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Marrazzo e la rivoluzione di San Francesco oggi

1 Novembre 2009
 Immagino lo stupore di Innocenzo III quando si vide comparire davanti, in quel luglio del 1210, il manipolo di uomini vestiti di un rozzo saio, scalzi e sporchi per il lungo viaggio intrapreso a piedi dalla lontana città di Assisi.  
Non solo lui, ma anche gli alti prelati che nello splendore dei marmi e delle luci, dei tesori e dei dipinti della grande Basilica Lateranense gli stavano vicino. Il Papa finalmente aveva concesso loro l’udienza attesa e desiderata con caparbietà, ma sono sicuro che non immaginava tanto squallore. Francesco, con  a fianco    gli undici compagni, parlò con semplicità, disse che voleva poter tornare alla natura, perché Dio aveva provveduto a tutti indistintamente, agli uomini come alle bestie, come agli uccelli, come ai fiori. L’uomo non aveva bisogno di nulla, perché all’uomo, come a tutto il Creato, provvedeva il suo creatore: Dio.
Si dice che alla fine della sua esposizione, il Papa (che in precedenza si era mostrato diffidente) s’inginocchiasse davanti a questo piccolo uomo venuto povero e scalzo davanti a lui.
Non  era facile comprendere la grande rivoluzione che si stava compiendo in quella grande Basilica. La comprese Innocenzo III e poi il Papa Onorio III che il 29 Novembre 1223 con la Bolla “Solet annuere” approvò la regola dell’Ordine dei Frati Minori.
Non è facile nemmeno oggi. Se provate a calarvi nel pensiero di San Francesco, vi  prenderà una vertigine. Tutto quanto avete fatto fino ad oggi, persino una vita esemplare, diventerà vuota ed insignificante, come vuota dei suoi splendori fu  all’improvviso, in quel lontano luglio del 1210, la Basilica Lateranense.
L’uomo fattosi semplice creatura dell’universo, uguale agli uccelli, ai fiori, ai sassi, all’acqua, alla luna!
Nessuna primazia, nessun privilegio ricevuto da Dio!
Quanti di noi possono resistere alla forza di un pensiero così sconvolgente?
Di fronte a San Francesco, la nostra vita è un perpetuo smarrimento. Quanto Francesco ci ha donato di povertà e amore, noi lo abbiamo disperso ai quattro venti. Abbiamo trasformato la povertà in desiderio di potere,   e l’amore in invidia e odio.
Questi  sono oggi gli strumenti con  i quali  ci muoviamo nella società. Ci combattiamo senza esclusione di colpi, cerchiamo nel prossimo il suo lato debole, per colpirlo e annientarlo.
Innocenzo III avrebbe potuto benissimo annientare  San Francesco per l’accusa implicita che il suo messaggio portava alla Chiesa del tempo, ed invece ascoltò e si inginocchiò.
Non occorre che anche noi ci inginocchiamo davanti all’uomo che abbiamo umiliato (non siamo né Innocenzo III né San Francesco), basterà il proposito di non farlo più, di riconoscere l’errore e di cambiare.

Così si è sfogato Piero Marrazzo: «Mi è stato riservato un trattamento che non ha precedenti. Sono stato “scarnificato” dai media, si è lasciato che giornali, riviste e tv si cibassero di me e di questa storia. In altre epoche e per altri personaggi non sarebbe mai accaduto. Quello che mi è successo, del resto, ha fatto comodo a tanti… ». Qui.

Oggi, giorno dei Santi, dedico a tutti il Cantico delle creature, scritto intorno al 1224, e ancora di grande attualità:

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.  

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.


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Bart