LETTERATURA: I MAESTRI: Variazioni #5/1028 Dicembre 2017 di Eugenio Montale Quando l’evoluzione biolo gica dell’uomo avrà compiu to la necessaria escalation le anime dei superstiti uomini (non si sa se pochi o molti) decolleranno alla crosta (psi chica) del mondo e raggiun geranno il punto Omega fon dendosi nel Tutto (Dio?) « ma conservando la loro individua lità specifica ». Le parole tra virgolette sono di Nicola Ab bagnano, il quale ha riassun to in questi giorni il pensiero di Theilhard de Chardin. Io del dotto gesuita ho letto un li bro solo â— Il fenomeno uma no â— e non posso dire in qual modo, e in quale opera, il problema della specifica in dividualità delle anime post mortem sia stato da lui af frontato. Ho però letto i saggi di parecchi teilhardiani e so no rimasto a mani vuote. Na turalmente il paleontologo gesuita avrà cercato di cavarsela alla meglio e non dubito ch’egli, scienziato ma anche prete, abbia potuto scrivere, qualche volta, più o meno di quanto realmente pensava. Non importa; fingiamo pure di credere che il traguardo da lui immaginato risponda al vero. Come la mettiamo al lora la conservazione di quei miliardi di anime che sono esistite e si sono spente pri ma del decollo? Bisognerebbe ricorrere all’ipotesi della me tempsicosi, alle molte e successive reincarnazioni delle anime. Il che non è affatto contemplato dalle Sacre Scrit ture. La religione, che do rrebbe legare insieme gli uomini non può andar d’accor do con quella scienza, la bio logia, che è selezionatrice per eccellenza. Il giorno in cui il mondo finirà tutti gli uomini che sono apparsi alla luce, da Adamo fino a Mr. Smith, do vranno essere salvi e recupe ri. Così si dice. Me ne ral legro anche se io, personalmente, non mi sento degno di alcun recupero. * Secondo alcuni accreditati ecologi, se le condizioni di vita dell’uomo (aria, acqua, alimentazione velenosa) con tinueranno a peggiorare, ne avremo ancora per tre secoli massimo. Non per questo il mondo finirà con un crac, come una noce schiacciata. Semplicemente, farà a meno di quei suoi abitanti che sono o credono di essere i più evoluti. Al crac sembrano parti colarmente affezionati i vari millenaristi. Ma si sa che per loro catastrofe e salvezza so no una sola cosa. La loro dot trina non è dunque pessimi stica, anzi è la sola che possa dare conforto a molta gente. Può darsi invece che sia più o meno pessimistica, a secon da dei gusti, l’ipotesi che il mondo sia già finito senza che nessuno di noi se ne sia accorto. Finito, non come palla che ruota nello spazio e contiene uomini, ma come ricettacolo di un insieme di va lori e di rapporti che ad esso noi credevamo consustanziali. L’idea che l’uomo possa di ventare un essere del tutto diverso da quello che noi abbiamo conosciuto non mi sembra più così tragica come quando scrivevo gli articoli di Autodafé. Ovviamente, il problema è più biologico che filosofico ed io non sono in grado di affrontarlo in questa sede. Ma mi limito ad osservare alcuni fatti. Come spie gare che da qualche anno le donne (esclusa una forte maggioranza di donne votate psi cologicamente al brutto, sono diventate tutte belle? Sì, l’ac qua è putrescente, i cibi sono sofisticati, l’aria è irrespirabi le, eppure il numero delle donne belle sta aumentando vertiginosamente. Si dirà: san no truccarsi bene, fanno del lo sport, si vestono o si sve stono meglio, osservano certi precetti igienici, ecc. Oppure si penserà al risveglio di una mia concupiscenza senile. Ma tutto questo (ed esclusa pur troppo l’ultima ipotesi) spie ga poco o nulla. Chi osserva con un certo distacco ciò che oggi avviene intorno a noi dovrà ammet tere che il mondo è squas salo da una grande ventata di disperazione e di amore. La disperazione degenera in violenza, non giustificabile ma comprensibile; e l’amore ge nera bellezza e questo è mol to importante anche se la bel lezza possa esser fonte di infi niti disastri. Proprio così: il mondo si fa sempre più brutto, ma non gli uomini e tanto meno le donne. Non vengano urbanisti, sociologi, igienisti a spiegarmi simile fenomeno. Non credo ad una spiegazione scientifica di questo fatto. Credo invece che il mondo stia scuoiandosi, spellandosi non solo di molte bellezze naturali (ed è un peccato) ma anche di infinite bruttezze morali che noi anziani abbiamo creduto sacri e inviolabili tabù. Per molti secoli ci han no insegnato che dovevamo dir di no alla vita; aggiungendo poi che questo non po teva essere temperato dall’utilità. Qualche uomo di ge nio ha persino suggerito che l’utile (la ricchezza) è segno della predilezione da parte di Dio. Ed ora sorgono a milio ni uomini e donne che non pensano nulla di tutto questo. E’ dunque finito il mondo? Diciamo pure di sì; aggiun gendo però che può sorgerne un altro che l’uomo potrebbe abbellire non con le sue mani, ma per il semplice fatto di vivere e di esistere. (O di cre derlo) . * Anni fa, su un colle che domina un grande arco della costa tirrenica, fu visto qual cosa che ricorda molto l’ulti ma scena del Macbeth: una foresta in movimento. Ed ecco spiegato il fatto. Un ricco si gnore, certo X, aveva acqui stato un terreno in quel luogo e voleva costruirvi una lus suosa villa. C’era un solo pro blema da risolvere: il picco era del tutto brullo e la si gnora X adorava gli alberi. Una telefonata a Sgaravatti risolse l’insolubile questione. Dopo pochi giorni una intera foresta apparve all’orizzonte e avvolse la splendida villa. La vera tragedia cominciò più tardi. X era un pianista di prim’ordine ma nessuno degli innumerevoli pianoforti da lui acquistati lo soddisfaceva: tutti gli sembravano male ac cordati, sordi al mezzo forte e alle sfumature. Furono chia mati a consulto accordatori celebrati che vennero da ogni parte del mondo, nuovi pia noforti a coda, a mezza coda o senza coda giunsero alla villa, ma il risultato fu sem pre negativo. Andate da Z., diceva X, da lui troverete quel che fa per me. Ma Z. disponeva di un pianoforte che era come den tiera cariata: stonatissimo e privo di alcuni tasti. Gli ac cordatori ripartivano furenti, non senza avere riscosso fa volosi onorari. Infine X prese una decisione: acquistò un meraviglioso Steinway, fece venire un esperto di fonolo gia e i due uomini smonta rono il nuovo strumento ri ducendolo a una montagna di minuscoli frammenti, tra i quali si aggirarono a lungo bestemmiando e imprecando. Il tentativo di ricostruire quel capolavoro risultò vano. L’e sperto ripartì e dopo qualche tempo X passò a miglior vita. Nessuno saprà mai quale ar tefice perì con lui. Ne parlai ad uno psichia tra e ci trovammo in disac cordo. Per me si trattava di una sublime recherche de l’absolu. L’altro si limitò a dire: un caso di paranoia. Ma non può darsi che le due dia gnosi coincidano? LEGGENDO IL GIORNALE I dialoghi tra gli atei e i credenti si sono svolti, dicono, senza incidenti. Solo un po’ stanchi i glutei per le lunghe sedute e conversioni reciproche, imprevedute, restando eguali, com’era [prevedibile, le percentuali. Letto 1182 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||