LETTERATURA: I MAESTRI: La morte di Roberto Longhi, studioso e maestro6 Novembre 2012 di Alessandro Parronchi In quest’ora di commozione per l’intero mondo della cultura, gli studiosi d’arte cerca no di farsi presenti i frutti della vasta e operosa giorna ta di Longhi, interrottasi in un punto in cui l’attività dello scrittore non accennava a de flettere. Si tratta di una massa di lavoro imponente e, soprat tutto, svolta in profondità, con risultati spesso in contrasto for temente attivo e polemico con la convenzionalità delle opinio ni derivate dalla tradizione. Come accade agli spiriti di più sicura vocazione, Longhi, con la forza del suo istinto, ha trovato in partenza quelli che sarebbero stati i temi dominan ti e esemplari del suo lavoro, nel Caravaggio ( tesi di laurea del 1911) e in Piero della Fran cesca (1914), ma partendo da questi, che si possono in certo senso considerare i poli stessi della nostra tradizione figurati va, è venuto poi aprendosi a sempre nuovi argomenti: dimodoché oggi, dopo sessant’anni di studio, non c’è epoca o re gione dell’arte italiana di cui egli non abbia scoperto aspetti fondamentali liberandoli da lar ghi strati di incomprensione e di effettiva ignoranza in cui giacevano avvolti. Non c’è, si può dire, periodo della nostra storia della pittura che egli non abbia chiarificato nei filoni del le discendenze, nel raggio de gli influssi, nella evidenza del le attribuzioni. Così il nostro Duecento esce rivoluzionato dal suo saggio del ’39 che per la prima volta eser cita la ferma distinzione dello stile e stabilisce criteri esatti di valore su un materiale nei confronti del quale ci si era prima sempre attenuti ai risul tati della ricerca erudita. Il Trecento porta Longhi, abban donando la tradizionale gerar chia stabilita dal Vasari, ad ac corgersi dell’importanza assunta dalla cultura lombarda nei sag gi su Giusto da Padova e sui trecentisti bolognesi, e ad apri re nuove fonti di comprensione per la stessa pittura fiorentina nei vari saggi su Giotto, su Ste fano e su Taddeo Gaddi. Riguardo al Quattrocento, quelli della mia generazione, siano stati o meno allievi di Longhi, possono dire d’essersi formati sui suoi prestigiosi Fatti di Masolino e di Masaccio, del ’40. Per quanto discusso, e an che avversato e contraddetto, quel saggio, con le ricche note dove è portato uno sguardo cir colare su tutta la produzione del primo Quattrocento fioren tino, resta fondamentale alla comprensione dei più ardui pro blemi che attraversano il perio do eroico della nostra storia figurativa. Fin dal saggio del ’14 Longhi aveva avvertito la fun zione centrale che la pittura di Piero della Francesca assume in quel secolo, nel suo mediare da Domenico Veneziano l’aspe rità dei problemi formali nati nella cerchia dei novatori fio rentini, e nel ritrasmetterli e irradiarli nel centro Italia e in direzione di Venezia, dove sa ranno in qualche modo comple tati dall’esperienza singolare di Antonello da Messina. Questi eventi vengono organicamente sviluppati nella monografia su Piero della Francesca, del ’27, seguita da quella « fortuna cri tica » dell’artista che resta il modello insuperato di un gene re resosi d’allora in poi indi spensabile in ogni monografia. Ancora nel Quattrocento ecco le rivelazioni date da Longhi, a seguito degli studi del Toe-sca, sulla pittura lombarda â— Cristoforo Moretti, Bonifacio Bembo, Carlo Braccesco â—, la ricostruzione perfetta della « of ficina ferrarese » (1934), la de lineazione della storia della pit tura veneta nei nessi e momen ti fondamentali che dal Quat trocento diramano nei tre se coli successivi (1946). Nel Cin quecento lo studio della manie ra italiana e i suoi contatti con l’Europa, le linee di una pittu ra realistica in Lombardia che avrà una sua continuità fino al Caravaggio, il nascere sugli ultimi del secolo dell’Accade mia bolognese dei Carracci e a contrasto il grande fatto rivo luzionario del Caravaggio. Per il Seicento, navigato nella sua estensione e messo a punto nel suo valore, si può dire che gli studi di Longhi abbiano realiz zato gran parte del lavoro che c’era da fare, dissodando il cam po incolto, seminandolo di intelligenza critica, e raccoglien done i frutti della comprensio ne e dell’assestamento storico, per quel gran secolo che egli davvero ha tratto alla luce dalla generica « tenebra » in cui era rimasto precedentemente abbandonato, mostrando come l’Italia, in un periodo già net tamente staccato dai fasti del Rinascimento, sia stata maestra all’Europa e capostipite della pittura moderna. Sul Settecento veneto egli ha pure operato au daci capovolgimenti di valori, nel senso di un’intelligenza mo derna dello stile del passato, e lo stesso si può dire abbia fatto per l’arte del nostro Ottocento, e per la moderna, incomincian do giovanissimo, in difesa del futurismo di Boccioni, a affilare le armi di quello che sarebbe divenuto il suo originale lin guaggio critico. Non si poteva fare a meno di dare il senso dell’estensione degli interessi longhiani, trat tandosi dopo il Lanzi, il Ca valcaselle e Adolfo Venturi, del l’ultimo di quei maestri