L’anonimato in internet15 Dicembre 2009 Ieri sera mi sono fatto una scorpacciata di politica. Ho cominciato alle 20,30 con il programma di Lilli Gruber, Otto e mezzo, poi ho seguito Porta a Porta e infine mi sono guardato L’infedele che, siccome andava in onda in contemporanea con Porta a Porta, avevo registrato. Poi, alzatomi il mattino, ho sentito che mia moglie aveva già acceso il televisore ed era sintonizzata sulla Tv7; parlavano dell’anonimato in internet a seguito della nota vicenda degli appelli apparsi su facebook e inneggianti all’aggressore di Silvio Berlusconi. Mi sono seduto ed ho ingurgitato anche quel programma. Devo dire che la scorpacciata politica mi ha dato la sensazione che, dopo il grave ferimento del nostro premier, la politica stia facendo un’esame di coscienza, addossandosi in qualche modo la colpa di quanto è accaduto. Per me non ci sono dubbi. Se Berlusconi può essere accusato talvolta di intemperanza, mi pare che una campagna scientificamente mirata ad infamarlo si è innestata prontamente su di essa da parte degli oppositori, con la finalità di rispederlo a casa, nonostante i suoi successi con l’elettorato e con il Paese. Chi ha seguito i fatti a partire dal 25 aprile 2009 (quando tutti, sinistra e destra, lo osannarono per l’ossequio che rivolse alla lotta partigiana) non può che darmi ragione. Anche i media pare abbiano dismesso le armi, in specie la Repubblica. Dopo il breve editoriale di ieri di Ezio Mauro, stamani il quotidiano di Carlo De Benedetti si presenta con quello di Massimo Giannini, piuttosto remissivo, rispetto alla tracotanza e alla belligeranza dei mesi scorsi, sebbene la chiusura dell’articolo ricalchi quello di ieri di Ezio Mauro: – Giannini: “Noi, come tutti gli italiani ricordati dal Capo dello Stato “che credono nella democrazia”, vorremmo poter continuare ad esercitare il nostro spirito critico. Liberamente, nel rispetto delle persone e dei ruoli. Ma senza essere accusati, per questo, di “terrorismo”.” – Mauro: “Anche se il gesto di piazza Duomo è fortunatamente isolato e frutto di follia, in gioco c’è niente meno che la libertà. La libertà di Berlusconi di dispiegare le sue politiche e le sue idee coincide con la nostra stessa libertà di criticarlo. Questo spazio di libertà si chiama democrazia: difendiamola.” Queste sottolineature, mentre lasciano trasparire un senso di colpa, non sono tuttavia ancora una dichiarazione esplicita di pace. Sembrano piuttosto una dichiarazione di tregua. Comunque, credo che sia dovere di tutti cercare di cogliere gli aspetti positivi che derivano da un ripensamento delle parole fuori controllo che sono state scritte e dette nel recente passato. Perfino la Bindi, quando le è stato chiesto se fosse disposta a far visita a Berlusconi in ospedale, non si è negata, ove la sua presenza sia gradita dall’interessato. Credo che una visita a Berlusconi l’avrebbe dovuta fare anche il capo dello Stato. Di fronte ad un fatto così grave, che non ha precedenti nella storia repubblicana, limitarsi ad una telefonata di solidarietà mi è sembrato un gesto troppo parco, per niente all’altezza della circostanza. Se si consideri che siamo in presenza di un’aggressione premeditata, che si configura perciò come un vero e proprio attentato, esso si rivela assai più grave, come già è stato scritto (qui), di quello di cui fu vittima Palmiro Togliatti. Togliatti era il segretario del Pci, mentre Berlusconi è la quarta carica istituzionale dello Stato. Insomma, un piccolo sforzo in più Napolitano avrebbe dovuto farlo. Restano quindi Di Pietro e Travaglio a spargere ancora veleni. Vedremo che cosa reciterà ad Anno Zero di giovedì prossimo l’uomo che ha costruito la sua carriera di giornalista sulle spalle di Berlusconi. Ma a spargere veleni resta anche la rete. E qui occorre toccare il tema dell’anonimato. Qualche tempo fa ebbi sul web