LETTERATURA: Gli anni Trenta in Germania rivisitati attraverso le poesie di Bertolt Brecht ed illuminati da alcune riflessioni di Willy Brandt (2)
30 Giugno 2010
di Nino Campagna
[Nino Campagna, presidente dell’Acit di Pescia (Associazione Culturale Italo-Tedesca) (acitpescia@alice.it), che conosco da vari anni, è un infaticabile messaggero della cultura, in particolare di quella tedesca, di cui si può dire sappia tutto. Affascinato da quella letteratura va in giro a parlarne davanti a studenti e professori, incantando tutti con il suo eloquio da oratore tanto preparato quanto appassionato. Non si finirebbe mai di ascoltarlo. Della cultura tedesca conosce non solo la letteratura, ma la musica e in modo tutto speciale – al contrario di quanto accade in Italia – la fiaba, che nella Germania gode di grande considerazione, quasi a livello di vero e proprio culto. Per la sua attività ultra quarantennale è stato insignito della croce al merito culturale concessagli dal Presidente della Repubblica Federale di Germania Horst Köhler. Essendo la sua opera protesa alla diffusione della cultura tedesca, la rivista è lieta della sua collaborazione, che ci farà conoscere molti aspetti interessanti di quella Nazione, e per questo lo ringrazia.]
In quello stesso anno (1930) la prima della “Massnahme”, un’opera di notevole impegno politico, procurava a Brecht l’interesse della polizia di Berlino e di Monaco…. Ma neppure tra le fila dei comunisti l’opera era destinata a raccogliere unanimi consensi. Aveva inizio proprio con questo lavoro la difficile convivenza con il partito comunista tedesco (DKP). Brecht, la cui posizione mai rigidamente ortodossa fu guardata sempre con diffidenza, cominciava a sperimentare quanto fosse difficile accettare acriticamente gli ordini provenienti da Mosca, sede da cui i comunisti stalinisti pensavano di poter tirare le fila dell’intero movimento. Con alcuni di questi funzionari di partito, convinti di possedere la verità assoluta e di poter procedere a colpi di ascia nelle inevitabili dispute ideologiche, egli doveva arrivare presto in rotta di collisione. Il drammaturgo di sinistra più famoso della Germania e dell’Europa, che aveva coerentemente costruito la sua immagine in anni di duro lavoro e cui era arriso subito un sensazionale successo – basta pensare alla “Dreigroschenoper” (Opera da tre soldi) –, doveva proprio in quel periodo subire un attacco frontale da un critico alle strette dipendenze di Mosca, Kurella, che ha avuto l’impudenza di definire lui come “Bürgerlicher Dichter”(poeta borghese) e il suo lavoro come “typisch kleinbürgerlich, intellektualistisch” (tipico piccolo borghese, intellettualistico). Brecht non si lascia impressionare da queste accuse e continua imperterrito nella sua lotta al capitalismo, mettendone in berlina gli elementi portanti. Un esempio luminoso di questo suo impegno è costituito dalla poesia “Die drei Soldaten” (I tre soldati), contrabbandata come “Libro per bambini”. A questa composizione in quartine e rime baciate collabora anche il famoso pittore Grosz, che si presta a renderla più incisiva inserendovi alcuni suoi disegni.
Die Drei Soldaten (I tre soldati), 340 – 1930/1 –
Un libro per bambini
1
I tre soldati
Per molti la guerra era meravigliosa
Ma una volta finì anche quella
E si tornò a casa con lamenti
E si cominciò a pagare la propria guerra.
Da tempo gli altri parlavano di pace
Allora c’erano ancora nelle Fiandre
Tre soldati e un cannone su un promontorio sul mare,
Che di tutto questo non sapevano nulla.
Ciò avvenne perché a loro nel quarto anno
Il sergente era caduto
E il sergente era l’unico uomo
Che poteva a loro qualcosa ordinare.
…..
