LETTERATURA: Da: “Il cristallo delle sensazioni”4 Agosto 2011 di Fabio Strafforello Ho immaginato la nostra vita come l’inserimento in un anello che inizia il suo percorso nel vortice delle emozioni e delle sensazioni umane, attraverso l’avventura della vita e dove al trasformarsi inesorabile della materia, si contrappone il rinnovamento dei contenuti interiori e dell’energia emozionale che ogni individuo sprigiona nelle forme energetiche più varie. Oltre il nostro “ruolo di apparenza” e di sostanza in questo mondo, e oltre ciò che ricopriamo in questa fase di passaggio e di trasformazione della materia, esiste una dimensione emozionale che accomuna tutti i sentimenti essenziali che reggono la struttura emotiva degli esseri viventi. Il tempo che noi intendiamo, non esiste come una parte finita delle componenti essenziali e strutturali dell’Universo, ma solo come la necessità di percezione e spiegazione umana, sentita e interpretata nei modi più svariati dai risvolti e dalle azioni che ogni individuo si appresta a compiere nel breve tratto della propria vita. Il movimento elicoidale, ad avvitamento, a cui è sottoposto “l’anello circolare del tempo”, ne crea nel percorso di andirivieni dell’esistenza e nella persistenza della forma sottile delle anime, dei “ riproponimenti energetici ” o sensitivi, come ad esempio le emozioni, le percezioni, le attrazioni e le repulsioni naturali, la sensazione della conoscenza, ed altro, ove l’inconscio è la sfera del sapere dove cercare l’uomo nel suo modo particolare di sentire. Introduzione L’anello del tempo Fra quel che sono e quel che sento ho cercato me stesso… Per un’alba che volge al suo tramonto, non c’è luce migliore a svelare i segreti nascosti nel mondo. Ho immaginato la nostra vita come un percorso che apre il suo sipario alla vista del mondo, richiudendolo senza dover neanche ringraziare. Si dice comunemente: << Sai quando sei nato, ma non sai ma non sai quando morirai >>. Eppure ho la sensazione che proprio così non sia e che gli stessi segni che appaiono in cielo, per guidare l’uomo negli spazi immensi dell’universo, siano riconducibili, tramite la sua stessa immaginazione, sensazione e percezione a questa dimensione… a scoprirli con l’intelligenza ci puoi anche tentare, ma in un luogo dove il certo è fra quello che non sai spiegare, trovi nello spazio il vuoto come un segno da poter dare. Come in un racconto, il capitolo che chiudi lo riaprì poi col proseguo del tuo cammino, fra volti, sensazioni e sentimenti ai quali non sai attribuire quale sia il loro giusto avvenimento. Ti chiedi così se fra quel mondo non ci sei già stato, vestito d’altri capi e con altri atteggiamenti. Porto con me la poesia a farmi compagnia e fra i pensieri, il navigar sui mari mascola il tempo d’uomini intenti a ritrovare il volto che da qualche parte hanno dimenticato, nascosto fra la fantasia, il ricordo e un sogno su cui potersi orientare. E’ un viaggio che fra il tempo moderno, cerca di svelar mistero nei segreti la voce del passato… a partir con pochi denari, affini quello che dei sensi è il più caro… l’intuizione. E’ come se qualcosa mi dicesse d’esser io a dover chiudere con le parole questo sipario e a cercare fra esse quel che è il verbo più giusto per poterne parlare, accompagnando all’accento di una frase di chiusura, l’espressione della felicità per aver trovato quel che mi mancava. Al risuonar dell’applauso che chiude il sipario nel teatro della vita, è meglio evitare d’essere l’attore principale… quello che gli altri non ti lasciano come una scelta, è l’obbligo di dover ancora recitare. Un giorno parlando di me dirai che ero un poeta, alla ricerca del senso profondo della vita, perso fra le tristezze e le gioie dei nostri sentimenti:
Come figli di un Dio minore che sa sorridere solo a chi lo ama con gioia… dovresti giungere alla vita come alla fonte di un fiume che sfocia nell’infinito.
