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LETTERATURA: Emiliano Grisostolo: “Il castello incantato”, Zona editrice, 2008

24 Luglio 2008

di Giuseppe Iannozzi  

Emiliano Grisostolo ha alle spalle almeno tre romanzi di forte impegno sociale, “L’ultima notte”; “Il grande burattinaio” e l’ultimissimo “Il castello incantato”, tutti editi da Zona editrice. Non temo una smentita se oggi qui dico che “Il castello incantato” è sicuramente il miglior lavoro dell’autore maniaghese, sia per stile sia per contenuti.
Emiliano Grisostolo già nelle sue opere precedenti ci ha abituati a temi di grande attualità, come la pena capitale e la pedofilia, riuscendo a mettere bene in evidenza questi mali della società, mali che purtroppo diventano day after day più che mai attuali, drammatici e reiterati. E’ quasi impossibile aprire un quotidiano e non doversi confrontare con una notizia di nera che riguarda la scomparsa di un minore, forse vittima dei pedofili, forse rapito da non si sa chi e chissà per quali tristi fini. La nera oggi ci ha purtroppo quasi anestetizzati di fronte all’idea che nel mondo, ogni giorno, scompaiono nel nulla tantissimi innocenti, che non ritorneranno mai più a casa. E’ il caso di definirli desaparecidos? Ahinoi, la più parte di quei fanciulli che scompaiono da un giorno all’altro, senza un motivo apparente, senza la richiesta d’un riscatto, sono da considerarsi desaparecidos.
“Il castello incantato” di Emiliano Grisostolo è un noir, un’indagine che parte dalle radici della psiche umana, per svellere in ultimo, nel profondo, le ragioni che spingono alcuni individui a rapire degli innocenti per utilizzarli come pezzi di ricambio da rivendere al migliore offerente.
Il romanzo dell’autore maniaghese ricorda per stile crudo e diretto quello di Eraldo Baldini, soprattutto per il romanzo “Bambine”, per la vicenda narrata autori quali Massimo Carlotto, e in una certa misura Dacia Maraini per “Colomba”, tenendo però ben presenti le dovute e sostanziali differenze caratteriali ed espositive fra il giovane Grisostolo e la maestra della narrativa italiana Dacia Maraini.
Nel suo nuovo romanzo Grisostolo ci mette di fronte a un caso di scomparsa: una ragazza, poco più che ventenne, Maria Purini, da un momento all’altro scompare. Maria era una ragazza posata, che non avrebbe mai osato un colpo di testa, quindi la sua sparizione mette subito in allarme la famiglia.
Bartolomeo Noti, avvocato in pensione e non più in ottima salute ma sempre attivo, si trova fra le mani il caso. Non lo può ignorare.
Non può far finta che non sia accaduto niente e che lui, Bartolomeo Noti, non possa far qualcosa per restituire alla famiglia Maria. Però l’avvocato sa bene che l’impresa di trovare la ragazza, viva, è disperata, tutt’altro che facile e ostacolata da tanti se e altrettanti ma. L’indagine è una corsa contro il tempo.
L’avvocato Noti dovrà ricorrere a tutte le sue conoscenze per raccapezzarsi. Dovrà infiltrarsi nelle non-esistenze notturne che si consumano prostituendosi sui marciapiedi; dovrà cercare di carpire informazioni da chi la strada la vive per morire ammazzato di botte e di terrore nel migliore dei casi, e non da ultimo sarà costretto a far appello a tutta la sua forza di volontà per non soccombere sotto i colpi del suo cuore malato.
Se c’è un lieto fine in una vicenda drammatica come questa, tra prostituzione e traffico di organi, è un happy end in pieno stile hollywoodiano, dove il The End è solo e sempre l’inizio di qualche cosa di molto più grande.
Per un volta concedetevi il piacere di una lettura che ha da insegnarvi che non si vive in una società perfetta né in una montatura funzionale alla fiction, perché Emiliano Grisostolo affonda il coltello in una piaga aperta più che mai reale, e forse inguaribile sin tanto che gli occhi di genti e di autorità continueranno a soffocare nel buio dell’ignoranza.
Dimenticate le facili storie griffate degli autori di moda, che si ergono a paladini delle Patrie Lettere, e guardate invece in faccia la realtà che vi circonda, quella porzione che non vorremmo sapere e che eppure c’è. Concedetevi per una volta una lettura che non sia soltanto mero intrattenimento, perché “Il castello incantato” di Emiliano Grisostolo non è semplice fiction, è anche un castello di crude e terribili verità.  

(da “Il Corriere Nazionale”)

 

 


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