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La maggioranza ha scelto Schifani

23 Dicembre 2009

L’altro giorno mi domandavo perché alla Camera, presieduta da Gianfranco Fini, il governo avesse posto la fiducia, nonostante che – così veniva assicurato – con la discussione delle circa 70 mozioni dell’opposizione si sarebbero rispettati comunque i tempi previsti per l’approvazione della legge finanziaria.

Avevo supposto qualcosa che mi ero tenuta per me, e che con la votazione avvenuta ieri sera al Senato è stata, a mio avviso, confermata.

Come è noto la discussione al Senato si è sviluppata con ampia discussione delle mozioni presentate dall’opposizione; infine la votazione finale ha provveduto a ratificare sostanzialmente la proposta del governo e a trasformarla in legge.

Perché dunque alla Camera dei deputati non si  è fatto altrettanto?
La mia risposta è che alla Camera dei deputati si è voluto dare una lezione politica al suo presidente, il quale nei giorni immediatamente precedenti il dibattito aveva voluto far sapere a tutti che avrebbe giudicato esecrabile il voto di fiducia posto dalla maggioranza.

E’ un campo, questo della fiducia, in cui il presidente della Camera non può intervenire, poiché  è atto politico di esclusiva  competenza del governo. Fini se n’era infischiato (bisogna aggiungere: ancora una volta) e aveva voluto distinguersi dal Pdl per ricevere il plauso dell’opposizione, di cui ormai sembra un leader anche se in concorrenza con l’ultimo Casini.

Il governo gli ha così voluto rispondere a tono, e fargli capire che la sua invasione di campo non era ben accetta. Non voleva la fiducia?  Ed ecco che la fiducia è stata posta.

Al Senato invece il governo ha voluto dimostrare che non vi erano affatto  preclusioni al dibattito sulle mozioni dell’opposizione e, approvando e premiando con ciò il comportamento riservato e perfettamente in linea con la Costituzione del presidente Schifani, ha consentito che la discussione si svolgesse ampia ed esaustiva.

Nessuno ufficialmente ammetterà mai le ragioni di questo diverso comportamento, ma la politica è fatta anche di atti che non vengono spiegati, ma piuttosto lasciati alla libera valutazione degli osservatori.

La mia è che il governo, tra le cariche istituzionali che trova più rispettose degli ambiti che la Costituzione assegna loro, individua in Renato Schifani il suo migliore rappresentante.

Del resto, di fronte ai passi indietro, o comunque trasversali, compiuti da Fini sul presidenzialismo, Schifani è stato l’unico a mantenere integro il suo pensiero, ossia che l’elettorato ha scelto una maggioranza e indicato un presidente del Consiglio, e  che, pertanto, essi non possono essere cambiati dal Parlamento, ma solo dal corpo elettorale.

Sono convinto che Schifani manterrà questa linea in tutti i casi in cui tra il capo dello Stato e i due presidenti delle Camere ci si dovesse confrontare sul significato della legge elettorale 270 del 2005.

Io, che sono favorevole all’elezione diretta del capo del governo, conto su di lui.

Una piccola noticina. Riguarda i cattocomunisti, che ho sempre considerato la peggiore genia della politica e una disgrazia per il Paese che li annovera. Da mettersi alla pari con Antonio Di Pietro e Marco Travaglio.

Ne “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij (V capitolo del libro secondo), un personaggio, Pëtr Aleksandrovic Miusov, trovandosi davanti allo starec Zosima nel famoso incontro di questo sant’uomo con la intera famiglia Karamazov, ad un certo punto, rivolto al monaco, riferisce di una conversazione avuta con un personaggio politico francese, incontrato a Parigi: «”Noi”, disse, “in sostanza non abbiamo molta paura di tutti questi socialisti, anarchici e rivoluzionari; li teniamo d’occhio e conosciamo le loro mosse. Ma fra di loro militano, benché non in gran numero, degli individui particolari: essi credono in Dio, sono cristiani e nel contempo sono socialisti. Ecco, quelli li temiamo più di tutti, quella è gente formidabile! Un socialista cristiano è assai più temibile di un socialista ateo!” »

Dostoevskij ci aveva avvertito e noi, ahimè, come spesso ci accade,  non gli abbiamo creduto.

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Schifani sul voto della finanziaria al Senato. Qui.


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6 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 23 Dicembre 2009 @ 09:58

    Qui i commenti sul Legno Storto.

