LETTERATURA: Da un viaggio a Malta10 Aprile 2010 di Vincenzo Moneta Mercoledì 21 agosto 2002-09-21. Si sta salendo sull’aereo che mi porterà a Roma. Nell’aria calda degli ultimi cieli estivi un gruppo di uccelli vola in formazione sopra le nostre teste…Questo volo senza mezzi meccanici è per me un augurio… Si sta per atterrare a Malta.. un professore dell’università di Verona, seduto accanto a me mi parla della lingua maltese e delle tradizioni, mi fa notare che stiamo sorvolando l’antica città di Mdina: l’antica capitale dell’isola. Mi parla del fascino dell’isola…di questa isola mediterranea, fra l’Africa e la Sicilia, dove nella chiesa dei Cavalieri di S. Giovanni di Rodi e di Malta si trova quel meraviglioso dipinto del Caravaggio che è la decollazione del Battista. Arrivo a Malta quasi in orario…(12,40…12,50) spero di vedere gli amici…gli amici in attesa… Ma non c’è nessuno ad aspettarmi…aspetto…poi comincio a chiedere informazioni per una sistemazione in bed and brekfast in qualche posto vicino a La Valletta. Prendo il mio biglietto dove ho segnato l’indirizzo ed il numero di telefono dell’amico di Malta … Vi sono dubbi sul numero…sulla mancata risposta: avrò fatto il numero giusto??? Infine…finalmente …mi risponde una signora, dalla voce giovanissima e con sottofondo di voce di bimbo che fa i capricci, (forse è il bambino di tre anni). E’ sorpresa del mio arrivo perché mi dice mi aspettavano per il giorno dopo: il mercoledì. Mi dice che Vincent è al lavoro e se parlo inglese: lingua con la quale può enunciare meglio i numeri del cellulare del marito. Poi mi dice di non preoccuparmi e di aspettare all’aeroporto. Dopo circa mezz’ora di attesa “appare” Vincent… era difficile riconoscerlo…non sapevo che lavoro faceva…era coperto di polvere bianca e imbrattato di vernice bianca …i capelli più lunghi…solo gli occhi mi ricordano la persona. Gli occhi…sono l’unica cosa che non inganna mai, sono i segni più distintivi che rimangono anche nel tempo. Gli occhi di Vincent erano sorpresi e attivamente preoccupati per una mia sistemazione in una camera. Lui non ha posto, ha una casa piccola: oltre la cucina ed il bagno, una camera matrimoniale ed una camera per i figli di tre e otto anni. Salgo sulla sua “macchina da lavoro”: i pezzi sembrano che stiano insieme per miracolo. Si scusa, dice che ha un’altra macchina e che quella gli serve per lavorare. (mi chiedo se a Malta esiste la revisione delle auto: questa non potrebbe avere l’ ok) . La guida è a sinistra come in Inghilterra, come nei paesi ex colonie inglesi. Non sono abituato e alle prime curve, quando incrociamo altre macchine, provo un brivido “credendo” di scontrarmi con le fetture di fronte. Decisamente mi porta in una cittadina sul mare, Berzibugia, vicino alla città dove lui abita. Qui ti va bene? Preferisce questo albergo o quest’altro? Tu mi capisci? Il “Tu mi capisci” mi accompagnerà spesso. Per me va bene tutto. Non ho problemi. Se non è troppo caro è anche meglio. Quanti luoghi e modi di dormire ho sperimentato! Quelli che non potrò dimenticare e non voglio dimenticare: i portabagagli del treno che dalla Malesia di riportava in Tailandia, le pietre del deserto dell’Hoggar nel sud dell’Algeria, le spiagge Malesi, i letti di Hamman dove, arrivando a notte inoltrata, facevano alzare le persone che già ci dormivano e fra macchie giallastre e indelebili sentivamo le lenzuola ancora calde: ricordo del corpo che si era dovuto affrettare a lasciarla, ma anche le notti romantiche della Corsica…la signora che era con me non avrebbe accettato situazioni spartane (almeno di notte): la finestra dava sopra una baia ed un mare stupendo. Nel tardo pomeriggio…dopo il lavoro Vincent viene a prendermi in albergo Mi porta in giro fra porticcioli, i colori delle barche maltesi, gli anziani che rammendano le reti. Si fa conversazione. Conoscono ben l’Italia dalla televisione che ricevono regolarmente (e senza pagare il canone) Si riprende la macchina e conosco la sua famiglia…la persona più importante: la madre che sta giocando a carte con i nipotini. Sapevo che questo signora