LETTERATURA: Gli anni Trenta in Germania rivisitati attraverso le poesie di Bertolt Brecht ed illuminati da alcune riflessioni di Willy Brandt (15)15 Gennaio 2011 di Nino Campagna [Nino Campagna, presidente dell’Acit di Pescia (Associazione Culturale Italo-Tedesca) (acitpescia@alice.it), che conosco da vari anni, è un infaticabile messaggero della cultura, in particolare di quella tedesca, di cui si può dire sappia tutto. Affascinato da quella letteratura va in giro a parlarne davanti a studenti e professori, incantando tutti con il suo eloquio da oratore tanto preparato quanto appassionato. Non si finirebbe mai di ascoltarlo. Della cultura tedesca conosce non solo la letteratura, ma la musica e in modo tutto speciale – al contrario di quanto accade in Italia – la fiaba, che nella Germania gode di grande considerazione, quasi a livello di vero e proprio culto. Per la sua attività ultra quarantennale è stato insignito della croce al merito culturale concessagli dal Presidente della Repubblica Federale di Germania Horst Köhler. Essendo la sua opera protesa alla diffusione della cultura tedesca, la rivista è lieta della sua collaborazione, che ci farà conoscere molti aspetti interessanti di quella Nazione, e per questo lo ringrazia.] 1938 – l’anno della svolta nella politica internazionale di Hitler Intanto cominciano anche per Brandt e Brecht i lutti. Alcuni amici e molti conoscenti, logorati da una condizione di vita precaria, che tra l’altro non lascia spazio alla speranza, cedono allo stress di esuli e si spengono lentamente o si tolgono la vita . Il 4 maggio del 1938 si spegne Carl von Ossietky, cui era stato assegnato nel 1936 il premio Nobel per la pace. Questo coraggioso direttore della “Weltbühneâ€, già preso di mira dal regime per le sue coraggiose prese di posizione nei confronti della libertà di stampa, aveva stigmatizzato le angherie dei nazisti, invocando un fronte comune di tutti i democratici in una conferenza sulla “Barbarie culturale†tenuta in un circolo chiuso alla vigilia dell’incendio del Reichstag. Il giorno dopo, e precisamente la stessa notte dell’incendio (27 febbraio 1933), fu vittima assieme a tanti altri della retata con cui si intendevano colpire i già decimati sostenitori delle libertà democratiche, arrestato e internato nel campo di concentramento di Sonnenburg. Sul significato politico del prestigioso riconoscimento internazionale ad Ossietzky, per la cui candidatura si era attivamente impegnato per anni dalla Norvegia anche Willy Brandt, abbiamo una testimonianza diretta del futuro Cancelliere: “…Tuttavia la campagna doveva essere portata avanti con grande forza. E lo fu! Io cercai di andare dovunque e avevo corrispondenza in tutto il mondo; all’inizio del 1936 Carl von Ossietzky non solo fu nominato per la terza volta, ma questa volta da molte centinaia di aventi diritto alla proposta, anche da tutti i parlamentari socialdemocratici di Stortin, il Parlamento norvegese, e da molti del Parlamento svedese. Nella Svizzera avevano sottoscritto 124 parlamentari, nella Francia 120. Anche eminenti personalità si aggregarono, tra queste Jane Adams e Ludwig Quidde già insigniti del premio Nobel, Thomas Mann e Albert Einstein, Aldous Huxley e Bertrand Russel, Roman Rolland e André Philip e Virginia Woolfâ€. (da “Erinnerungenâ€, Ricordi). Il 23 novembre 1936 la scelta cadde su Ossietzky, che, citando sempre Brandt, “si trovava fin dalla primavera nel reparto detenuti di una clinica di Berlino. Si dice che Hitler abbia proposto di lasciare andare l’insignito a Oslo e poi privarlo della cittadinanza tedesca. Göring in ogni caso lo convocò e propose a Ossietzky già ammalato di tubercolosi – e ormai in fin di vita – vantaggi se avesse rifiutato pubblicamente il premio. Egli non lo fece e riuscì anche a telegrafare ‘grazie per l’inatteso onore’…Morì non ancora cinquantenne nel maggio del 1938.†(da “Erinnerungenâ€, Ricordi). A questa grande figura di combattente per la libertà , Brecht dedica una poesia: Auf den Tod eines Kämpfers für den Frieden (Per la morte di un combattente per la pace), 681 – 1938 – Chi non si è arreso Anni dopo quando il premio Nobel per la pace verrà assegnato a Willy Brandt, questi nel suo discorso di ringraziamento farà ancora una volta espresso riferimento a quel martire della libertà , sottolineando il suo coraggio civile e la sua ferma opposizione a compromessi di qualsiasi genere con un Regime da lui sempre combattuto: “alla vigilia dell’assegnazione uno dei potenti ha cercato di estorcere allo scomodo prigioniero l’assicurazione che avrebbe rifiutato il premio. In questo caso sarebbe stato liberato, economicamente messo in sicurezza e in futuro non sarebbe più stato infastidito. Ossietzky disse no – e tornò in prigione. Allora avevo 22 anni e mi trovavo ‘illegalmente’ a Berlino… Con Carl von Ossietzky il comitato per il premio Nobel ha concesso il riconoscimento ad un perseguitato, che non ha potuto venire qui per ritirarlo di persona. Il premio assegnatogli è stato una vittoria