Forse ognuno di noi ripone troppe aspettative personali negli altri, nella speranza di poter condividere almeno parte delle nostre azioni positive che seguono il passo della nostra esistenza quotidiana, ma anche nel desiderio di manifestare o di ascoltare le disavventure e i momenti difficili che hanno accompagnato anche altri esseri umani comuni ai nostri sentimenti. Porto con me da quand’ero bambino il desiderio di uscire alla scoperta dei segreti che ogni individuo custodisce gelosamente nei meandri della propria mente e del proprio cuore. Ritengo nel valore della conoscenza, un fulcro essenziale per la comprensione delle azioni e degli atteggiamenti che ogni essere vivente esprime, non dimenticando tuttavia quel margine di mistero e di silenzio che copre quegli avvenimenti diversamente non spiegabili, ma credo che le tematiche ricorrenti che occupano gli aspetti cardine della nostra struttura interiore siano sempre le stesse… tanto immutate quanto immutabili nel tempo.
Il vento di tramontana ha portato con se il freddo, coperto poi dal vento del sud col suo tepore… la forza silenziosa dei sentimenti scompiglia gli animi umani. Ti parlerò di me, come se fosse l’ultima volta che ci vediamo, ma con la dignità che un uomo deve mantenere in vista dell’avvicinarsi di prove sempre più importanti per il proprio futuro ed anche per i sentimenti rivolti al senso della continuità alla vita, così da poter giungere consapevolmente alla porta di una nuova esperienza, ove per esserne parte integrante attiva occorre prima trasformare il nostro dolore e la nostra paura nei valori base educativi e propositivi anche verso le nuove generazioni. All’età di diciassette anni scrissi la mia prima “Ricerca Interiore”, intitolata “Anatomia di un cadavere”, motivato dall’osservazione attenta ai contenuti di umanità e di profilo psicologico in riferimento ad un uomo dal nome di Giuvanin, (Giovanni) che risiedeva a pochi chilometri dalla mia abitazione e che io vedevo raramente nella piazza di Dolcedo. Un uomo curioso nel suo aspetto e nei suoi atteggiamenti, simpatico e sempre sorridente, sia pur vivendo in modo molto modesto quello che la vita gli aveva concesso di fare. Ho sempre avuto il desiderio di scoprire e di scovare le motivazioni più intime che possono condurre un essere umano a dare egli stesso quel valore alla vita, così com’ella gli aveva concesso di poterla vivere. Il significato intrinseco della nostra esistenza, talvolta porta con se il valore tacito delle accettazione silenziosa di quelle opportunità con le quali Essa si pone d’innanzi alla nostra via, mostrandone altresì il volto sorridente, ironico, sbarazzino ed inquietante della sua stessa espressione e drammaticità. E’ da lì che ho colto la leva utile e indispensabile attraverso la quale potermi catapultare nei luoghi più nascosti degli animi umani e dai quali poter raccogliere tutte quelle sensazioni necessarie a rendere maggiormente chiaro il nostro comportamento. Ci sono uomini che incidono con la forza dei loro sentimenti lunghi e profondi solchi sul viso, altri nel desiderio di non mostrare i loro stati d’animo premono nel profondo del loro cuore, come a voler schiacciare e contenere quella sofferenza tanto da consentire alle sole anime l’opportunità di accedere alle loro tristezze o alle loro profonde gioie, forse perché gratificati dalla sensazione della loro immensa comprensione. Le ferite si chiudono su se stesse e si riaprono come la bocca di un vulcano… al mostrar della forza col suo calore, c’è sempre da soffrire.
Motivato dal riscatto alla vita ho vagato cercando il volto della fortuna… Prima di giungere in Riviera Trasporti, l’Azienda che gestisce il Trasporto Pubblico Locale, ho fatto diversi lavori, anche i più umili così da potermi sostentare nelle problematiche economiche di tutti giorni e per non pesare più di tanto sulle spalle dei miei nonni. All’età di quattordici anni nel periodo estivo mi recavo a fare i lavori di campagna per altre persone e ricordo che per otto ore di attività il compenso si aggirava sulle ventimila lire, ora la corrispondenza economica sarebbe di circa cento euro al giorno. Ultimati gli studi Superiori di indirizzo Nautico, parliamo degli anni 1980, esercitai attività lavorative sul tratto di costa attigua al mare, in strutture turistiche aperte solo stagionalmente e nello specifico in campeggi allora frequentatissimi da stranieri di ogni genere, eseguendo doppi turni di lavoro e con un compenso che si aggirava sui due milioni di lire al mese. Ho sempre avuto un’energia particolare, dalla quale poter attingere quella linfa indispensabile a poter superare i momenti difficili della mia esistenza. Ti darò orecchie per sentire fra le farfalle il batter delle ali, sentimenti di comprensione per vincere il dolore… ma non perder della mia voce il richiamo, ti indicherà la strada su cui camminare.