una discussione in cui contrastavo coloro che sostenevano che l’anonimato è un simbolo di libertà. Dal mio punto di vista è, invece, un simbolo di irresponsabilità e di vigliaccheria. Mario Adinolfi, del Pd, nella trasmissione di stamani di Tv7 (mi pare “Costume & Attualità, o qualcosa del genere) difendeva l’anonimato sostenendo che la rete è viva e si regge proprio su questo. Dissento. Non c’è motivo perché non possa reggersi e vivere anche su nome e cognome autentici dei protagonisti. Come è avvenuto con le circa 85.000 adesioni anonime a facebook inneggianti all’aggressore di Berlusconi. Ho letto che si è provveduto a chiudere quello spazio, ma già altri stanno spuntando. E’ l’anonimato che consente che tutti i vizi più bassi dell’uomo entrino in circolo senza alcuna riflessione preventiva da parte del loro autore. Si sputa veleno perché nessuno sa che siamo noi a sputare. Perché perdere tempo a ragionarci su? Si sputa e accada quel che accada. Si potrebbe infamare impunemente una persona: dire che la tale se la intende con il tale, rivolgere accuse mafiose a tizio e a caio, e magari trovare anche qualche giudice che la beve e imbastisce un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Noi dobbiamo lavorare per costruire un società di persone responsabili, e libere proprio perché pronte a rispondere delle proprie azioni e del proprio pensiero. Altrimenti costruiremo una società di fantasmi e di vigliacchi. Articoli correlati“Anche la rete va messa in regola” di fausto Carioti. Qui. “Attenti, tornano i Settanta” di Giampaolo Pansa. Qui. “Il piano eversivo” di Concita De Gregorio. Qui. Letto 1918 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by kalle — 15 Dicembre 2009 @ 17:17
Bart, mi sembra di capire che non frequenti Facebook. E’ esattamente l’opposto. Quelle persone non sono affatto anonime, ma hanno aderito a quel particolare gruppo col loro nome e cognome. Facebook e’ esattamente l’opposto dell’anonimato. A me fa anzi molto effetto vedere persone usare il loro nome e cognome per sostenere gruppi come quello di cui parli. Per esempio, su Facebook, al momento, puoi trovare un gruppo chiamato “Contro gli zingari usiamo mezzi speciali”. Ecco la descrizione del gruppo: “basta con i bombardamenti a Gaza: fateli sui campi nomadi, eliminate gli zingari…”. Gli aderenti sono tutti rintracciabili con nome e cognome.
(Mentre io qui sul tuo blog sono anonimo. Fa questo di me un fantasma ed un vigliacco?)
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 15 Dicembre 2009 @ 17:52
Frequento poco facebook, è vero. Sto a quanto ho sentito dire anche dal ministro Maroni, secondo il quale non è facile rintracciare quelli di facebook.
Nel mio discorso, comunque, facebook è solo un esempio. Il mio discorso riguarda l’anonimato in rete. Non sono d’accordo di mantenerlo. Ci sono casi, è vero, come il tuo, in cui le generalità vere sono conosciute, per esempio da me e da altri, ma l’anonimato è strumento che non condivido e di cui ho una pessima opinione.
La discussione che ebbi, fu su Nazione Indiana, in cui ero d’accordo con Carla Benedetti, Tiziano Scarpa ed altri.
Nel tuo caso, non capisco perché non hai scelto di usare il tuo nome vero. Ci possono essere rare circostanze (di sicurezza, ad esempio) in cui il nick può essere necessario, ma negli altri casi si tratta di una scelta che non condivido e che ritengo non giustificata.
E’ indubbio che l’anonimato nel momento che è accettato, mescola insieme persone perbene, come sei tu, e persone di male affare, che non sono poche.
L’obbligo di usare il vero nome e cognome, ridurrebbe sensibilmente, a mio avviso, la partecipazione calunniosa e criminosa.
Commento by Ambra Biagioni — 15 Dicembre 2009 @ 18:12
Caro Bartolomeo, come puoi vedere qui, questo argomento dell’ano0nimato è stato affrontato anche sul Legno, ma senza seguito, purtroppo.