morale sull’allora dominante violenza della barbarie. Al Comitato per il premio Nobel vorrei esprimere oggi per questo, a nome di una Germania libera, un ringraziamento tardivo ma incondizionatoâ€. (dal discorso di Willy Barndt in occasione dell’assegnazione del premio Nobel per la pace, Oslo 11 dicembre 1971). Ist das Volk unfehlbar? (È il popolo infallibile?), 741 – 1938 ? – 1 2 3 4 5 6 7 Anche per la storia tedesca, e di conseguenza per quella europea, il 1938 doveva dimostrarsi l’anno delle decisioni fatali. A Febbraio Hitler estorce al Cancelliere austriaco un’intesa umiliante, imponendogli una lista di ministri a lui gradita. Subito dopo, a marzo, blocca un plebiscito voluto dall’Austria per sottoporre al giudizio del popolo l’Anschluss da lui preteso e ottenuto con la forza. Così, grazie a un decreto firmato da un governo ormai filonazista, l’Austria diventava un Land del Reich tedesco. Decisione questa che veniva ratificata da un plebiscito il 1 ° aprile. L’Austria fu addirittura costretta a rinunciare al suo nome e ad essere ribattezzata Ostmark (Marca orientale). A maggio, con la visita di Hitler, in Italia (Roma, Napoli, Firenze) si suggellava un’alleanza politica tra i due Paesi che avrebbe di lì a poco avuto conseguenze tragiche. In un crescendo di operazioni sfrontate e illegali si ha ad ottobre l’occupazione dei Sudeti, con il tacito assenso di Francia e Inghilterra… Questo vergognoso accordo verrà ratificato il 29 settembre nella Conferenza di Monaco dai Ministri delle Nazioni europee più importanti, che, nella convinzione di scegliere il danno minore, propenderanno per una scelta semplicemente pavida. La data, viene considerata una pietra miliare per la politica irresponsabile, cui si sono ispirati gli Stati europei davanti alla minaccia di una guerra, che il Nazismo, nonostante tutto, da lì a poco avrebbe scatenato. Hitler grazie a questi successi internazionali consolida il suo prestigio e conquista quelli – pochi in verità – che finora avevavo resistito al suo fascino diabolico e guardato con un certo scetticismo e distacco alle sue imprese. Si fa sempre più strada nelle masse quella che sarà definita come una sensazione diffusa: “Non avevamo neppure osato sperare qualcosa del genere. A quell’uomo riesce semplicemente tutto. È un inviato di Dioâ€. Willy Brandt da parte sua continua ad essere al servizio delle organizzazioni di sinistra che cercano mantenere i collegamenti nella speranza di costituire un fronte unico europeo da opporre all’avanzata delle orde naziste. In uno di questi frequenti spostamenti attraverso l’Europa aveva incontrato il suo concittadino Heinrich Mann e ne fissa il ricordo con accenti intrisi di sofferta malinconia: “Erano passati cinque anni e mezzo, quando nell’ottobre del 1938 a Parigi, alcuni giorni dopo il patto di Monaco, fui presentato a Heinrich Mann. Io abitavo a Oslo, avevo imparato, prima a Berlino e poi in Spagna, come la libertà possa essere soffocata dall’esterno e distrutta dall’interno ed ero per la prima volta colpito da quella nostalgia che rende difficile il commiato. ‘Le sette torri’, così disse Heinrich Mann, 67 anni, con le lacrime agli occhi e tanta tristezza nella voce, al giovane concittadino di Lubecca di appena 25 anni, ‘non le rivedremo più’. In quell’attimo, che rimarrà indimenticabile, la città dalle sette torri riacquistò nuovo significato nel mio cuore. La sensazione che la Lubecca dei figli del senatore Mann non fosse stata la mia sparì senza che l’avessi potuto dimenticare.†(da “Erinnerungenâ€, Ricordi). Proprio alla fine di quell’anno Willy Brandt doveva apprendere dal “deutscher Reichsanzeiger†(Bollettino ufficiale del Reich tedesco) che era stato ufficialmente privato della cittadinanza tedesca. La sua reazione non è dissimile da quella provata da Brecht tre anni prima nella stessa triste ricorrenza: “Io non fui particolarmente turbato – privare della cittadinanza significa ‘denazificare’ aveva detto Bert Brecht – e mi sono sentito quasi sollevatoâ€. (da “Erinnerungenâ€, Ricordi). La mattina del 7 novembre di quell’anno, l’attentato di un ragazzo ebreo-tedesco al terzo segretario dell’ambasciata di Parigi, Ernst vom Rath, dava il via a tutta una serie di criminali ritorsioni in tutta la Germania. Dopo due giorni il diplomatico tedesco moriva in seguito alle gravi ferite riportate e, a mezzanotte dello stesso giorno, era in fiamme la sinagoga di Monaco. A Berlino iniziava immediatamente una caccia all’ebreo, che si dimostrerà sanguinosa e resterà nella storia come “Kristallnacht†(Notte dei cristalli), una vergogna difficilmente rimuovibile dalla coscienza del popolo tedesco. L’inaudita violenza contro gli ebrei ed i loro beni doveva durare un’intera settimana. La questione ebraica, che ormai covava da troppo tempo, subisce una soluzione radicale. Der Jude, ein Unglück für das Volk (L’Ebreo, una disgrazia per il popolo), 713 – 1938 ? – Come annunciano gli altoparlanti del Regime Letto 1756 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||