  2. Commento by Ambra Biagioni — 23 Dicembre 2009 @ 14:16

    Quest’analisi sulla fiducia o meno corrisponde esattamente al mio pensiero, ma vorrei rilevare che non è solo il Presidente della Camera a stravolgere il vero ruolo istituzionale che ricopre, largamente profittandone per atteggiamenti da definirsi “incostituzionali”; anche il Presidente della Repubblica ha assunto dei comportamenti per niente ligi al dettato costituzionale.
    Per esempio, da un po’, si verifica che il Parlamento sia costretto a mettere in agenda la discussione di provvedimenti legislativi previo esame e consenso del PdR e sempre dopo che il CSM ha espresso quel suo parere che dovrebbe, se mai, essere successivo all’approvazione di una legge in Parlamento.
    Silenziosamente si disattende la Costituzione e ciò avviene proprio da parte di quegli Organi che sono preposti a farla rispettare.

  3. Commento by giuliomozzi — 27 Dicembre 2009 @ 10:03

    Bart, scrivi: “…l’elettorato ha scelto una maggioranza e indicato un presidente del Consiglio..”.

    No, no. L’elettorato non ha “indicato un presidente del consiglio”. Non lo ha fatto, perché nessuno gliene ha dato il potere. In nessuna scheda elettorale c’era scritto: fa’ una croce qui per indicare il presidente del consiglio.

    Lo so che ne abbiamo già parlato, Bart. Il fatto è che un’affermazione falsa, per quanto ripetuta e ripetuta, anche con variazione di formule, resta pur sempre falsa.

  4. Commento by giuliomozzi — 27 Dicembre 2009 @ 10:05

    Scusa, Bart, ma: a te sta bene che si pretenda di cambiare la Costituzione aggirando le dovute procedure?

    Sì o no?

  5. Commento by Ambra Biagioni — 27 Dicembre 2009 @ 10:47

    …”Il fatto è che un’affermazione falsa, per quanto ripetuta e ripetuta, anche con variazione di formule, resta pur sempre falsa.”

    Vera quest’affermazione, ma mai applicata quando certa Sinistra vuole accreditare per verità le cose più oscene.

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 29 Dicembre 2009 @ 18:59

    @Giulio

    Se è, nella sostanza (mi ripeto), un’affermazione falsa lo vedremo quando  ci sarà  un’eventuale  caduta del governo prima che sia modificata la Costituzione.

    Premesso che Berlusconi non cadrà prima della scadenza del mandato (me lo auguro), se dovesse invece cadere,   mi interesserà ascoltare le dichiarazioni che, nell’occasione delle consultazioni che il capo dello stato è tenuto ad avere con i presidenti delle due Camere, rilasceranno Schifani e Fini. Quest’ultimo, per potergli rinfacciare l’eventuale mutamento assunto rispetto alla dichiarazione di luglio quando disse: Se cade Berlusconi si dovrà tornare alle urne. Queste le sue parole:

    LE PAROLE DI GIANFRANCO FINI – “Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier”. Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a Napoli, rispondendo a una domanda di uno studente legata a una sua preferenza tra forme di governo di stampo francese e di stampo anglosassone. “Quello francese – dice – è più vicino a noi per storia, cultura e tradizione e può rispondere meglio di quello americano alla nostra democrazia”.

    “In Italia – ragiona Fini – abbiamo fatto le riforme con una scorciatoia e abbiamo l’elezione diretta del capo del governo attraverso la legge elettorale. Di fatto siamo già in una democrazia molto diversa da quella congegnata dai padri della Costituente. Oggi – prosegue – nessuno dice ‘la maggioranza esce dalle aule del Parlamento’, ma tutti dicono ‘la maggioranza esce dalle urne’ perché si vota la coalizione e sulla scheda delle ultime elezioni c’era il nome dei candidati premier delle coalizioni”.

    Dunque, a suo giudizio del presidente della Camera, “bisognerebbe razionalizzare nella Costituzione quello che è già stato introdotto con le leggi ordinarie”. (qui)

    Che non si è più nella vecchia democrazia in cui il parlamento può fare e disfare le maggioranze come volle Scalfaro  (quindi nei fatti si è già modificata la Costituzione) lo confermò anche Schifani (qui).

    Sono dichiarazioni fatte da uomini molto più autorevoli di me. Sono la seconda e la terza carica dello Stato.

    Ed anche Napolitano, che è la prima,  fu esplicito al riguardo nel 2006 quando nominò Prodi alla guida del governo di centrosinistra:
    «i rappresentanti della Casa della Libertà non hanno minimamente contestato che l’incarico debba andare al capo della coalizione di centrosinistra, secondo quello che è, d’altronde, il chiaro dettato della nuova legge elettorale ».

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