aveva avuto quindici figli di cui sette morti in tenerissima età. Il marito morto a 52 anni. Anche Vincent aveva un fratello gemello morto a sette mesi. “Io ho preso la sua forza “ dice Vincent. Tre figli vivono oggi in Australia. Mi immaginavo una donna sovraccarica di tristezze e di pesanti ricordi : ho trovato una signora vivacissima che si muoveva da vera “protagonista” fra figli e nipoti. Giocava a carte con due nipotini. A pochi metri il mare in una delle stupende insenature di quest’isola. Mi intona un canto e mi traducono che è un apprezzamento verso di me. Propongo una ripresa video di Vincent che canta con la madre…la madre entusiasta dice che si vestirà in costume maltese che apparteneva alla madre: un grande mantello nero tenuto su da un osso piatto di balena. Si cena lì vicino …ai due lati il mare…il pesce ottimo. Vincent: “Questo è il miglior ristorante di Malta”. Non sono in grado di fare confronti ma di apprezzare la cena e l’amicizia si. 22 agosto 2002 Il lavoro di Vincent
Dal mio albergo: Mentre si allontana la scurità della notte si vedono spengere le ultime luci artificiali riflesse nell’acqua per lasciare il posto al sorgere del sole. – Vincent in una chiesa sta restaurando le pareti esterne: riportare il muro ai primitivi colori. (In termini semplici: grattare la parete) . Il lavoro di Vincent genera una grande quantità di polvere…dannosissima per la voce: “Quando devo cantare debbo astenermi qualche giorno dal lavoro per cercare di dare un suono pulito”. Nella chiesa si celebra la messa. E’ un’interno barocco dove angeli bianchissimi fanno da cornice ai santi degli altari. Considerando le nostre chiese semivuote, dove sono presenti preti italiani, ormai anziani, o giovani preti polacchi o africani, sono sorpreso di vedere la partecipazione al rito. Da lì ad un altro lavoro presso un suo amico, l’ingegner Paletti anche lui appassionato di musica. Durante l’incontro mi regala un CD da lui inciso dove posso apprezzare le sue qualità di cantante. E’ la stessa persona che ha inciso il CD a Vincent.. E’ una bella casa con un progetto per renderla oltremodo confortevole. Qui le case hanno tutte le terrazze al posto dei nostri tetti. Dalla terrazza si può ammirare il panorama: i tetti delle altre case, la chiesa, un asino in un cortile: Vincent e l’asino “si scambiano saluti”…. Il bianco delle case è frammisto alla polvere bianchissima Fa caldo e l’acqua fresca nei termos attenuano la sete. L’ingegner Paletti, grande appassionato di calcio e del Milan (se vengo in Italia la cosa che mi interessa di più è vedere una partita del Milan) mi dice: il soprannome di Vincent è “Bucu” noi lo chiamiamo così. Chiedo il perché ed il significato. Vincent dice che quello è un nome di un cane… Da bambino abitava lungo la strada e mentre cantava i passanti si fermavano per ascoltarlo. L’amico e datore di lavoro: “Vincent è la miglior voce che abbiamo a Malta ma il male è che lui lo sa!” “Vincent è la miglior voce che abbiamo a Malta ma il male è che lui lo sa!” ribadisce… Ci offre un caffè e mi invita per il prossimo anno quando avrà finito la casa ed installato lo studio di incisione. Altri operai lavorano in questa casa: mi offrono dolci tipici di quest’isola…è uno dei primi incontri con l’ospitalità, la gastronomia…i sapori…le abitudini… Mentre Vincent lavora faccio una passeggiata nel paese. E’ un giornata caldissima. Poche persone nelle strade. Qualche anziano seduto sotto la soglia interna della porta di ingresso. Le terrazze delle case mi riportano ai paesi arabi: Tunisia, Marocco….Questi balconi maltesi sono ambienti chiusi dove dall’interno si è protetti, allo sguardo dei passanti, da tende o da intelaiature spessissime: da piccole fessure si può scorgere quanto succede nella strada senza essere visti. La sensazione di essere guardati, senza sapere da chi, appartiene ai luoghi dove la frenesia di rincorrere il tempo, non è ancora arrivata. Quando percorrevo strade lontane da quest’isola, in luoghi dove il colore della terra e della polvere si amalgamava con le case, era forte la presenza degli sguardi