Mi piace allontanarmi dai miei luoghi comuni, per poi potervi tornare. Forse essendo cresciuto già da quand’ero bambino sulle colline sovrastanti l’immediata vicinanza di Imperia, io stesso provo piacere a staccarmi dal profondo silenzio che avvolge quel manto di terra accarezzata dalla brezza del mare, distogliendo fra il muovere delle foglie di milioni di piante d’ulivo i miei pensieri, e allontanando altresì il mio animo dal tentativo ostile di rifugiarsi nella solitudine. C’è una ragione che lega i Liguri alla loro stessa terra, ed è la malinconia che entrambi esprimono nel desiderio mai consumato d’esser parte del cielo e del mare, ove il rifrangere delle onde verso le coste ricorda l’andirivieni dei sentimenti umani, fra sogni, delusioni, speranze, ed una vita quasi sempre uguale… lo sento scendere di prima mattina, dai monti verso l’orizzonte a voler andare, per un sole al suo calare quel vento giunge ora dal lato del mare e tra la schiuma lascia il bianco di quel che dei sentimenti è l’aspetto più vaporoso, a mescolar fra le onde il suo modo di tornare, nel silenzio il tentativo da quella terra d’esser rincuorato . Ora fra i luoghi dove mi piace maggiormente passeggiare e dove trovo imminente applicazione pratica del mio poco tempo disponibile, e cioè fra una corsa alla guida del bus ed una sosta prima della successiva, c’è in quel di Oneglia un luogo speciale in cui riscopro parte delle mie sensazioni passate, e dove un tratto di porticato aperto verso la banchina da comunicazione verso il mare per l’attracco delle navi, il tutto inserito nel contesto di questo tratto di porto denominato Calata G.B. Cuneo. Per me che ho fatto il Nautico e nello specifico la sezione Capitani di Coperta, è come immaginare un viaggio a bordo di navi mercantili o da crociera che non ho mai fatto nella realtà pratica della vita, ma vissuto solo nella mia interiorità o nella fantasia, utile così da poter tracciare le rotte che in questi anni mi hanno portato a fare le scelte della mia vita e a scrivere i diari sui quali ho annotato grossa parte delle mie esperienze e riflessioni. Ho immaginato un viaggio oltre il tempo, nella sensazione illuminata dal sogno d’aver vissuto una parte del passato.
C’è un luogo dove immagino d’essere felice. Da quel tratto di banchina si sono allontanati e giunti ad essa, una miriade di bastimenti, dove l’uomo per ricavare spazio per se stesso e per le sue attività, ha trasportato con carri e buoi ogni tipo di materiale utile a riempire gli spazi vuoti e scoscesi lasciati dall’andirivieni delle onde, che li ha strappati dalla terra riversandoli verso il mare. Imbarcazioni di vario tipo hanno occupato nei secoli questo breve tratto di mare, sia per scambio di materiali ad uso commerciale, che per portare persone in viaggi lontani, o in altri casi motivati dalla necessità impellente della guerra. Poco distante dal porto si possono riconoscere alcuni palazzi di interesse culturale o economico per la città di Imperia, fra i quali spicca quello che ora è la sede della Biblioteca Civica Comunale, e dove fino ad un tempo recente risiedeva il Tribunale. Proprio dall’interno di quelle stanze, dove mi reco saltuariamente per consultare dei testi particolari, mi giungono alcuni importanti ricordi di quand’ero solo che un piccolo bambino… C’è sempre qualche cosa che mi riporta indietro nel tempo, come il richiamo di un voce alla quale cercare da dove giunge il timbro giusto. Allietatevi e pensate alle cose belle che la vita ci riserva e sappiate che ad altrettanta poca distanza da quel molo, c’è lo stabilimento della “Pasta Agnesi… e precisamente dal1824”. A partire dalla prima metà dell’ottocento il veliero degli Agnesi salpava dal porto di Oneglia alla volta del Mar Nero, ove caricare granaglie di vario genere