In quanto poi ai nomi e cognomi che appaiono su Fecebook, credo che Kalle pecchi, come me, di una certa ignoranza sulle possibilità del Web di creare falsi accreditamenti laddove non sia richiesto il Codice Fiscale, come per la creazione di un indirizzo di posta elettronica e conseguente account, utile per accedere ai molti siti. Misteri di Internet !
Circa la Bindi che andrebbe in visita al capezzale di Berlusconi, so per certo che potrebbe farlo, così come fa visita in Chiesa, per salvare le forme…
Non aggiungo altro per non esprimere pensieri spiacevoli.
Commento by giuliomozzi — 15 Dicembre 2009 @ 18:57
Bart, prima due precisazioni pedanti.
1. Ieri sera non ti sei fatto una scorpacciata di politica. Ti sei fatto una scorpacciata di televisione. Non è la stessa cosa.
2. Magari ricordiamoci anche delle frasi, apparse anch’esse in FaceBook (non sono in grado di contarle, ieri ne ho lette a centinaia, mi auguro che anche quelle pagine siano state cancellate), secondo le quali gli “oppositori di Silvio” hanno “problemi mentali”, sono “anormali e violenti” “esattamente rappresentati” dal disgraziato Tartaglia, eccetera.
E poi una storiella.
Oggi, a mezzogiorno e mezzo, ero sull’autobus. Sono saliti tre ragazzini. Stavano davanti alla porta che va usata per la discesa, impicciavano, chiacchieravano, dicevano volgarità. A un certo punto una distinta signora, dovendo scendere ed essendo impedita da questi qua, ha cominciato a dire: “Lasciate passare! Comportatevi con educazione! E andate a scuola invece di andare in giro!”, e una volta scesa – sono sceso anch’io – ha continuato: “Ma non ci sono più le famiglie! I genitori se ne fregano! E i figli si drogano! E i genitori se ne fregano, perché si drogano anche loro!”. Mi ha guardato – siamo vicini di casa, ci conosciamo di vista – e mi ha detto: “Non è vero?”.
“Non conosco i genitori di quei ragazzi”, le ho detto.
“Non serve mica conoscerli!”, ha ripreso la signora. “Si sa come sono! Tutti drogati!”.
“Signora”, le ho detto, “quei ragazzini si comportavano male, ma lei non può mettersi a insultare i loro genitori, a dar loro dei drogati”.
“Io non insulto nessuno!”, ha detto la signora. “E lei non li difenda! Anche lei! Come quello lì!”.
“Quello lì chi?”, ho domandato.
“Quello lì, che voleva ammazzare Berlusconi!”, ha detto la signora. “Drogato!”.
“Non è un drogato, signora”, ho detto. “Ha problemi psichiatrici, per quello che se ne sa. Ma non è un drogato”.
“Ma difende anche lui!”, ha gridato la signora, diventando paonazza. “Anche quel disgraziato!”.
“Non ci penso nemmeno”, ho detto. “Buona giornata”. E, essendo stufo della cosa, ho cominciato ad andarmene.
“Polizia!”, ha gridato ancora la signora. “Polizia!”.
Me ne sono andato.
Tutto questo, davanti alla caserma della Celere. Ma i celerini avevano altro da fare che correre dietro a me.
La signora è in pensione. Fino a due anni fa lavorava: faceva l’insegnante.
Commento by kalle — 15 Dicembre 2009 @ 19:08
sono ovviamente al corrente della possibilita’ di creare falsi accreditamenti su internet. Questo e’ ovviamente possibile anche su Facebook. Cio’ non toglie che la stragrande maggioranza delle persone usi Facebook col vero nome e cognome. Questo perche’ Facebook e’ un cosiddetto ‘social network’: un collega o un vecchio amico mi possono contattare solo se conoscono il mio nome vero. L’anonimato e’ controproducente e dunque scoraggiato dalle regole stesse del sito. Non ho dubbi che la stragrande maggioranza delle persone che hanno sottoscritto il gruppo in sostegno di Tartaglia lo ha fatto con il vero nome e cognome. In wquesto caso, e’ il numero, e non l’anonimato, a contare. Il numero diluisce la responsabilita’, perche’ la polizia postale o la magistratura non possono perseguire 85.000 persone, o almeno sono in grossa difficolta’ se lo vogliono fare. Riguardo a internet e all’anonimato: credo che pensare di poterlo impedire dimostri una scarsa conoscenza dei meccanismi di funzionamento di internet stesso. Internet non ha un centro, attraverso cui operare un controllo del genere. A volerlo fare, e’ sempre facile impadronirsi di identita’ altrui. Il codice fiscale non ha alcun particolare valore, perche’ e’ facilmente desumibile da dati banali come data e luogo di nascita.
