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La faccia tosta dei calciatori

17 Agosto 2011

Ieri sono andato a cena ben oltre le ore 20, quindi giuro di che non avevo bevuto in quel momento un goccio di vino o simili, e perciò ritengo di aver capito bene quanto andava raccontando il Tg1, ossia che i calciatori si rifiutano di pagare la tassa di solidarietà. Anzi, la faccenda è ancora più sporca. Avvalendosi di certe clausole contrattuali, vorrebbero che a pagarla fossero le rispettive società di appartenenza.

In buona sostanza ciò significa che i calciatori si chiamano fuori dall’offrire il loro contributo personale al Paese. La crisi del Paese non li riguarda, sono problemi del popolino, anzi dei loro tifosi.

Quella dei calciatori è un’altra casta, come quella dei magistrati, della politica, degli avvocati, e ci metterei pure quella dei giornalisti.
Con meno poteri, ad esempio, della casta politica o giudiziaria, però con maggiori risorse e privilegi.

La mia prima reazione è stata di disgusto. Così ricchi da far invidia a Paperon de’ Paperoni, non desiderano scucire nemmeno un centesimo della loro paga.
Cosa dire? Che da questa gente bisognerebbe stare alla larga.

Non sono un tifoso, non vado allo stadio, e mi limito a vedere le partite in occasione dei campionati del mondo. Per il resto degli anni continuo a confondere un giocatore con un altro.
L’unica cosa che so di certo è che sono nababbi. Spesso, mi permetto di dire, con una cattiva educazione civica, e abbastanza rozzi da non comprendere che alcune forme di solidarietà non possono essere eluse. Come noi, anch’essi fanno parte di un Paese che si appella a tutte le risorse possibili per affrontare una crisi spaventosa che è ben lungi dall’esaurirsi.

Ho già scritto più volte che il denaro ha un potere d’attrazione e di corruzione inarrivabile. Come per i politici, che dovrebbero essere remunerati con compensi assai più ridotti, così per il mercato del calcio si dovrebbero stabilire regole assai restrittive.
Si dice che in questo modo si danneggerebbe il libero mercato. È probabile. Ma si possono pagare con una montagna d’oro persone che negano la loro solidarietà ad un Paese che li ha resi ricchi? Penso proprio di no.

Ho letto che una fronda del Pdl proporrà emendamenti tra cui la richiesta di procedere ad una vendita consistente del patrimonio immobiliare dello Stato.
Sono d’accordissimo. Fra l’altro si parla di cifre che potrebbero saldare almeno tre quarti del nostro debito pubblico, liberandoci da una zavorra che rischia di impedire ormai definitivamente – vistane la consistenza – la possibilità di destinare una parte dei nostri utili di bilancio agli investimenti e all’ammodernamento dello Stato.
Spero che Berlusconi accolga tale richiesta.
E se è vero che queste vendite non si realizzeranno in tempi brevissimi, esse potranno, tuttavia, a mano a mano che se ne incasseranno i proventi, consentire la estinzione di alcune misure previste da questa manovra, risultate odiose.

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Bart