e in special modo il grano duro della Crimea, così da poter consentire un livello qualitativo della pasta altrimenti irraggiungibile. Poco distante da quel luogo e puntando in direzione dei monti, si possono trovare molti oleifici, fra i quali spiccano in modo particolare quello dei Fratelli Carli e, poco più in là, quello dei Sasso, oltre a una miriade di altri piccoli produttori. Se torniamo indietro nel tempo e ci collochiamo nel periodo storico dell’epoca, dobbiamo immaginare le immense difficoltà di comunicazione che esistevano fra gli Stati Europei sia pur confinanti, per l’assenza di strade, autostrade, ferrovie e per la mancanza di una visione aperta del mondo, attraverso i canali di comunicazione e le politiche adeguate al loro raggiungimento, nell’orientamento della pluralità culturale e dello scambio delle consuetudini. Ad esempio partire dall’Italia per recarsi in quella che è per noi ora la vicina Germania, assumeva la proporzione di un viaggio quasi ciclopico, da realizzare con molto tempo a disposizione e percorrendo strade sterrate in mezzo alle montagne, con l’utilizzo altresì di animali da traino e nel rischio costante di essere assaliti dai briganti. Tali possibilità erano accessibili solo a persone di alto rango e con moneta sonante che ne potesse consentire la realizzazione. Il mezzo più pratico, veloce e capiente che consentisse di portare grandi quantità di materiali o di persone era quindi la nave, tanto che molti dei traffici si svolgevano via mare, utilizzando altresì le vie comunicative pluviali, o dei laghi stessi. La felicità si nasconde per essere cercata!
Mi imbarcherò spinto dal vento del mistero, attraversando mari e fiumi… il mare in tempesta nasconde fra le sue onde l’inviolabilità di un segreto, custodendola gelosamente nelle sue profondità. Si dice Italiani popolo di poeti, naviganti e sognatori ela Liguriapur essendo una piccola Regione D’Italia, ha regalato alcuni dei personaggi più importanti legati alla storia culturale Nazionale ed Internazionale contribuendo attivamente alla conoscenza di questa parte di Universo, sia nell’ambito delle scoperte scientifiche, umane e non meno dell’arte. Grandi uomini nati dall’identità sorniona e caparbia del Popolo Ligure, hanno solcato i mari di tutto il mondo, spingendosi alla scoperta di nuove Terre e di nuovi Continenti, non dimenticando mai il contributo essenziale che hanno dato per il raggiungimento dell’unità politica fra le varie regioni del nostro Paese, nel compimento dell’Unità d’Italia, fra i grandi nomi, a livello di scoperte scientifiche, si possono annoverare due personaggi di grande prestigio, riconosciuti attraverso il conferimento del premio Nobel alla carriera, nei nomi di Natta e Dulbecco. Personalmente non mi sono mai spinto, per problematiche di vario genere o anche per il desiderio di mantenere una posizione stabile della mia esistenza, ad allontanarmi per lungo tempo dai luoghi dove identifico la mia figura e la mia forma psicologica, ma ho sempre e comunque esercitato il mio spirito di navigante e di ricercatore inoltrandomi sul mare impervio dei sentimenti umani, attraverso uno scavo psicologico molto profondo, e calandomi nell’interiorità fino a sviscerarne le immagini e le caratteristiche più nascoste. Un buon comandante sa aspettare fra i sentimenti il vento che tira… quel che appare fra la terra l’approdo migliore. Seduto ad osservare, ho capito tante cose… Calata Cuneo è il frontespizio che da sul mare per un tratto di lunghezza approssimativa di duecento metri, in una alternanza di attività commerciali oramai fra le più comuni, dove fra bar e ristoranti si ritrovano anche magazzini utilizzati da deposito o indispensabili per allestimento di attrezzature necessarie alla pesca in mare aperto. Guardando