Commento by Ambra Biagioni — 15 Dicembre 2009 @ 19:13
Ahi, ahi, ahi ! Anch’io sono un’insegnante in pensione e ceramente molto più anziana della Signora di cui lei parla, signor Mozzi !
Ma non riesco ad inquietarmi perché, purtroppo, penso sicuramente le medesime cose che lei pensa anche se non le dice.
E’ vero che la famiglia non sa più esercitare il suo compito, ma è vero anche che la Scuola è decaduta altrettanto.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 15 Dicembre 2009 @ 20:00
@Kalle
Vedo qui che ci sono alcuni che cominciano a convertire i propri nick in nomi veri. Spero che questo modo di responsabilizzarsi si diffonda.
Quella di non condividere l’anonimato, come ho scritto, è una mia vechia ubbìa. Il mio modesto intelletto non riesce a capire perché lo si debba usare, al di fuori di casi di particolare necessità. Tutto qui.
Resto convinto che l’uso del proprio nome e cognome (veri) riduca sensibilmenete l’intervento di certi scapestrati.
@Giulio
E’ una storiella che potrebbe star bene in un tuo secondo libro del tipo del recente “Sono l’ultimo a scendere”
Sono d’accordo con te di non fare di ogni erba un fascio.
E che i male intenzionati si trovano da una parte e dall’altra.
Ma l’uso del nick aiuta costoro, ahimè. Facilita l’accesso a persone socialmente pericolose.
Sicuramente la stragrande maggioranza dei nick in circolazione appartiene a persone perbene. Ne sono convinto.
Tuttavia, sono altrettanto convinto che queste persone perbene che usano il nick dovrebbero aiutare a contrastare il fenomeno criminoso, covertendosi ad usare il loro vero nome.
Condivido i tuoi due rilievi ‘pedanti’.
Commento by kalle — 16 Dicembre 2009 @ 08:46
Bart, vorrei che sul controllo(?) di internet leggessi il parere di un moderato, Severgnini. Al momento, a me vengono da scrivere cose molto pesanti, qundi mi astengo.
Commento by Ambra Biagioni — 16 Dicembre 2009 @ 09:31
Severgnini era un moderato, ma è intelligente e sa moderarsi almeno nelle parole.
Riporto le sue ultime righe :
“Per chi commette questi reati, ci sono la Polizia postale e i Magistrati. Vogliamo combattere gli eccessi di Internet? Benissimo: rendiamo più efficaci e rapidi i tribunali. Ma forse è meglio non dirle queste cose, in Italia. Appena si parla di giustizia, infatti, molti insultano e minacciano. Non in Rete: in Parlamento.”
Maroni ha dichiarato ieri sera a Matrix che gli intendimenti del Governo saranno proprio quelli di fornire alla Magistratura e alla Polizia Postale una norma per cui non solo possano, ma debbano poter intervenire su quei gruppi che contravvengono alla legge per violenza e istigazione a delinquere. Finora mi pare che ci si muovesse su segnalazione o denuncia.
In quanto a rendere più efficaci e rapidi i Tribunali è lo stesso Severgnini a denunciare come la riforma della Giustizia sia necessaria e urgente, solo che si grida all’attentato alla Costituzione ogni volta che se ne parla.
Da parte di chi ? Vedete un po’ voi.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Dicembre 2009 @ 09:34
Letto. L’articolo di Severgnini difende internet. Lo difendo anch’io. Io affronto un problema specifico, quello dell’anonimato.
Severgnini:
“Basta non insultare, diffamare o minacciare. Per chi commette questi reati, ci sono la polizia postale e i magistrati. Vogliamo combattere gli eccessi di Internet? Benissimo: rendiamo più efficaci e rapidi i tribunali.”
