LETTERATURA: I MAESTRI: Fogli di diario1 Dicembre 2016 di Mario Luzi Con sempre più circospetta attenzione non solo il critico: ma anche lo scrittore sorvegliano la lancetta del proprio orologio affinché non perda minuti nei confronti col tempo culturale. Quanti scrupoli. E che noia. Soprattutto che perdita di sicurezza. La fiducia che gli orologi della cultura potessero qualche volta essere costretti a regolarsi sul suo e magari a sottoporsi a una revisione totale, è stata la molla di molta se non di tutta la grande letteratura. Non conosco uno scrittore importante che abbia accettato di agire tra le coordinate e le ascisse tracciate dall’ideologismo e dalla rettorica correnti al suo tempo. Probabilmente la stessa assimilazione profonda del pensiero dell’epoca glielo impedisce. Quante volte invece si osserva oggi in chi scrive l’orientamento preliminare sui luoghi convenuti della cultura. E come il lettore lo va subito ricercando a sua volta. È ormai un carattere della letteratura di questi anni che la deduzione presieda all’in venzione (quando c’è); un ca rattere che i lettori hanno ab bastanza comodamente accolto. Sempre, naturalmente, faute de mieux, almeno mi auguro. Non credo che questo tempo pre corra la morte dell’arte, come molti profetizzano. Ma mi pare certo che questo è il tempo della sua umiliazione. * La cultura di uno scrittore non è tale se non abbia ma cinato e spremuto il raccolto delle informazioni. Forse il nuovo finto dualismo che avvi va come può la ricreazione della nostra parrocchia è tutto qui. Non esiste, se non nella mente di qualche polemista disoccupato, lo spettro dello scrittore incolto, che si rifiuta alla cultura per qualunquismo. Se esistessero di tali scrittori, non sarebbero chiamati in cau sa; nessuno ne parlerebbe. Il dilemma è in primo luogo tra cultura e avidità di acquisi zioni informative. Si può fondare un lavoro sulla mobilità di queste ultime? Oppure: è di necessità positivo confrontarsi, a mano a mano che arrivano, con ciascuna di quelle notizie? Certo un’estrema disponibilità può far tesoro di tutto. Ma raramente lo scrit tore è così disponibile. Impostare il proprio lavoro sulla rapidità e la frequenza delle informazioni, be’, sareb be, credo, un altro mestiere. La cultura sceglie ed elabora le informazioni. La cultura del lo scrittore sceglie tre volte perché distingue quelle che le appaiono suscettibili di elabo razione e poi tra di esse quelle che appaiono congeniali e perciò utili al suo processo, e poi ancora, fra queste ultime, quelle che le si impongono co me determinanti. La cultura di uno scrittore è, dunque, un organismo così selettivo e, nello stesso tempo, così restrittivo? Consideriamo anche l’aspetto contrario della questione: e cioè tutto quanto nasce dalla macina dello scrittore come nuova cultura. Bene o male lo scrittore non è votato solo alla ricezione, ma anche all’offerta di cultura. * « Già, ma così stai parlando dello scrittore che agisce per una determinazione precisa, che obbedisce insomma a una vocazione personale, e non di quello che ha eletto a sistema la perfetta neutralità di tutti i possibili ». « Chi, Musil per esempio? L’universo di Musil si regge sull’idea dell’indeterminazione perché egli ne era tutto occupato e paradossalmente determinato. O vuoi intendere quelli per cui chi par la per ultimo ha sempre ra gione? ». * « Ho nel cassetto un romanzo e temo ci resterà per sempre. Non vedo un editore di sposto ad accollarsene la spe sa ». « Perché? È un così mostruoso malloppo? Non dispe rare, se ne stampa di carta in Italia… E con un gusto matto ». « Al contrario, è per la sua brevità… ». « Be’, ammetto che il problema è più grave ». « Figurati, il romanzo consta di tre parole ». « Ti confesso che non vedo neanche io l’edi tore che voglia stampare tre parole. A parte la spesa, ci pensi ai redattori che devono stendere la bandella, prepara re le presentazioni pubbliche, Le conferenze stampa? E in che situazione metteresti la critica? Sarebbe un romanzo del romanzo, un romanzo infor male, un romanzo di contesta zione? E poi sarebbe fruibile o no? Pensa a tutto questo ». « Non mi fai molto coraggio. Pazienza. Resterà lì per i miei nipoti se vorranno leggerlo ». « Perché non dovrebbero? Sa rà comunque difficile ne tronchino a mezzo la lettura ». « Questo sì ». « Piuttosto, se non ti chiedo troppo, perché non me lo reciti? Nel caso do vesse davvero restare inedito, non sarebbe augurabile che una tradizione orale lo diffon desse e, chissà, lo perpetuas se? » « Ma nel caso contrario chi comprerebbe il mio libro una volta che il testo fosse già divulgato? ». « Allora non compromettiamo l’avvenire, dimmelo come in confessione ». «Ecco: ‘Nacque e nocque ». «Molto forte. Ma, vedi, sorgo no i primi dubbi, i primi problemi d’interpretazione… ». Letto 1561 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||