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Lavitola sta facendo una figuraccia. L’attentato a Belpietro

1 Ottobre 2010

Scrivo questo articolo, insistendo sul caso Fini, come gesto di solidarietà nei confronti di Maurizio Belpietro, oggetto stamani di un attentato, in cui entrano molto probabilmente anche le sue posizioni sulla vicenda di Montecarlo.

Stamani ho scorso la rassegna stampa, come faccio ormai da qualche mese in attesa di vedere una schiarita politica che tarda a venire, e il mio scopo principale è stato quello di leggere qualche comunicato di Lavitola che (anche ieri ad Annozero) sta rischiando di dare di sé un’immagine (qui e qui) inquietante. Sono affari suoi, è vero, ma ciò che interessa a molti italiani è di sapere se quanto ha rivelato nei giorni scorsi è vero o è al contrario una patacca che cerca di rifilare a tutti noi. Ossia: è o no in possesso di una e-mail in cui il famoso firmatario del contratto di compravendita, James Walfenzao, scrivendo a Michael Gordon indica in Giancarlo Tulliani il vero acquirente dell’immobile?

Se è vero, ha l’obbligo di non tenerla per sé, qualunque rischio stia correndo, qualunque minaccia, gli sia stata mossa. Il suo è il dovere della verità che, come giornalista, dovrebbe avere a cuore in modo assai più sensibile di noi.

Come abbia fatto a possedere questa e-mail interessa poco. Si sa tutti, o altrimenti passiamo per ipocriti, che quando si fanno certe indagini, si fa di tutto per raggiungere lo scopo, secondo la massima machiavellica che il fine giustifica i mezzi. Ieri Annozero ha cercato di insinuare loschi complotti di cui Lavitola farebbe parte. Sia pure. Ma il punto è un altro: ha o non ha quel documento? E quel documento non indica Giancarlo Tulliani come l’acquirente della casa di Montecarlo nel contratto stipulato con An?

Per interessi di parte si cerca di gettare del fumo intorno a queste due domande, e nessuno si domanda invece del perché Giancarlo Tulliani ancora oggi, a distanza di mesi, se ne sta nascosto da qualche parte, e non dice la sua verità. Di che cosa ha paura? Di lasciarsi sfuggire qualcosa che danneggi il presidente della Camera? Non mi nascondo che questa è l’impressione.

Bando dunque alle chiacchiere, lasciamo da parte come i giornalisti riescano a scoprire la verità (vale per ieri e vale per oggi) e domandiamoci se ulteriori prove (quelle già emerse sarebbero più che bastevoli per imputare a Fini gravi responsabilità) sono nelle mani di qualcuno.

Tra questi senz’altro deve dire ciò che sa e mostrare ciò di cui è in possesso Lavitola. Ieri ha avviato sull’Avanti la sua inchiesta “madreâ€, come aveva promesso, e per la quale era già nei Caraibi qualche tempo prima dello scoppio dello scandalo in Italia. Ha dichiarato più volte che si è imbattuto nella famosa e-mail (praticamente autenticata dal ministro della giustizia di Saint Lucia nella ultima conferenza stampa) nel corso delle indagini che stava svolgendo per l’inchiesta madre. Gli dobbiamo credere fino a prova contraria. Che nel corso di indagini finalizzate si scopra qualcos’altro è normale routine, come dimostrano le intercettazioni della magistratura.

L’insinuazione che anche ieri sera Filippo Rossi ha voluto fare della circostanza che lo scandalo è scoppiato in contemporanea con quella che continua a definire la “cacciata†di Fini, è stata subito respinta da Alessandro Sallusti che ha letto una e-mail di Livio Caputo, grande giornalista in pensione (quante volte l’ho seguito!) il quale il 22 luglio 2010, con qualche imprecisione, segnalava la vicenda della casa di Montecarlo.

Sallusti ha tagliato con ciò la testa al toro ad ogni insinuazione di dossieraggio. Si tratta di una inchiesta genuina e di quelle che non se ne vedevano più da anni sui giornali, meritevole, quando arriverà a conclusione, anche di un qualche importante premio giornalistico. Scavare la verità dietro a una società off-shore non è facile, come possiamo vedere. Richiede molte qualità, tra cui lucidità ed ostinazione. E qualcuno, come Belpietro, ci rischia la vita.

Lucidità soprattutto: poiché il depistaggio, a mano a mano che ci si avvicina alla verità, diventa martellante e pervasivo. Occorre tenere i nervi a posto. È il caso dell’intervento dell’avvocato Ellero, che ha rilasciato dichiarazioni da lui attribuite al presunto vero proprietario, il quale si è limitato a gettare il sasso e a nascondere la mano. Di lui sono svanite le tracce. Se ci fosse stato lui dietro  Walfenzao che firmò il primo contratto, lo avrebbe detto. Ossia: nella dichiarazione fatta al suo avvocato non avrebbe lasciato le ombre che ha lasciato e che ha riconosciuto lo stesso Ellero. Avrebbe detto io sono il proprietario della casa sin dal principio. Invece no.

Insomma, tutto fa pensare che Giancarlo Tulliani sia stato il vero acquirente della casa di Montecarlo il giorno 11 luglio 2008.
Fini non può continuare a nascondere la verità. E non può nasconderla neppure Lavitola.

Lo ricordo: hanno tentato di uccidere Maurizio Belpietro. Anche per questo Fini deve parlare subito e così tutti coloro che conoscono la verità.

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L’attentato a Belpietro. Qui, qui, qui e qui.

“Non ci faremo intimidire” di Gian Luigi Nuzzi. Qui.

“Montecarlo, la casa di An vale 1,6 milioni di euro” di Gian Marco Chiocci. Qui.

“Il caso Fini e la doppia morale” di Bruno Tinti. Qui.Casa di Montecarlo ed altro. Rassegna stampa del 1 ottobre 2010. Qui.

Lavitola: “Ecco le mail dell’affare Montecarlo” di Corrado Zunino. Qui.


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2 Comments

  1. Commento by Giulio Mozzi — 1 Ottobre 2010 @ 15:32

    Scusa, Bart: scrivendo che nell’attentato a Belpietro “entrano molto probabilmente anche le sue posizioni sulla vicenda di Montecarlo”, intendi dire che hai prove o indizi per sostenere che Gianfranco Fini abbia incaricato qualcuno di far fuori Belpietro?

    Se sì, hai provveduto a informare gli inquirenti delle prove o indizi in tuo possesso?

    Se no, che cosa volevi dire?

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 1 Ottobre 2010 @ 17:14

    No, no ci mancherebbe anche questa.
    Volevo semplicemente dire che nel clima di odio che si è creato, tra berlusconiani e antiberlusconiani, c’entra, a mio avviso, anche l’inchiesta ostinata e coraggiosa che Libero sta facendo sulla vicenda di Montecarlo.

    Contrariamente a quanto dicono le opposizioni: che si tratta ossia di una bazzecola, la vicenda sta irritando chi apprezza il mutamento della linea politica di Fini e vede la figura del presidente della Camera indebolita da questo scandalo.

    L’attentato dimostrerebbe che non è una bazzecola e che aver trovato delle pecche a Fini circa legalità, moralità e trasparenza dà fastidio a qualcuno della parte antiberlusconiana.

    Inoltre, nutro dubbi che questa volta l’attentato non sia opera di un malato di mente, ma di una organizzazione criminale, tipo Br.  

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