LETTERATURA: I MAESTRI: Pierre Klossowski e le sue anime perse24 Marzo 2016 di Giuliano Gramigna PIERRE KLOSSOWSKI L’epigrafe virgiliana (« Ma che funesto desiderio della luce spinge questi miseri?… ») che Pierre Klossowski ha usato per il suo volume di saggi Un si fu Âneste désir… potrebbe venir tra Âsportata al romanzo Il Bafometto, uscito ora in traduzione italiana ad opera di Luciano De Maria pres Âso Sugar. E’, se non sbaglio, il se Âcondo libro klossowskiano edito da noi, dopo Il bagno di Diana: re Âstano ancora non fruibili i tre ro Âmanzi fondamentali Roberte ce soir. La révocation de l’edit de Nantes, Le Souffleur, che poi l’auto Âre ha raccolto in un unico volu Âme intitolato Les lois de l’hospitalité: direi proprio il Klossowski più importante. Ma per tornare all’epigrafe: nel Bafometto Soffi spirati, come li de Âfinisce l’autore, sussurri, flati, brez Âze, turbini aspirano o reluttano ad incarnarsi di nuovo, a recuperare o riaffermare la propria identità ; in un castello dei Templari abolito dal tempo, presente nella sua stes Âsa assenza o solo in qualche resto diruto, i Soffi (Klossowski non vuol dire anime) orchestrano tem Âpestose o sublimi o abiette figura Âzioni, si cercano, si sfuggono, si in Âtrecciano, si penetrano; convocati da mantici abnormi, passano attra Âverso un serpente di bronzo arro Âventato che nelle sue volute sim Âboleggia l’« eterno ritorno », per prendere voce e addirittura viso sia pure come una sfera di fuoco; intorno al cadavere di un paggio impiccato ripetono d’anno in an Âno, di secolo in secolo, il suppli Âzio del Gran Maestro dei Templa Âri e dei suoi cavalieri, voluto da Filippo il Bello nel 1307. Teoria dell’incarnazione e della resurre Âzione dei corpi, principio di identi Âtà , circolarità dell’essere, appren Âsione dell’eternità : sono questi i veri temi dello «spettacolo » che Klossowski ha inscenato nel suo Bafometto, rivestendoli di struttu Âre altamente e drammaticamente parodistiche. (Su questo termine converrà ritornare per evitare equi Âvoci). Un riassunto impossibile Un riassunto alla buona del Ba Âfometto è praticamente impossibile, come è stato osservato: direi ad Âdirittura sconsigliabile: forse sareb Âbe più agevole e proficuo raccon Âtare « che cosa avviene » nella Ge Âlosia di Robbe-Grillet o in Drama di Sollers. Un prologo, con certi mimetismi linguistici medievaleggianti, improvvisamente rotti da diversità quasi sciatte, da sprezza Âture moderne, racconta di episodi probabilmente innominabili acca Âduti fra il giovane paggio Oggieri di Beauséant e alcuni cavalieri; delle manovre della zia di Oggieri, Valentina di Saint-Vit, che vuole compromettere, per interesse, l’Or- dine (del resto s’immagina che ciò avvenga poche settimane prima dell’azione di re Filippo contro i Templari); infine dell’impiccagio Âne del paggio e della fine dei suoi stessi giudici-complici, murati vivi nell’oratorio della Torre della Me Âditazione, per ordine del Gran Maestro. A questo punto l’azione si sposta indefinitamente nel tem Âpo (forse fino ai giorni nostri) e, come si è detto, le rovine dell’anti Âco castello dei Templari sono il palcoscenico della sarabanda dei Solfi, degli spiriti fra i quali do Âmina, dando forma alla loro assen Âza con la sua volontà , il soffio del Gran Maestro dell’Ordine, Giaco Âmo di Molay, che ciclicamente ce Âlebra il proprio supplizio sul rogo. Molte pagine sono occupate da dialoghi sulla reincarnazione, sui poteri dei Soffi, su una teologia vo Âlentieri tinta di perversione, dia Âloghi che avvengono fra il Gran Maestro e un soffio incorporatosi sacrilegamente nel cadavere del paggio Oggieri, il soffio di Santa Teresa d’Avila; ma in Oggieri s’incarna anche il Bafometto, il dio androgino, « Principe delle Modi Âficazioni », l’idolo venerato dai Tem Âplari, secondo la leggenda, con pra Âtiche parodistiche di quelle cristia Âne. Dunque in un solo corpo si cumulano, si contraddicono e si fondono più identità . Inoltre com Âpare anche un formichiere, anima Âle insieme araldico e diabolico, che è forse l’Anticristo, forse Federico di Hohenstaufen, nemico dei Tem Âplari, quasi certamente Federico Nietzsche, dal momento che Klos Âsowski gli mette in bocca frasi quasi testuali del suo saggio niciano compreso in Un si funeste désir; il Gran Maestro si trasfor Âma in calabrone, ci sono esibizioni di lievitazione mistica ecc. Smarrimento e parodia Inutile continuare a raccontare: il racconto in sé non è che la pa Ârata esterna del vero cerimoniale di Klossowski: per il suo Bafo Âmetto si potrebbe piuttosto indi Âcare tre direzioni di lettura ossia tre temi: quello dello smarrimento e insieme della moltiplicazione dell’identità ; quello della parodia; quello