Niente di più logico. Ma, come sai, è sempre meglio prevenire l’illecito, e il modo migliore, secondo me, è quello di rendere ciascuno responsabile di quanto scrive. Togliere l’anonimato è un modo di invitare tanti sciagurati a riflettere prima di scrivere, riducendo così il numero dei fatti criminosi.
Meglio sarebbe che ognuno lo facesse da sé, senza che lo obblighi una legge.
Non lo so, ma non credo che Beppe Severgnini usi intervenire in internet con uno pseudonimo.
Commento by giuliomozzi — 16 Dicembre 2009 @ 10:43
Bene, Bart. Non facciamo di tutte l’erbe un fascio. Ma allora, perché i nostri governanti sembrano preoccupati (vedi ciò che dice Maroni, ministro dell’Interno) solo per gli intenauti che hanno inneggiato scioccamente al gesto di Tartaglia, e non per quelli che hanno invocato il manicomio e la galera per gli “oppositori di Silvio”?
Commento by kalle — 16 Dicembre 2009 @ 12:39
Bart, “togliere l’anonimato” non significa nulla. Pensa al tuo blog. Come puoi garantire che io sia io, quando mi firmo come mi firmo? Ora immagina che tu da oggi chieda ai tuoi commentatori di firmare con il loro vero nome e cognome, e con un vero indirizzo di posta elettronica. (Al momento non lo fai, e ci sarebbe da chiederti perche’, visto le tue idee in proposito). Sai bene che su internet e’ banale avere un email. In un amen, potrei aprire un account di posta elettronica intestato a “Girolimoni Gino, nato a Roma il 19 Novembre 1961”. Da domani, potrei postare sul tuo blog come “Girolimoni Gino”, girolimoni.gino@gmail.com .
Ma, tu dici, la polizia postale potrebbe, magari con difficolta’, risalire al mio computer e indentificare in me il vero Girolimoni Gino. Si’, se io fossi stupido e pigro, penso la polizia postale potrebbe risalire a me e al mio computer. Ma e’ esattamente quello che la polizia postale potrebbe gia’ fare al momento, se lo volesse.
Quindi, dove esattamente e’ il problema o la novita’? Nella scoperta di Facebook da parte di Bruno Vespa? E se Bruno Vespa avesse sentito qualcuno al bar inneggiare a Massimo Tartaglia, avrebbe detto che bisogna chiudere i bar? Fare una legge per cui chi va al bar a prendere un caffe’ deve fornire le generalita’, nel caso disgraziato decidesse di diffamare qualcuno?
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Dicembre 2009 @ 15:19
Kalle, so bene che ci si può creare una identità falsa, come se fosse vera. E’ un nick anche quello. Per nick o pseudonimo intendo ogni mascheramento della verità.
Quandio dico che ci si dovrebbe firmare con nome e cognome aggiungo sempre “vero”, non a caso. Il mio invito è di presentarsi ai lettori con il vero nome e cognome, per le ragioni che ho già esposte.
Chi interviene nella mia rivista o nel mio blog con un nick, io mica lo respingo. E’ accaduto un paio di volte che qualcuno è intervenuto con insulti. Ho verificato la sua e-mail, ho visto che era fasulla e ho cancellato l’intervento. Anche se l’e-mail fosse stata corretta, comunque l’avrei cancellata, informandone i lettori.
A me piacerebbe che coloro che usano il nick si convertissero spontaneamente all’uso del nome vero, isolando con ciò i nick di malfattori. Ma se dovesse servire una legge, non sarei contrario. Questa legge, oltre a obbligare l’uso del nome vero, dovrebbe, nel caso di reato, verficare anche se l’autore ha usato il nome vero, e sanzionarlo ulteriormente se ha usato un nick.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Dicembre 2009 @ 15:23
So che sono stati chiusi i siti di una parte e dell’altra.
E’ grave inneggiare al manicomio e alla galera, ma è senz’altro criminale incoraggiare azioni del tipo di quella commessa da Massimo Tartaglia.
Per non creare equivoci , in ogni caso, io sono contrario ad ogni tipo di violenza, non solo materiale, ma anche verbale. Perfino di pensiero.