dal mare questa struttura architettonica e il suo modo di ergersi a gradoni verso il cielo, fra terrazze e tetti coperti da tegole marsigliesi, sia ha l’impressione che l’uomo abbia voluto separare dalla forza del vento e del mare, quel silenzio e quella calma che regnano sulle colline poco distanti. Pesanti lastre di pietra fanno da pavimento al porticato che accompagna l’intero palazzo da ponente verso levante, ove a margine di quello spazio una vecchia ancora e una mola ricordano una storia antica, fatta di lavoro e di grandi sacrifici. A poca distanza da quel tratto di molo ci sono yacht che ormeggiano come navi vere, imponenti, lucenti e perfetti come l’immagine di un mondo che sembra galleggiare sulle onde dell’apparenza e dove la semplicità incontra lo stupore di volerne capire. Nello spazio aperto sulla banchina, un piccolo giardino di piante colorate di fiori fa da ornamento ad una mola che simboleggia il metodo antico di macinare le olive e da esse poter estrarre l’olio prezioso e necessario a sostentarsi nei gusti della vita. Intorno agli anni trenta Imperia era la capitale mondiale per la produzione di olio di oliva, conosciuto e apprezzato per qualità in tutto il mondo. Osservando di prospetto quella mola e volgendosi da essa nella direzione del calar del sole, ci appare visivamente quello che con la sola pietra è stato costruito… una semplice gradinata porta così al ricordo di un uomo che nella visuale della sua elevazione, ha fatto della necessità l’ultimo gradino per avvicinarsi al cielo. Sovente mi siedo proprio lì, su quella gradinata che di comodo non ha quasi nulla, ma che ha la comodità di accettarmi con qualsiasi umore mi avvicino a lei, occupando per un tempo variabile i suoi modesti spazi disponibili. Osservo tutto quanto possa giungere e toccare i miei occhi e lambire il mio cuore, allietato dalla sensazione di ritrovare sempre qualche immagine di me stesso, anche se talvolta offuscata dai problemi e dalle ansie che si incontrano sulla nostra via di tutti i giorni. Su quel tratto di pontile che volge ora alla mia destra, intravedo un’ imbarcazione molto lussuosa e lunga circa cinquanta o forse sessanta metri, sormontata da strutture con ampie vetrate e che nulla hanno da invidiare ad una nave di grandi dimensioni. Un elicottero di proporzioni contenute appare in bella vista all’estremità dei ponti, completando così coerentemente lo scenario di alta tecnologia, di bella forma, dei grande impatto e di immagine maestosa legata alle grandi capacità progettuali e stilistiche a cui l’essere umano ha saputo dare anche l’espressione della forma superficiale. Quel che va bene per tutti è la necessità d’esser tutti uguali. Odo da quel pontile parlar d’uomini che hanno fatto del mare la storia vera, passar dalla calma piatta a quelle onde alte ergersi nel cielo… al quietar della paura mostrami ora quel che un tempo ti appariva come vero!
E’ con la fantasia che mi animo ad immaginare nei tempi antichi il muover di un veliero verso i mari d’Oriente, ove all’attracco di quel pontile molte navi hanno abbracciato con le loro corde i punti fermi su una terra stanca… di doverli prima trattenere e di vederli poi immancabilmente partire e portar con loro quel che dei sentimenti da maggiore sofferenza… il vento della solitudine soffia sempre contrario al cammino del buon umore. Dove l’uomo lascia spazio ai suoi ripensamenti nasce la possibilità del perdono e di fronte a quella nave moderna, ma che appare imbavagliata dal poter esprimere con libertà il suo desiderio di mostrare la sua imperfezione, temo che con qualche artifizio della tecnologia possa essere lei a pilotare il mio pensiero, non lasciandomi l’opportunità di lottare ad armi pari con la forza del destino e contro l’animo acceso di un mare impetuoso.