Questi tre soldati
Erano finiti nella guerra mondiale
Senza che gli si chiedesse, se anch’essi lo volevano
A dire il vero non sapevano nemmeno cosa ci dovessero fare!
Quando arrivò quindi il quarto anno
A loro fu chiaro
Che era una guerra dei ricchi
E che i ricchi facevano la guerra solo
Affinché i ricchi diventassero sempre più ricchi.
I Tre avevano da tempo cessato di vergognarsi
E di prendersela per qualsiasi cosa
Ma adesso cominciarono ad odiarsi
Per aver accettato qualcosa del genere.
E quando notarono che il nemico rimaneva muto
Allora girarono i loro cannoni
E spararono senza pensarci su
Perfino sul proprio Paese.
Infatti avevano deciso di uccidere tutti coloro
Che avevano accettato qualsiasi cosa
E ce n’erano molti che non osavano aprir bocca
E a tutto dicevano sì e amen
E proprio questi dovevano essere fatti fuori
In modo che ci si potesse riconoscere sulla terra.
E così questi Tre
Portarono semplicemente avanti la loro carneficina.
2
I tre soldati e i ricchi
I ricchi sedevano nelle loro belle case
E dicevano a voce alta: la guerra è finita.
Questo non era naturalmente per niente vero:
La guerra era finita sulla carta,
Ma propio come in guerra
La gente moriva come le mosche
…
La miseria era già enorme
Allora un giorno arrivò una commissione
Dal buon Dio della povera gente.
Quello sedeva come abitualmente anche oggi
Proprio a tavola con la gente ricca.
E ancora una volta tra la zuppa e il pesce
Dio fu pregato dalla commissione
Di fare qualcosa contro la povertà del mondo.
Avreste dovuto vedere quello
Che accadde! Non era roba da ridere:
La gente ricca diventò completamente pallida
Il buon Dio non riesce a bere fino in fondo il suo bicchiere
E invita la gente ricca nella sua casa
Dove egli subito presenta la mozione
Di rimuovere la miseria dal mondo.
Dissero i ricchi pieni di commiserazione:
“Bisogna rimuovere la povertà? Si deve!”
Solo, continuano a pensare (essi pensano in modo acuto)
Che ciò non debba costare nulla.
E arrivati ai costi
Si sono subito concentrati
Si guardano l’un l’altro e dicono:
Purtroppo bisogna continuare a sopportare la miseria.
Purtroppo (anche in questo caso bisogna pensare di nuovo in modo acuto)
“ Si ha bisogno della miseria per abbassare i salari.”
Allora i ricchi decisero in modo acuto
Che la miseria non può essere rimossa.
Ma vennero incontro al buon Dio
E si lasciarono convincere per un’altra mozione:
“Tu non puoi rimuovere la miseria
In quel caso dovremmo rimetterci i nostri soldi
Tu, questo non è per le nostre orecchie
Allora ti proponiamo qualcosa di diverso:
La miseria rimane. Tale e quale.
Tu non puoi bandirla del tutto
Ma tu la rendi invisibile.”
Allora il buon Dio non disse di no
Ma riconsiderò tutto:
“Non la posso bandire del tutto
Bene, allora la rendo invisibile.”
E da quel momento, è vero
La miseria fu invisibile.
Che i ricchi e il loro Dio facciano questo
Lo dimostrano i fatti:
Nelle nostre città nonostante la loro luce elettrica
Non si vede quasi nulla della loro miseria.
7
I tre soldati e la Chiesa
Più che i gas velenosi ed i cannoni
Ne hanno fatto fuori sulla terra le religioni.
Chi questo mondo tiene per sé
Rimanda ad un altro mondo suo fratello.
…..
9
I tre soldati e il grano
La grande mancanza di grano e di pane
Uccide più gente che la guerra mondiale.
L’anno scorso in America il grano
Cresceva dovunque giungesse lo sguardo.
E se si andava per tre settimane sempre diritti,
A destra e a sinistra il grano non finiva mai.
E tutta la gente che veniva interrogata
Rispondeva: quest’anno ci sarà abbastanza pane.
