La nemesi della Storia3 Febbraio 2010 Vi ricordate i tanti risolini che certa parte dell’opposizione mette fuori ogni volta che si parla di complotti? Si sorride e si  lascia intendere: Parlano di complotto perché vogliono negare le proprie colpe. In questi giorni si presentano due casi che dimostrano quanto la Storia sappia prendersi le sue rivincite. Il tempo è una medicina, si sa. Tutti i grovigli della cronaca non hanno mai la capacità di durare nel tempo. Resistono solo i più forti, ossia quelli che sono legati alla verità . Gli altri imputridiscono. Il caso Boffo, dunque, entra a far parte della  blasonata casistica dei complotti che attraversano l’Italia in lungo e in largo, e non da ora. Al tempo dei Comuni, eravamo degli assi, e forse abbiamo insegnato a tutto il mondo. Chi non ricorda Caterina dei Medici, regina di Francia? D’Avanzo costruisce una vera trama alla Dumas, dove Vittorio Feltri fa in pratica la parte di Mazzarino. Poi Feltri lasciò cadere la notizia. Ne scrissi qui. Non riesco ancora oggi a capire il perché. Non esito a dire che, almeno secondo la mia morale, il comportamento di Dino Boffo è assai più grave, ad esempio, di quello del sindaco di Bologna  Delbono (se ci si limita alla sua relazione extraconiugale) e di Marrazzo,  nonché di altri – compreso Berlusconi -, le cui colpe  sono quelle di  essere andati  a letto con un’amante. Per coprire invece la colpa di Boffo, configuratasi come reato,  oggi, approfittando di una parziale marcia indietro di Feltri, si cerca di assolvere e santificare Boffo, facendolo passare come vittima di un complotto. La colpa di Boffo c’è stata ed è documentata da un certificato penale, che nessuno ha dichiarato essere falso. Il caso Boffo è tutto qui, il resto è arzigogolio e gratuito arrovellamento. La seconda nemesi della Storia riguarda il grande inquisitore di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. Ci si domanda come il grande inquisitore, famoso in tutta Italia, addentro alle indagini più intricate che coinvolgevano uomini potenti, potesse non  sapere che Bruno Contrada era un noto funzionario del Sisde, sul quale peraltro si stava indagando. Se poi si pensi che al suo tavolo erano seduti personaggi tutti importanti, resta davvero poco credibile che egli si  sia recato ad una cena, ancorché organizzata in una caserma dei carabinieri, senza avere la più pallida idea di chi fossero gli altri commensali. Vi pare possibile che quando qualcuno gli ha telefonato o scritto per comunicargli l’invito, egli non si sia domandato, da grande inquisitore qual era: E chi sono gli altri invitati? I misteri intorno a Di Pietro restano tutti, e non sono allegri. Molto ma molto probabilmente passano attraverso la sua persona le risposte a tanti enigmi che hanno portato allo sterminio dei grandi partiti che, pur con le loro colpe,  fondarono la democrazia nel nostro Paese. Ma la Storia non si fa mai prendere dalla fretta. Lascia a noi di fare qualche tentativo, poi quando si sbaglia, ci mette sulla giusta strada e si prende anche qualche vendetta. Articoli correlati“Tonino spia? Mah”. Qui. “I servizi segreti di Di Pietro”. Qui. “Su Di Pietro al Corriere la linea la detta Bettino Craxi” di Peter Gomez. Qui. “L’ossessione del complotto” di Sergio Romano. Qui. “Quell’amicizia scomoda con il «boss » bulgaro” di Gian Marco Chiocci. Qui. Sulle immagini Di Pietro-Contrada. Qui. Sulla laurea flash di Di Pietro. Qui. “Una carriera piena di ombre” di Paolo Bracalini. Qui. “Regionali, figli e politica: tanti prima di Bossi jr” di Marco Zucchetti. Qui. “Caso Boffo, l’intervento del Papa; vuole una relazione dettagliata” di Marco Ansaldo e Orazio La Rocca. Qui. “Quel vento della Santa Maldicenza tra fogli anonimi e falsi moralisti” di Filippo Ceccarelli. Qui. “Annozero e Di Pietro: solo lui poteva non sapere” di Paolo Bracalini. Qui. Letto 1955 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 3 Febbraio 2010 @ 18:06
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