dell’erotismo. Klossowski, è ormai quasi un luogo comune, ap Âpartiene a quella famiglia di scrit Âtori, come Marice Blanchot, Geor Âge Bataille ecc., per i quali il lin Âguaggio è la coscienza di se stes Âso e l’atto di scrivere non riem Âpie ma definisce un vuoto, un’assen Âza; sicché, usando una formula amfibologica di Bataille, in cui fin vuol forse dire «scopo » e «con Âclusione », la morte è « la fin du langage ». Se altri suoi contem Âporanei si sono dati a Husserl o a Lévi-Strauss, Klossowski si muove nell’ambito più sorprendente della Scolastica e del marchese de Sa Âde, di Sant’Agostino e di Nietzsche ecc. Quanto all’erotismo che si sfre Âna nei libri di Klossowski e anche in questo Bafometto (ma meno che in Roberte o nella Révocation de l’edit de Nantes) esso ha un ca Ârattere così violentemente astrat Âto, si vorrebbe dire metafisico, nella sua crudezza, da essere per Âcepibile e operante solo a un livel Âlo che non ha più niente a che fa Âre con i pruriti e gli sfruttamenti di certa letteratura. In qualche mo Âdo in Klossowski l’erotismo ha sempre il carattere di una « pro Âstituzione sacra »: carattere che porta alla constatazione capitale che Il Bafometto, tutti i suoi ro Âmanzi. sono dei cerimoniali, insie Âme sontuosi e funebri, in cui cor Âpi o Soffi girano, si dispongono se Âcondo un rituale di teologia capo Âvolta; corpi e Soffi indifferente Âmente. dico, in quanto valgono gli uni e gli altri solo come segni o idola di spesso ambigua decifrabilità . E’ legittimo richiamare Il Ba Âfometto nella luce di un certo Nietzsche klossowskiano; non so Âlo per il tema dell’eterno ritorno (« nulla rimane mai eguale a se stesso ma tutto cambia perpetuamente fino ad esaurire tutte le combinazioni per ricominciare in Âdefinitamente il cerchio… ») o lo smarrimento dell’identità , del « sempre identico a se stesso », ma anche per quel criterio della fa Âbula espresso nel saggio su Nietz Âsche: « Il mondo diventa favola, il mondo non è che favola: favola significa qualche cosa che raccon Âta se stessa e che non esiste fuori dal racconto »: formula calzantis Âsima per Il Bafometto. Ma allora anche il concetto dell’ilarità « co Âme organo del conoscere » e quel Âla « parodia » cui si accennava in principio. Dev’essere dello stesso Klossow Âski una defininizione del Bafomet Âto come « un’opéra-bouffe che ha per soggetto cose terribili ». Paro Âdia dunque come salutare infirmazione ironica di ogni pronunzia; la stessa dottrina deH’eterno ritorno si concepisce come simulacro di dottrina, come parodia; e parodi Âstica è ogni cerimonia, non fosse altro parodia di se stessa. In que Âsto caso, è il caso del Bafometto, la parodia tocca una dimensione drammatica, addirittura metafìsica. Il rischio dell’estetismo Del resto direi che tutta l’opera di Klossowski (e anche il Bafo Âmetto per un inciso e per certi ele Âmenti del finale si ricollega al ci Âclo di Roberte) è un discorso teolo Âgico capovolto: « materia di questo sacramento (il matrimonio), la per Âversità ! » potrebbe essere la sigla della trilogia di Roberte, e i Soffi di questo romanzo non saranno una sorta di alta parodia del « pneuma » paolino? Erotismo « fi Âlosofico », ilarità parodistica porta Âno su una funzione dissolutoria, con un inevitabile grado di astra Âzione. Solo che nel Bafometto l’astrazione finisce spesso in una specie di capzioso gioco verbale e i diversi piani del libro non arriva Âno a fondersi in un autentico ce Ârimoniale, come accade per Roberte e per La révocation. L’autenti Âca parodia rituale di Klossowski è quella che salta di là dal linguag Âgio: Il Bafometto, se fugge il ri Âschio dell’estetismo, non scampa del tutto a quello del virtuosismo. Non c’è dubbio: Klossowski è scrittore di grande ingegno e la sua comparsa in italiano un avveni Âmento segnalabile: però Il Bafo Âmetto non gli rende tutta la giu Âstizia. BIBLIOGRAFIA Pierre Klossowski, nato a Pa Ârigi nel 1905, fratello del pitto Âre Balthus, trascorse l’adolescen Âza e la giovinezza a contatto di artisti come Rilke e Gide. Per molti anni si dedicò agli studi teologici per poi entrare in let Âteratura con un libro capitale, che suscitò molto clamore, « Sa Âde, mon prochain » (1947). Sono seguiti i romanzi della trilogia « Les lois de l’hospitalité : «Ro Âbert ce soir » (’53), «La révoca Âtion de l’edit de Nantes » (’59), « Le souffleur » (’60) che appun Âto Gallimard ha raccolto sotto il titolo complessivo prima indica Âto. Altre opere sono « La voca- tion suspendue », « Il bagno di Diana », uscito anche in italia Âno, il libro di saggi « Un si fune Âste désir », traduzioni da Virgi Âlio, Svetonio, Nietzsche, Hamarni, Kafka, Wittgenstein ecc.
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