In poche parole, c’era così tanto grano l’anno scorso
Che sarebbe stato sufficiente per tutti gli uomini
E anche se tutti avessero avuto da mangiare
Il grano non sarebbe finito mai.
E quando finalmente lo scorso anno
Tutto il grano fu immagazzinato
Allora si fecero avanti cinque ricche persone
E buttarono il grano nel mare.
Infatti il grano apparteneva a queste cinque persone
Come a te i tuoi stivali e a me il mio cappello.
E se c’è troppo grano sulla terra
Allora questo non ha più tanto valore
Dato che se di qualcosa ce n’è troppa
Viene pagata male e non è apprezzata.
In questo caso la gente non compra nulla e corre
Altrove, dove può comprare a minor prezzo.
Allora, infastiditi, dissero le cinque persone:
“Il grano venga gettato in mare.
Una volta gettatane in mare la metà
L’altra metà riacquisterà più valore.
Allora nel mondo ci sarà di nuovo meno pane
E in quel caso la gente pagherà molto denaro per comprarlo.
E la gente, che non ha soldi, deve
Mangiare sassi, se vuole mangiare.”
…
Il grano veniva gettato in mare
Quando ecco i tre soldati arrivare.
Videro il grano andare al diavolo
E che la povera gente assisteva in silenzio
E quando videro che nessuno faceva qualcosa
Montarono in collera a tal punto
Da non sapersi più controllare
E tirarono fuori le loro bombe a mano
E le scagliarono tra la gente.
Questi cadevano a schiere.
Allora dissero i Tre: “Gliele abbiamo tirate a coloro
Che non volevano più vivere a lungo
Altrimenti si sarebbero ribellati
Quando si buttava in mare il loro pane.”
Che i Tre agiscano proprio così
Lo dimostrano i fatti:
Infatti se la gente non ottiene pane da mangiare
Allora muore come le mosche.
10
I tre soldati e la giustizia
Al centro della città c’era un grande edificio
Dentro i figli di gente benestante che
Per un certa somma di denaro al mese (e di certo
Non proprio poco) giudicavano i poveri.
…
12
I tre soldati e il buon Dio
Il buon Dio da mille anni
Era sposato con la sua Chiesa.
La Chiesa viveva volentieri bene
Il suo vestito era scarlatto, il suo cappello d’oro
E di conseguenza, come capisce ogni bambino,
Il buon Dio fu costretto ad indebitarsi di molto.
La Chiesa dette lavoro a tanti servitori
Questi indossavano una ricca sottana nera
Mangiavano pane bianco e bevevano vino
E volevano essere tutti mantenuti.
A pagare il tutto era la povera gente
E precisamente fino all’esaurimento totale.
Per il buon Dio tiravano fuori i soldi
E di questi vivevano i servitori come nababbi.
…
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Commento by S.BERTONCINI — 30 Giugno 2010 @ 22:13
Dio,Chiesa,guerra, ricchi,poveri,fame,cattiveria,cinismo……valori e disvalori
ma l’Uomo….cos’è?Re o schiav0?Da che parte stiamo?
Commento by Carlo Capone — 1 Luglio 2010 @ 20:10
E questa è una nuova chicca di Bartolomeo, grazie al lavoro di ricerca di Nino Compagna.
Queste ‘fiabe’ di B. Brecht possiedono una sapienza illustrativa che lascia esterrefatti. Da ragazzo, quando mi capitò di assistere all’Opera ne ricavai una sensazione sì di stupore ma anche di angoscia per qualcosa che provavo ma nascondevo a me stesso.
Ora so che cos’era, l’eterna bega fra ciò che ci piace sia e quanto invece è.
Ancora un grazie a Bart e un sentito complimento a Nino Compagna.
Carlo Capone
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 2 Luglio 2010 @ 13:58
Il prof. Campagna è un invidiabile conoscitore della letteratuta tedesca e non solo. Conosce la lingua tedesca come l’italiano e le traduzioni sono sue.