LETTERATURA: I MAESTRI: La verità su Maldelstam19 Ottobre 2017 di Pietro Sormani In autunno, come è già stato riferito, verranno pubblicate in vari paesi occiden tali le « memorie » della vedova di Mandelstam. E’ una « opera prima » di eccezione, che rivela un singolare ta lento letterario e una capa cità introspettiva quali rara mente si trovano nella recente produzione sovietica, anche in quella pubblicata clandestinamente all’estero. Per la prima volta viene affrontato criticamente e con libertà di linguaggio il tema della posizione degli intel lettuali nel regime stalinia no e in genere nel regime sovietico. Nadezhda Yakovlevna Man delstam è una donna di 70 anni, vecchia d’aspetto ma giovane di cuore. La sua in telligenza è fresca, pene trante. Il suo interesse alla vita è esemplare. Eppure la vita le ha riservato soltan to dolori e delusioni. Essa fu segnata quando, appena diciannovenne, conobbe a Kiev il poeta Osip Mandelstam. Divenne sua moglie e segretaria. Lo seguì nell’esilio, dopo il primo arresto; era presente quando vennero a prenderlo, di notte, per portarlo in Siberia. Per trent’anni dopo la sua morte, av venuta nel 1938 in un campo di smistamento nei pressi di Vladivostok, ha vissuto del suo ricordo. Vagò per la Russia, per sfuggire alle persecuzioni, facendo i lavori più umili (fu operaia in una fabbrica tessile durante la guerra), traducendo, dando lezioni di inglese. Qualche anno fa, grazie all’interessa mento degli amici, è potuta tornare a Mosca, dove abita in un appartamento di una stanza, in una casa popola re della periferia. Nelle sue peregrinazioni si portò sempre con sé le opere inedite del marito, le lettere e un bagaglio di ricordi che oggi ci vengono restituiti in tatti nelle « memorie ». Esse sono prima di tutto un atto d’amore. Scritte nel decennio tra il 1950 e il 1960, non erano destinate alla pubbli cazione, che in patria del re sto sarebbe inconcepibile. Nadezhda Yakovlevna spera va che anche le opere di suo marito sarebbero state pub blicate: la comparsa all’e stero delle «memorie » avreb be rappresentato un grave ostacolo. Per questo le tenne chiuse per molto tempo nel cassetto. Ma quando ogni spe ranza scomparve, mentre nel paese si instaurava un clima neo-stalinista, ella cedette al le pressioni degli amici. Il « samizdat » (la copia e la diffusione clandestina dei manoscritti) provvide a far le conoscere a un gran nu mero di persone. Era inevi tabile che prima o poi finis sero oltre confine. Il libro si apre con la de scrizione dell’arresto di Mandelstam nel 1934, per aver scritto un epigramma in cui criticava Stalin, e si chiude alla notizia della sua morte, quattro anni dopo. Ma l’ope ra non si limita a questo breve periodo di tempo e, sfuggendo a qualsiasi ordine cronologico, spazia su tutta la vita del poeta e dell’epoca in cui visse. Sono 600 pa gine fitte di ricordi, di im pressioni, di osservazioni che ne fanno una testimonianza unica. Oltre a Mandelstam, vi compaiono tutti i princi pali scrittori dell’epoca, da Anna Akhmatova a Pasternak, da Kataev a Sklovski, che gli furono vicini e con divisero il suo dramma. Le memorie di Nadezhda Yakovlevna non sono però soltanto una narrazione de gli avvenimenti di cui è sta ta spettatrice: cercano di in terpretarli. Questo libro si distingue, oltre che da quelli pubblicati in Unione Sovie tica, che risentono ovvia mente dei limiti della cen sura, anche da quelli portati clandestinamente all’ estero, come i romanzi di Solgenitsin. L’autrice si chiede il perché dell’ondata di terrore che sconvolse la Russia e che fece larghi vuoti tra le file degli intellettuali. Fu un fe nomeno improvviso, di cui era unicamente colpevole Sta lin? Oppure le sue origini vanno cercate più lontano, nella natura del regime? E quali responsabilità ebbero gli stessi intellettuali? La lettura delle « memo rie » avrà l’effetto di uno shock per coloro, e non sono soltanto comunisti, i quali considerano gli anni Venti come un’età dell’oro, come un periodo di eccezionale li bertà e fecondità artistica, che non fu ostacolata, ma anzi incoraggiata dal regime sovietico. Quello che avven ne dopo non va addebitato a difetti intrinsechi del si stema, quanto alle deviazio ni che esso subì sotto Sta lin. Nadezhda Yakovlevna respinge questa tesi. Pur non negando la straordinaria ricchezza di opere e di auto ri che caratterizzò quel pe riodo â— e suo marito fu uno di essi â—, ella combatte con tro qualsiasi tentativo di idealizzazione: proprio per comprendere quello che suc cesse dopo è necessario sma scherare il mito degli anni Venti. Già in essi c’erano i germi della corruzione che si rivelò poi in tutta la sua tragica evidenza negli anni trenta e quaranta. Gli intellettuali sovietici, la maggior parte per inco scienza del pericolo, contri buirono al processo di cor ruzione. Anziché resistere ai tentativi di asservimento da parte delle autorità, affer mando cosi il loro prestigio morale, essi preferirono in seguire il potere, dando al regime il loro appoggio. Nadezhda Yakovlevna fu sempre vicina al marito. Trascriveva i versi che egli le dettava, quando lo colpi va l’estro. Lo seguì nel con fino a Voronezh, dove vis sero per tre anni come men dicanti, dormendo spesso sul le panchine della stazione. Nell’aprile del 1938 l’Unione scrittori offrì a Mandelstam una vacanza in una « da cia » nei pressi di Mosca. Fu, forse, il periodo più bello di tutta la loro vita. Ma ce lava l’inganno: nella notte tra l’uno e il due maggio, vennero ad arrestarlo, come un ladro. Non si faceva il lusioni sul destino che l’at tendeva. L’ultima preoccu pazione fu per la moglie: «Ora prenderanno anche te », le disse abbracciandola. Per molti anni Nadezhda Yakovlevna è vissuta con questa paura. Più volte han no cercato di arrestarla, ma è riuscita sempre a sfuggire. Alla fine se ne dimenticaro no. Nonostante le difficoltà materiali, questi ultimi anni sono stati per lei singolar mente sereni. Ma ora, con la pubblicazione all’estero delle sue « memorie », è tornata a ossessionarla la paura. Sem bra inconcepibile che possa no far qualcosa a una donna di 70 anni, al crepuscolo della vita: ma chi ha conosciuto le persecuzioni di Stalin non è più capace di illusioni. Letto 1175 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||