d’uscita. Una caduta verticale che cancellerebbe tanti anni di libertà. Di Pietro, Travaglio, certi magistrati, senza forse nemmeno saperlo, odiano la democrazia. Saliti al potere sarebbero dei despoti.

Dunque, vacanze finite. Da oggi (e qui) al lavoro, avendo di mira la costruzione di un’Italia migliore. Se il Pd non ci sta e vuole impantanare ogni tentativo riformista (soprattutto quello sulla Costituzione), lo si smascheri, lo si metta alla berlina di fronte agli italiani e si vada avanti. Il risultato delle regionali è stato chiaro e perentorio. Anche nei confronti di Fini.

Per parte mia ho un piccolo sogno; ne ho già scritto, ma ora che il cammino comincia mi piace ricordarlo.
La barra delle riforme deve essere tenuta diritta sulla stella polare che si chiama governabilità.

Tutto ciò che si farà dovrà essere in funzione della governabilità. Non credo che siamo in pochi ad aver scoperto che il bene più prezioso per uno Stato è la sua capacità di essere governato.

Solo assicurando la governabilità fino alla scadenza del mandato elettorale, i cittadini saranno in grado di valutare l’azione di governo e premiarlo o punirlo. La democrazia è anche quella che consente all’elettore di esprimere un giudizio compiuto sulla qualità del lavoro svolto dalla maggioranza uscita vincente dalle elezioni.

Il giudizio non è compiuto, infatti, se la maggioranza non è stata messa in condizione di governare, e di governare per l’intero mandato.

Dunque, tra le tante riforme, non costituzionali e costituzionali, che saranno al vaglio del governo e poi del parlamento, una delle più importanti (secondo me, addirittura la più importante) è l’elezione diretta del premier. Preferisco il premierato al presidenzialismo, poiché è la via più facile da percorrere e quella che non necessita di scardinare la Costituzione.

La legge 270 del 2005 – che si può migliorare, ovviamente – ha già segnato la strada verso il premierato, non solo, ma in tal senso è stata già applicata.

Perciò un premierato spurio è già funzionante. Occorre solo dare ad esso dignità costituzionale. Non credo che l’opposizione possa cavillare più di tanto e mandarla alle lunghe. Il suo elettorato non capirebbe. Difficile sostenere – con quell’acre punta di antiberlusconismo che ancora resiste – che la nuova disciplina consegnerebbe l’Italia a Silvio Berlusconi. A parte il fatto che gli italiani hanno già dato più volte fiducia al leader del Pdl, la norma varrebbe per tutti, oggi come domani.

Il vantaggio per i premier futuri è indubbio: essi saranno messi al riparo da quelle che io chiamo le manovre di palazzo. Il premier eletto dal popolo non si potrà cambiare, infatti, se non tornando alle urne.

Ma il premierato non è tutto se non lo si tutela da attacchi scriteriati, come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi.

A mio avviso, non sarà necessario introdurre una immunità generalizzata. Le cose possono restare come sono. Ciò che invece dovrà essere introdotta è l’immunità per il solo premier, limitata ovviamente alla durata del suo mandato.

Come non sarà necessario estendere l’immunità ai parlamentari, così non sarà necessario estenderla ai ministri. Infatti, parlamentari e ministri sono sostituibili, mentre, come si è detto, non sarà più sostituibile il premier. Dunque è il solo premier che dobbiamo tutelare.

Il quale in questo modo assumerebbe tutte le responsabilità dell’azione di governo e diventerebbe una specie di sacrario della governabilità.

Non credo che i cittadini rifiuterebbero una soluzione di questo tipo. Ed essa rappresenterebbe il pilastro fondante della nuova Italia. Un’Italia più responsabilizzata e dove gli elettori avrebbero parte attiva e determinante.

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Intervista a Maroni, di Fiorenza Sarzanini. Qui.

“Berlusconi prova a smarcarsi da Bossi” di Ugo Magri. Qui.


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6 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 6 Aprile 2010 @ 11:01

    Ciao Bart, ho segnalato   questo Blog sul   sito dell’On. Antonio Palmieri(Pdl), pregandolo di tenerlo monitorato in quanto espressione di molti ed ho anche fatto riferimento alla pubblicazione degli articoli da parte del Legno.

  2. Commento by Mario Di Monaco — 6 Aprile 2010 @ 12:11

    Le prime mosse sulla strada delle riforme sembrano farci capire che la partita vera sarà giocata essenzialmente fra due contendenti. Da una parte la Lega, che vuole veder realizzati i propri obiettivi legati al federalismo e alla difesa degli interessi delle regioni produttive del nord, e dall’altra il PDL del premier, che aspira a cambiamenti assai più ambiziosi che riguardano tutto il paese: assicurare una più stabile governabilità, migliorare il funzionamento delle nostre istituzioni a vantaggio dei cittadini e dell’economia, snellire la burocrazia e rafforzare il principio di sussidiarietà nei servizi pubblici, ecc..

    La piega che prenderanno le riforme, dipenderà dalla forza del potere negoziale di Bossi ed, in particolare,  da quanto egli potrà far leva sui possibili ricatti alla stabilità del governo per imporre i suoi egoistici progetti. Fin qui ha avuto gioco facile ad ottenere  un consenso crescente da parte di coloro che sarebbero i beneficiati esclusivi di un eventuale accoglimento integrale delle sue proposte.

    Ma non vi è dubbio che chi ambisce a governare l’intero paese, non può che agire per il bene di tutti nel solco di valori fondanti quali la solidarietà e la salvaguardia dell’identità nazionale.

    E’ un dovere dell’opposizione e di coloro che fin qui hanno concorso ad indebolire la posizione del premier, offrire una loro concreta collaborazione affinchè le riforme di cui il paese ha estremamente bisogno siano realizzate al più presto e risultino eque ed efficaci.

  3. Commento by Ambra Biagioni — 6 Aprile 2010 @ 12:28

    Caro Mario, è vero che l’appetito vien mangiando, ma la Lega non ha poteri ricattatori veri e propri: dove andrebbe senza il Pdl di Berlusconi ?

    Altro caso sarebbe se non ci fosse Berlusconi, in quanto allora la partita si giocherebbe alla pari, fra uomini di calibro simile, per cui niente vieterebbe che la Lega avesse a prevalere. Certamente avverrebbe nell’infausta ipotesi di   una lesdership di Fini.

    Non so quanto l’opposizione sia in grado di bilanciare la situazione, almeno fino a quando rimarranno al comando i vecchi marpioni comunisti, D’Alema in primis, ma anche Violante e compagnia. E” vero che i giovani stanno scalpitando, ma sono brutti “allevi” e forse troppo buoni “allievi” della politica delle Frattocchie. Staremo a vedere.

     

  4. Commento by Mario Di Monaco — 6 Aprile 2010 @ 13:15

    Per cercare di capire cosa accadrà al futuro del nostro paese, bisognerà tenere d’occhio anche le mosse dei così detti poteri forti che certamente avanzeranno le loro proposte nel momento in cui le trattative per le riforme si faranno più serrate. Mi riferisco alle Banche ed al potere economico in generale che, specialmente prima dell’avvento di Berlusconi, hanno sempre orientato la politica e le decisioni dei governi del passato.

    Non so bene con chi si schiereranno questa volta, ma non mi sembra  dalla parte del premier, stando anche alle ultime iniziative di Montezemolo e della sua fondazione.

     

  5. Commento by Ambra Biagioni — 6 Aprile 2010 @ 17:25

    I commenti del Legno

  6. Pingback by Il sacrario della governabilità | IlTuoWeb.Net News — 11 Maggio 2010 @ 11:22

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