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LETTERATURA: I MAESTRI: Variazioni #5/10

28 Dicembre 2017

di Eugenio Montale
[dal “Corriere della Sera”, martedì 23 settembre 1969]

Quando l’evoluzione biolo ­gica dell’uomo avrà compiu ­to la necessaria escalation le anime dei superstiti uomini (non si sa se pochi o molti) decolleranno alla crosta (psi ­chica) del mondo e raggiun ­geranno il punto Omega fon ­dendosi nel Tutto (Dio?) « ma conservando la loro individua ­lità specifica ». Le parole tra virgolette sono di Nicola Ab ­bagnano, il quale ha riassun ­to in questi giorni il pensiero di Theilhard de Chardin. Io del dotto gesuita ho letto un li ­bro solo â— Il fenomeno uma ­no â— e non posso dire in qual modo, e in quale opera, il problema della specifica in ­dividualità delle anime post mortem sia stato da lui af ­frontato. Ho però letto i saggi di parecchi teilhardiani e so ­no rimasto a mani vuote. Na ­turalmente il paleontologo gesuita avrà cercato di cavarsela alla meglio e non dubito ch’egli, scienziato ma anche prete, abbia potuto scrivere, qualche volta, più o meno di quanto realmente pensava.

Non importa; fingiamo pure di credere che il traguardo da lui immaginato risponda al vero. Come la mettiamo al ­lora la conservazione di quei miliardi di anime che sono esistite e si sono spente pri ­ma del decollo? Bisognerebbe ricorrere all’ipotesi della me ­tempsicosi, alle molte e successive reincarnazioni delle anime. Il che non è affatto contemplato dalle Sacre Scrit ­ture. La religione, che do ­rrebbe legare insieme gli uomini non può andar d’accor ­do con quella scienza, la bio ­logia, che è selezionatrice per eccellenza. Il giorno in cui il mondo finirà tutti gli uomini che sono apparsi alla luce, da Adamo fino a Mr. Smith, do ­vranno essere salvi e recupe ­ri. Così si dice. Me ne ral ­legro anche se io, personalmente, non mi sento degno di alcun recupero.

*

Secondo alcuni accreditati ecologi, se le condizioni di vita dell’uomo (aria, acqua, alimentazione velenosa) con ­tinueranno a peggiorare, ne avremo ancora per tre secoli massimo. Non per questo il mondo finirà con un crac, come una noce schiacciata. Semplicemente, farà a meno di quei suoi abitanti che sono o credono di essere i più evoluti. Al crac sembrano parti ­colarmente affezionati i vari millenaristi. Ma si sa che per loro catastrofe e salvezza so ­no una sola cosa. La loro dot ­trina non è dunque pessimi ­stica, anzi è la sola che possa dare conforto a molta gente. Può darsi invece che sia più o meno pessimistica, a secon ­da dei gusti, l’ipotesi che il mondo sia già finito senza che nessuno di noi se ne sia accorto. Finito, non come palla che ruota nello spazio e contiene uomini, ma come ricettacolo di un insieme di va ­lori e di rapporti che ad esso noi credevamo consustanziali. L’idea che l’uomo possa di ­ventare un essere del tutto diverso da quello che noi abbiamo conosciuto non mi sembra più così tragica come quando scrivevo gli articoli di Autodafé. Ovviamente, il problema è più biologico che filosofico ed io non sono in grado di affrontarlo in questa sede. Ma mi limito ad osservare alcuni fatti. Come spie ­gare che da qualche anno le donne (esclusa una forte maggioranza di donne votate psi ­cologicamente al brutto, sono diventate tutte belle? Sì, l’ac ­qua è putrescente, i cibi sono sofisticati, l’aria è irrespirabi ­le, eppure il numero delle donne belle sta aumentando vertiginosamente. Si dirà: san ­no truccarsi bene, fanno del ­lo sport, si vestono o si sve ­stono meglio, osservano certi precetti igienici, ecc. Oppure si penserà al risveglio di una mia concupiscenza senile. Ma tutto questo (ed esclusa pur ­troppo l’ultima ipotesi) spie ­ga poco o nulla.

