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LETTERATURA: I MAESTRI: La riscoperta di Sandokan

10 Ottobre 2008

di Ercole Patti
[dal “Corriere della Sera”, lunedì 27 aprile 1970]

Nella ripresa e quasi nella riscoperta di Emilio Salgari che dopo l’edizione speciale pubbli ­cata da Mondadori è stato re ­centemente ridotto per il tea ­tro c’è anche il progetto di al ­cuni film e di un programma televisivo a puntate. Salutiamo con piacere il ritorno degli av ­venturosi ed esagitati perso ­naggi salgariani che hanno fat ­to sognare l’infanzia e la prima adolescenza di alcune genera ­zioni. Le tigri di Mompracem, l pirati della Malesia, I nau ­fraghi dell’Oregon, il corsaro Nero, l’invincibile Sandokan, il fedele servo Kammamuri col suo turbante, l’inquietante Tremal-Naik, il bonario portoghe ­se Yanez sempre in procinto di accendere la sua « ennesima » sigaretta, gli strangolatori che stringevano inesorabilmente una cordicella di seta alla gola delle persone fino ad ucciderle, le cerbottane che soffiavano frecce intinte nel velenosissimo succo dell’upas, le lame serpeg ­gianti dei kriss malesi si pre ­stano molto a sequenze emozio ­nanti che piaceranno ai ragaz ­zi e rievocheranno l’infanzia agli adulti. I libri di Salgari ebbero un buon quarto d’ora nel cinema fascista; ma questo avvenne per ragioni particolari che esulavano dallo spirito e dalle possibilità cinematografi ­che di quelle storie.
Si sa che fra gli argomenti prediletti dai registi cinema ­tografici durante il fascismo, oltre alle storie ambientate in Ungheria e in imprecisati pae ­si limitrofi, c’erano in prima linea i romanzi di Salgari. Le storielle di ambiente magiaro servivano per evitare noie dal ministero della cultura popo ­lare che non ammetteva che nell’Italia fascista potessero ac ­cadere storie borghesi che mo ­strassero personaggi imbelli e amabilmente corrotti; quando nel soggetto c’era un clima fa ­tuo e per niente eroico, subito la storia veniva addebitata al ­l’amica e ignara Ungheria. Era ­no invece ammesse certe bona ­rie commediole nelle quali l’at ­tore Guglielmo Barnabò faceva quasi sempre la parte di un ricco industriale con una figlia un po’ vivace (Paola Veneroni, Lilia Silvi, Luisella Beghi) che alla fine sposava un giova ­ne di ottimo avvenire; questo tipo di commedie passarono poi alla storia col nome di « film dei telefoni bianchi ».
I romanzi di Salgari veniva ­no scelti per ragioni analoghe, cioè per sfuggire ai controlli della censura e anche perché il coraggio e lo sprezzo del peri ­colo dei personaggi dell’uomo di mare veronese erano ben vi ­sti nelle alte sfere. Anzi ci fu un momento in cui vari gerar ­chi (propugnatori dell’esisten ­za «scomoda » e pericolosa) consideravano Salgari come lo ­ro maestro di vita. Bastava questa aria di simpatia del regime per quel genere perché gruppi di grossolani registi si buttasse ­ro a corpo morto sulle storie salgariane. Corsari neri, corsa ­ri rossi, corsari verdi, figli e fi ­glie di corsari neri verdi e ros ­si, leoni di Damasco, tigri del Bengala, popolarono gli scher ­mi italiani. Negli stabilimenti della Scalera era un continuo andirivieni di comparse vestite come le figurine della Perugi ­na allora in gran voga, con grandi braghesse, turbanti e sciaboloni ricurvi o serpeg ­gianti.
Mi ricordo che un giorno, nel colmo del periodo salariano, entrando in un teatro di posa della Scalera tra turbe di « feroci Saladini » e « belle Sulamite », scorsi in un angolo seduto su una piccola cassa, di pessimo umore, Carlo Ninchi attore bravo serio e coscienzioso che in genere impersonava rudi ed eroici colonnelli; era av ­volto in curiosi drappeggi e aveva in testa un grosso turbante dal quale scendeva attraversan ­do la fronte e spingendosi fino alla punta del naso una vera e propria forchetta; con quella forchetta fra gli occhi gli vidi di lì a poco ingaggiare un lungo duello con un avversario vestito come lui. Più in là Doris Duranti avviluppata anche lei in ampie braghesse, con le scar ­pette dalla punta all’insù, se ­guiva il duello simulando costernazione e paura. Carla Candiani in calzamaglia nera e ca ­pelli al vento, figlia di Corsaro Nero, si batteva alla spada scon ­figgendo tutti.
Scomparso il fascismo, tra ­montarono anche i film di Sal ­gari. Nell’ultimo dopoguerra non se ne sono più visti se si toglie un Sandokan tigre di Mompracem uscito qualche an ­no fa; un nutrito film a colori fatto senza economia che riuscì a ricreare bene quel clima che c’era nelle nostre letture di ra ­gazzi intorno alle tigri, ai rinoceronti, ai leoni, le liane, gli strangolatori e i corsari.
A differenza di quelli fatti dal cinema littorio che erano tirati via alla meglio nei teatri dì posa con finti alberi e ser ­penti di pezza, nelle marrane e nelle boscaglie alla periferia di Roma, quello era girato nel ­l’isola di Ceylon; lo sfondo del ­la giungla equatoriale era dun ­que autentico e autentici erano i branchi di animali che popo ­lavano le foreste: le scimmie, le antilopi, gli elefanti, i feni ­cotteri, le belve. Su quello sfon ­do autentico le inverosimili av ­venture degli eroi salgariani ac ­quistavano uno strano sapore di verità e quasi si credeva al ­le furibonde battaglie dell’in ­vulnerabile Sandokan che pas ­sava attraverso le fucilate, le ondulate lame malesi, le man ­naie dei cacciatori di teste, le cariche degli elefanti, le zanne delle belve, assolutamente in ­denne. Soltanto nella furibonda lotta corpo a corpo con una ti ­gre riportava un graffio alla spalla, ma si trattava di una ferita di poco conto e comun ­que alla fine era la tigre a la ­sciarci la pelle.
Non so con quali criteri sa ­ranno fatte le riduzioni cine ­matografiche e televisive, ma penso che questo sarebbe il si ­stema migliore per raccontare le storie salgariane; collocarle cioè su uno sfondo autentico dove si possa vedere viva la giungla equatoriale e i suoi abi ­tatori, le vere tigri, le vere lia ­ne, i veri baobab che ci hanno fatto sognare nei lontani anni dell’infanzia e che probabilmen ­te piaceranno anche ai ragazzi di oggi.