che sono riusciti a possedere nella loro disciplina un sapere enci clopedico. Ma in una traccia data per sommi capi è impossibile anche soltanto accennare alla quanti tà dei contributi particolari che infittiscono e completano il qua dro della storia della pittura italiana lasciataci da Roberto Longhi. Quel che dobbiamo ag giungere ora, è qualche parola sulla natura del suo insegnamen to. E’ rimasto costante alla sua ricerca il carattere di conseguen za logica di intuizioni felici, do tate di perenne forza d’urto, e spesso, con l’apparenza di cede re alla sollecitazione delle occa sioni â— mostra della pittura ferrarese del 1933, mostra della pittura veneta del 1945 â— gli studi di Longhi si sono affac ciati come autentiche rivelazio ni, a volte addirittura colorite di scandalo. Essi erano frutto in realtà di lunga meditazione e di una somma di esperienze, e d’altronde il produrli a quel modo gli consentiva di fare av vertire nel fatto artistico una inestinguibile circolazione vita le. Sua caratteristica è stata quella di esprimere il proprio giudizio con un attrito che sol lecitava l’accettazione o il ri fiuto. Da qui le divisioni, gli schieramenti in campì opposti, i dispareri. Assieme a qualcun altro della mia generazione ri cordo di avere aspirato in un primo tempo al realizzarsi di un clima più disteso, in cui questo genere di contrasti finis se. L’esperienza mi ha poi con vinto che almeno nella nostra disciplina le soluzioni pacifiche oltre che quasi sempre irrealiz zabili sono spesso poco augura bili, e che quando è il momento bisogna saper combattere è sta to Longhi a darne gli esempi più belli. Nessuna forma in lui di paternalismo, anzi la diver sità di opinione, il contrasto di Longhi si avvertiva sempre in modo immediato e cruento, co me quello non di un maestro ma di un coetaneo. Questo met tersi sullo stesso piano dell’al lievo è una qualità in un mae stro molto rara; al tempo stesso l’intransigenza dei giudizi di Longhi si finiva per accettarla nella sua severità proprio per ché era una scuola. Giovane fino all’ultimo giorno di que sti suoi ottanta anni, egli rimarrà nel mio ricordo nel l’aspetto in cui, alle volte, ha avuto a significarmi certi suoi ragionevoli dissensi, in forma netta e garbata, una severità piena di affetto rimarrà per me il senso più intimo dell’inse gnamento del maestro. Ma per la maggior parte di quanti han no avuto la fortuna di avvici narlo, inutile dire che il ricor do di lui, maestro idolatrato dagli allievi, si concentrerà piut tosto nell’aspetto di uno stimo lo inesauribile, e di un’eccitan te guida alla ricerca e allo stu dio. Egli ha posseduto la sua disciplina non meno da storico che da intenditore, e a tale ri guardo nessun rifiuto è stato più costante del suo alla cul tura paludata e accademica. In Proposte per una critica d’arte («Paragone » 1950), una lezione che assunse, al suo in gresso alla cattedra dell’univer sità fiorentina, il valore di un manifesto, egli dette testimo nianza dei meriti che alla com prensione del fatto artistico van no riconosciuti all’intelligenza nel senso più ampio, libera da qualsiasi stratificazione. Un sen timento della vita aperto e bat tagliero ha creato nella sua pro sa uno strumento specifico, pro fondamente funzionale, che tra scende la letterarietà del comu ne dettato, e malgrado i riecheggiamenti rimarrà unico per estensione di vocabolario e ca pacità espressiva di trasposizio ne e quasi di reviviscenza del fatto artistico. In Longhi la forza di un tem peramento eccezionale aveva avuto modo di formarsi in una esperienza irripetibile, di cui la sua memoria conservava in tatti i dati innumerevoli. Ma ciò non avveniva con la sec chezza meccanica del moderno robot, sibbene a traverso la co scienza di un umanista di anti co modello, aperta alla conside razione storica dei fatti più vari di cui la vita si compone. Ciò nondimeno il principio fonda mentale su cui si basa l’insegna mento longhiano è che ogni ope ra d’arte contiene prima di tut to in se stessa i termini del suo chiarimento. Armata di questa certezza la critica di Longhi venne su ai primi del secolo dalle correnti artistiche della pura visibilità, e tale è rimasta fino all’ultimo non perdendo di vi talità e di freschezza. Nel frat tempo altri metodi, di fondo spiritualistico, come quello del la ricerca iconologica, sono su bentrati e hanno avuto modo di svelare, assieme ad esiti bril lanti, l’effimera illusorietà e al la lunga l’indirizzo deviante del le proprie sollecitazioni, specie quando esse sono divenute, co me è accaduto nella maggior parte dei casi, fine a se stesse. La storia della pittura italia na esce rivoluzionata ed anche vivificata da Roberto Longhi. Egli lascia dietro di sé un la voro imponente, in parte già da lui ordinato e raccolto in forma definitiva, in parte da raccogliere e in parte ancora inedito. Sia chi gli è stato allie vo che chi non ha avuto quella sorte, non potrà non ricono scerne l’impronta lasciata nella disciplina storico-artistica e rim piangerlo inimitabile maestro. Letto 2260 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||