muti, intensi e invisibili che davano la netta sensazione di essere osservati. Non ci chiedevamo, ma come potevamo immaginarlo?, quale fosse il pensiero, il giudizio, di questa parte del mondo, verso persone che erano state per loro “padroni?”, o quant’altro…? Nelle strade sono state poste le prime decorazioni per la prossima festa. Ai grandi pali in legno sono collocati dei dipinti su legno che si riferiscono alla vita di Gesù e dei santi. Lampadine elettriche faranno da cornice. Fotografo “tutto”: le terrazze, i quadri dei santi, l’edicola con la statua della Madonna, con la macchina fotografica; con la mente le sensazioni…ma perché dobbiamo sempre pensare…? giudicare…? capire…? Arrivo fino alla chiesa. Nel piazzale, due statue di santi (forse S. Pietro e S. Paolo). Hanno un aspetto fra il guardiano, l’accogliente, l’autoritario… forse vogliono essere tutte e tre le cose…sono in ogni modo al di sopra dell’uomo…a protezione o a guardia giustizialista…? chissà…? Entro nell’interno. Un gruppo di persone sta finendo di addobbare la chiesa con i damaschi rossi. Hanno una traliccio mobile in legno. Una piattaforma, sollevata da corde mosse da una manovella azionata dalle persone che rimangono a terra, solleva la persona che inserisce il capo dei lunghi damaschi alla sommità delle colonne. E’ una scena che è quasi scomparsa in questa “cattolicissima” Italia. Si parla di “volontariato”, di Lucca “dalle cento chiese” e “capitale del volontariato” ma dove non c’è più nessuno che fa questo lavoro come volontario. Mi dicono che per addobbare la cattedrale di S. Martino di Lucca per la grande festa della città (il 14 settembre festa della Santa Croce) sarebbero necessarie dodici milioni di vecchie lire. Quest’anno infatti i damaschi rossi non c’erano ad impreziosire la cattedrale. Torniamo a Malta Nel pomeriggio andiamo a Zurrieq dove abita Vincent . Le strade, che sembrano irrealmente silenziose e inanimate, vivono del movimento delle donne che puliscono i vetri esterni dell’abitazione. Questo è quello che vedo…ma mi spiegano che tutti stanno facendo pulizie in occasione della festa del santo patrono: è uno dei momenti dell’anno in cui si deve pulire tutta la casa. In Italia quest’abitudine esisteva a primavera, prima della Pasqua, per la “benedizione delle case”. Il prete, accompagnato da due chierichetti si recava a benedire le abitazioni della sua parrocchia. Tutto doveva essere pulito: il prete entrava in tutte le stanze. Fra le mie interviste agli anziani ho raccolto una memoria: per quell’occasione veniva messo sul letto un lenzuolo ricamato che veniva subito tolto appena il prete era passato…si chiamava :il buttalà. Anch’io ho fatto il chierichetto con la cappa bianca e la mantellina rossa; in mano il recipiente con l’acqua santa e il “pennello” di metallo con i lunghi baffi che raccoglievano l’acqua santa che il prete, con i suoi gesti a croce, che ripeteva in ogni stanza accompagnato dalla formula quasi silenziosa e strascicata “ In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Poi c’erano, oltre alla busta per le offerte da devolvere alla chiesa, i pasticcini (ma solo qualche volta). Diventava un’allegra esperienza considerando che i dolci, nelle tavole degli italiani, erano tutt’altro che frequenti in quel periodo. Altre volte (e questo mi è rimasto nella memoria) si “scopriva” qualche handicappato che allora le famiglie tenevano più nascosto possibile alla vista di estranei. Era “vergogna” dicevano. Le malattie e le deformità fisiche erano intese quale punizione divina a causa di peccati che a Dio non potevano sfuggire. Era giocoforza, per quello che era possibile, non fare conoscere ad altri questa parte negativa della “casa”. Mi ricordo di un uomo vestito con un grembiule da bambino, lo sguardo da demente e le gambe nude ricoperte di peli adulti, lunghi e neri, quasi scimmieschi. Quest’anno è venuto il prete a “benedire” la casa dove io abito da solo. Era sorpreso per le cose di cui mi circondo (certe volte mettono a disagio l’ospite). Era da solo (i chierichetti appartengono al passato), ho lasciato un’offerta