Le ragioni di Quagliariello e di Bondi9 Maggio 2010 Cominciamo da Quagliariello. Su un punto ha ragione e sull’altro ha torto. Ha torto quando chiede ai conduttori televisivi di invitare un solo esponente politico per ogni partito. Non può farlo. Il conduttore deve avere il diritto di invitarne anche dieci di uno stesso partito. Caso mai saranno gli invitati di quel partito a darsi una regolata e a declinare gli inviti di troppo. Invece ha ragione quando sostiene che se due esponenti politici di uno stesso partito si trovano seduti davanti ad un conduttore televisivo devono esprimere, su argomenti per i quali ci sono già state deliberazioni degli organi collegiali, una sola posizione, quella che è diventata, ossia, la linea del partito che rappresentano. Posso capire che le minoranze vorrebbero una eco più vasta alle proprie posizioni, ma se questa eco, come avviene nella realtà , non fa altro che indebolire il partito, devono far prevalere l’esigenza del partito, che è quella di mostrarsi determinato e forte. L’altra sera a Ballarò, la puntata in cui Massimo D’Alema ha perso le staffe ed ha rivelato di che pasta è fatto quando ha esclamato contro Alessandro Sallusti: Non la farò parlare più!, il sindaco di Firenze, Renzi, ha detto alcune cose in contrasto con la linea del partito e si è visto palesemente l’imbarazzo di D’Alema. Anche gli spettatori hanno avvertito una antipatica discrepanza che in realtà mina la solidità del loro partito, in cui addirittura si avvertono minacce di scissioni. Piaccia o non piaccia, il partito raccoglie consensi quanto più si rivela solido e compatto all’esterno. Si veda la Lega Nord. Ossia: quando la democrazia è esercitata nei modi corretti, con un libero e sano dibattito interno, è necessario sempre che il partito assuma la decisione definitiva, che deve diventare per ciò stesso la linea del partito, a cui tutti sono tenuti ad adeguarsi. Che idea può farsi il cittadino di un partito che parla in mille modi? Che ruolo potranno mai avere il segretario di quel partito e il suo organo direttivo? L’immagine che ne risulterebbe, sarebbe una sola: quella di un’armata Brancaleone. Chi affiderebbe il proprio destino all’armata Brancaleone? Bondi invece ha ragione su tutto, e fa bene a non andare a Cannes, se nella sua qualità di ministro ritiene che il film di Sabina Guzzanti mette in ridicolo il nostro Paese nell’operazione che tutto il mondo ci invidia: i soccorsi e la ricostruzione dell’Aquila. È bene stabilire subito, proprio ora che sono cominciate le celebrazioni per il 150mo dall’Unità d’Italia, che la satira non ha niente a che vedere con l’insulto e la messa in ridicolo di una Nazione. I finiani, ad esempio, non riescono a capirlo, tanta è la trasformazione che hanno subito. Si possono fare caricature su Berlusconi, come le si facevano su D’Alema e Craxi, ma mettere alla berlina l’Italia non è consentito a nessun italiano. E se qualcuno, approfittando della libertà di cui giustamente gode, vuole denigrare l’Italia, non pretenda che il ministro del governo italiano sia lì a fargli l’applauso. Andava dato un segnale forte ad una deriva che non è di oggi, e Bondi l’ha dato. La protesta di Bondi è una richiesta imperativa. Che si rida e si denigrino pure le singole persone, ma mai l’Italia, o meglio, vista la ricorrenza che stiamo celebrando, mai la Patria. Articoli correlati“Il Secolo d’Italia: ‘Surreale il pensiero unico in tv'” di Wanda Marra. Qui. “‘Cannes, la Guzzanti e la follia del ministro Bondi’” di Luca Telese. Qui. “E’ vero che con Draquila l’Italia trema ma sotto i colpi di Sabina Guzzanti” di Claudio Siniscalchi. Qui. “Ai finiani interessa più la democrazia dell’audience che quella nel partito” di Lucia Bigozzi. Qui. Letto 1785 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Mario Di Monaco — 9 Maggio 2010 @ 08:47
In un momento così  delicato per il paese, anche uno  ostinato come  Fini dovrebbe capire che bisogna mettere da parte le beghe interne e fare fronte comune per superare la difficile crisi internazionale.
La Grecia rischia  l’espulsione dalla Comunità europea per aver adottato  iniziative economiche contrarie al patto di stabilità ,  che  ha  eluso con falsi bilanci. Ma in economia, come si sa, le bugie hanno le gambe corte ed i nodi, alla fine, vengono sempre al pettine.  Anche  Spagna e Portogallo rischiano di  subire la stessa sorte.
Anche in Italia vi sono politici che, pur di mettere in difficoltà il governo e fare presa sull’opinione pubblica, non esitano a propagandare  sciagurate proposte di allentamento dei cordoni di borsa che metterebbero a repentaglio i già difficili equilibri dei nostri conti pubblici.