Commento by giuliomozzi — 16 Dicembre 2009 @ 17:32
“E’ grave inneggiare al manicomio e alla galera, ma è senz’altro criminale incoraggiare azioni del tipo di quella commessa da Massimo Tartaglia”.
Ciò significa, Bart, che se uno scrive che tutti gli “oppositori di Silvio” (anch’io, quindi, presumo; anche mia mamma di 82 anni con l’artrite reumatoide; ecc.: qualche centinaio di migliaia di persone, così a occhio) devono andare in manicomio o in galera, la cosa è soltanto “grave”, mentre se uno scrive che il sig. Tartaglia ha fatto bene a fare quel che ha fatto, la cosa è addirittura “criminale”?
Io, ti dirò, farei di tutte l’erbe un fascio; e direi che tutt’e due le cose mi fanno schifo; e vorrei che il ministro dell’Interno si interessasse, nel rispetto della libertà di espressione, a entrambi questi eccessi.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Dicembre 2009 @ 17:55
Conoscendoti Giulio, avevo scritto proprio per te quel: “Per non creare equivoci”, perché sapevo bene che ti saresti messo a fare i tuoi classici distinguo.
In realtà, pur essendo entrambi fatti gravi, una differenza c’è , come ci sono tra delitti efferati e non, che il codice sancisce in modo diverso.
Ma non voglio addentrarmi in questi miasmi. Sono cose rivoltanti. Ne voglio stare lontano.
Commento by Giorgio Di Costanzo (Ischia) — 16 Dicembre 2009 @ 23:35
TREVISO. “Una legge per abolire l’Italia dei valori e Rifondazione comunista”: fra tutti i commenti successivi all’aggressione di Berlusconi si segnala quello della Giovane Italia della provincia di Treviso, il movimento giovanile del Pdl.
In un comunicato stampa diffuso stamattina, il coordinamento provinciale dei giovani berlusconiani accusa apertamente dipietristi e rifondaroli come partiti “che hanno come unico scopo l’inneggiare alla violenza e alla disobbedienza civile”. Pertanto da cancellare attaverso “un intervento istituzionale molto forte che si traduca in una legge abolitiva”.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Dicembre 2009 @ 00:28
L’antiberlusconismo così cieco ha fatto perdere la testa, Giorgio, e si scatenano eccessi da una parte e dall’altra. Credo che sia tempo di stare lontano dalle lotte personali e badare di più alla politica e ai bisogni del nostro Paese. Che l’antiberlusconismo portasse a questo scontro e a questi eccessi era più che prevedibili. Inutile che abbia avvertito in tempo, qui sul mio blog, ciò che poteva accadere. Perché, dopo anni che non mi interessavo più di politica, ho cominciato di nuovo a scriverne? Perché prevedevo ciò che è accaduto domenica e che sta ancora accadendo.
Leggi qui, che cosa scrive Travaglio, un vero seminatore di odio. Qui.
Commento by lino — 6 Marzo 2010 @ 12:15
Non mi sono fatto ancora un’idea se è giusto o meno tutelare l’anonimato su internet da un certo punto di vista penso che è giusto proteggere la privacy ma dall’altro perderebbe qualcosa il concetto di navigazione in generale. A riguardo mi ha colpito molto l’intervista di Mr Kaspersky su L’Occidentale http://www.loccidentale.it/articolo/mr.+kaspersky%3A+%22una+patente+per+navigare+su+internet+contro+i+rischi+del+cybercrime%22.0087276
dove si pensa ad “una patente per navigare su Internet contro i rischi del cybercrime”
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 6 Marzo 2010 @ 13:18
Grazie, Lino, per il link interessante.
E’ un’idea che potrebbe anche risolvere qualcosa.
Io continuo a pensare (idealizzando una società, lo riconosco, che non esiste) che una persona – a meno che non intenda fare del crimine – non ha alcuna ragione per nascondere la sua identità. Se uno fosse obbligato ad usare il proprio nome e cognome (con dure sanzioni se viene scoperto il falso) si eliminerebbe tanta feccia da internet.
Però so bene che è un sogno. Ma perché rinunciarvi?