non pretesa come anni fa. Mi ha rilasciato un bel depliant sui valori della famiglia nel cristianesimo…e poi ha detto…è un paese di vecchi…si trovano solo vecchi soli…E’ dall”86 che abito in questa località e non abbiamo mai avuto nulla da dirci, solo tollerarci. Da queste case non si vedono le stagioni, gli alberi, la luna, il sole. Ho delle case da ogni finestra che permettono solo di vedere un pezzo di cielo. Faccio conoscenza con la famiglia di Vincent: la moglie e due bambini tutti vivacissimi… (uno di otto anni e l’altro di tre).. e ceniamo insieme. Le feste maltesi… per festeggiare la vita. Varie riviste si sono interessate a quest’isola. Riviste di moda con indossatori e indossatrici fotografati con lo sfondo delle rocce e del mare di Gozo, di La Valletta; riviste di architettura che offrono abitazioni da ristrutturare; riviste di storia che esaltano l’isola per la sue tenaci resistenze all’invasione musulmana, ai bombardamenti italo-tedeschi dell’ultima guerra, ora con l’aiuto dei Cavalieri, ora con l’appoggio della Gran Bretagna.. Ma ancora non ho trovato nulla che parlasse delle sue feste, del modo di fare festa. Di quell’autenticità e di quella totalità di partecipazione che è scomparsa in gran parte di questo pianeta. Questo pianeta che sta correndo verso la sua autodistruzione (forse è un nuovo periodo di comparsa della “Fenice”?); soprattutto questo sviluppatissimo “Occidente” dove le persone sembrano siano in possesso dell’immortalità (la “Fontana della giovinezza” deve essere patrimonio di tutti) : dove quello che conta è essere primi…non serve più camuffare “questo traguardo del nulla” con ideologie di qualsiasi colore, laiche o religiose che siano. Paesi e cittadine bianche e silenziose sovrastate dalle cupole delle chiese che si ergono come grandi cattedrali. I segni delle feste sono visibili anche di giorno con i grandi striscioni colorati che “collegano” una casa all’altra, le scenografie che ricoprano i palazzi, le rappresentazioni in cartapesta dei santi e delle azioni che li hanno portati all’immortalità. La sera la comunità, nella sua totalità, si ritrova visibilmente per festeggiare il patrono o il compatrono a cui è dedicata la chiesa madre: bambini, giovani, anziani, tutti… La “festa” si vive tutto l’anno Festeggiare il santo?!…indubbiamente per festeggiare la vita. “Entrare nelle persone” “nell’altro” ti fa conoscere che la festa è vissuta tutto l’anno, non è un semplice anniversario vissuto nei pochi giorni che la precedono, durante i preparativi…e qui i preparativi sono tanti…. La festa non è solo azione fredda e accademica ma è sentimento di partecipazione che avvolge tutta la comunità
23 agosto Giornata interamente con Vincet che mi fa da “guida”. Con la sua automobile (quella buona) andiamo verso La Valletta. Dall’alto si scorge il porto con le sue fortificazioni… Vincent mi mostrerà quello che è il “gioiello” più famoso di quest’isola: la sua capitale, La Valletta, con la sfarzosa concattedrale dedicata a S. Giovanni. la chiesa dei Cavalieri di Malta l’interno barocco contrasta con la semplicità della facciata :Nella cappella museo”La decollazione del Battista” del Caravaggio. In quest’isola fra l’Africa e la Sicilia è stupafacente trovare e ammirare uno dei più grandi capolavori di quest’artista. La sua personalità controversa, la sua sofferenza, le sue passioni, la sua visione del mondo, la sua genialità lasciano un’impronta indelebile. Due anni fa a Roma, a Palazzo Venezia, era stata allestita una mostra dedicata a quest’artista: potevamo conoscere le sue opere e quelle dei suoi contemporanei…si voleva trasmettere un’epoca…questo quadro e questa collocazione ci da ancor più la visione di quel mondo romano, dei suoi sfarzi, delle sue miserie, delle sue forte passioni racchiuse in quell’anima violenta e sfortunata che si spense, all’età di 37 anni in questa Toscana, sulle spiagge di Porto Ercole. …Altro capolavoro di questo artista il San Bartolomeo Nel tardo pomeriggio, nella Vincent deve essere nella cappella di S. Bartolomeo a Zurrieq Le mie conoscenze di storia emergono