Mi auguro che Fini non voglia unirsi a loro ed approfittarne per combattere la sua disperata  battaglia contro Berlusconi.  Â
Commento by Mario Di Monaco — 9 Maggio 2010 @ 10:13
Ho finito di leggere i giornali di oggi ed ho  appreso che alle critiche dell’opposizione sulla scelta di Bondi si è unito il finiano Fabio Granata.
Voglio tuttavia essere ottimista  e mi accontento del fatto  che Fini abbia almeno desistito dalla voglia di sostituirsi al ministro a rappresentare il nostro paese al festival di Cannes. Â
Commento by giuliomozzi — 10 Maggio 2010 @ 10:48
Bart, scrivi che Quagliariello: ha ragione quando sostiene che se due esponenti politici di uno stesso partito si trovano seduti davanti ad un conduttore televisivo devono esprimere, su argomenti per i quali ci sono già state deliberazioni degli organi collegiali, una sola posizione, quella che è diventata, ossia, la linea del partito che rappresentano”.
Qusto, una volta, si chiamava “centralismo democratico”, ed era tipico dei partiti comunisti. Trovo curioso vederlo riproposto per un partito che si dice liberale.
(Nota: se andate ad ascoltarvi il famoso intervento di Deborah Serracchiani all’assemblea nazionale dei circoli del Partito democratico, qui, vi accorgete che chiede per l’appunto l’attuazione del centralismo democratico).
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 10 Maggio 2010 @ 11:53
E’  un metodo che nella mia esperienza sindacale è stato usato sempre. Perfino quando ci riunivano tra organizzazioni diverse (Ggil, Cisl, Uil). la linea che usciva fuori veniva fatta propria da tutti e rapprersetata all’esterno.
Solo in questo modo, una organizzazione può presentarsi forte e può riscuotere consensi. Affrontare l’avversario divisi non èmai stato un sistema buono per vincere.
Non so se il centralismo democratico di Lenin funzionasse esattamente così, nello spirito libero e democratico con cui negli organismi di oggi si assumono le decisioni. Però se oggi queste decisioni, una volta assunte a seguito di libero dibattito, rappresentano la linea del partito e di tutti i suoi membri, considero ciò una espressione corretta, forte ed efficacia della democrazia.
Niente vieta poi alle minoranze, con la bontà delle argomentazioni,  di trasformarsi in maggioranze e  di far diventare la loro linea, la linea del partito.
Commento by giuliomozzi — 10 Maggio 2010 @ 17:37
Ma gli organi del Pdl, quelli nei quali si può discutere a porte chiuse e decidere la posizione che poi tutti sosterranno, quando si riuniscono?
Commento by giuliomozzi — 10 Maggio 2010 @ 17:42
Poi, Bart, scrivi: “il film di Sabina Guzzanti mette in ridicolo il nostro Paese nell’operazione che tutto il mondo ci invidia: i soccorsi e la ricostruzione dell’Aquila”.
C’è stata una “ricostruzione dell’Aquila”, Bart?
Senti, io sono stato sedicenne a fare il manovale in Friuli, sono stato ventenne a Sant’Angelo dei Lombardi. Ho un’idea precisa del verbo “ricostruire”. Sono passato per L’Aquila qualche settimana fa. Non userei il verbo “ricostruire”. Piuttosto il verbo “desertificare”.
Fatti una gita, Bart. Guarda con i tuoi occhi.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 10 Maggio 2010 @ 18:32
Non escludo che in un partito giovanissimo la macchina debba ancora essere migliorata, Giulio. Intanto una riunione del Direttivo si è tenuta e addirittura davanti a tutti gli italiani, in diretta. Fatto di non poco conto. Lì è stata approvata una mozione e quella impegna il partito, da Fini a Bocchino.
Riguardo all’Aquila, ci si dimentica troppo facilmente che lì c’è stato un violento terremoto. Il capoluogo è andato distrutto. Nessuno ha la bacchetta magica. Tutto il mondo si è meravigliato di ciò che si è fatto per non lasciare gli aquilani all’addiaccio.
Non per nulla gli aquilani nel recento voto hanno premiato il centrodestra. Qualcosa vorrà pur dire. Non sono stato all’Aquila. Ma devo sempre aver presente che per la prima volta si è intervenuti con sollecitudine e efficienza. Le famose macerie che ancora sono nella città , non dimentichiamoci che la Protezione civile voleva portarle via, ma si sono opposti gli amministratori locali, che desideravano gestire gli appalti.
Ora mi pare che sia tornata la Protezione civile per effettuare lo sgombero.Ma non ho seguito più come prima.
Sul documentario della Guzzanti è spiegato bene qui.