Chi osserva con un certo distacco ciò che oggi avviene intorno a noi dovrà ammet ­tere che il mondo è squas ­salo da una grande ventata di disperazione e di amore. La disperazione degenera in violenza, non giustificabile ma comprensibile; e l’amore ge ­nera bellezza e questo è mol ­to importante anche se la bel ­lezza possa esser fonte di infi ­niti disastri. Proprio così: il mondo si fa sempre più brutto, ma non gli uomini e tanto meno le donne. Non vengano urbanisti, sociologi, igienisti a spiegarmi     simile fenomeno. Non credo ad una spiegazione scientifica     di     questo fatto. Credo invece che il mondo stia   scuoiandosi, spellandosi non solo di molte bellezze naturali (ed è un peccato) ma anche     di infinite bruttezze morali che noi anziani abbiamo creduto sacri e inviolabili tabù. Per molti secoli ci han ­no insegnato che dovevamo dir di no alla vita; aggiungendo poi che questo non po ­teva   essere     temperato dall’utilità. Qualche uomo di ge ­nio ha persino suggerito che l’utile (la ricchezza) è segno della predilezione da parte di Dio. Ed ora sorgono a milio ­ni uomini e donne che non pensano nulla di tutto questo. E’ dunque finito il mondo? Diciamo pure di sì; aggiun ­gendo però che può sorgerne un altro che l’uomo potrebbe abbellire non con le sue mani, ma per il semplice fatto di vivere e di esistere. (O di cre ­derlo) .

*

Anni fa, su un colle che domina un grande arco della costa tirrenica, fu visto qual ­cosa che ricorda molto l’ulti ­ma scena del Macbeth: una foresta in movimento. Ed ecco spiegato il fatto. Un ricco si ­gnore, certo X, aveva acqui ­stato un terreno in quel luogo e voleva costruirvi una lus ­suosa villa. C’era un solo pro ­blema da risolvere: il picco era del tutto brullo e la si ­gnora X adorava gli alberi. Una telefonata a Sgaravatti risolse l’insolubile questione. Dopo pochi giorni una intera foresta apparve all’orizzonte e avvolse la splendida villa. La vera tragedia cominciò più tardi. X era un pianista di prim’ordine ma nessuno degli innumerevoli pianoforti da lui acquistati lo soddisfaceva: tutti gli sembravano male ac ­cordati, sordi al mezzo forte e alle sfumature. Furono chia ­mati a consulto accordatori celebrati che vennero da ogni parte del mondo, nuovi pia ­noforti a coda, a mezza coda o senza coda giunsero alla villa, ma il risultato fu sem ­pre negativo.

Andate da Z., diceva X, da lui troverete quel che fa per me. Ma Z. disponeva di un pianoforte che era come den ­tiera cariata: stonatissimo e privo di alcuni tasti. Gli ac ­cordatori ripartivano furenti, non senza avere riscosso fa ­volosi onorari. Infine X prese una decisione: acquistò un meraviglioso Steinway, fece venire un esperto di fonolo ­gia e i due uomini smonta ­rono il nuovo strumento ri ­ducendolo a una montagna di minuscoli frammenti, tra i quali si aggirarono a lungo bestemmiando e imprecando. Il tentativo di ricostruire quel capolavoro risultò vano. L’e ­sperto ripartì e dopo qualche tempo X passò a miglior vita. Nessuno saprà mai quale ar ­tefice perì con lui.

Ne parlai ad uno psichia ­tra e ci trovammo in disac ­cordo. Per me si trattava di una sublime recherche de l’absolu. L’altro si limitò a dire: un caso di paranoia. Ma non può darsi che le due dia ­gnosi coincidano?

LEGGENDO IL GIORNALE

I dialoghi tra gli atei

e i credenti

si sono svolti, dicono,

senza incidenti.

Solo un po’ stanchi i glutei

per le lunghe sedute

e conversioni reciproche,

imprevedute,

restando     eguali, com’era [prevedibile,

le percentuali.


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Bart