sempre quando si ricorda S. Bartolomeo : data che ricorda” la strage degli ugonotti” ordinata da Caterina dei Medici, regina di Francia. Si sta preparando la piccola chiesa dedicata a S. Bartolomeo per la messa che verrà celebrata il giorno dopo, per la festa del Santo. L’interno è ben conservato…gli angeli in pietra di queste chiese danno sempre un senso di vivacità: le ali e gli atteggiamenti ci danno il senso del movimento…non sono angeli con “i piedi per terra… Incontro un altro amico di Vincent :Andrew Bugeja…la sua gentilezza, la sua curiosità, la sua cultura, la sua disponibilità… Bellissima la sua affermazione su i nostri santi, quelli di origine araba…, e le lotte dei cristiani verso i musulmani. … … Le campane… Un giorno – mattino Vincent e Kurt al museo preistorico… …collocazione angeli a Zurrieq …mare dall’alto Blu grotta …parco giardino – …visita Mdina La messa nella cappella di S. Bartolomeo. La famiglia di Andrew … Il benvenuto in italiano del sacerdote officiante… Dopo la messa Andrew mi offre del vino in una coppa di vetro. Mi dice che è quello che è rimasto del vino non utilizzato per la messa e mi invita a berlo. Sono incerto e sorpreso. Nessuno, prima d’ora mi aveva offerto quel vino e in quel modo… Quale modo? Quel modo senza strutture…e artifizi…Mi invita a berlo tutto d’un fiato …cosa che faccio molto volentieri…Mi ricordo lo sguardo di Andrew, Vincent e un’altra persona…il sapore di quel vino… la piccola coppa di vetro…è stata una sensazione bellissima… La sera cena da Vincent poi a Safi dove posso assistere a un rito che per me è straordinario…anche qui riemerge quanto ho studiato del Teatro popolare, Teatro popolare che ha un’origine sacra…ho avuto la fortuna di assistere ad una ritualità che credevo fosse rimasta soltanto nelle memorie dei libri La statua di S. Paolo a cavallo con la spada sguainata viene collocata sul piedistallo in un lato della piazza. …la banda da il tempo del movimento ritmico e ondeggiante dei portatori… La festa – S. Paolo Qui a Malta sopravvivono le forme del teatro religioso, del rito sacro. I partecipanti vi diventano attori (non solo come “comparse”, ma come coro). Lungo il percorso il partecipante al corteo canta, e talora danza. Il procedere è ritmato, scandito dal suono della banda. Ritmico è lo spiegarsi dei gonfaloni, delle bandiere, degli stendardi dipinti, dei palloncini … Elemento catalizzante dello spettacolo è costituito dal trasporto dell’immagine sacra, del santo nel cui onore si compie la festa. Ritmico e continuo è l’ondeggiare dei corpi delle persone che trasportano il simbolo della festa. Intorno a quest’immagine sta il centro ideale della processione, in tutti i suoi valori liturgici e spettacolori. Una intensa vibrazione psicologica, una profonda commozione mistica s’impadronisce dei processionanti e degli spettatori, i quali partecipano anch’essi in qualche modo al rito con invocazioni di grazia, con atti di devozione, e col fare eco ai canti e alle preghiere. Nel procedere a intervalli, nella sosta di questi intervalli dal gruppo dei processionanti si elevano a turno inneggiando al santo e ogni ovazione l’applauso scandisce l’intervallo del succedersi degli interventi declamatori. Qualcosa avviene nell’intimo di quanti eseguono la processione: qualcosa che non è poi molto lontana dalla catarsi. Il giro che la processione compie ha precise funzioni, il cui significato è in rapporto con la religione a cui il rito appartiene: nelle antiche e primitive, il giro compiuto serve a delimitare lo spazio sacro e ha il valore di circolo magico: nel cristianesimo, esso reca la benedizione lungo tutto il precorso e quasi dilata le ideali pareti del tempio.
Da Paolo Toschi “Le origini del Teatro italiano ” origini rituali della rappresentazione popolare in Italia. 24 Visita a Malta…il museo archeologico…il palazzo dei Cavalieri Le campane di Zurrieq …concerto dai campanili Vincenzo Moneta | ![]() | ||||||||||
Pingback by Bartolomeo Di Monaco » LETTERATURA: Da un viaggio a Malta — 10 Aprile 2010 @ 12:37
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