L’uomo che scivola nel futuro cerca di arrampicarsi nel passato! Vorrei tornare indietro col tempo, immaginando fra la memoria d’uomini che hanno fatto della navigazione lo strumento per ritrovare le pietre miliari della storia del mondo, quelle tracce che li hanno condotti ad incontrare se stessi nella sensazione di conoscere quelle verità che però non sanno esprimere con le sole parole. Nel lampo di una immagine ho riconosciuto la mia fantasia Giacca grigio scuro, appuntata da un lato con una serie di diciotto bottoni posti in modo molto ravvicinato verso il mio cuore, in numero di sei sono invece quelli che ho contato all’estremità di entrambe le maniche a chiuder mistero… è così che colgo la mai immagine di uomo del passato fra la fantasia e il ricordo lontano dal tempo. Capelli folti e brizzolati richiamati da baffi scuri che corrono lungo il viso, d’uno sguardo attento al muover dei pensieri, ove all’ordine della vita occorre obbedire fra obblighi e doveri, per giungere senza esitare all’approdo della vita più sicuro. Porto con me dodici dobloni d’oro, necessari per mostrare agli uomini che incontrerò sulla via, quel che vale la nostra vita col sol luccichio del denaro e per poter scambiare con loro in dono di un lascia passare che porta il prezzo della pace fra i confini del mondo. Diciotto è altresì il numero che custodisco nel profondo del mio cuore, quasi come un segno sul quale poter calcolare quali uomini appartengono alla stessa alba di quell’unico momento del sorgere del sole. Son pochi questi numeri da poter giocare, o attraverso i quali poter rintracciare chi ne abbia da un’altra parte di quasi uguali, ma se fosse tutto facile nulla avrebbe il gusto di scoprire quel che è difficile da trovare. Salperemo nella notte fonda, con la bonaccia e la guida di una buona stella a muovere con noi, come un punto fisso a calar dal cielo un cavo teso sulla prua… i miraggi trascinano nell’infinito senza quasi dover remare. Vorrei viaggiare alla ricerca di gente nuova… la lettura del mondo cambia solo le sue parole. Ho deciso di intraprendere un viaggio in paesi che sembrano lontani… quanto la nostra possibilità di raggiungerli e rimarrò distante da casa per mesi interi, forse anche per anni, nell’interesse di imparare nuove lingue e di conoscere persone molto interessanti, che mi possano parlare di un modo diverso di vedere il mondo, nel desiderio di arricchire la mia conoscenza e quindi il piacere della mia comprensione. In una semplice valigia di color marrone, ho posto accanto ai miei indumenti e ai miei effetti più personali, quanto sia necessario per annotare giornalmente il percorso che farò in mezzo ad altri uomini e ad altre culture, portando con me altresì due vocabolari di grandi dimensioni. Già da tempo il germe di questo viaggio covava in me l’interesse crescente di doverlo fare, così con largo anticipo ho acquistato un po’ di libri di letteratura tedesca e russa, alcuni di loro sono scritti in lingua originale ed io con la forza del desiderio ed aiutandomi con il vocabolario in mano, ho cercato di cogliere le prime immagini dei loro contenuti. Pennini, calamai e fogli, sono come la pala, la farina e l’acqua per il fornaio e l’espressione pratica per acculturare il mio pensiero, in un connubio di ingredienti fondamentali per nutrire la nostra mente e per non dimenticare quel che è passato della nostra vita, e di valore non inferiore rispetto ad eventi giornalieri che hanno riempito di fatti concreti il susseguirsi inarrestabile delle nostre giornate. Proprio ora mi sto rendendo conto dell’ immensa fortuna che porto con me e in un abbraccio di emozione mi appaiono i due volti di coloro che sono stati i mei genitori… i nonni materni, ai quali devo la mia vita e l’opportunità della mia cultura. Quel diploma Nautico che ho conseguito anni fa, ancorandomi alla speranza della sua utilità, e con l’ausilio di tutte quelle forze necessarie a non rinunciare all’impresa, sembrava ora volgere al momento più importante per la completa applicazione… Quel che metti da parte in un tempo… è il tempo necessario per poterlo ritrovare. Quel che ora non vedi come una possibilità… è la possibilità di poterlo vedere. Lasciate il vostro segno su ciò che cancellerà l’andirivieni del passare tempo. Quel titolo scritto su un foglio di carta e per il quale i nonni ed anche gli zii avevano dato una parte della loro vita, fra immensi sacrifici e grandi umiliazioni recitava concretamente così: ”Fabio Strafforello… Aspirante al Comando di Navi Mercantili” ed ora sembrava cadere a pennello per una susseguirsi di situazioni che trovavano