 

 


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5 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 10 Ottobre 2008 @ 18:31

    Personaggio che non ha avuto un vero e proprio successo letterario, inteso nel senso della critica. Eppure ha allietato la nostra infanzia e la nostra gioventù, trasportandoci nel mondo delle emozioni e catapultandoci in terre esotiche. Il grande merito di Salgari non solo fu la sua fervida fantasia, la sua inesauribile vena narrativa, ma quello di averci descritto luoghi non visti in una maniera talmente realistica da stupire.
    Non mi dispiacque lo sceneggiato televisivo su Sandokan
    Gian Gabriele Benedetti

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 10 Ottobre 2008 @ 19:45

    Lo sceneggiato piacque anche a me. Bella l’attrice, di cui non ricordo il nome.

  3. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 10 Ottobre 2008 @ 20:09

    Mi dice mia moglie che quell’attrice si chiamasse, ma non ne è sicura, Nicol Francoise(penso si scriva così). La stessa ora non fa più l’attrice, ma è divenuta maneger
    Gian Gabriele

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 10 Ottobre 2008 @ 20:17

    Ho controllato in internet. Il nome dell’attrice è Carole
    André.

  5. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 10 Ottobre 2008 @ 21:15

    Grazie, Bartolomeo, anche da parte di mia moglie

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