il loro punto di convergenza fra una serie di viaggi realizzabili salpando dal porto dell’interiorità e condotti tramite il senso dell’intuizione alla via del mare, giungendo poi all’ampia veduta del mondo nella sua forma culturale e per finire così negli spazi vuoti lasciati dal tempo. Posso leggere nel cielo e fra le stelle dove sia bello andare… il fascino del mistero è più vivo della realtà. Lascerò questa testimonianza per i mei figli, nella necessità e nel piacere che essi non compiano volontariamente del male e che attraverso i sentimenti più sopraffini possano gioire anche solo nell’osservare quel che appare più modesto ai loro occhi, ma sempre volgendosi con grande rispetto alle regole comuni della vita. Un giorno volgendomi allo sguardo di mio figlio, gli dirò di non alzare mai troppo la sua voce… in modo che qualcuno possa sempre cercare di ascoltarlo. Ho visto dove andare e dal mappamondo scendendo giù fino al dettaglio di una carta… non so vedere senza immaginare. Ho tracciato la rotta della mia vita, nell’idea di poter trovare almeno parte del sogno che ricorre costantemente nei segni del mio interesse… Sono partito da molto lontano, a cercar fra voi chi mi sappia dire di me stesso… riempite le mie mani con quello che sentite sgorgare dal vostro cuore. Di quel cielo riconosco solo il buio, fermo accanto alle stelle …
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Commento by Fabio strafforello — 4 Agosto 2011 @ 09:01
Caro Fabio,
ho ricevuto con immenso piacere, ringraziandoti di cuore, i due libri (“Pensieri senza tempo” e “Il cristallo delle sensazioni”). Ho letto soprattutto il secondo, che non conoscevo, mentre avevo già avuto modo di apprezzare il primo, sul quale mi ero permesso di scrivere alcune note, non so quanto valide, da te gentilmente pubblicate.
Ne “Il cristallo delle sensazioni” continua positivamente e si accresce la linea ascensionale dei tuoi pensieri, che seguono una dimensione filosofica. Dimensione che si arricchisce continuamente di contenuti, cercando nella parola quelle verità, non semplici da trovare, e quei comportamenti, la cui valenza possa essere universale.
Lo scavo profondo nell’animo e la configurazione interrogativa assumono, anche qui e forse ancor più, quel valore che si espande nella significazione dell’essere e del divenire, cogliendo l’istante per proiettarlo felicemente in un’eternità che vorrebbe essere incorrotta ed incorruttibile. E la coscienza si permea della condizione esistenziale, attingendo nel profondo e rifacendosi alla realtà ed al passato, in un movimento quasi acronico dell’intuire, al fine di creare lumi, tesi a rischiarare il percorso umano e letterario.
Nella parte intitolata “L’anello del tempo”, oltre alle peculiarità sopra brevemente elencate, si accentua la confessione, in un’analisi sentita di quanto è stato ed è frutto di un’esperienza vitale. Quasi un diario, dove la fisicità tende a dissolversi, filtrando sensibilità individuali. Tutto lo scritto si fa messaggio e monito, in cui la memoria si trasforma in “gran teatro” d’umanità. E si apre alla miglior fioritura di occasioni e di urgenze vitali, per un’avventura nel mondo, degna di un uomo vero, dai saldi principi, dall’onestà intellettuale e non solo; di un uomo capace di andare oltre l’essenza stessa delle cose.
Questa parte soprattutto diviene dono, che porge l’autore, un dono-testamento che può essere investito appieno, per fondare la vera speranza per un domani finalmente migliore.
Gian Gabriele Benedetti
Commento by Fabio strafforello — 4 Agosto 2011 @ 09:12
La mia amica Sonia, alla mia domanda se avesse letto il commento di Gian Gabriele, inviatole da me tramite posta e riguardante “Il cristallo delle sensazioni”, ha rilasciato questo commento che vi riporto fedelmente nei suoi contenuti:
< Si, la lettera mi ha lasciata basita, non solo per le “‘altezze” di pensiero di G. G. Benedetti, ma nche per il taglio assolutamente preciso e profondo col quale parla di te.
Sembra che ti conosca da una vita… ti comprende fino nei meandri più nascosti del tuo essere e questo è straordinario…>
Sonia Pastorelli
Commento by Daniela Franzoso — 17 Agosto 2011 @ 22:48
L’ultimo libro di Fabio Strafforello “Il cristallo delle sensazioni” è il risultato di un percorso che si sta
evolvendo in varie direzioni, ma che è ben lungi dall’ essere terminato.Si riesce benissimo a carpire
nei suoi scritti la ricerca continua di un pensiero complesso,ma tuttavia lineare e intellegibile
verso una verità assoluta che potrebbe essere anche solamente celata dal destino scritto per
ognuno di noi.
CIAO FABIO!!!! :lol: